Ore di Sant'Elena di Angelo Nizza

Ore di Sant'Elena Gli inglesi di ieri e di sempre Ore di Sant'Elena ir. La prima e assillante preoccupazione del ministero inglese e d'altronde delle potenze coalizzate, era d'impedire a Napoleone la fuga. Lowe aveva ricevuto su tale argomento speciali istruzioni. Voleva mostrarsi però molto tranquillo e aveva scritto a Castlereagh che non scorgeva alcun mezzo, alcuna probabilità d'evasione. Cockburn a sua volta affermava « che nemmeno 11 diavolo evaderebbe ». E, infatti, come fuggire da quella prigione? Il pianoro di Longwood è come tagliato nel blocco di granito che è Sant'Elena. Il mare e le roccic a picco lo circondano da tre parti. Dall'altra non comunica con l'isola che per una specie d'istmo così stretto e ripido « che basterebbero cinquanta uomini a difenderlo contro diecimila ». Xon è tutto. Il 53" reggimento e una compagnia del 661 sono accampati ad un tiro di fucile dalla casa. L'intera cinta è guardata da piccoli distaccamenti. Alla sera il cordone di sentinelle si restringe talmente che quasi si toccano, villa rada una squadra è alla h ;ida. Le fregate inglesi incrociano continuamente lungo le coste Ogni nave è segnalata a sessanta miglia dall'isola e nessuna è autorizzata a farvi scalo. Va tutto bene, ma Lowe è tormenlato giorno e notte dal timo,., tii un'evasione. Aumenta il numero delle batterie e dei posti di 'uirclia. Si ride di questo sperpero di sorveglianza e Montchenu, il commissario francese, dice che appena si vede passare un cane da qualche parte si mette una sentinella o due nel luogo sospetto. Ma Lowe non è ancora rassicurato. Gli prende come una manìa; ci perde il sonno e l'appetito. Dopo sei colloqui in tre mesi, Napoleone si rifiuta di riceverlo. Da quel giorno si vide l'ombra di Lowe aggirarsi intorno a Longwood. Venne il tempo in cui il prigioniero, ammalato, non si affacciò più alle finestre. Il governatore si insospetti. L'Imperatore non era sul punto di scivolare dalla scogliera impraticabile verso qualche misteriosa nave che lo aspettava? Il 29 agosto 1819, Lowe scrisse a t Napoleone Buonaparte » una lettera per informarlo che l'ufficiale di servizio aveva ordine di vederlo ogni giorno e che era libero d'impiegare il mezzo che giudicava necessario per assolvere il suo compito. Se alle dieci del mattino Napoleone non era ancora apparso, l'ufficiale doveva penetrare a forza nella sua stanza. Napoleone rispose che, se doveva scegliere tra la morte e simili ignominie, non avrebbe esitato. Lowe non osò mettere in esecuzione la sua minaccia. Ecco però un frammento di rapporto del capitano Nicholls dal quale si può giudicare l'ufficio a cui il governatore condannava i suoi dipendenti: «...3 aprile 1820. Napoleone i continua a rimanere invisibile. Non sono riuscito a vederlo d»l 125 del mese scorso... <: 19 aprile. Sono rimasto in pie-1 di dodici ore, sforzandomi di vedere Napoleone Buonaparte. Non ci sono riuscito che la sera. Ho avuto molte giornate come que-i sta, da quando sono di servizio a | Longwood... ». « 23 aprile. Mi pare di aver vi-1 sto oggi Napoleone Buonaparte; mentre affilava i suoi rasoi nel gabinetto di toeletta... «28 aprile. Mi permetto di far rilevare che ieri, per l'adempimento del mio servizio, sono rimasto in piedi più di dieci ore, sforzandomi di scorgere Napoleone Buonaparte sia nel suo piccolo giardino, sia a una delle sue finestre. Ma non ci sono riuscito... ». Vi furono dei tentativi per far evadere Napoleone da Sant'Elena? Rosebery non lo crede. E del resto, come prendere sul serio dei progetti come quelli dei duemila esiliati radunati in Brasile per * tentare un colpo », di Maceroni, cavaliere d'industria, che affermava di approdare all'isola con un vapore, o di Latapie, inventore di un sottomarino ? Che tale progetto di liberare l'Imperatore sia nato nella mente dti contemporanei, nulla di più naturale. Ma noi sappiamo che risola era inaccessibile. E se anche il piano proposto avesse avuto la fortuna di riuscire, Napoleone lo avrebbe respinto. E rifiutò effettivamente. Gourgaud e Las Cases lo affermano. E Montholon scrive nel suo Diario: «Un piano di evasione è sottoposto all'Imperatore. Egli lo ascolta senza interesse e chiede che gli portino il dizionario storico ». Per quanto atroce fosse il soggiorno, bisognava viverci. Rosebery fa un pittoresco quadro dell'esistenza che Napoleone si era fatta a Sant'Elena. «... Longwood non era che un agglomerato di baracche costrult». per servir di riparo al bestiame. Il luogo era continuamente