Churchill nell'imbarazzo

Churchill nell'imbarazzo Churchill nell'imbarazzo Un discorso pieno di riserve - L'Inghilterra pensa soltanto alla difesa della metropoli e di Suez - Previsioni ottimistiche... per anni lontani S. Sebastiano, 5 novembre. Arrendendosi finalmente allesempre più forti pressioni del pub-blico e dei partiti politici, Chur- chili ha fatto riconvocare oggi la Camera dei Comuni per pronun-ciare uno dei soliti «discorsi ras-sicuranti ». „ . « r» • Il dlSCOrSO del Premier , .. ... Il « fatto nuovo » p ìmportan-te, verificatosi dopo la sua ultima conclone parlamentare e l'azione italiana in Grecia. Churchill haavvertito la Camera che « il no stro nuovo compito, ossia gli aiuti alla Grecia, deve essere conciliato con vivo senso della nostra immensa responsabilità per la difesa della metropoli e per la difesa dell'Egitto, nonché con la necessità di parare altre minacce molto gravi che continuamente si delineano contro di noi. Date queste circostanze — ha aggiunto Churchill — possiamo dire soltanto questo: che faremo del nostro meglio ». Dopo aver affermato che il bombardamento di città italiane e delle basi nell' Italia meridionale « verrà continuato con maggiore intensità » e che « altre forze sono in movimento con lo scopo di aiutare i greci, per quanto ci è possibile il Primo Ministro, fra prolungati mormorii, ha aggiunto che, nel campo navale, l'azione della Gran Bretagna non potrà assumere il suo pieno sviluppo che nel 1943 e nel 1944, se nel frattempo il nemico non si sarà arreso ». Infine ha lamentato al solito, il collasso della Francia, avvertendo che quando fu data la garanzia alla Grecia il Governo britannico contava anche per questo sulla cooperazione francese. Churchill ha parlato anche della situazione nel Medio Oriente. <:Durante i mesi in cui fummo minacciati d'invasione, ha dstto. non desistemmo dall'inviare in Egitto il maggior numero di soldati consentito dalle disponibilità di mezzi di trasporto. Ed assieme ai soldati mandammo mezzi bellici di ogni genere, sottraendoli alla difesa metropolitana. Decine e decine di migliaia di soldati lasciarono que- sta isola ogni mese, ininterrotta- rnente, ed altri furono ritirati dal-le varie parti dell'impero per essere concentrati nel Medio oriente ». « Ho già precedentemente esposte alla Camera — ha concluso Churchill — le preoccupazioni molto serie che concentrano la nostra attenzione sulla Manica, sulla Metropoli e sull'Egitto, dove abbiamo da affrontare un esercito molto poderoso e numericamente molto superiore al nostro. Tenendo conto dei nostri nuovi impegni per la difesa della Grecia, invito la Camera a non insistere per sapere quel che potremo fare. Se valorizzassi i nostri aiuti susciterei in Grecia speranze infondate: se dicessi la verità pura e semplice rivelerei quel che il nemico vuole sapere. Prego quindi la Camera di accontentarsi di questa mia dichiarazione ». Evidentemente, il Primo Ministro si è sentito in grave imba-razzo ed ha evitato di prendere qualsiasi impegno, il che non to-glie che i giornali non si ponganoil problema: «Gli aiuti militarialla Grecia conviene o no rifili-tarli?». La maggior parte degli scrittori crede che, garanzia o no sarebbe errore concederli. Opinioni contradditorie Il Sunday Times disapprova lo sbarco di truppe britanniche nell'isola dì Creta, annunziato ('.alla agenzia ufficiosa, ritenendo che sia molto pericoloso « trasferire truppe dall'Egitto e che, anzi, sia uno degli scopi dell'azione italiana in Grecia costringere gli inglesi a indebolire i loro dispositivi per la difesa del territorio egiziano. Non vi è dubbio, aggiunge il Sunday Times, che il Comando