Il crollo della diplomazia inglese documentato dal discorso Molotof di Giuseppe Piazza

Il crollo della diplomazia inglese documentato dal discorso Molotof Il crollo della diplomazia inglese documentato dal discorso Molotof La capacità di difesa e di armamento britannica sempre più vulnerata dalle azioni aeronautiche e marittime delV Asse Berlino, 2 agosto. Gli attacchi aerei sulle città tedesche, come quello di ieri ad Hannover, che ha procurato nuove vittime nella popolazione civile, e che non fa se non riprodurre episodi purtroppo non più nuovi nella pratica di guerra britannica, non occupano affatto l'opinione tedesca come eventi di guerra, che come tali il loro valore è al disotto dello zero, bensì unicamente come misura della bassezza morale, ma più ancora della confusione mentale e dell'assenza di programma che ogni giorno più sembra caratterizzare la direzione di guerra britannica. Per la parte morale di una guerra di diritto o di un diritto di guerra, le proteste tedesche si levano altissime, nella consapevolezza di avere voce ed autorità per essere ascoltate in tutto il mondo, questa autorità potendo appoggiare e suffragare su una propria condotta di guerra che fu sempre, fin dal primo momento, irreprensibile; ma terminano egualmente ammonendo di mettere a carico dell'Inghilterra bomba su bomba, per il giorno del rendiconto generale, che non potrà ormai più molto tardare. Crescente debolezza britannica Per quanto riguarda la confusione meritale e l'assenza programmatica che queste azioni rivelano, si osserva fondamentalmente come gli inglesi, pretendendo con esse di impressionare, o intaccare e stancare la combattività e la resistenza di un grande popolo vittorioso ed armatissimo come il tedesco, dimostrano non soltanto la grottesca futilità dei loro calcoli, ma danno ancora la misura massima di quel che il loro apparecchio aviatorio è ancora capace di fare nel senso offensivo. E' tutto detto quando si osservi trattarsi di azioni singole che necessariamente si mantengono a quota prudenziale superiore ai cinquemila metri, dalla quale quota è ridicolo parlare di individuazione di obiettivi militari, dato che obiettivi militari nelle zone in questione ci fossero stati, e protette da un velo di nuvole, ed jnfine eseguite di notte; dappoiché è una constatazione non già tedesca ma di stampa americana — non si potrebbe rivolgersi ad un testimone meno sospettabile di favoreggiamento — che l'offensività dell'aviazione britannica è ormai per necessità ridotta unicamente alle azioni notturne. Lasciando ancora parlare il buon testimonio americano, la stampa tedesca aggiunge oggi a tali preoccupate constatazioni di oltre oceano anche quelle sempre crescenti che derivano dalle azioni di martellamento dell'aviazione germanica delle ultime settimane, sui porti e sugli impianti britan nici. Si tratta di un'azione della cui complessità ed organicità dà oggi una idea sia pure soltanto approssimativa un comunicato tedesco, nel quale insieme con la statistica degli affondamenti o danneggiamenti gravi inflitti alla flotta di guerra e commerciale britannica dalle due Potenze dell'Asse soltanto dal 25 giugno a questa parte, si passa in rassegna la imponente serie di efficaci ed incessanti attacchi operati sui porti, impianti, fabbriche d'armi, depositi e nodi strategici dell'Inghilterra, ai quali vanno aggiunti quelli sferrati in Mediterraneo dall'aviazione italiana; concludendo in definitiva che, mentre in Mediterraneo, e del resto fin giù nel Mar Rosso, l'azione italiana ha ormai reso inservibile più di una base, e nel Mare Nostro ha intanto separato in due la flotta britannica, nel nord porti come Londra, Southampton, Hull, Newcastle e Dover sono già praticamente fuori uso. Di questi risultati il valore politico già emergente la stampa tedesca può oggi rilevare non già soltanto dalle ammissioni preoccupate dell'amico transoceanico, bensì dalle confessioni dei giornali britannici stessi: fra cui ad esempio il Daily Express gira al largo in una sua nota per arrivare a preparare la pubblica opinione britannica e londinese in specie al grave compito che si impone ormai alle ferrovie britanniche di trasformare tutta la propria organizzazione dei trasporti per la alimentazione della capitale di sette milioni di uomini, per impiantarla anziché sui porti orientali e della bocca del Tamigi, su quelli occidentali. In altri termini — osservano i giornali del Reich — la stampa britannica stessa già fin d'ora prepara in realtà la sua opinione pubblica alla totale rinuncia al porto di Londra, già ormai evidentemente decisa dal Governo, e di tutti i porti orientali in genere in seguito agli attacchi