Come si vive oggi nelle isole Normanne di Giorgio Sansa

Come si vive oggi nelle isole Normanne In pace a un passo dalia guerra Come si vive oggi nelle isole Normanne (Dal nostro Inviato) Isola di Jersey, 28 agosto. Tutto è inglese, nell'isola di Jersey, meno il clima. E' per questa ragione, anzi, che tutto il resto è più inglese che non fosse alle origini: attratti dal cielo azzurro e dal mare azzurro che non si vedono in Inghilterra dove il cielo è di piombo e il mare di platino, migliaia di inglesi con l'andare degli anni si sono trasferiti a Jersey e vi si sono stabiliti. Per tal modo la popolazione normanna, la quale una volta parlava il francese — un francese somigliante a quel- lo ricco e pittoresco dell'epoca di Rabelais — è stata a poco a poco anglicizzata nel sangue, nella lingua e nei costumi. Sia detto fra parentesi che gli inglesi si trasferirono in massa a Jersey anche per approfittare dell'assenza di tasse e di imposte, giacchè le leg- r/i finanziarie di Westminster non I 'avevano forza, quaggiù. La Capri del nord Jersey è un'isola paradisiaca; la si potrebbe definire una Capri del nord. E' tanto bella che chi se ne impossessa non la molla più. Cosi hanno fatto gli inglesi nei riguardi della Francia, così potrebbero fare i tedeschi nei riguardi dell'Inghilterra. Certo, i tedeschi che hanno sempre sentito il fascino delle terre solari, ne sono rimasti ammirati. Sono rimasti incantati da questa serenità del cielo, da questa purezza del mare, da questa freschezza del verde e gradevolmente stupefatti dall'ordine in cui si svolge la vita di questo piccolo lembo di terra, abitato da gente senza preoccupazioni. L'ordine e la pulizia li hanno colpiti tanto maggiormente, in quanto giungevano dalla Francia carattesticamente trasandata e disordinata una trasandatezza ed un disordine che contribuiscono enormemente — abbiamo constatato — a creare nei soldati germanici una opinione sfavorevole nell'avversario appena vinto. Ma Jersey è oggi un paradiso anelli perchè non sente da vicino la guerra. La lontananza della guèrra fa sì che gli abitanti riescono l'Ile volte a pensare che l'occupazione tedesca sia un episodio passeggero, una specie di turismo militare, che terminerà alla fine della stagione, come il turismo civile di tutti gli anni trascorsi; nulla di straordinario, dunque, nel fatto che gli isolani dopo avere compreso che i tedeschi non volevano ammazzarli abbiano concluso con loro, rapidamente, una pace « de facto » la quale non è stata mai turbata dal minimo incidente; e che allo stesso tempo ci sia in molti abitanti di Jersey la aspettativa messianica di una subitanea apparizione degli inglesi e di un ritorno allo « status quo ante ». Quando siamo sbarcati dal battello-pilota belga — che aveva un equipaggio francese ed un comandante tedesco e inalberava, come si comprende, la bandiera dalla croce gammata — abbiamo avuto l'impressione di esserci lasciati V Europa belligerante addirittura agli antipodi. La stranezza di vedere una bandiera tedesca sventolare a capo di un molo dall'aspetto tipicamente britannico non bastava a convincerci della realtà della guerra. Da che questa impressione t Essa proveniva forse dal fatto che, sul continente, costeggiando la Manica in automobile avevamo incontrato ad ogni passo (strada percorsa esclusivamente dalle macchine colore asfalto, della « Wehrmacht » germanica) i ricordi delle battaglie appena combattute, abbiamo visto villaggi distrutti, migliaia di macchine abbandonate agli orli delle strade, carcasse di aeroplani nei campi, tombe di caduti, vetture francesi reduci dall'esilio volontario e cariche di materassi e masserizie; questa impressione proveniva inoltre forse dal fatto che avevamo contemporaneamente incontrato i preparativi per l'ultima battaglia che sarà combattuta contro l'Inghilterra; mentre, invece, appena' messici in mare ci siamo trovati in un deserto. Il pasto dei gabbiani La Manica oggi è un deserto, e, come i deserti è seminata di vittime. Qua e là emergono dall'acqua, lungo le coste o nei bassifondi, le alberature di piroscafi affondati a centinaia. Navi in rotta non se ne vedono. Della flotta britannica che pretende di dominare le onde dei sette mari, non si scorge nessuna traccia. La famosa aviazione britannica che dominerebbe dal canto suo tutti i cieli é pure scomparsa dalla