Le battaglie aeree al disopra della squadra nemica

Le battaglie aeree al disopra della squadra nemica tmrd Le battaglie aeree al disopra della squadra nemica (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Da un nostro idroscalo, 19 ottobre. L'Alcione idro-trimotore da ricognizione lontana è fuori ormai da nove ore e da un po' di tempo non dà più notizie. L'ultimo suo marconigramma risale a due ore e mezzo fa. Diceva: « Squadra nemica, latitudine... longitudine... prosegue rotta 120 gradi, velocità 15 miglia alt. Raggiunto limite carburante rientro ». A calcoli fatti, l'Alcione dovrebbe essere qui fra 15 minuti, 20 ai massimo. E che si affretti! Il sole è già scomparso dietro una cortina di nubi e la visibilità va attenuandosi. Mentre tutta bombardieri che hanno partecipato alla battaglia aero-navale sono già rientrati da un pezzo, l'Alcione, partito prima di loro, è rimasto sulla squadra nemica per seguirne le mosse, rilevarne le intenzioni, controllare i danni con l'occhio inesorabile della macchina fotografica. Il ritorno dell'Alcione Una buona notizia di carattere generale intanto l'Alcione già l'ha Nadata. La squadra britannica ha ; diminuito la velocità. Il giorno ! precedente e la mattina stessa la j velocità rilevata si è sempre aggi rata sulle venti miglia con leggere puntate fino a 21-22. L'essere discesa a 15 vuol dire che una unità, o parecchie unità nemiche, sono più o meno danneggiate. All'idroscalo, dunque, si attende l'Alcione da un momento all'altro. Ma adesso che cosa succede? Viene chiamato il motoscafo della croce rossa con il tenente medico e due infermieri. E> due altri motoscafi sono apprestati per ogni evenienza. — un incidente? — domando. — Per il momento no. Si teme per l'ammaraggio, avendoci l'Alcione avvertiti di essersi preso qualche colpo nei galleggianti. Così appena l'idrovolante sbuca di fra le nubi, tutti da terra lo si guarda con trepida attesa. Lo si segue nei suoi giri concentrici, negl'i angoli di mare dell'idroscalo; si tende il collo attorcile toccata l'acqua con i grossi scarponi un pulviscolo d'argento sprizza a venti metri; e, infine, si tira un sospiro di sollievo quando senza nessuno sbandamento lo slancio si frena e muore. Ma, appena fermo, l'apparecchio, in tutta fretta, viene preso a rimorchio da un motoscafo e trascinato presso una gru che lo afferra, lo solleva, lo porta in secca deponendolo delicatamente sugli scivolanti. Gli corriamo vicino. Gli scarponi verniciati di nero spuntano un metro e mezzo fuori dagli scivolanti. — Toh! — dico. — Ecco un colpo! — Eccone un altro! — replica l'osservatore ancora in tenuta di volo con il paracadute sganciato a mezzo, in bilico sulla schiena. Di colpi nei due scarponi ne contiamo nove. Sono bucherellini da schiumarola, larghi poco meno di un centimetro. — La prima e la seconda volta m'informa l'osservatore — ci hanno attaccato di sotto in su. Erano in due. La terza ci presero di fianco. La quarta volta ci vennero addosso dall'alto. In breve, siamo stati attaccati dalla caccia delle portaerei sette volte. Il riassuntivo di questi attacchi lo si legge sull'apparecchio: trentadue fori. E questo qui — dice l'osservatore che si ? tolto il paracadute e se lo tieni in mano — questo qui fa trentatre. E mi mostra un colpo che gli ha attraversato il paracadute da destra a sinistra. In lotta con due « Spitfire » « Un miracolo, dite? — esclamo l'osservatore. — Tutto il volo di oggi è stato un miracolo. Mai la cuccia inglese si è mostrata tanto rabbiosa contro questo nostro «Alcione» curioso. Si era arrivati sulla squadra nemica da due minuti al massimo quando vedemmo salire a spirale da una delle portaaerei, l'€ EagXe », due lineette nere che presto si precisarono per quel che erano: due « Spitfire ». Non c'era da scherzare. Gli « Spitfire » sono muditi di otto mitragliatrici. Noi? Lo sapete: noi siamo soltan- to dei curiosoni. Siccome gli xSpit- lire » ci venivano di sotto li abbia- lilo inaffiati con qualche sventola di mitragliatrice prima che ci aprissero addosso il fuoco. Poi ab biamo preso subito quota per portarci dentro una nube vicina e nasconderci. E lì, protetti dalla