Arte figlia di una vittoria

Arte figlia di una vittoria Ìli CE NIC) UlAIIJANflD A /HAOTA Arte figlia di una vittoria II 8 agosto 1551 una potente] /lotta turca comandata dall'audace Barbarossa si impadroniva senza molte difficoltà di Tripoli, presidiata da pochi Cavalieri di Malta e da una compagnia di soldati calabresi da poco arruolati; a Malta e a Gazo le truppe ottomane del corsaro Dragato si limitavano invece a qualche scorreria; ma era ugualmente un colpo grave per l'Ordine, che un trentennio prima aveva ricevuto da Carlo V « in perpetuo feudo nobile, libero e franco le città, le castella, i luoghi e le isole di Tripoli e di Malta e del Gazo con tutti i territori e giurisdizioni loro ». Le mire del Sultano erano ormai scoperte: dopo Rodi, inutilmente difesa dall'eroismo draìi Ospitalieri Gerosolimitani e dulia genialità miniare del bresciano Gabriele Tadino da Martincngn, anche la fiera isola siculo che sburra il passaggio fra il Mediterraneo occidentale e l'orientale doveva cadere sotto il dominio di Costantinopoli. L'antemurale di Roma Più nulla allora, avrebbe potuto arginare la marea musulmana che spingeva le sue piratesche incursioni sulle coste italiane fino a Nizza e già. aveva fatto tremare la Roma di Paolo III. Del pericolo non stentava a convincere il Consiglio il priore Leone Strozzi, e senz'altro si decideva la costruzione di un forte sulla Punta di Sant'Elmo per proteggere le insenature di Porto Grande e di Marsa Muscetto, e di un altro per difender sul rovescio il Borgo, sorto presso il fortino di Sant'Angelo. A fornire i disegni di queste nuore fortificazioni veniva chiamato un maestro di costruzioni militari. Pietro Pardo, così come le precedenti opere difensive eran stale curate dal Piccino e dal Ferramolino. Ancora una volta all'ingegno italiano toccava provvedere alla salvaguardia della civiltà europea su questa diga fra Levante e Ponente, e come al tempo delle guerre puniche, diciassette secoli innanzi. Malta tornava ad essere l'antemurale di Roma per la ge¬ nialità e la tecnica nostra. L'arte — che in forme rudimentali erastata viva negli ornati dei monu- menti megalitici e nelle figiiretterituali dell'ipogeo dilla! Saflienlil'arte che nella romana Melita aveva fatto scrivere a Diodoro pa-rote di lode («.gli abitanti sono provvisti di ogni agiatezza, e vi sono uomini abili in ogni genere di arti e mestieri... e /i«hho belle case ed ornate riccamente »), ma ch'era stata trascurata sotto il dominio arabo e quello siculo-normanno se così pochi sono qui i resti di quelle alte civiltà estetiche — l'arte, diciamo, sarebbe poi fiorita al riparo delle saldissime mura. Ma perchè prosperasse rigogliosamente per merito di uomi-imi immiiiiiiiiHimiiiimiiiiiiiiiimmimiii ni venuti dall'Italia era necessario] ache la vittoria delle arn.i sfolgo- rosse sulla piccola scabra isola battuta dai venti libici e dalle onde ioniche. mdcrTutti sanno le. ori nini dell'Oidi- fTutti sanno le origini aeuuiai 'Zl! £2"S ^ÌSrtfpTìncipato d'ìnt^Jm, t Zue%di Tnpoli di Siria e di Giaffa. cu-\ ditto anche S. Giovanni d'Acri, re- sa insomma, impossibile dai mu-Ì"T»«i.v« I sulmuni la permanenza in Terra] santa di istituzioni cristiane, gli] Ospitalieri di S. Giovanni di Ge-i rusalemme — Cavalieri] Cappel-\lani, Serventi — invece di rfrirsi all'ozio come i Templari, erano rimasti al loro posto di combattimento. Riparati a Cipro, avevano ottenuto il possesso di Rodi, l'avev>an fortificata in modo formidabile e dietro quei baluardi avevan sostenuto i due leggendari assedi del USO e del 1522, nel primo ributtando un'annata di centoses santa navi e centomila uomini, nel secondo ottenendo almeno la salvezza della popolazione cristiana, hi seicentocinquanta e con poche iiiiiii nmimniimim. 