circolazio- ne. In otto ore di lento viaggio da un porto della Normandia fino qui a St Helier, l'unico segno di vita da noi notato è stato dato dalla presenza di due apparecchi germanici, venuti a salutarci facendo alcune evoluzioni al di sopra del battello, e gli eterni gabbiani, i quali, oggi si nutrono'di ciò che lasciano a galla i vapori inglesi affondati sotto i colpi degli «Stukà » e dei sommergibili. Se col nostro viaggio a Jersey,ci siamo allontanati dalla ffuerra,! ci siamo però anche convinti di|s«u aspetto fondamentale di que-jTsta guerra: che le forze armate re-|qdesche del mane e del cielo hannoicancellato la patema navale e ae-|s rea inglese nel Nord allo stesso modo che le forze italiane l'hanno cancellata nel Mediterraneo e in Africa. Ci siamo convinti che per trovare il fronte di combattimento non ci si può fermare ormai alle coste francesi della Manica, ma bisogna lasciare l'Europa e arrivare in Inghilterra. Le sporadiche manifestazioni bombardiere della aviazione inglese sull'Italia e sulla Germania non contraddicono, se non apparentemente, tale affermazione. In altre parole, la lotta anche in questo settore si avvicina al centro della resistenza nemica e si ha la netta impressione che tale avvicinamento avrà per il nemico l'effetto che ha per l'infermo il giungere della malattia al cuore e al cervello. L'Inghilterra nella Manica è completamente paralizzata. E' impossibile indovinare che intenzioni abbia il Governo del Reich nei riguardi di queste isole normanne, che funzionarono per tanti anni da paradiso dei ricchi inglesi; ma qualunque possa essere il futuro dell'arcipelago, per il momento esso è costretto ad inserirsi nella economia di guerra della Germania belligerante. La sorte delie isole E' doveroso osservare in proposito che i tedeschi procedono in questo campo allo stesso modo che in Francia, in Belgio e in Olanda, con mano estremamente leggera. Qualche jerseylano, assorbitore della propaganda britannica, può aver temuto di essere trucidalo dai tedeschi, altri compatrioti possono aver temuto di essere dai tedeschi spogliati; ma di tutto ciò nulla è avvenuto. Le requisizioni sono state limitatissiìne e non si estendono ai viveri. Il Governo militare dell'isola paga in contanti ciò che acquista per la truppa con moneta di occupazione (marchi I differenti da quelli in corso nel 'Reich ma dello stesso valore) e ha stabilito un cambio di 7 marchi per una sterlina. Siccome l'economia dell'isola non potrebbe restare in piedi se fossero rotti i rapporti col mondo esterno, il commercio che un tempo si svolgeva principalmente con l'Inghilterra è stato deviato verso la vicina Francia. I pomodori, prodotto tradizionale delle isole, che prima fornivano il mercato di Londra, partono ora per i porti normanni e da lì vanno a rifornire la Francia occupata. Senonchè la guerra ha ridotto i mezzi di trasporto delle isole — avendo gli inglesi prima di andarsene mandato in Inghiltera tutto il naviglio dell'arcipelago. Da ciò è sorta la necessità di dare alle isole normanne il massimo di autarchia alimentare. Ne sono derivati dei regolamenti della produzione agricola, in forza dei quali le colture di pomodori saranno sostituite parzialmente con colture di patate e di cereali: prodotti meno ricchi in tempi normali. Il problema alimentare, ad ogni modo, è stato reso meno grave dalla fuga di 1$ mila abitanti sui 5Jf mila che vivono a Jersey. La fuga di questi lìf mila, recatisi a tempo debito in Inghilterra, ha avuto dei curiosi effetti fra cui quello di fare sparire dal commercio le valige. A pagarla a peso d'oro non si troverebbe oggi una valigia in un negozio di jersey. Gli inglesi fuggiti avevano bisogno di bagagli per portare seco della roba. Le circostanze eccezionali hanno fatto scomparire inoltre la birra che è esaurita, il sapone e il caffè. Il tè è razionato. Di wisky non se ne trova in vendita perchè il comandante tedesco ne ha vietato il consumo, scandalizzato nel vedere le donne ubriacarsi quotidianamente (un fenomeno che dice quanto inglese sia questa isola normanna). Ma, tutto sommato, anche con questi sacrifizi a cui la popolazione deve sottoporsi — e la rinunzia all'alcool è per gli inglesi un sacrifizio immenso — a Jersey non si sente la guerra se non di rimando. Giorgio Sansa ^£ =IS0LE; -Guernsu\

Persone citate: Rabelais