La Commissione di rimpatrio e la sua fervida opera a Bardonecchia

La Commissione di rimpatrio e la sua fervida opera a Bardonecchia Gli italiani reduci dalla Francia La Commissione di rimpatrio e la sua fervida opera a Bardonecchia Fraterne accoglienze e amorevoli cure presso la Colonia "9 Maggio,, II nostro inviato ci telefona da]pBardonecchia: Siamo nel salone dei servizi assistenziali della Commissione per il rimpatrio degli italiani dalla Francia. Ascoltiamo. — Voi, come vi chiamate? — Serafini Gino di Giovanni, nato ad Arsignano prov. di Vicenza, tornitore meccanico. Lavoravo I presso uno stabilimento di Annecy | e sono stato arrestato il 10 giugno ed internato nel campo di S. Jodard dal 10 al 24 giugno. Non ho documenti perchè i francesi mi hanno strappato tutte le tessere di riconoscimento... — Aspettate un momento. Questo breve e rapido dialogo si svolgeva ieri mattina, noi presenti, a Bardonecchia, negli uffici della Colonia permanente della nostra Federazione tra il conte di San Marzano, Segretario dei Fasci all'estero, ed un nostro connazionale rimpatriato la sera prima. Nel frattempo sopraggiungeva il camerata Emilio Rezzonico, addetto alla R. Agenzia consolare di Modane, il quale assieme ai maggiori esponenti della collettività italiana di Modane era stato arrestato ed internato nel campo di concentramento di S. Jodard; quest'ultimo rivolgeva ancora al Serafini alcune domande per chiedergli particolari sul famigerato campo di S. Jodard e sia come le risposte collimavano perfettamente con quanto anch'egli per sua triste esperienza conosceva non rimase più alcun dubbio che anche il Serafini fosse stato una delle vittime della vendicativa crudeltà dei francesi che non potendo imporre la forza delle loro armi al vittorioso esercito del Duce avevano sfogato la propria impotente rabbia contro gli inermi lavoratori italiani. In base al riconoscimento avvenuto, alle notizie pervenute ai funzionari dell'Ispettorato di confine degli Italiani all'estero ed agli accertamenti informativi della Pubblica Sicurezza, il Serafini ch'era giunto in Patria senza un nome, senza un documento, che altri non era che una semplice entità fisica, un uomo qualsiasi, nel breve volgere di alcune ore, per merito della perfetta organizzazione degli uffici disposti a Bardonecchia dal Ministero degli Interni in collaborazione col Ministero degli Esteri — per ricevere i nostri connazionali rimpatriati -ha ritrovato la propria personalità: Serafini Gino di Giovanni, nato... Assieme ai documenti provvisori fornitigli dal comm. Puppi, capo dell'Ispettorato di confine di Bardonecchia e dal prof. Pacini dei Fasci all'estero, il camerata San Marzano gli ha consegnato il « Premio del Duce » di 500 lire che tutti i connazionali internati nei campi di concentramento ricevono. Il « Premio del Duce » viene distribuito in ragione di lire 500 per ogni capo famiglia, lire 250 per la moglie e 125 lire per ogni figlio. Eravamo giunti a Bardonecchia lunedì sera per assistere all'arrivo di una comitiva di connazionali provenienti dalla Francia. Abbiamo così avuto agio di osservare il complesso dei servizi disposti dal Prefetto in base alle direttive del Ministero degli Interni, secondo quanto il Duce con fraterno pensiero ha voluto sia fatto per degnamente ricevere i nostri connazionali fuggiti alle persecuzioni francesi. La città di Bardonecchia era già attrezzata-per il passaggio degli italiani all'estero fin dal 1924. A quell'epoca, infatti, venne istituita la « Regia Casa dell'emigrante » l'attuale « Casa degli Italiani all'estero ». La Regia Casa di Bardonecchia è l'unica esistente nel Regno: ve ne erano prima altre tre e precisamente a Ventimiglia, a Genova e a Napoli. Naturalmente in queste contingenze eccezionali la Regia Casa di Bardonecchia non aveva la possibilità di offrire ricovero ed assistenza ai compatrioti che quotidianamente giungono dalla Francia, ed allora si pensò di usufruire la magnifica grandiosa colonia permanente della nostra Federazione dei Fasci, costruita appunto in quei pressi sullo stesso viale della Vittoria. Significativa questa coincidenza, che i rimpatriati ricevano il primo saluto e le prime