britannico nel Mediterraneo si trova di fronte ad un arduo dilemma, perchè se da un canto, aiutando la Gre-eia, corre il rischio di perdere VE-gitto, il crollo della Grecia inflig-gerebbe, dall'altro canto, un colpoìrreparabile al prestigio della GranBretagna, la quale perderebbe persempre gli amici che le rimangono nei paesi limitrofi al Mediterraneo ». Di fronte allo stesso dilemma, la rivista New Statesma si pronunzia invece per l'invio di truppe inglesi nella Grecia « per evitare il prevedibile collasso dell'esercito ellenico », e consiglia, inoltre, la occupazione della Siria. « perchè essa è la chiave strategica del Mediterraneo ». Garvin, neU'Ooserwer, depreca l'invio di truppe. « La battaglia per la Grecia, scrive egli, è strettamente connessa a quella per l'Egitto, e tutte e due insieme costituiscono la battaglia pur l'Impero. Si tratta, continua Garvin, di una battaglia decisiva: o noi la finiamo con l'Italia e col problema del Mediterraneo, o l'Italia la finisce con noi ». Quanto agli aiuti alla Giecia. Garvin consiglia di rifiutarli: il maggior servizio che la Gian Bretagna può rendere ai greci dal punto di vista militare condiste- nello « schiacciare \ l'Italia in Egitto e nel Sudan. % E se l'Italia è entrata in Grecia per obbligarci a trasferire forze rilevanti dall'Egitto, non dobbiamo cadere nel tranello: nell'interasse della stessa Grecia, il principale obiettivo della Gran Bretagna deve consistere nell'annientamento celle truppe di Graziani ». NelVIllustrated London News, infine un critico militare si me-ravigìia che il comando britanni-co non si renda conto del pericolocostituito dall'attività militare del.l'Italia e non prenda l'offensiva incominciando col cacciar via gli italiani dal Somaliland e dall'E ritrea in modi da costringerli a venire a patti ». Sempre gli affari Una notizia della Reuter getta per altro una strana luce sulla natura e la misura di quelli che dovrebbero essere i pronti aiuti della Gran Bretagna alla Grecia. L'a- Igenzia britannica informa infatti !che si stanno svolgendo da vari 1 giorni nella City negoziati ancora non conclusi, per un prestito da accordarsi alla Grecia per gli aiu|ti che Londra dovrebbe dare alla 1 sua «garantita?. Cosi l'Inghil i terra non smentendo neppure in i I questa occasione il suo spirito 'mercantile, si ripromette di assi I curarsi un forte interesse sugli j aluti che dovrebDe fornire al Paese che per j suoi occhl si è get. tato in una tragica avventura. E itali aiuti che consistono in ma- teriali da guerra, in altri rifornimenti non meglio specificati e in « facilitazioni di trasporto », come dice la Reuter, saranno dati a prestito concluso, solamente, « entro i limiti della possibilità della Gran Bretagna » limiti che debbono essere per il momento alquanto ristretti se la stessa agenzia prevede l'insufficienza del prestito. Anche la Camera dei Lord ha tenuto oggi una seduta per ascoltare una breve dichiarazione del Ministro degli Esteri « sull'attuale situazione diplomatica ». Lord Halifax ha rivolto anzitutto un appello al Governo francese affermando che l'Inghilterra conserva sentimenti di simpatia per la sua ex-alleata, ma ha continuato minacciando « quelle contromisure che la situazione potrà richiedere qualora 1' atteggiamento della Francia aggravasse le nostre difficoltà ». Il Ministro ha quindi manifestato « viva ammirazione » per il Governo greco, ma si è astenuto da qualsiasi accenno alla garanzia britannica ed ai relativi aiuti ed ha infine rivolto « un caldo elogio » alla Turchia per la sua saggia politica affermando che la Inghilterra ha la stessa fiducia nella Turchia che la Turchia