NAVI NEUTRALI al controllo di Messina di Filippo Pennese

NAVI NEUTRALI al controllo di Messina Domani matina a le 10 NAVI NEUTRALI al controllo di Messina All'inizio delle ostilità, trovan-ìnodosi l'Italia come l'ago tra i due'daili go piatti della bilancia mediterranea, venne a determinarsi quella situazione strategica che permise alle nostre forze di mare, in collaborazione con l'Arma Area, di sferrare la nostra prima offensiva bellica proprio in quel punto dove gli avversari avevano intensione di colpirci. Per un complesso di azioni e di apprestamenti offensivi e difensivi, l'Italia prevenne così l'attuarsi del piano nemico che mirava a soffocarci con la dominazione del Canale di Sicilia, entro il sistema di blocco Gibilterra-Aden. Nel luglio del 1937 l'ammiraglio inglese Bywater, in una conferenza tenuta all'Ammiragliato, tradusse in piani strategici la piogettata guerra contro l'Italia nel Mediterraneo. Data V importanza della posizione geografica d'Italia, che divide, con la Penisola e la Sicilia, il Mediterraneo in due bacini, l'Ammiragliato inglese studiò di conquistare il dominio del Canale di Sicilia e la sicurezza del suo traffico marittimo mediante il coordinato impiego delle aviazioni di Malta e di Biserta, che dovevano battere le nostre basi nel Canale. Analoga funzione avrebbero dovuto avere le basi di Cipro, Caifu e Alessandria nel settore orientale del Mediterraneo. La (( capa del ciuccio... » Sborrato poi lo stretto di Gibilterra, si sarebbe realizzato il piano inglese che mirava a soffocare l'Italia nel suo mare « come in uno stagno ». . Ma, come dicono i nostri marinai «la capa del ciuccio inglese s'è voltata », cioè la situazione sfritte gica nel Canale di Sicilia, fin dalle prime ore di guerra, fu a noi favorevole. Allargatosi in seguito il raggio d'azione dei nostri bombardieri, tutto il Mediterraneo cadde sotto il nostro controllo, in modo che ogni tentativo bellico degli inglesi veniva e viene stroncato sul nascere. Il Canale di. Sicilia rimane tuttavia ancora la chiave di volta del sistema mediterraneo perchè, attraverso questo diaframma, controllato dalle nostre forze di mare, e di cielo, è molto difficile, c arduo nello stesso tempo, che si operi un qualunque congiungimento di quella «Mediterrunean Fleet» la quale, fin dall'inizio della guerra, venne divisa nei due bacini del nostro mare. La situazione delle forze navali inglesi crea quel contrasto di obiettivi tra noi e il nemico, da cui può nascere un urto tentando gli inglesi di forzare il Canale di Sicilia per accrescere lu loro efficienza nel Mediterraneo Orientale che bagna i punti più nevralgici del loro Impero. Con l'occupazione della Somalia inglese, il sistema di blocco Gibilterra-Aden si sgretola. Il traffico inglese per Bab-el-Mandeb « la porta delle lacrime » diventa, giorno per giorno sempre più, vulnerabile. Daltra parte l'efficienza di Gibilterra sotto il bombardamento dei nostri aviatori incomincia ad essere menomata. In meno di due mesi di guerra l'Italia non solo ha fatto morire per soffocazione il predominio degli inglesi nel Mediterraneo, ma si avvia vittoriosamente a neutralizzarne anche il dominio colpendo inesorabilmente gli obiettivi più minac dosi. Data l'efficienza bellica del l'Italia nel Mediterraneo, ne con segue che il traffico mercantile britannico è oggi pressoché inesisten te nel nostro mare, mentre la na vigazione dei neutri viene da noi pienamente controllata, sia nel settore orientale sia lungo le vie di traìisito tra i due bacini mediterranei. Contrariamente agli illeciti pirateschi sistemi degli inglesi, l'Italia, per salvaguardare il di ritto dei neutri alla navigazione mercantile, annunciò, all'inizio