Borghesia infida e massoneria insidiosa di Concetto Pettinato

Borghesia infida e massoneria insidiosa Im' agonia di un mondo Borghesia infida e massoneria insidiosa PARIGI, agosto. Rivedendo Parigi a poco più di un mese dall'occupazione esiterei a decidere se la situazione generale francese segni o no un progresso; certo la popolazione della capitale è risalita a più di due milioni di abitanti. Le principali linee ferroviarie funzionano, sia pure con mezzi ridotti e con insolita lentezza (13 ore per venire qui da Brusselle). La Croce Rossa tedesca assecondata da quella belga e da un piccolo numero di infermiere francesi salva ogni giorno dalla fame centinaia di migliaia di prigionieri di profughi e di bambini. A Parigi le cucine della Hilfszug Abayern distribuiscono tutte le settimane un milione e seicentomila refezioni gratuite. All'Havre le opere assistenziali nazional-socialiste hanno scodellato nel solo mese di luglio 21 milioni e mezzo di pasti valendosi delle enormi riserve di viveri accumulati colà dagli inglesi per la loro guerra « di cinque anni ». L'opportuno pignoramento delle opere d'arte di valore esistenti ne' negozi dei grandi antiquari israeliti della metropoli permetterà ulteriormente al Governo di Berlino di mobilitare in proporzione de) bisogno i fondi necessari a persistere in un'opera di concordia che richiede somme sempre più forti ma i cui buoni effetti si fanno sentire a Rheims, a Chartres, a Nantes. La ripartizione delle derrate migliora del resto di giorno in giorno attraverso l'intero territorio occupato. Il ritrovamento di grossi depositi di carburante lascia prevedere prossimo il ritorno in servizio di un centinaio di autobus destinati a riallacciare la capitale al suburbio. In pari tempo le manifestazioni essenziali della vita cittadina ripigliano; le scuole si riaprono; gli esami di licenza liceale hanno luogo regolarmente; Sacha Guithry recita al teatro della Madeleine una propria vecchia commedia. Le preture accolgono di bel nuovo la loro modesta clientela. La stessa Borsa ricomincia titubante a trattare qualche affare. L'idea di costituire una Camera economica « della Regione francese d'Europa » che le autorità di occupazione favoriscono nella speranza di veder rianimata l'attività del paese e di armonizzarla con quella del resto del continente dischiude per giunta in ceti industriali e commerciali della regione parigina prospettive ardite e interessanti facendovi rialbeggiare la fiducia in una non lontana ripresa della produzione almeno per le branche più necessarie. Tutto quanto insomma è possibile fare per riaccendere le buone iniziative e stimolare le energie locali il Reich lo ha fatto e lo fa. Tre o quattro giornali di recente creazione — uno dei quali, la France au travati, guadagna terreno rapidamente e sta per uscire su quattro pagine — gli permettono di tenersi in rapporto con la popolazione e di cattivarsi la fiducia. Ma la ricostruzione di un paese crollato non può essere fatica esclusiva dei servizi tecnici di un esercito occupante che non ha davvero questo solo compito sulle braccia. Bisognerebbe perchè le cose procedessero spedite aiutarsi anche un po' da sè. Ora i francesi sembrano sin qui un po' troppo persuasi che tocchi invece agli altri portarli di peso. Una svogliatezza tenace mortifica in essi il desiderio della rinascita. Parigi mostra tuttora un'aria svagata e provvisoria che dovrebbe aver perduta da un pezzo. La causa immediata ne è forse la latitanza dei borghesi. Se chi dovrebbe obbedire è al suo posto non è al proprio posto chi dovrebbe comandare. Migliaia di operai passano il tempo guardandosi la punta delle scarpe alla porta di officine che rimangono chiuse perchè mancano ancora i padroni. Industriali, proprietari e capitalisti tardano a ripassare la Loire affannosamente varcata sei settimane or sono nella calca delle truppe fuggiasche. Che si nasconde sotto questa resistenza passiva del borghesi? Innanzi tutto suppongo, l'istintiva riluttanza ad avventurarsi fuori del raggio di azione — per "illusoria che sia — delle autorità francesi e rassegnarsi a vivere in zona occupata. Vi si nasconde però anche un certo desiderio di impedire che le Provincie invase ritrovino una situazione almeno economicamente normale, una certa voglia di scalzare senza parere, gli sforzi dell'avversario per rimetter in efflcenza il paese; insomma, diciamolo pure, una certa velleità di prolungare subdolamente la lotta anziché cercare, insieme col vincitore, i mezzi acconci per rifare la pace. Che sia proprio il Governo di Vichy a provocare deliberatamente tale stato di cose sarebbe eccessivo affermarlo. Il malvolere individuale vi entra anche esso per la sua parte. Troppa gente in Francia non si è ancora spogliata del vecchio egoismo. I giornali ci hanno segnalato in questi giorni il coso di medici rifiutatisi di prestare il loro soccorso a profughi sprovvisti di denaro per pagarli e non stupisce neppure apprendere che un fornaio abbia fatto sbor sare a un prigioniero affamato il prezzo della bollitura di sei uova trovate in un cascinale. E' fuori