La bancarotta di Carol e del suo regime
La bancarotta di Carol e del suo regime La bancarotta di Carol e del suo regime L'abdicazione di Re Carol conclude un periodo assai turbolento della vita nazionale romena che, con l'avvento al trono del Voivoda Michele e l'assunzione del Governo da parte del generale Antonescu, viene posta nella condizione necessaria per svolgersi secondo nuove direttive, capaci di assicurare al Paese non soltanto tranquille condizioni di lavoro all'interno, ma anche rapporti di pacifica convivenza con gli Stati vicini. Carol ha veduto cosi drasticamente fallire il suo esperimento di sovranità fatta pesare capricciosamente sulla gestione della cosa pubblica, fuori degli schemi e dei limiti tradizionali del costituzionalismo. Sicché la bancarotta della politica romena, violentemente oscillante tra le demoplutocrazie occidentali, e rapide quanto fatue accostate ai Regimi totalitari, coincide non fortuitamente con la bancarotta personale del Re. L'incoerenza dimostrata da Carol nell'esercizio di questa incombente sovranità non ha bisogno di essere qui rammentata in tutti i suoi episodi. Basterà ricordare che Carol, di volta in volta, ha dato il suo appoggio a Titolescu e a Codreanu, esponenti di un'antitesi non soltanto politica ma altresì morale, rinnegandoli poi entrambi non in forza di un'intima persuasione, di un'approfondita convinzione, ma soltanto spinto dall'ansia di nuove formule e di nuove esperienze. I rapidi mutamenti di rotta, imposti da Carol alla barca dello Stato, hanno fomentato nel Paese dissensi sociali profondi e discordie intestine assai diffuse. Di più Carol non ha esitato ad assumere la responsabilità di sanguinose repressioni, la più sinistra delle quali — quella in cui caddero uccisi Codreanu e taluni suoi seguaci — parve che dovesse far cadere la Romania in un baratro. Lo scoppio della guerra europea ha esasperato questa politica oscillante di Carol che, dopo aver agitato la « garanzia » degli inglesi, ha giudicato di poter evadere dalla dorata schiavitù britannica inaugurando un effimero governo filototalitario. La marcia inesorabile del revisionismo antiversaglista ha dato il colpo di grazia al regime di Carol, dimostratosi insufficiente alla gravità del duplice compito assuntosi di costituire l'unità nazionale della cosidetta Grande Romania e di svolgere una politica estera in armonia con quella delle schiette forze irrompenti della nuova Europa. E' sperabile che dall'esperienza sofferta nel corso degli ultimi venti anni la Romania tragga ora la forza e la serenità necessarie per ritrovare la strada della concordia nazionale, fondamento di una vita sociale sottomessa al pubblico interesse e subordinata alle peculiari esigenze dello Stato.
Persone citate: Antonescu, Re Carol, Voivoda Michele
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