del le ostilità, che il transito per il Canale di Sicilia era pericoloso i che, da parte nostra, non si assu mevano delle responsabilità per i danni.che le navi neutrali avreb bero potuto sopportare. Per assicurare poi la normalità della navigazione neutrale, l'Italia faceva conoscere che il passaggio per il Canale di Messina era sicuro da ogni offesa bellica e che, sotto il nostro controllo, le navi abrebbero potuto transitarvi liberamente sempre che i loro carichi non fossero soggetti alle leggi contro la repressione del contrabbando. Un marconigramma pacecovecotilnoAprsodulincostpiricimchm311SSe si pensa ai dirottamenti e alle lunghe e ingiustificate soste nei porti inglesi o francesi delle nostre navi prima che l'Italia entrasse in guerra, ci si accorge subito, confrontando i metodi del nemico con i nostri, come il dirottamento dal Canale di Sicilia al Canale di Messina comporti un lieve ritardo: qualche ora soltanto. Le operazioni del nostro controllo sono cosi celeri che spesso vengono eseguite mentre la nave è in moto. Il'traffico marittimo dei neutrali si svolge molto regolarmente appunto per la perfetta organizzazione dei nostri mezzi impiegati a questo proposito e per il senso di responsabilità e di rispetto che le nostre autorità hanno per i diritti dei Paesi neutrali. Le navi che intendono pussare dal Mediterraneo occidentale al Mediterraneo orientale, o viceversa, devono comunicare per marconigramma l'ora del loro arrivo nel Canale di Messina affinchè quella nostra stazione di controllo provveda a tutte le operazioni necessarie. Giorni fa arrivò alla stazione di Messina questo marconigramma da un piroscafo turco che da Barcellona • era diretto a Istanbul: « Partito da Barcelona per Istanbul sensa mercansia. Equipaglo touto turco 36 homi per Istanbul uno francesi. Domani matina a le 10 seremo a 12 mili capo Gaio. Aspeterò le " vostre istrusioni ». Il testo di questo marconigramma merita di essere considerato non per sorridere del buffo italiano del comandante di quel piroscafo turco, ma soprattutto per sottolineare come, dall'inizio della interra, la gente delle navi mercantili abbia ritrovato nella propria memoria quelle espressioni che, fin'dall'epoca della Repubblica di Venezia, erano in uso fra i marinai del Mediterraneo. La Unitila ufficiale per le comunicazioni era il dialetto veneziano^ ciò che dimostrava quale fosse il prestigio della nostra marineria in tutto il Mediterraneo. Le comunicazioni tra navi di diverso Paese, tra navi e autorità mortuarie, gli stessi comandi nella manovra delle vele e nel governo del bastimento venivano ordinati nell'armonioso dialetto veneziano ,-hc comunemente correva per bocca dei marinai naviganti net Amsazicateseal'gntucaintenrstmmmmsctintimilplateaovvinenqsszqgtumspinddctDnClnIdcfspgsmcsfucAlgLlgsmnrfcneoBdctsgfiscpttg nostro mare di casa. Poi, con l'andar dei tempi, questo vso scorn¬ parve, e le lingue inglese e francese presero il predominio nelle comunicazioni marittime. Ora, invece, è sintomatico il fatto che i comandanti di certe navi mercantili si siano ricordati dell'antico nostro modo di parlare in mare. Al prestigio delle nostre armi, al prestigio della nostra Nazione, assolutamente mediterranea, segue, dunque, un risorgere della nostra lingua, la sola che sì armonizzi con il calore ed il colore del nostro cielo e del nostro mare. Non disperdiamo, in questi tempi di guerra, le espressioni che ci ricordano quanto fu potente per civiltà la nostra Patria, tutta immersa nel Mediteiraneo, il mare che il destino ha voluto si chia masse « Nostro ». Filippo Pennese 311 n 1111 ) : i ■ 111 m 1111111■11111111111,i 11111 j 11 ; 1111 k £ 1111111