NARRATORI

NARRATORI NARRATORI li deserto dei Tartari Misterioso senso dell'eroico in un'atmosfera fiabesca: magico presentimento della vita favolosa del mondo, con un che di affettuoso, di idillico, di gentile, anche se ombre tragiche si allun-1 ghino sulla pagina; e quella prcsenza, invisibile, indefinibile, di j esseri arcani, di forze vaghe ci bizzarre nella lucidità tersa di uni paesaggio che già sconfina versoi l'allucinazione e il mito: dal più j al meno ci pare questo il clima | epoetico del curioso autore di Barnabò delle montatine, del 8cnre-\ to del banco vecchio, Dino Buzzati, che ora ha scritto un altro | libro singolare, nitido e jippas- teloggglitcmnnludnaqlbtsionato: Il deserto dei Tartari d(Rizzoli Ed.). E' un romanzo mi- nlitare; si svolge in una vecchia tfortezza, alta sui monti, al con- ! rfine settentrionale, là ove si sten- : sde minaccioso il gran deserto dei ; leTartari. Si scruta, e non si sa che ! isavvenga in quell'immensa, igno- j mta, impenetrabile pianura. Da se-1 gcoli si attende qualcosa di stermi-j inato, l'invasione, la discesa di w\dnemico leggendario, la guerra. E ! ula speranza segreta, la ragion di| gvita degli ufficiali che stanno las- qsù ,che ci vanno per pochi mesi al- gl'inizio della carriera, ben decisi altritornare appena possibile agli agii rdivertenti e galanti della guarnì- tgione in città — ma poi si lascia' no prendere da quel fascino forte e strano, da quell'ansiosa suggestione, fantastica e guerriera. Che cosa è mai l'esistenza comoda, quasi •: borghese » dei quartieri cittadini, di fronte alla disciplina minuta ed esaltante, e all'intensità patetica della Fortezza Bastiani? Si direbbe che l'anima, in quella schematica norma di vita, possa spaziare libera, totale, nell'attesa, nella sola attesa della grande avventura, di non sai che infinito. Ecco, nel racconto militare lo scrittore adombra e illustra un altro racconto, o dramma metafisico: la fuga del tempo, il destino dell'uomo. La giovinezza è l'eterno; poi si varca un limite breve, che neppure te ne avvedi, e incomincia l'irreparabile precipizio delle stagioni e degli anni. Arriveremo dunque in tempo a cogliere il senso della nostra sorte, il perchè, sia pur tremendo, sia pur triste ed estremo, della nostra presenza urna- sqAgindcccbtdotdnndiqdllalcmunar Si sentono a volte le ore del pdestino passarci accanto senza dtoccarci, e il loro rombo si per- rde lontano mentre noi rimania- cmo soli, fra gorghi di foglie sec- pche»; e a volte, agitati, illusi, si, giunge sino al margine oscuro, I immenso, della morte, e nulla gnulla di quello che ci spettava è | Cavvenuto. A nostra insaputa, su ! una misura — tempo-eternità.—— che non è quella intelligibile e quotidiana, il mistero della nostra nascita si è richiuso in se, è I come rientrato nell'ignoto. Ciò pur sarebbe riserbato a Giovanni 1 Drogo, il protagonista del remanizo, che proprio alla vigilia della fa-ipsa guerra muore in una lo¬ 1 cau,da; d> ™a *"ia> d°p" a^ prlc.r S^^SS^ifdgSJ^^ to-J ' .'. *> , ! ! - o 1 gno della gloria: ma. poiché egli o Ina intuitor nella solitùdine, nel - l'abbandono, ed ha affrontato are iditamente l'ultimo confronto e la e j ^a^,i,°n,® - o l e , i è — . riassuntiva del destino de 'uomo ed e entrato sicuro nella morte, cosi un che di eroico anche a lui è toccato, qualcosa,che e come il coronamento, a suo modo guerriero, di quella eranrlr iattesa e disciplina della Fortezza Bastiani. Se le pagine militari hanno una loro lucida bellezza, non meno suggestivo è questo significato trascendente del libro. Tuttavia, se non erriamo, un tal poco va perso dell'intensa aspettazione, dell'orgasmo fantastico che l'autore era riuscito a suscitare nella prima parte. V'è, a un certo momento, come un calar di tono e di mistero, quasi unofen-'dere di vibrazioni da quell'estro immaginativo pieno di promesse... Poi il ritmo riprende, e basterebbe la malinconia e morte di Drogo a riportare il racconto alla I Conservatorio di Santa Teresa .„ r~r. :; ; ~. i U V1 ^anc,u'10 e 11 mondo' 1 mcer-1 -]to, enigmatico, mondo segreto; ijineuLi une uestanu inquiete curio- : -|Sità, smarriti affetti e sospetti, i che celano qualcosa^ di decisivo .di essenziale — un fanciullo e^il mondo, e il tema delicato, acerbo,|aichi; Conservatorio di Santa Terc-1i «a (Vallecchi Ed.). Il mondo, os-1 -isia padr dre; questo Sergio è un sensitivo.! |un timido, e la vita intanto lo| i ' sua originaria qualità di emozione -'e di fantasia o o i Ito, enigmatico, mondo segreto; !i, grossi Suisteri parole e attlggiai l-menti che destano inquiete curio- ! -jsità, smarriti affetti e sospetti, | , n|d-e]---JOVo-ìÌD-.0"df RÒnmno~Biìen- I vaueccni au.), u mondo, os- ì grandi, la