L'epica battaglia nel cielo della Marmarica di Filippo Pennese

L'epica battaglia nel cielo della Marmarica L'epica battaglia nel cielo della Marmarica (Nostro servizio particolare) XXX, 1 novembre. Diciassette caccia britannici precipitati in fiamme nel deserto della Marmarica; tre probabilmente abbattuti e sei colpiti e danneggiati: questa è la vittoria dei nostri cacciatori e bombardieri del fronte di Sidi el Barrani. I bombardieri sono sugli obiettivi nemici. Portano a termine la loro missione di guerra. Sganciano le bombe sulla linea ferroviaria costiera di Alessandria, a due chilometri per sud-est di Gmunden, sul bivio ferroviario di El Qasaba, sul campo di aviazione di Bar Kenays e sugli apprestamenti difensivi a sud-ovest di Marsa Matruh. Centrano i bersagli con precisione meticolosa. Nonostante la reazione contraerea- e la caccia nemica levatasi, i bombardieri volano dritto. La rotta è geometrica e matematica, fuse insieme dalla superba volontà aggressiva che anima i nostri aviatori. Un duello e una fiammata I bombardieri sono alti nel cielo nemico e la caccia incrocia a scopo protettivo davanti a Marsa Matruh. Il sole sul deserto della Marmarica accende di riverberi l'orizzonte; disegna delle zone di grande calore sulla pianura della Sebca sulla quale si snodano i fili biancastri delle carovaniere e delle piste; nasconde con veli di nebbia color piombo gli apprestamenti militari di Marsa Matruh. I nostri caccia attendono il ritorno dei bombardieri, quando allximprovviso una delle nostre « aquile » sbatte le ali. E' il- segnale di allarme. « Glosters » e « Hurricanes » vengono avvistati. Vengono per dare battaglia in formazione aerrata. Le loro sagome crescono violentemente alla vista dei nostri quando improvvisamente il primo caccia italiano scivola d'ala e picchia fortemente sul nemico. Così fanno gli altri e la battaglia si accende vivacissima sul deserto afoso della Marmarica. Ciascuno si sceglie il proprio nemico. Si combatte. Ogni aviatore si impenna, si avvita, insegue l'ala inglese, manovra per tenere sotto il tiro delle mitragliatrici l'aereo nemico che sfugge, che tenta di svincolarsi, di capovolgere la sorte estrema del duello. II carosello è vorticoso sul deserto della Marmarica. Poche decine di uomini sono protagosti e spettatori di questa lotta cruenta fra ali e acciaio. Il rombo assordante dei motori rotto dalle sfrecciate delle mitragliatrici avvolge come in una nuvola il groviglio dei nostri cacciatori e degli inglesi. Un caccia azzurro riesce a pren¬ s e e e ¬ dere in coda un « Hurrìcane », lo crivella col Uro preciso delle sue armi. Vede il nemico che tenta di sottrarsi, che si impenna per ricadere alle spalle del nostro, ma le pallottole incendiarie della mitragliatrice italiana lo colpiscono a morte. Forse U nostro cacciatore vede l'ultimo attimo di vita che abbandona l'aviatore inglese. Lo « Hurrìcane », libero, senza controllo, si avventa contro il cielo una grande fiammata, poi un nastro di fumo disegna la caduta dell'aereo nemico. Il nostro aviatore vittorioso riprende quota, sale ancora in cielo per cercare un alttro avversario quando, come per una apparizione improvvisa, gli si presenta contro la sagoma verdastra di un « Gloster» Il cacciatore italiano apre istantaneamente il fuoco e piomba sul nemico con tutto l'apparecchio che è un'arma micidiale. Egli sa che l'urto è mortale; ma la sua aggressività vince e lo scontro fra i due caccia avviene come uno scoppio. I due apparecchi precipitano in fiamme. Mentre questo duello si conclude fulmineo in una fiammata di sublime eroismo, i nostri caccia riescono ad abbattere cinque « Glosters » e 5 « Hurricanes ». Il deserto della Marmarica raccoglie nella sua solitudine