spazzato dai venti; mente ombra e molta umidità. II padrone di tanti palazzi era ridotto a due piccole camere di uguale dimensione, circa quattordici piedi per dodici e dieci o undici di altezza Ognuna di esse era rischiarata da ; due piccole finestre che davano;sul bivacco del reggimento ingle-' ne. In un angolo era il piccolo let- ; to da campo sul quale Napoleone ; dormì la vigilia di Marengo e di Austcrlitz. Un paravento nascon-ideva la camera di fondo. Fra il!paravento e il camino, un canapè ove Napoleone passava la maggior : parte della giornata. In mezzo a questa miseria, una magnificai toeletta con la brocca e il catino I d'argento. Poi i ricordi: un dipin-| to d'Isabey rappresentante Maria j Luisa, che viveva allora, felice e;sper.sierata. a Parma; due ritratti del Re di Roma, a cavallo di un montone e nell'atto d'infilarsi la ipantofola, di Thibault; un busto : del fanciullo, una miniatura di Giuseppina. «Al muro' era appeso lo sveglia- :rino del grande Federico, preso a Potsdam e l'orologio che il Primo Console portava in Italia con una.trecciolina di capelli di Maria Lui- !sa a guisa di catena. « Nella seconda camera era un cassettone, qualche scaffale di bi- !blioteca ed un altro letto. L'Im- peratore vi si riposava di giorno o andava a coricarcisi, lasciando il primo, quando era agitato, di notte, e tormentato dall'insonnia,come gli accadeva quasi sempre ». O'Meana fa un ritratto interes- santissimo di Napoleone nella sua stanza da letto. Sedeva sul suo canapè, ricoperto da un lungo e largo drappo dl lana. « Là si distendeva Napoleone, vestito della sua veste da cameraibianca da mattino e dei calzoni con la staffa, pure bianchi. Sul capo un « madras » rosso a qua-dri; il collo della camicia aperto,senza cravatta. 4 La sua fisionomia era agitata. Davanti a lui una piccola tavola rotonda con qualche libro; ai suoi piedi giacevano alla rinfusa, sul tappeto, i volumi già letti ». Il suo modo di vestire ordinario era, tuttavia, un po' meno trascu rato. Indossava un abito da caccia verde con i bottoni assortiti. E quando il panno fu usato lo fece rivoltare piuttosto che portare del panno inglese. Calze e calzoni di Casimiro bianco completavano il suo abbigliamento. Egli rinunciò alla sua uniforme dei Cacciatori della Guardia sei settimane dopo l'arrivo nell'isola. Conservò tutta via il caratteristico cappello, Come passava la sua giornata? Pranzava solo alle undici, si ve stiva per la giornata alle due eir ca e cenava dapprima alle sette. Più tardi fissò la cena alle quat tro. Vi fu un nuovo orario poco prima della partenza di Gourgaud. Questi mutamenti avevano soprat tutto lo scopo di ingannare la noia delle lunghe giornate o riempire il vuoto delle lunghe serate. Poiché V Imperatore trascorreva quasi tutti i giorni nella sua « capan na », leggendo, scrivendo, conver sando e, malgrado ciò, * annoian dosi a morte ». L'unica gioia nella vita del pri- gioniero era l'arrivo dei libri. Si rinchiudeva con il pacco per gior ni e giorni e si immergeva gioio samen te nella lettura. Ma anche senza libri preferiva restarsene in casa. Odiava tutto ciò che gli riIcordava la prigione: sentinelle, ufficiali di ordinanza, probabili in- contri con Lowe. « Restando in | casa — diceva a Gourgaud — con servo la mia dignità ». In casa era (sempre l'Imperatore, il solo modo nel quale potesse vivere. j Cercava di fare del moto nelle isue stanze. Lowe riferisce che ! l'Imperatore si era fatto costruire I un cavallo di legno con delle travi 'incrociate. Sedeva all'estremità di 'una trave; un contrappeso molto pesante era sospeso all'altra estre- ; mità. Egli imprimeva all'apparec[chio un movimento ondulatorio, |Ma questi rimedi non avevano ef¬ frasdsnsavn fetto. La mancanza di esercizio lo I rendeva ammalato. Aveva degli attacchi di scorbuto, le gambe gli' si gonfiavano. Provava una specie di morbosa soddisfazione nel constatare che le sue sofferenze erano causate dalle restrizioni imposte dal governatore. Nell'ultimo anno fu ripreso dal desiderio di vivere. Lo si rivide talvolta a cavallo. Ma la sua principale occupazione fu il giardino. Lo si vedeva, circondato da un gruppo di terrazzieri cinesi, piantare, scavare, rimuovere la terra. « Un glande artista — dice Montholon — avrebbe trovato un soggetto degno del suo pennello in quel potente conquistatore, calzato di pantofole rosse, coperto da un grande cappello di paglia, con la vanga in mano, intento a lavorare fin dall'alba. Paolo Delaroche gli fece un ritratto In quell'abbigliamento. Lo ha