nell'Inghilterra ». Quanto all'Egitto « i "rapporti anglo-egiziani continuano ad essere — ha concluso Lord Halifax — intimi e cordiali ». Il discorso che Churchill ha pronunciato .ieri alla Camera dei Comuni non si differenzia sostanzial j mente da quelli precedenti. Esso è, i» apparenza, riboccante di otti ìmismo, ma nella sostanza è rifo1 to, inconcludente e rivelatore di \una discreta preoccupazione per le incognite del domttni. Si potrebbe definire il discorso di un uomo nell'imbarazzo. Il Parlamento, i paitiri, l'opinione pubblica, assordati nei giórni passati dal fivcasso della propaganda di Duff Cooper, si aspettavano forse che Churchill desste l'assicurazione formale che, almeno questa volta, il prestigio inglese sarebbe stato salvo; che almeno in questa circostanza la Gran Bretagna avrebbe mantenuto, con la maschia eloquenza dei fatti, le sue prom>esse alla Grecia. Ma le parole di Churchill non devono avere appagato affatto la attesa del pubblico, di cui si era fatto eco più di un autorevole gior. naie britannico. Il Primo ministro si è limitato a dire che il Governo farà del suo meglio per aiutate la Greciu. La frase ambigua non può ingannare nessuno. Dalla campaì'Europa ljrnu & Polonia in poi. sconosce cosa vuole veramente dij,e un ministro britannico quando \afferma che il Governo farà deli |s„0 mtglio. In sostanza è chiaro' lcjle l'Inghilterra darà all'alleata e | protetta Grecia non aiuti veri e sostanziali, ma tenterà soltanto di occupare talune basi greche, mercè le quali spera di poter migliorare un poco la sua gravissima situazione nel Mediterraneo. La Grecia sa così oggi, in modo chiaro e netto, di essere isolata. E sa pure che cosa le prepari lo avvenne. In un momento di sincerità Churchill ha fatto però una importante rivelazione che deve essere considerata in tutto il suo pie. no valore. Egli ha detto che il pieno sviluppo dell'azione navale della Gran Bretagna potrà aversi solo nel 1943 o nel 1944. Confessione preziosa, che annulla d'un colpo le smargiassate della propo¬ \ganda di Duff Cooper sull'Inghil1 terra dominatrice incontrastata de. !i/ti oceani. I intanto nel Mediterraneo la noistra Marina tende assai malsicu] ra l'esistenza alle unità britanniche costrette, per evitare il ripetersi di terribili sconfitte, a rimanere sulla difensiva o ben nascoste nei rifugi. Sulla Manica e nel Mare del Nord l'aviazione e la marina del Reich infliggono alli « signora dei mari » colpi durissimi. Anche la navigazione nell'Atlantico, grazie alla stretta ed efficace collaborazione dei sommergibili delle Potenze dell'Asse, diviene ogni giorno più difficile per i convogli britannici. Si comprende, dopo ciò, come la inattesa dichiarazione di Churchill abbia suscitato ai Comuni «prolungati mormorii »; né crediamo che x molto onorevoli componenti della Camera dei Comuni si siano rasserenati, ascoltando subito dopo la sua catilinaria contro la Francia, che ieri stesso, alla Camera dei Lords, è stata oggetto di oscure minacele da parte di lord Halifax per il caso in cui essa intendesse veramente inserirsi con piena lealtà nel nuovo ordine europeo. Il discorso di Churchill non dice, dunque, nulla di nuovo o di inatteso; salvo l'eloquente accenno al lunghissimo tempo che occorrerà ancora all'Inghilterra per raggiungere una molto problematica supremazia sui mari. Chi si attendeva — in Europa e fuori — precise e categoriche asswurazio ! ni sulla assistenza immediata del; /' Inghilterra alla Grecia, potrà ! trarre dalle inequivocabili parole idi Churchill motivo di seria rifles ! sione, i La partenza di un bombardiere per un'azione notturna sugli obiettivi inglesi. (Telefoto)