11 ninnimi.illuni alt re centinaia d'armati, per sei mesi avevan tenuto testa ad olireduecentomila turchi: impresa epi-ca che aveva destato in tutta Eu-ropa tale ammirazione da giusti- ficare la donazione, da parte di' ' *\ tftLTrf' \£& frS&OosX gii antichi Ospitalieri*eran^vcnt"t' ' Cavalieri di Malta, Ma la conquista musulmana A>Tripoli, come bene aveva avverti- in r.fniin fttvnw.i Hmi ryti filiti itil to Leone Strozzi, non era che l*Mpreludio: Impaziente di sbarazzare il mare da quegli ostinati avversa-ri, Solimano il Magnifico ordina-va l'attacco di Malta e il IS mag-gio 1565 Pannata turca compari-ia in vista dell'isola verso MarsaScirocco. «Contava essa — rtcor-da Roberto Paribeni nella sua bel-la monografia su Malta, di diecanni fa — 193 navi, 38.000 soldati16.000 rematori e 25.000 tra guastatori e avventurieri e mercantgreci ed ebrei. Oltre le artiglierie delle navi e le artiglierie più leggere da sbarco, vi erano cinquatita cannoni doppi e rinforzati da batteria che tiravano palle di feria in. .iiiiuiiiiii.iii immillili rfi SO libbre .Vund, con provviste per 100.000 tiri, e due morlacchi petrieri di smisurata grandezza i quali, caricandosi con grandi quantità di esplosivo, dovevano scuotere siffattamente la terra da far screpolare le cisterne che eran dentro le fortezze, sì da far disperdere le provviste di acqua degli assediati ». Sempre l'orrore della guerra s'e accompagnato alle più bizzarre ingenuità. Un leggendario assedio Anche questa volta l'assedio vide episodi omerici di valore e di tenacia. I difensori eran circa no\ vernila, in maggioranza maltesi e siciliani; i cinquecento Cavalieri i tenevano i comandi; il seltunlcn| ne Gran Maestro Giovanni La Vallette, fondatore della bella ca- cfilfrGItsbvcgfldnnmuvitate dell'isola, da una torre del] Borgo dirigeva le operazioni e al l'occorrenza, a colpi di picca, rovesciava gli assalitori dai parapetti. Tre mesi e mezzo durò l'assedio. Cadeva il forte Sant'Elmo, i superstiti Cavalieri eran scorticati vivi, ma resisteva il forte San i Michele, resisteva il Borgo dove \l'» l" donne ed i fanciulli combat- \tevano con frombole e sassi. Ri- «<»«« a cinquecento, gli assediati ]a"""v"n d> morire piuttosto che \ ammainare la bandiera dell'Oidi- l* respingevano anche l'ultimo I««•»" generale. Sui primi d, se,\'sMUà"'de^3Ìdev"à i turchi ad \ frettolosa ritirala Malta i \lembre lo comparsa d'una flotta finalmente inviala dal viceré di una era |ga(Wi ] j\ii„m _ scrive il Paribeni — Lj inizia il mirabile fiorire di Mal \tll (< /j vllloie strategico dell'Isa- 1 lu> ,,t su„ [„,monsu ,umtà per -\aifesa delle coste italiane la Svpfspa¬ a \ynuole, il sicuro affidamento chi -:sj poteva fare sul valore, sulla de-|-] viziane i , i e a a ione e sull'abilità militare e\ale dei Cavalieri furono causa che. non si lesinarono i mezzi perrendere sempre più possente gue-Psto bel baluardo contro la minac ciosa avanzata musulmana. Lo stesso Gran Maestro vincitore. Jean de La Vallette, ebbe la gioia e la gloria di fondare sull'altura tra i due grandi porti la nuova mini imi.uinni.inmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii città: la Tirila, la festosa, la trlon-iafate Valletta». Italiani erano gli luingegneri che avevano apprestato] rle difese contro le quali s'era in- tafranto l'urto d'Oriente, il Lapa-i arolli da Cortona, il Quinsanì, ilìpGcnga, il Lance, lo Scnbellonì.; EItaliani non potevano non essere ptlli artisti che, insieme, con pittóri,] escultori, architetti maltesi, avreb-\mbero dovuto dar bellezza