L'agricoltura della Tunisia

L'agricoltura della Tunisia L'agricoltura della Tunisia Le coltivazioni dominanti danno a tutta la regione un aspetto tipicamente siciliano Le campagne che circondano'bTunisi non danno l'impressione di oessere in Africa, ma in Sicilia. ! itPur non mancando i tratti pianeg-1 gianti abbastanza estesi, la zona ; Tè in massima parte collinosa mon-;atagnosa con clima temperato, ma- ! clrittimo, con pioggie discrete perjgddlitrpbunlAncora una volta, come sempre Itnelle espansioni colonizzatrici de-JLquanto concentrate in 65-100 giorni irregolarmente distribuiti. Non è solo la vegetazione spontanea che dà l'impronta siciliana, la macchia di lentisco e palma nana, e gli alberi di carrubo, ma la coltivazione dominante, la vite, allevata bassa ad alberello. Dalla steppa al podere gli italiani, è questa vecchia compagna della nostra civiltà mediterranea che simboleggia e caratterizza l'Italia. E' in questa zona attorno a Tunisi che gli italiani in indiscussa prevalenza hanno sviluppato la piccola colonizzazione. Sono i contadini di Sicilia e di Pantelleria che hanno saputo trasformare con dura, intelligente fatica la steppa tunisina, la macchia, il sasso in magnifici vigneti altamente redditivi. Più della metà della superfice vitata della Tunisia, che è di 44 mila ettari, appartiene a nostri coloni italianissimi. E la viticoltura vi ha fatto sorgere villaggi agricoli europei, gli unici di tutta la Reggenza, villaggi siciliani pulsanti di vita e di lavoro: Borgi El Hamri, Santa Maria di Saida, Kanquet-Bu Arkub, ecc. E' la vita che, ancora una volta, ha legato alla 2000 famiglie italiane con circa 8000 componenti. E, come ha giustamente rilevato l'egregio prof. A. Ferrara del nostro Istituto co-illoniale in un sue accurato studio, j cla vite ha dato qui la resistenza I dmagnifica alle lusinghe e ai vari : cmezzi escogitati dai funzionari ; tfrancesi per far cambiare nazio-1 gnalità ai nostri bravi coloni ! Sfor- ! czo tanto più ammirevole in quan-jCto per troppo tempo questi nostri 'fratelli sono stati abbandonati ajrtpPvpmpdccLenrlcppmd5iterra ; dBUsè, moralmente e materialmente, dalla madrepatria. Diffìcile è stato l'inizio, durissime furono talora le crisi attraversate, ma l'anima rurale italiana ha resistito sempre. Scarsa è la produzione dell'uva da mensa, circa 200 mila quintali, e potrà utilmente accrescersi specie nei luoghi più vicini al porto; scarsa pure la produzione di uva passa, fatta solo a Kebilia da viticoltori di Pantelleria. La lenza della destinazione è per vinificazione. La Tunisia produce 1 milione e mezzo di ettolitri di vino, di cui 700 mila si esportano. Oltre alla vite, in questa regione di Tunisi-Capo Bon si coltivano fruttiferi (fichi, mandorli, albicocchi, meli, peri, ecc.); begli agrumeti difesi da frangivento di cipressi e tamerici, sono ad Hammamet e Nabeul. Si producono 260 mila quintali di agrumi. Ortaggi non mancano, irrigati con acqua sollevata .da pozzi. Il clima e gli uomini Nella parte nord - occidentale della Tunisia, la piana di Tabarca, la zona collinare montuosa della Krumiria e dei Mogods hanno aspetto non africano: inverno rigido, estate fresca e piacevole, pioggie abbondanti distribuite inu120-135 giorni, ricca vegetazione,; imagnifiche foreste di quercia, j —fra cui quella di sughero occupa !1116 mila ettari; piante arbustive se arboree come nella Provenza. ;tt „ „..„..