L'Inghilterra comincia a soffrire nel vivo
L'Inghilterra comincia a soffrire nel vivo L'Inghilterra comincia a soffrire nel vivo L'imbarazzo col quale la stampa inglese registra i successi delle armi italiane in A.O. rivela la sorpresa che hanno provato gli ambienti politici e militari di Londra per l'audace azione delle tre colonne che hanno già portato vittoriosamente il tricolore a Zeila ad Hargeisa e a Adueina. Si sa ormai che la fine del dominio britannico nella Somalia è questione di tempo e che non è lontano il giorno in cui l'Italia fascista sarà padrona incontrastata del Mar Rosso. Questo spiega le caute ammissioni della stampa inglese circa i successi italiani e le anticipate giustificazioni della condotta di generali di Sua Maestà Britannica. In altre parole, il governo di Churchill vuole preparare gradatamente l'opinione pubblica a notizie più gravi. E di fatti quello che avviene in questi giorni nell'Africa settentrionale e orientale non può non impressionare grandemente il popolo inglese. Si era detto e stampato che in caso di guerra l'A.O.l. sarebbe stata conquistata in poche settimane dagli inglesi; si era detto e stampato che la rivolta sarebbe scoppiata ovunque, e che il fuggiasco Tafari sarebbe ben presto ritornato ad Addis Abeba sotto la protezione inglese. Tafari è vero, e ritornato in A. O., ma quali sono stati i risultati di questa leggiadra trovata di Churchill ? L'Italia è a Cassala. Altre località sono state occupate e la stessa Somalia britannica — che sembrava un baluardo inespugnabile — ha i giorni contati. Anche in Africa Orientale, come nel Mediterraneo, come alla frontiera egiziana, la grande, la invincibile Inghilterra e costretta a subire l'iniziativa italiana. Si comprende facilmente perciò come le notizie di questi giorni debbano giungere sgradite agli orecchi dei sudditi di S. M. Britannica. Da un anno a questa parte l'Inghilterra aveva catalogato un discreto numero di sconfitte, ma si trattava di sconfitte che solo indirettamente bloccavano l'Inghilterra. La Polonia, la Norvegia, l'Olanda, il Belgio, la Francia ecc. avevano dovuto cedere, ma ciò — secondo gli inglesi — significava ben poco. La vittoria finale della Gian Bretagna avrebbe ristabilita la situazione di Versaglia. Ad ogni modo l'Impero inglese era rimasto intatto, e tutti conoscono ormai alla perfezione il cinismo dei aignori d'oltre Manica, i quali per la loro salvezza — vale a dire per mantenere i loro tradizionali cinque pasti quotidiani — sarebbero stati disposti ad abbandonare al loro destino i disgraziati Paesi che avevano prestato fede alla lealtà inglese e avevano più o meno spontaneamente accettato le famigerate garanzie. Ma adesso la situazione è mutata. E poiché in Europa nessuno è più disposto a combattere e a morire per le demoplutocrazie di Churchill, Eden, Duff Cooper e compagni, l'Inghilterra si trova per la prima volta di fronte alla tragica realtà della guerra, si accorge che le armi dell'Italia fascista tagliano nel vivo, e comincia a comprendere che l'ora della giustizia è suonata. Perciò le illusioni cadono, e a Londra si comincia veramente a temere. Basta leggere fra le righe dei giornali inglesi per intendere che anche laggiù non si ha più l'antica baldanza, e che si è compreso che le baionette degli Italiani di Mussolini hanno già scritto nella storia il principio della fine del potente Impero britannico.
Persone citate: Churchill, Duff Cooper, Gian Bretagna, Mussolini
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