nube, abbiamo potuto segnalare quanto si era visto: la squadra nemica stava ricomponendosi dopo l'attacco di un nostro stormo. Una torpediniera sbandava sulla sinistra e sembrava arrancare con difficoltà in coda alla formazione; e infine, a parte i due « Spitfire », tutta la caccia era entrata sulle porta-aerei. Dopo qualche minuto di navigazione nella nube seguendo ben inteso la rotta della squadra nemica si uscì all'aperto affacciandosi sul mare, come da un balcone. I movimenti delle navi che stavano rimettendosi in formazione si individuavano nettamente a causa delle scie oblique. In testa, già allineati, sei caccia; ai lati 5 incrociatori da 7 e da 10 mila tonnellate, pure a posto; nel centro due navi da battaglia, una ; porta-aerei ancora di sghimbescio; ! P°.1 un'altra nave da battaglia, al j »'1 incrociatori e caccia in disor e a o i a o i e l n » i. dine e con dirottamenti vari » «E i due Spitfire? ». « Planavano sotto la nube. Ci videro dopo un minuto circa e si avventarono contro ». « E voi? ». « Nuovamente nella nube e loro dietro. Ebbene, questi nostri prudenti occultamenti hanno servito a qualche cosa. Anzitutto a comunicare con tranquillità al Comando notizie sulla squadra inglese poi a fare da radiofaro agli stormi in volo sul nemico. Hanno anche servito a distrarre l'attenzione dei caccia che mentre ì due « Spitfire » ci venivano dietro, dall'opposto punto dell'orizzonte sbucava una nostra squadriglia che poteva lanciare sulle navi inglesi il suo carico micidiale prima che gli altri caccia potessero .sollevarsi dalla porta-aerei ». La ricognizione Senza volerlo l'osservatore dell'Alcione incomincia così ad abbozzarmi un racconto dell'ultimo scontro aero-navale, un racconto originale senza dubbio, perchè fatto da chi ha potuto, come da unti specie di osservatorio aereo, assistere allo svolgersi della battaglia e registrarne le varie fasi e i singoli attacchi. I bombardieri, pur partecipando attivamente a questo tipo di battaglia, non possono averne logicamente che una visio ne frammentaria. Il tempo che essi passano sul campo di battaglia è ridottissimo; pochi minuti a volte pochi secondi. Arrivano, puntano, sganciano le bombe, si liberano della caccia e via. Quelli della ricognizione, invece, arrivano sempre per primi sul campo di battaglia e vi restano fino al limite del carburante. Attraverso le loro informazioni, il nostro Comando può preparare il piano della battaglia, scatenare la offensiva aerea al momento più propizio e una volta scatenata questa offensiva coordinare l'azione dello stormo, regolarla e dosarla Può ottenere pure informazioni preziose sul risultato dell'azione medesima e quindi regolarsi e insistere o meno su una determinata tattica. Può ottenere altresì ragguagli sulla tattica della caccia avversaria onde suggerire ai nostri un adeguato metodo di difesa. « Quando si uscì la seconda volta dalle nubi — continua l'osservatore — la squadra inglese era nuovamente sbandata. Le scie contorte per i dirottamenti spumeggiavano ancora. Le nuvolette bianche delle granate dirompenti stavano sfioccandosi e una dozzina di « Spitfire » e di «Black bum », in pattuglie di tre, giravano a carosello sopra la formazione. Si restò a osservare indisturbati per circa cinque minuti. E che cosa vedemmo? Tre nostre squadriglie si gettavano sulle navi nemiche. Ognuna spuntava da un punto diverso dall'orizzonte. Ognuna aveva la sua formazione particolare di combattimento: a cuneo, in linea e a catena. Ed ognuna aveva un obiettivo pio prìo; e ognuna si gettava in modo diverso sull'avversario, La prima passò a 2500 metri sul gruppo delle navi da battaglia. Giunta sulla verticale del tiro allargò leggermente la formazione sganciando le bornie. Vedemmo sollevarsi delle fontane spumanti sulle fiancate delle corazzate e altre fontane sulla loro scia. La seconda pattuglia arrivò disposta in linea. Poi ogni pilota si scelse l'obiettivo e si buttò sopra in picchiata. Contro il capo pattuglia — Una pattuglia di picchiatelli ? — No. I picchiatelli erano intervenuti qualche ora prima quando la squadra avve.saria passava più vicina alle loro basi. Come si seppe in seguito fu