„i ,„ „™..:. i . eta prevalente att vita rurale 6 tpastorale e forestale. Molti ita- 1 Ipldpreva-' ddpii,.._l i1 pnsddtdizmgdpsuvplrpndcliani vi hanno importSnti allevamenti suini, circa 30 mila capi, utilizzando le ghiande delle foreste, specie nella zona di AinDraham. Il sottosuolo è ricco di minerali, specialmente ferrosi. Dietro questa catena montuosa, c'è la vallata della Megerda, l'unico vero fiume della Tunisia. amVallata che pel suo clima e i suoi \ terreni ha reputazione di zona i adatta a cereali e specialmente frumento. Anche qui niente aspetto africano vero, discretamente piovo- so, inverno piuttosto freddo, està- j te caldo umido. La produzione media del frumento in Tunisia è sui 3 milioni di quintali. In questa vasta regione si è principalmente stabilita la libera colonizzazione capitalistica francese. La quale però ha finito per cadere in mano di speculatori che o ricostrussero vasti possessi latifondistici o fecero valorizzare lotti a... contadini italiani. Oggi per ogni cento ettari di questa zona non'vìè.":!! è'noVch'e unlrancese. ''tecnica colturale canaria vi I1^3. tecnica coititi die gì ariana \i|è, pero, progredita: si fa, bene, della aridocoltura con dovizia di macchine e concimi. Nei dintornidi Biserta, vecchi oliveti troppo fitti e parecchi giardini ortofrut- ticoli di indigeni, La regione detta delle Alte terre dell'altopiano tunisino, montuosa, accidentata, con inverni lunghi e estate a forti squilibrii di calore, con discreta piovosità, ha circa 750 mila ettari di foreste, oltre la metà a pino d'Aleppo: è regione poco coltivata e po co colonizzata. Dagli indigeni u colonizzata. Dagli indigeni vi .si fa pastorizia bovina ed equina. li sottosuolo però è ricco di fosfa-ti o rii minprnli metalliferi ti e di n^erau. F«a"1"^ A sud della dorsale tunisina co- minciu la vera Africa sahariana: zona predesertica, dominio della steppa. Unica valorizzazione daparte di beduini, la pastorizia a coda la..lunlsiaincon pecore che la Tunisia in complesso abbia 3 milioni e mezzo di capi ovini e quasi 2 di ca-prini); la raccolta di ficodindia. e dell'alfa da intreccio e sparte-ria. In Tunisia possono aversi da50 a 100 mila tonn. di alfa pres-Hata. Nel Sahel di Susa si ha la mas- sa più cospicua di olivi di tutta la Tunisia; chea fi milior.i di al- beri. Sviluppatissima l'industria olearia, e molto in mano a bravi italiani. A Sfax, sorta sulle rovine di Taparura, per un raggio di cinque a sette km. sono oltre 5 mila giar clini in cui si coltivano senza irrigazione fruttiferi e viti e ogni po- deretto ha la sua bianca casetta di' indigeni. Nella zona sulla collina di Tual Ech Cherid si presenta lo spettacolo di un'enorme foresta di olivi: circa 4 milioni di piante per un raggio di 40-60 km. bell'esempio di trasformazione di una magra steppa. La piantagione è regolare a 25 m. in quadro; l'allevamento a vaso a pieno denIte, tutti regolari e quasi uguali, La colonizzazione contadina euro- ile orme della civiltà romana sono j così evidenti, come i segni della I dominante italianità, i nostri agri : c°ltori hanno largamente mostra ; to, con pazienti opere e intelli1 g'enle lavoro, la loro inimitabile ! capacità colonizzatrice, e più anjC01'a sapranno provai la quando 'e ragioni insopprimibili della stojr'a e del lavoro, avranno l'atteso trionfo. pea manca qui ■ completamente. Pochi ma esemplari sono gli olivicoltori italiani. Questa dell'olio è una grossa produzione tunisina. Dà circa 18 milioni di olivi, di cui in piena produzione 13 milioni, si hanno da 300 a 600 mila quintali di olio, cui vanno aggiunti un decimo circa di olio estratto dalle sanse. Larghissimo margine c'è per la esportazione, circa 300 mila Q.li. Verso sud ovest la vasta regione delle oasi. La palma da dattero è qui la dominante. E' calcolato che la Tunisia possegga in complesso 2 milioni e mezzo di palme, di cui un milione e mezzo produttive. Se ne hanno mediamente sui 285 mila quintali di datteri, di cui si esportano da 3050 mila quintali all'anno. Le più importanti oasi per produzione di ; datteri sono nel sud tunisino: Beled el Gerid, Tozeur, Nefta, El Udiana. In questo vasto territorio, ove Arturo Marescalchi

Persone citate: Aleppo, Arturo Marescalchi, Borgi El Hamri