alla gio-, cvane capitale. Ed ceco cosi giungere a Malta,] chiamato dai Cavalieri della Lin gua d'Italia le noto come l'Ordine fosse suddiviso in otto gruppi o lingue), il grande Caravaggio, a decorare la loro cappella nella nuova concattedrale di S. Giovanni iniziata nel 1573 su disegni del maltese Girolamo Cassar. Dipinge un ritratto del Vignarnurt dall'av¬ matura abbagliante di luce, ny S. Gerolamo mirabile, una tcrrifi vanle Decollazione ili S. Giovanni. poi spinto dal suo torbido destino fugge dall'isola e va a morire in Maremma. Per l'aitar maggiore <) un altro italiano oriundo di Spagna. Malico Perez d'Aleceio. un pittore che ha visto a Roma lavo-., rare Michelangelo, che fornisce la'mpala del Battesimo: ed Alessandro Alaardi modella per il timpano ! inidCrsdisdC«id'cpsìc'lgsdel Redentore. \NrmvmPvdDovunque st volga lo sguardo] "ella chiesa fastosa l'opulenza de! Barocco italiano trionfa. Fusa u| Firenze dal De Soldanis è la ma-i ani fica tomba del Gran Maestro' Marcantonio Zondudari, ed il su-\ perbo ritratto che domina il sepol-\Vero di Gregorio Carola se non e|,lesdell'A! gnidi è degno del suo stile. L'aliar maggiore, si ritiene disegnato dal Bernini, ed il maltese] Melchiorre Gufa, del quale si hnn-i | Magnanapoli Ilo opere a Roma in S. Caterina a\{e in S. Agnese. dl\e\pìazsa Navona. ne eseguii bron-i si. Ma nelle volte, accanto ai fi- r.«estroni, nella lunetta sopra la -\ porta l esuberanza d'uno dei nostri Pipili impetuosi e prestigiosi secen- Usti si afferma in tutta la sua' smagliante pienezza. Per tredici\anni attese a quelle pitture il ca- lahrese Mattia Preti, egli stesso Cavaliere di Malta: poi, tornatoo . a a a ni minimum iniimimnimmmiiiim amata come vi lavorò — — fino alla lla Valletta da lui na seconda patria, icorda il Paribeni arda vecchiezza fornendo dipinti nche alle, piccole chiese di cnm agna e di là inviando in tutta Europa i frutti della sua immensa roduzione. Fedele all'isola, volle sser sepolto in S. Giovanni e darmirvi accanto ai suoi crociali ompagni, o j n- • SeCOildO « HIHaSGimentO » m v E' del Giambologna il Nettuno n bronzo nel cortile del palazzo dei Gran Maestro costruito dal Cassar.' Se gli manca forse il vigiy e plastico della statua bolognee, certo il suo timbro è inconfonibilmente italiano, come italiane ono in maggioranza le pitture] delle chiese minori, da quelle del Caracciolo nella chiesa del Gesn « quelle del Sacchi nella chiesa deila Vittoriosa. Lembo di terra sicnla. Malta poteva, fino all'occupaziono napoleonica durante la pedizione d'Egitto, conservare un carattere quasi internazionale pei a suddivisione slessa dell'Ordine ma come la lingua d'Italia era la più numero sa. cosi la più legittima corrente Napoletano. // gusto del costruì- re, del decorare, dello scolpire, malgrado la presenza in. S. Giovanni degli stupendi arazsi fiamminghi su cartoni del Rubens e del Passino e d'altre opere insigni inviale dai maggiori centri europei dal Seicento all'Ottocento come VeU le slnlun dPÌ PratWer nP, HaMSO,eo di Lodovico Carlo d'Orléans, questo gusto non poteva essere, che italiano, oppur maliese, che è lo stesso. Un'arte, ad ogni modo, ch'era {{oHta dn ,„,„ qr(inde vittoria qtMndo pBr « vaiorf, delle nrìni ' smi'ito ni rischio di domi n(Wione e di tirannia. Quelle arni nmno impugnate quasi tutte, tot fj cavalieri, da siciliani e daHmalteai Solo con una nuova oittoria italiana potrà iniziarsi il secondo « «nascimento » artisti „ ^ Unita Marziano Bernardi peImRaUvcsnsmcgdspmniiiiimii imimimiiiiimii luminili Il Palazzo della lingua d'Italia a La Valletta. li Forte S. Elmo, costruito da architetti italiani a La Valletta.