Sonzini e Simula

Sonzini e Simula PRESENTI ! Sonzini e Simula Oggi il Fascismo torinese ricorda, nei ventennio della morte sublime, il sacrificio di Mario Santini e Costantino Simula, la cui barbara uccisione avvenne appunto il 22 settembre 1920. Fu un triste, efferato episodio di barbarie collettiva, di cieca follia rossa che sollevò l'indignazione di tutti gli Italiani. Bieche e lugubri giornate, quelle del lontano settembre 1920! La periferia, rossa di Torino, irta dell'odio comunista, seminata di imboscate, opponeva la sua barbara barriera alla vita, moltiplicando gli scioperi fomentati da quei dirigenti della camera del lavoro che'avevano fatto occupare le fabbriche, sperando così di avere in pugno la vita del Paese, contro il governo imbelle, indeciso, dominato dalla quietista teoria del « lasciar fare ». Solo due giorni dopo la morte i cadaveri dei due martiri furono scoperti nel tragico prato di corso Novara. Sonzini e l'appetta ventenne Simula erano stati colpiti alla nuca, vilmente, in modo che degradava l'umanità. Simula fu subito identificato. Il cadavere del povero Sonzini invece dovette aspettare il riconoscimento nella camera mortuaria del cimitero. Aveva in tasca numerose tessere del Fascio da recapitare a quegli organizzati che egli radunava intorno a sè, come un apostolo della grande Idea che gli si agitava nella mente fervida e nel cuore generoso. Era impiegato alle Industrie metallurgiche in ina Cigna, un covo dei rossi. I comunisti lo conoscevano, lo sapevano un nemico. La propaganda che questo acceso ventitreenne svolgeva come un'alta missione, fra i compagni d'ufficio c gli operai poteva diventare pericolosa. Alto, magro, con un volto scarnito di asceta, leggermente miope (portava continuamente gli occhiali I, con la sua forte e tenace fisionomia cattivante, con la sua parola accesa, traeva al Fascismo quanti lo circondavano. Lo si vedeva a tutte le manifestazioni, instancabile e ardente, questo ex volontario e ferito di guerra, combattente come caporale del 91" Fanteria. Egli visse il dramma di tutti i reduci dalle trincee, sputacchiati e beffati al ritorno dalla fornace della battaglia, lasciati senza lavoro per lungo tempo, fatti persuasi che bisognava mutare l'ordine delle cose, ridare a tutti gli ideali più alti il loro valore, I sgombrare le piazze, ritornare al-1 l'ordine nel lavoro, seguire l'unico ' Uomo che da anni ormai aveva I levato la bandiera della rivolta I contro il vecchio mondo, superato Idagli eventi e dalla marcia degli I spiriti. |Si gettò sulla barricata ideale ] con l'arme in pugno. Fu colpito alle spalle e cadde. Le cronache del tempo dicono testualmente: « // Sonzini aveva le braccia contratte come in sforzo », un disperato j Lo sforzo di continuare la vita, la marcia, l'azione. Caduto, diven-\tò una bandiera e in suo nome altri e altri accorsero a ingrossare le file della Rivoluzione. Anche da morto fu una luce di apostolatoRiposo in pace, non dimenticata e già placata, grande anima. La tua opera è viva, divenuta possente mercè l'Uomo nel quale tu credesti fra i primi. Le legioni che combatterono fino alla vittoria sotto i più diversi cieli, le armate che oggi, oggi ancora, varcato il confine cirenaico, si avventano contro il nemico e lo ricacciano, sono le armate di quella Rivoluzione eterna per la quale tu sei morto, per la quale immortalmente rivivi.

Persone citate: Cigna, Mario Santini, Simula, Sonzini

Luoghi citati: Torino