rappresentato mentre si riposava dal lavoro, col volto fiacco e pesante. Qualunque tempo facesse, i suoi compagni dovevano assecondarlo nel suo gusto di giardiniere. Ma questa occupazione piaceva loro più che le altre, poiché, in casa, li attendeva un duro lavoro: ricopiare ciò che Napoleone scriveva. La sua calligrafia, quasi illeggibile a Parigi, era diventata indecifrabile verso la fine. Il più delle volte, egli dettava. E scrivere sotto la sua dettatura era un martirio; Un giorno, a Longwood, dettò per quattordici ore di seguito. La stenografia era sconosciuta ai suoi scrivani improvvisati. Il compito loro era quindi tanto più penoso. Talvolta Napoleone dettava durante un'intera notte. Gourgaud veniva svegliato alle quattro del mattino per prendere il posto di Montholon che non ne poteva più. Oltre al giardino, all'equitazione e alla lettura, Napoleone si era trovato qualche altra distrazione. Ad un dato momento gli era saltato in mente di allevare degli agnelli. Nell'isola non v'era cacciagione. Lowe fece portare a Sant'Elena qualche coniglio selvatico, affinchè l'Imperatore potesse di-I strarsi cacciando. Ma, con il solito suo malaccorto sistema, liberò glij animali proprio nel momento in] cui Napoleone aveva piantato deii giovani alberi. I topi, molto probabilmente, uccisero i conigli ci salvarono gli alberi. In ogni caso; i conigli scomparvero. Nei primi tempi l'Imperatore usciva a cavallo. Ma la presenza! di un ufficiale inglese, sempre allei sue calcagna, gli era intollerabile.! Rimase così quattro anni senza; montare in sella. Soleva dire, | scherzando, del suo cavallo: «E'i un canonico... E' ben nutrito e noni fa nulla... ». Tutto ciò, anche se si aggiungono le partite a scacchi, i tanto! famosi solitari a carte e la lettura ad alta voce, era un insufficiente rimedio con il più terribile male! degli esiliati e dei prigionieri: laj noia. Lo stesso Rosebery parla, nel suo libro, di « animale in gabbia, i che cammina in lungo e in largo, ' senza tregua e senza scopo, tra le sbarre che lo imprigionano, guardando con le pupille /Selvagge il mondo esteriore, ferocemente e' disperatamente ». Se Gourgaud si annoia «a morte » che cosa dire! dell'Imperatore? Per solito egli è' calmo e stoico. Talvolta si rifugiai in una specie di astratta grandezza; tal'altra lascia sfuggire un su-1 blime sospiro: «L'avversità man-I cava al mio destino! ». Prende fraj le mani un annuario del suo re-i gno: — Che beli impero! 83 mi-' lioni d'uomini ai miei ordini, più, di metà della popolazione d'Euro-1 pai». Egli tenta di dominare la sua emozione volgendo le pagine, i ma è visibilmente scosso. Un altro' giorno rimane lungamente sedutoj in silenzio con il volto fra le mani. Ad un tratto si alza e dice: « Do-j po tutto, che romanzo, la mia vita!... ». Ed esce dalla camera. 1 « Per sei anni, dice Rosebery, Napoleone conobbe l'amarezza dl una morte lenta, desolata, piena di Incubi e di sogni. Non v'è nella storia un episodio così grande e così triste. I ministri inglesi erano rimasti delusi. Speravano che il governatore francese lo avrebbe fatto impiccare o fucilare. L'Europa dovette raccogliere tutto il proprio coraggio per questo scopo senza precedenti, di imbavagliare, paralizzare un'intelligenza e una forza troppo grande per il benessere dell'Inghilterra e dei suoi alleati. Questo è il problema strano, unico, spaventoso che rende il ricordo di Sant'Elena così profondamente tragico ». Furono sei anni di agonia. Prima di essere internato a Sant'Elena, Napoleone soffriva, e da lungo tempo, del male che doveva condurlo alla morte. Ma il rigore della prigionia e il clima dell'isola precipitarono la fine. Nel 1816 Gourgaud rileva che l'Imperatore si lagna di dolori al fegato, che le sue gan;be si gonfiano, che può camminare solo a fatica. Napoleone, come fu provato dall'autopsia, morì di un cancro al piloro, malattia ereditaria nella sua famiglia, per la quale era già morto suo padre. Nessuno — e soprattutto i medici — sospettò la gravità del male Neppure la morte placò l'odio di Hudson Lowe. Rifiutò l'autorizzazione per il trasporto della salma in Europa (su tale punto, solo Londra poteva decidere. La decisione venne quindi da Londra). Sulla bara fu preteso il cognome di Buonaparte accanto al nome di Napoleone. Come se, da solo, questo nome non bastasse! Rosebery conclude il suo studio dicendo: Il ricordo di Sant'Elena è il più crudele e tragico ricordo della storia inglese, che pure non manca di episodi truci e tristi da far dimenticare ». FINE. Angelo Nizza