Gli affari dei neutri in tempo di guerra

Gli affari dei neutri in tempo di guerra Gli affari dei neutri in tempo di guerra j . 1' , 1 Nella guerra mondiale i paesi neutrali hanno guadagnato somme iperboliche grazie al commercio con i paesi impegnati nel conflitto che producevano poco e divoravano tutti i beni della terra. Qual'è la loro situazione, rispetto agli scambi internazionali, nel conflitto attuale? I paesi non partecipanti al conflitto possono essere divisi, grosso modo, in tre gruppi: nordici : Svezia. Danimarca, Svizzera; balcanici: Bulgaria, Grecia, Jugoslavia, Romania, Ungheria e Turchia; transoceanici: Argentina, Giappone, Stati Uniti. La situazione del primo gruppo non è facile. La Svezia, causa il blocco dello Skagerrak, ha i suoi scambi marittimi, al di là del Baltico, In gran parte arenati e dal mese di aprile tutto il suo commercio estero è sensibilmente diminuito. Migliore la situazione della Danimarca: ha perduto per i suoi prodotti agricoli il mercato britannico ma ha trovato un largo sbocco in quello tedesco. Nei primi sette mesi del 1940 le sue importazioni sono diminuite In valore del 18% ma le sue esportazioni non hanno subito flessioni. La Svizzera, tra gennaio ed agosto — grazie sopratutto alla collaborazione italiana — ha aumentato le sue importazioni del 16r,c ma ha ridotto le sue vendite all'estero di circa il 9%. Naturalmente nell'esaminare queste cifre bisogna tener conto dell'aumento generale del prezzi che, in media, sui mercati europei, può essere calcolato del 30%. Sinora i migliori affari, in contrasto a quanto è avvenuto nel 1914-1918, li hanno fatti, in Europa, i paesi balcanici. La Bulgaria, la Jugoslavia e la Romania hanno aumentato le loro esportazioni, in valore, nei primi sette mesi del 1940 — rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente — dal 40 al 60 % e le loro importazioni tra il 15 ed il 20%. La Turchia, per aver tentato in piena guerra di mutare le sue normali correnti di traffico, ha visto le importazioni, vitali per il suo piano industriale, dimezzate, mentre le esportazioni sono rimaste stabili grazie ad un aumento di scambi con l'Italia. Ora, dopo la partecipazione ita- jiana al conflitto, anche le ven (!ite all'estero sono decimate | j Il solo aiuto che le ha dato Londra è stato un prestito, in oro, per il valore di 15 milioni di sterline. In Argentina, nel mese di agosto, malgrado l'aumento dei prezzi nella misura del 30'/;-, le entrate in oro o divise sono state inferiori a quelle dello stesso mese dello scorso anno. Anche i suoi acquisti all' esteio, almeno in volume, sono sensibilmente diminuiti. Gli scambi complessivi del Giappone, nei primi sette mesi del 1940, si sono contratti, in valore, del 15%. Quanto agli S. U., le sue esportazioni nei primi sette mesi del 1940 sono aumentate del i&7c', sono salite, in confronto allo stesso periodo del 1939, da 1,9 a 2,7 miliardi di dollari e l'eccedenza attiva da 569 milioni a 1,4 miliardi di dollari. Ma ormai New York non ha più che un solo grande cliente che compera il 50% delle sue esportazioni: la Gran Bretagna. Per quanto tempo ancora il cliente sarà solvibile?