cordiali assistenze, lì sul viale della Vittoria — quella vittoria che il Duce, guidando il popolo italiano, tiene saldamente nel pugno — nella Colonia creata dal Fascismo torinese per i figli dei lavoratori. E la Federazione dei Fasci di Tori no con alta comprensione ha ce- vmrdsdsupvtppnIrfupmgcslgsclaffnncrrnssaspirmzlgauPdsssnuptn2-duto provvisoriamente la Colonia per ospitare i rimpatriati. Presiede questo delicato lavoro il comm. Brambilla, ispettore federale addetto alla Commissione di rimpatrio degli Italiani all'estero, lo coadiuvano il comm. Puppi, capo dell'Ispettorato di confine di Bardonecchia con i suoi collaboratori Frateschi e Allemandi, il dott. Pozzi, segretario di zona dei Fasci all'estero, il prof. Pacini ed il camerata San Marzano pure dei Fasci all'estero, nonché sanitari ed assistenti sanitarie del Comune di Torino e della Croce Rossa. L'opera della Commissione di rimpatrio è quanto mai delicata e difficile, perchè come abbiamo detto più sopra, capita soventissinio che i nostri compatriotigiungano sprovvisti di mezzi, conabiti*in condizioni "^«11 «spesso auìmalati in seguito alepersecuzioni ed ai molt attamentiai quali sono stati fatti oggetto La commissione seguendo ledirettive del Prefetto che s inte-ressa particolarmente dell acco-ghenza dei rimpatriati che avevainiziato la sua opera il 12 luglio con i primi arrivi di connazionali attraverso il valico del Moncenisio, fino al 9 corrente riceveva i nostri compatrioti con i torpedoni die li attendevano al nuovo confine nei pressi di BiamansCon la riattazione della galleria del Frejus che, come si è già pubblicato a suo tempo ha avuto luogo il 10 agosto, i nostri connazionali giungono direttamente alla stazione di Bardonecchia ogngiorno alle 17 e quindi sono accompagnati alla Colonia. Dopo una prima verifica ai do pumenti passano nei locali per la vlsita e bonifica sanitaria. "Se il medico accerta la presenza di parassiti sì procede ad una accurata disinfestazione in appositi locali separati per gli uomini e per le donne. In seguito tutti passano nelle sale per le doccie calde per fare una seconda accuratissima pulizia personale. Terminata la doccia viene fornita a tutti una bevanda tonificante; occorre infatti tener presente che si tratta sempre di persone che da oltre due mesi fanno una vita di stenti e di fame. Infine quando lutto il gruppo dei rimpatriati è pronto, passa nel refettorio per cenare. Li attende una buona minestra in brodo, un piatto di carne con contorno, formaggio, marmellata, vino e surrogato di caffè. Ai bimbi vitto speciale. Terminato il pasto si va a riposo nelle camerate. Prima del « silenzio » si distribuiscono asciugatoi e sapone, poi il medico passa dal capezzale di ognuno e procede alla medicazione di eventuali ferite e piaghe. Quelli che già alla prima visita sono risultati affetti da malattie contagiose o infermi vengono messi a dormire nell'infermeria. Al mattino abbondante colazione di pane, caffè-latte o latte e cioccolata, poi. per chi lo desidera, vi è servizio gratuito di parrucchiere e barbiere. Al mattino non riconoscereste più quelle persone che avete visto giungere la sera precedente. Dopo la colazione i rimpatriati a gruppi entrano nel salone dei servizi assistenziali — dove appunto abbiamo colto il dialogo tra il camerata San Marzano e il Serafini •— per la compilazione del modulo ferroviario per la spedizione delle masserizie e per il rilascio del biglietto ferroviario gratuito, valevole per il viaggio al paese d'origine. Contemporaneamente si rilascia una lettera di presentazione per il Podestà del luogo di destinazione del rimpatriato, affinchè possa essere ammesso a fruire dell'assistenza e degli altri sussidi disposti dal Governo. L'assistenza viene completata con erogazione di un eventuale sussidio e, per quelli provenienti dai campi di concentramento con la consegna del « Premio del Duce ». Prima del pranzo, a coloro che ne hanno assoluto bisogno sono distribuiti abiti completi e indumenti vari. E poi alle 15,45 i rimpatriati ripartono diretti ai Comuni dì origine, ove li attendono una nuova vita, lavoro e sicurezza nell'avvenire, mercè l'assistenza del Regime. U. Nobili