di pietra e di sabbia i resti degli apparecchi inglesi che si presentano ai nostri cacciatori vittoriosi come i « fuocherelli di una cabila di beduini ». Probabilmente altri due caccia vengono abbattuti. Probabilmente, perchè non è stato possibile vedere il luogo della loro caduta. Sei caccia ancora mitragliati e colpiti furono visti allontanarsi e sfuggire la battaglia dove ancora una volta trionfava l'ala italiana. La prima formazione dei nostri bombardieri che aveva frattanto raggiunto la linea ferroviaria costiera di Alessandria, a due chilometri per Sud-Est di Gmunden, effettuava un lancio di numerose bombe nonostante la reazione controaerea molto violenta e gli attacchi di due caccia tipo «Gloster» che venivano nettamente respinti Tutti i velivoli rientravano alle loro basi. La seconda formazione da bom bardamento calava fulminea sul bivio ferroviario di El Qasaba. Centrava in pieno l'obiettivo, scon volgeva i fasci dei binari, inceli diava i baraccamenti. Durante la azione i nostri bombardieri si scontravano con una grossa formazione di caccia nemici. Il combattimento veniva subito impegnato accesissimo per l'accanimento del nemico che in brevissi¬ mo tempo perdeva quattro apparecchi caduti in fiamme. Due nostri bombardieri raggiunti dal tiro dell'artiglieria controaerea precipitavano, mentre due componenti dell'equipaggio di uno dei due apparecchi si lanciavano col paracadute. Tutti gli altri aerei rientravano alla base. con le ali» La terza formazione da bombardamento navigava verso il campo di aviazione di Bar Kenays quando numerosi caccia del tipo Gloster, Hurrìcane e Spitfire tentavano di intercettare la sua azione offensiva. I grossi bombardieri impegnavano il combattimento. Ai mitraglieri di bordo era riservato il compito di tenere a distanza la caccia nemica perchè il bombar damento doveva essere effettuato a tutti i costi. Gli aerei nemici cercarono più volte di scompigliare la nostra formazione, ma nei loro tentativi tre cuccia precipi- tavano in fiamme. Un quarto probabilmente veniva abbattuto. I « Gobbetti con le ali » — cosi chiamano gli inglesi i nostri trimotori — avevano ragione ancora degli avversari è portavano a termine la loro azione su Bar Kenays e successivamente sugli apprestamenti difensivi di Marsa Matruh che venivano centrati da numerose bombe di medio e grosso calibro. Tornavano dopo avere scaricato il loro carico micidiale, mentre davanti a Marsa Jfatrufcj'i nostri caccia vittoriosamente li\ attendevano dopo aver abbattuto]Asicuramente, come abbiamo già ddetto, dieci aerei nemici. Le azioni offensive del 31 otto-'tbre si sono svolte su una vasta ■sscala. Molti apprestamenti difen-'vsivi e logistici degli inglesi sonolpstati raggiunti e con successo col- j piti. Bombardieri e cacciatori han-\Ino colto un'altra luminosa vittoria; hanno inflitto al nemico un altro durissimo colpo. Nella giornata del 31 ottobre l'aviazione italiana ha compiuto ricognizioni of- Gafensive sul basso Adriatico, sul .Jonio, sul territorio continentale e sull'arcipelago greco, allo scopo di sorvegliare gli apprestamenti e i movimenti del nemico. Una pattuglia di monoplani gre- ci da caccia appena avvistata la nostra formazione da bombarda-] mento si è allontanala senza im- pegnarsi minimamente. Tutti i'-nostri apparecchi rientravano alle basi. \L' aviazione dell' Albania, nella giornata del 30 e del 31 ottobre,1 eseguiva ricognizioni offensive su]aree del territorio ellenico colla-.borando efficacemente con i Co-1 mandi delle nostre truppe che\avanzano oltre i confini della Gre-1 eia, specialmente nell' impervio settore dell'Epiro. Filippo Pennese

Persone citate: Gobbetti

Luoghi citati: Albania, Alessandria, Bar Kenays, El Qasaba