un picchiatello a conciare per le rime il cacciatorpediniere che si vedeva arrancare in coda. Ma adesso si trattava di « Sparvieri » c7ie si gettavano giù fino a 900-1000 metri. Loro obiettivo erano una portaerei e la sua scorta. Una bomba scoppiò sulla portaerei. Si vi de nettamente la fiammata e il fumo, e finita la fiammata e dira datosi il fumo si potè notare che l'esplosione aveva asportato addi rittura una porzione delle sovra strutture ». « Pure — osservo io — la portaerei ha potuto proseguire. Queste portaerei sono dure a morire». « Logico! — mi risponde l'osservatore. — / giandi locali vuoti che ospitano gli aeroplani costituiscono altrettante camere di sicurezza che attenuano l'effetto delle esplosioni. Comunque la terza pattuglia arrivò a catena sul le due navi da battaglia che se guivano a qualche centinaio di metri. Scoppi, sbandamenti, dirot tamenti furiosi. Viste dall'alto le grosse navi da battaglia rassomi gliavano davvero a dei pachidermi: hanno la medesima forma tozza, panciuta; si muovono con identico pendolìo, con la stessa faticata lentezza ». « E i cacciatori inglesi? ». « Ci apparvero disorientati a causa appunto dell'arrivo dei nostri da diversi punti dell'orizzonte. In un primo tempo, difatti, essi si gettarono sulla seconda squadriglia; poi vista spuntare la terza deviarono per attaccare questa ultima prima che avesse scaricato le bombe. Malgrado la loro alta velocità, però, arrivarono con qualche secondo di ritardo quando i nostri, sganciate le bombe, già si erano serrati in difesa. Allora si rilevò nettamente una nuova tattica inglese: attacchi in massa e da ogni parte sul capo pattuglia. Lo presero, difatti, il nostro capo pattuglia in mezzo e gli rotearono attorno come una girandola ». « E lo scopo ? domando ». e. Evidentemente, essi cercavano, abbattuto il capo pattuglia, di rompere la formazione di volo, di disunire i sezìonari onde poterli attaccare singolarmente ». Una nube provvidenziale « E il risultato quale fu ? ». « Negativo. O che gli inglesi sparassero male, o che i nostri si difendessero bene con le loro cabrate e picchiate, certo è che i nostri riuscirono a passare nella girandola di fuoco e fatta una violenta cabrata a raggiungere lestamente uno strato di nubi». «E allora? ». « Allora, delusi, i cacciatori avversari si scagliarono contro di noi che ci eravamo troppo esposti. Per fortuna che questa volta era a portata di mano... un'altra nube. In complesso abbiamo visto in azione una quindicina di nostre squadriglie. Per quasi tre ore la flotta nemica con la sua enorme massa di fuoco difensivo, con tutti i caccia delle due portaerei, fu alla mercè dei nostri « Sparvieri » e dei nostri « Alcioni ». Con dirottamenti disordinati le navi misero il timone a sinistra e a destra, eseguirono contorsioni che sulla lastra del mare incìdevano scie contorte come ramarri inseguiti. Poi, una nave nemica venne colpita. Sulla sua fiancata sinistra noi, dall'alto, vedemmo nettamente a distanza di pochi secondi sprigionarsi due alte fiammate azzurre. Vedemmo pure la nave sbandarsi paurosamente e li per lì si ebbe l'impressione che affondasse. Invece, dopo qualche minuto di immobilità, essa riprese ad avanzare con lentezza, si lasciò superare da una nave da battaglia e da una portaerei e finì anch'essa in coda. Le nostre pattuglie si alternavano con rombi incessanti, sempre spuntando dai punti più imprevisti dell'orizzonte e piombavano sicure sulla ore da. Eravamo noi a chiamarle e guidarle, malgrado gli attacchi dei caccia britannici che ci erano addosso ogni volta che si metteva il naso fuori dalla nube. Il sorgere imprevisto e imprevedibile dei nostri evidentemente fece perdere la testa ai piloti nemici che si but lavano di qua e di là senza un obiettivo fisso, senza una mèta sicura. Per un po' essi continua rono nella nuova tattica degli attacchi concentrici. Finirono per perdere un apparecchio. Dopo ripresero la vecchia tattica dell'attacco a saetta: passare sul fianco dei nostri, scaraventare una raffica di mitraglia e via ». « E il risultato? ». « Identico. Un altro apparecchio ci perse le penne ». Paolo Zappa

Persone citate: Paolo Zappa