tedeschi. « Queste confessioni della stampa britannica, così osserva per esempio la Nachtausgabc, rappresentano la prima netta ammissione, non soppressa dalla censura, della realta di fatto che, anche prima dell'atteso attacco tedesco all'isola, la vita economica britannica, ed implicitamente la sua capacità di difesa e di armamento, sono già gravemente intaccate dalle azioni dell'aviazione e della marina germanica. Di giorno in giorno — conclude il giornale — nella stampa britannica si accumulano indizi della convinzione che già prende piede In tutta l'Inghilterra di una fatale debolezza, cosi da non riuscire più a nascondere agli occhi delle masse la possibilità di una tremenda catastrofe ». L'azione africana dell'Italia Sempre maggiore spazio, stacco o rilievo di prospettiva acquista in questo quadro della crescente debolezza britannica, l'azione africana dell'Italia, dalla cui vastità continentale, che va dai confini della Libia al Sudan, alla regione dei due Nili ed a quella dei laghi, la forza offensiva della combinata azione di terra e di mare delle Forze Armate italiane, lascia già trasparire le prime linee di un grande piano organico di insieme, tal quale il continente nero ha raramente forse mai visto nella sua pur ricca e movimentata storia militare. Una nota della Boersen Zeitung, che prende le mosse dal comunicato britannico sulle ope razioni del Kenia, dove già si co mincia ad applicare anche per le operazioni al sud di Moiale e di Dolo il noto metodo delle •;: ritirate strategiche », rileva questa organicità, di cui si possono cogliere le prime vertebre possenti dalle operazioni di Cassala e Gallabat, a Kurmuk, alle frecce convergenti su Khartum — dove Kitchener già conquistò il Sudan all'Empire — e giù giù lino a Dolo, e ormai al margine del vivo siaud della vera colonia del Kenia: dove le armi italiane, già addestrate dalla guerra d'Abissinia, impongono agli inglesi un ritmo di ritirate strategiche che diventa già eloquente negli stessi comunicati del nemico. Le dichiarazioni di Molotof hanno nella stampa tedesca la migliore eco in quanto che esse rappresentano, non soltanto nel punto preciso dei rapporti anglo-russi dal Commissario sovietico, insieme con tutti gli altri punti, passato in rassegna, ma in tutto il resto della rassegna stessa, il completo fallimento di tutti i piani e calcoli britannici. Dalla constatazione della immutata sostanza dei rapporti con l'Inghilterra, caratterizzati come sono da evidenti azioni ostili britanniche, malgrado l'asserita intenzione del nuovo ambasciatore Cripps di migliorarli, alla constatazione della inutilità di tutti i tentativi di disturbo operati sui rapporti russo-tede schi, alle dichiarazioni fatte sulla Turchia, avvaloranti il significato di ammonimento e di guardia del le recenti pubblicazioni documentarie del Libro Bianco germanico, fino alle dichiarazioni sui Balcani, tutto rappresenta per l'Inghilterra il crollo completo della sua azione diplomatica intesa ad impedire la stabilizzazione, del settore orientale e sud-orientale del continente. Le dichiarazioni di Molotof assumono pure per la stampa tedesca un valore di evidente stabilità, di cui già si sono visti i segni nelle prime manifes'jzioni di stampa di tutti i paesi balcanici. Il maggior rilievo ottengono naturalmente nella stampa tedesca le dichiarazioni che si riferiscono ai rapporti con la Germania: il Commissario sovietico ha in sostanza ripetuto quanto già in altre sue precedenti manifestazioni aveva affermato, che cioè questi rapporti, lungi dal riposare su una base contingente di «congiuntura » politica poggiano invece sul fondamento di cardinali interessi di Stato dei due paesi, che sono stati recentemente assicurati — come già la stampa tedesca ha in particolare recentemente osservato sulla falsariga delle dichiarazioni del Ftihrer stesso — in una chiara e solida reciproca delimitazione di interessi, che da tutte le due parti è perfettamente rispettata. La stampa tedesca rileva poi come anche altre volte Molotof abbia affermato come una Germania forte sia una premessa necessaria della politica estera russa. A queste constatazioni, che suscitano naturalmente la soddisfazione dell'opinione pubblica tede soa, si aggiunge ora il compie mento delle dichiarazioni di Molotof sull'iniziato miglioramento dei rapporti con l'Italia: fatto che implicitamente conferisce, insieme con quanto Molotof ha poi detto della politica russa nei Balcani, al quadro di quella stabilizzazione e pacificazione balcanica che è negli interessi della Germania come in quelli dell'Asse, di contro ai tentativi di disturbo altrui. Giuseppe Piazza

Persone citate: Cripps, Hull