di dubbio tuttavia che le parole d'prdine portate in segreto d'oltre Loira non sono del tutto estranee a quanto succede. Le lentezze bu rocratiche degli uffici pubblici riaperti a Parigi e in particolare quelle relative alle licenze di esercizio dei negozianti al minuto sembrano studiate apposta per esasperare la capitale; e non forse una consegna ufficiale — benché quanto ufficiosa — quella che pretenderebbe di distogliere la popolazione dal trattare con le autorità tedesche forse per impedirle di rendersi conto delle loro molte benemerenze? La voce che i soccorsi distribuiti dalle opere assistenziali tedesche provengono dffceasfdcdrlse«tcmcdrtclrfugpmcntlacicbptraasneàniitdLdlMalmrpdrSefVttggtFgdggJo dal Governo francese è uno dei frutti della singolare propaganda fatta quassù dai municipi e dai commissariati di polizia. Quello a cui siffatte manovre espongono la Francia ci vuol poco a intuirlo. In un primo tempo essa rischia di subire la riapertura forzata delle aziende private per decisione del tribunale di commercio e il loro passaggio alle dipendenze di amministratori provvisori. In un secondo tempo, qualora la resistenza passiva dovesse assumere forme più precise non è escluso che le avvenga di peggio. «Ricordiamoci — avverte il ilfatin — che la pace non è stata ancora firmata ». Al che noi vorremmo aggiungere, per conto nostro, che il carattere non totalitario dell'occupazione militare del territorio francese costituisce in realtà una concessione benevola accordata al Maresciallo Pétain dalla Germania e dall'Italia e che sarebbe un grave errore tentare di farsene un'arma per complicare una situazione la quale dal 23 giugno è chiarissima e non ammette più equivoci. Purtroppo a Vichy-Hópital, come dicono gli umoristi, queste cose assai semplici non sembrano essere state sinora interamente capite. Vi si fa un gran parlare di « responsabili s> e di processo dei responsabili: ma che importano oggi i processi? Dal caso Stawisky in qua sappiamo benissimo come si conduca un processo per assicurare l'impunità dei rei e dare loro modo di rientrare in circolazione. Senza accordare soverchia importanza alla composizione del tribunale speciale di cui ci si annunzia la nascita non esitiamo a dire che esso ci pare destinato soprattutto iduissà rifareru*na"verF^ nJÌnt» tw ■ S- ™ brande\ilente. Il triumviro Marquet, che, io ha tenuto a battesimo, appar-|?tenne prima di diventare ministro degli interni di Pétain, a quella Lega dei Diritti dell'Uomo che dal 1923 funse da agente di collegamento fra il Cartello e la Massoneria e a quel gruppo di azione Laica in cui il noto fratello Frucart riconobbe pubblicamente un organo della Massoneria. Ricordiamo d'altronde che nel partito « neo - socialista » fondato dal Marquet subito dopo la sua rottura col socialismo ufficiale lo Stato Maggiore consisteva quasi esclusivamente di massoni: Lafont della loggia «Louise Michel», Varenne della loggia «Riformatori », Ramadier della loggia «Internazionale », Auray della loggia l'« Equità », Perin della loggia « Scuola ». Come prestare fede alla indipendenza di un riformatore la cui carriera politica appare tutta intera pervasa di ob bedienza massonica? E la sua presenza alla direzione degli affari interni francesi non è'essa ragione sufficiente per giustificare i più gravi dubbi sulla sincerità dell'epurazione e della riforma tanto rumorosamente vantata? La Francia di Vichy, di Clermont Ferrand e di Limoges è, come ho già scritto più volte, sempre quella di prima. Rappresentata dalla Depeche de Toulonse che continua a eseguire più o meno copertamente le consegne dei fratelli Sarraut, dal Temps fedele alla vecchia borghesia capitalista ferocemente attaccata ai propri privilegi interni e internazionali, dal Figaro acquisito alla causa orleanista, dal Journal che presta mano al conte di Parigi e dal Petit Pzrisien che obbedisce alla famiglia Dupuy e agli ebrei la stampa di Petain è la meno adatta all'opera di dis- intossicazione che si imporrebbe | e che egli vorrebbe intraprende-1 re. Brutta premessa per condurre l'opera a buon fine! A Parigi dove la presenza dei tedeschi impartisce ai più ottusi una Lecon de choses incompara-1 bile il pubblico anonimo ha giàj degli avvenimenti una intelligen- j za molto più sana. Scorriamo lei lettere private giunte alle redà- -irmi dei -iornali e vederemo chelzioni dei giornali e veaeremo cne l'una propone al maresciallo di sciogliere le società segrete e di occuparne gli stabili, l'altro di internare i 25 mila membri del Grande Oriente in un campo di ; -oi concentramento, una terza di trasformare le sedi massoniche in musei con ingresso gratuito, una quarta di privare dei diritti politici i parlamentari che appartengono al fronte popolare, la quinta di confiscare i beni degli emigrati a cominciare da Daladier il quale pare abbia intestato dieci milioni di rendita tre per cento figli, e cosi via. Non sappiamo quale sorte sia riservata a questi eccellenti propositi; ma la conclusione che sembra scaturirne è che cominciano ad esserci in Francia due Francie. Concetto Pettinato