inanima, la zia, il, ire, la nonna, gli amici del pa-; i [ 1111111111111111111111111111 j 1111 [ 11 111111Mi i 9 j i ( 11 sistenza ignota, enta, lo intriga, lo colma di geosia e di desolazione. E' avido e eloso, il piccino, della vita dei randi, e quando si sente al marine, quasi respinto, quasi umiato, e i grandi seguono una loro raccia, evasiva e strana, un loro ammino nel folto di quei sentimenti e interessi e ricordi, ch'egli on riesce ad afferrare, allora el suo cuore sono furore e manconia. I grandi hanno dunque n'esistenza diversa, dissimulata, i cui egli non conosce le ragioi, le condizioni, i limiti, un'altia ed ecco, lo ssale l'angoscia, quasi fosse, uella, un'esistenza inconfessabie. Vera, la bella zia capricciosa, izzarra, di umore mutevole, atrae la tenera, esclusiva amicizia i Sergio, e le sue prime diffidati" e, e i suoi sdegni. Il bimbo inuisce in lei, vagamente, chimoicamente, il mistero dell'amore: copre o crede di scoprire una egge di tradimenti e di infedel à scritta nel cuore di tutti gli uomjnj. La zia e la mamma di Scrj0, cognate, sono intime: v'è t. a oro cordialità espansiva, conlienza. antica, un rammemorare, n accarezzare con la fantasia g]{ anni lontani, la giovinezz.t, uando erano, a scuola, cor.ip-igne, in quel Conservatorio di S: na Teresa, ove ora Sergio iniz'-jà j slloi studi. Amicizia, intimià; a volte passa un'ombra, come e tra le due giovani donne fosse ualcosa di piu: una connivenza. Apprensivo, Sergio vive tra le onnelle della mamma, della zia, n una specie di continua trepidazione; egli non sa esattamente he cosa debba temere, nè sa che osa possa sperare; se ne sta Circospetto, innocente, e pur già turato, tra una certezza sentimenale che gli sfugge, e la minaccia i una realtà tanto avviluppata e oscura da apparire fantastica. La enera assistenza della mamma, ella zia, è la sua certezza, minacciata dal mondo, dagli uomii, dagli eventi, da istinti profondi e mal dominati; e così avviene l suo trapasso dall'infanzia, da quel senso misterioso, candido, dell'eterno, dell'assoluto, da quel'innocenza senza mutamento, al'agitata e già amorosa prima adolescenza. Quand'egli avvicina, a prima volta, una compagna di classe, quel tormento, ascosissimo, inconscio, si manifesta in un'insormontabile ritrosia, in una perplessità che gli vieta ogni audacia, che gli impedisce di toccare e smuovere la vita. Gli altri compagni intrecciano con le compagne amoretti, idilli, entrano nel giro vizioso e piccante dei desileri e delle avventure; su di lui grava l'atmosfera « impura » del Conservatorio, quella ch'egli ritiene generale corruzione: tutti — ai suoi occhi — sono partecipi « di una vita disumana e sovve'r- ^QTÌO mod.°._<lue?" spuliti, jli tetita ». Che la lunga crisi di Sergio, il suo piccolo grande dramma, s'appuntano — come in tanti altri ragazzi — a un bisogno disperato di purezza. Il Bilenchi, autore due anni fa di alcune belle pagine, An-> e Bruno, ha ripreso cosi, in nerezza, di gelosia, di trepidazione infantile, e li ha svolti e variati in una prosa minuta, fredda, che applica l'oggettività, l'impassibilità, il distacco veristi co a una narrazione tutta infi mist soggettiva e fantastica, anzi lirica Senza ricerca mai dì un effetto, di un risalto, a rischio di apparire uguale, grigio e uri __, P ° . . po' trito, lo scrittore trae dal sus Seguirsi delle annotazioni acuta e degli scorci patetici e immaginosi, una specie di vibrazione psicologica, argentina e smorzatissima, un'intonazione media e costante di moralità e di stile, che sostiene il racconto, dissimulatamente; e riesce a mostrarci il mondo di Sergio, quella campagna, quella villa, quella scuola, le persone intorno, in un'aura tipi- c^ che è l'aura "poètica delia fan ciullezza. Scrittore scarno, amaro, contenuto, un po' chiuso, che allude, che teme la retorica, si direbbe che pel timore di dare in pieno nel tutto detto, nell'ovvio, nel troppo espresso, finisca qui, a volte, nell'evasivo, nello sfocato. Come se un velo diafano, ma che allontana le creature, le rende vagamente enigmatiche o ili- spiegabili, fosse sc?so a tratti tra ir rar,,,nnin certi so^ni di'vedere gesti teggiament'i senza udir bene parole. Vuol essere questo, cosi incerto e vago, il mondo proprio di Sergio? vuole essere questa la fHetffn^S 6 chimerica? " Francesco Bernardelli uPracconto1 p il ipttnro- oaniVo" ai haTn^ g certi so^ni di vedere gesti e at teggiament'i, senza udir bene le un'impressio- ne sottile e accorata di perplessi tà. quasi di sospensione; torbida e tenera, ai margini della vita. 111J 1111111111 « 1111111 111111111111 11111 ■ 11 [r

Persone citate: Bastiani, Bilenchi, Dino Buzzati, Drogo, Francesco Bernardelli, Sità