Colture dopo il frumento

Colture dopo il frumento Colture dopo il frumento I contadini d'Italia abituati a lavorare « duro, secco, sodo, in obbedienza e in silenzio », sono in buon numero alle armi e, come sempre, fanno meravigliosamente il loro dovere. Ma ve n'è a casa ancora a sufficenza perchè, as- sieme alle nostre insuperabili don ne rurali, ai vecchi, ai ragazzi (che la mobilitazione civile vuole si lascino al loro naturale lavoro, nel loro ambiente) la terra d'Italia non conosca riposo forzato e continui a produrre alimenti per la Nazione. Compito, questo, di primissimo ordine che deve riempire d'orgoglio chi si dedica a raggiungerlo. E' un servire la patria anche questo, e in modo efficacissimo. Liberato il terreno dal frumen- utbtciDgplddsrtraqrìto, e l'adozione dei grani precoci idpermette di sollecitare la destina- czione ad altre colture, si deve su- vbito lavorare e investire a coltiva- tzioni utili. Nelle terre che hanno' cla fortuna di disporre di irriga-1 tzione (ecco l'enorme bene che sii prospetta all'Italia allargando dijrdue milioni di ettari la superficie!tirrigabile come avverrà coi piani mussoliniani che il Ministro Tassinari sta realizzando) si può dire che quasi tutte le colture estive possono riuscire bene. Ma non si devono però trascurare anche le terre asciutte. Qualcosa possono dare, e siamo in tempi in cui niuna terra produttiva dev'essere lasciata senza tentare di farla produrre. Fra le colture alimentari di cui il paese abbisogna si metta in prima linea l'umile fagiolo, di cui ancora siamo tributari all'estero e che è tanto indispensabile pel vitto della massa rurale. Il fagiolo per la sua ricca composizione in principii alimentari fu detto giustamente la « carne del povero />. E' un cibo prezioso e anche di facile conservazione. Si dia la preferenza a varietà nane. Rendono qualcosa meno, ma domandano meno brighe di quelle rampicanti. Vengon bene anche in mezzo alle file del granturco e negli interfilari delle vigne. Bisogna, arar presto il terreno e incorporarvi concime che possa esser presto goduto dalla pianta, come il perfosfato ad alto titolo, e la calciocianamide. Altra coltura la patata, scegliendo di quelle varietà come la « Matilde », che hanno ciclo vegetativo breve, quasi quarantine. Specialmente chi ha terra tendente allo sciolto, abbastanza fresca e può mettervi letame ben maturo, e un po' di cianamide, avrà ottimi risultati. Ma non si dimentichi che occorre zappare accuratamente le patate e mantenerle sempre monde da erbaccie. Sono lavori non grevi, da donne e ragazzi, ma indispensabili. Solo il campo ben rivoltato da malerbe può dare abbondante messe di patate. Anche il cavolo, ottimo ortaggio cosi largamente e giustamente impiegato nella dieta alimentare nostra, può esser coltivato d'estate. Bisogna però farsi il semen zaio e mettere nel terreno le pian tine ottenute togliendo loro la maggior parte delle foglie per mantenere equilibrio fra radici e fogliame. Comprimere la terra attorno alla radice, bagnare, distribuire concimi potassici e azotati. Se i cavoli non possono mettersi su pieni campi, vi sono sempre striscie e ritagli dove posson trovar posto; anche sui mucchi di terricciati, sui cumuli di terra debbiata. Ma una pianta che più largo apporto reca all'alimentazione è il vsScmscrtscslbmfastmprsr1alqqczdsggoOsfricfnnfssnncnfmpgranoturco. Vi sono varietà qua-;rantine e cinquantine che si pre- ! stan bene a queste colture estive. I La Stazione sperimentale di mais-1 coltura di Bergamo potrà dare indicazioni delle migliori. Quello! di Bassano, ad esempio, passa peri IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIMIIIIIinilllMIIIIIIIIMMIMMIIIIIIIIII uno dei più sicuri cinquantini. Naturalmente bisogna concimare e bene, si si vogliono buoni raccolti: letame maturo, perfosfato e calciocianamide la quale ha anche il vantaggio di combattere insetti. Di granturco abbiamo molto bisogno perchè ogni anno se ne deve purtroppo importare molto dall'estero. Anche il riso viene benissimo dopo il grano. E' stata una grande innovazione utile quella diffusa dalla benemerita Stazione di risicoltura di Vercelli, del trapianto del riso preparato a tempo in ricchi semenzai. La Lomellina è alla testa di tutte le regioni per questa pratica del trapianto, e arriva ad ottenere fra grano e riso 100 quintali all'anno per ettaro ì di graiielle utili all'umanità. An che per questa coltura non si de ve lesinare in concimi: sei quin tali di perfosfato, due di calcio cianamide e uno e mezzo di po tassa. Una raccomandazione particolare va fatta ai viticoltori che sonoi tanti in Italia. Gli interfilari dei vigneti possono essere utilmente sfruttati per colture alimentari. Se può parere si tratti di piccole cose dovendosi lasciare sempre un mezzo metro libero sotto il filare, si deve pensare che molte piccole cose fanno le grandi. E tanta terra a vigneti potrebbe dare apporto considerevole alla Nazione col sicuro vantaggio di allegerire il costo di produzione delPuva. Si sappia, ad esempio, che un piccolo viticoltore di Canelli (riferì il bravo prof. Monticelli) che ha meno di mezzo ettaro di vigna a filari distanti 1,60, semina a fine agosto negli interfilari spinaci, insalate, carote, prezzemolo: e vi trapianta cavoli. In alcuni filari mette da soli asparagi, piselli, cipolle. E nei primi, tolti i primi raccolti mette fagioli e fave. Quest'anno quell'ottimo viticoltore ha ricavato 5000 lire dagli spinaci, 1750 dalle insalate, per citare solo alcuni dei vari proventi in più dell'uva. Degnissimo di imitazione. Poi ci sono le colture di erbai; queste si posson fare quasi dovunque. Il foraggio ricavato diverrà carne e latte, altri alimenti preziosi e indispensabili. V'è abbondantemente da scegliere fra le specie adatte a far erbai utili: granturchi foraggieri, sorghi, miglio, panico, soia, vigna sinensis. o fagiolino, rape, saraceno, ecc. Occorre rompere sollecitamente le stoppie del frumento arando profondo, poi sminuzzare e pareggiare il terreno con due erpicature i in croce: alla seconda interrare concimi, da 4 a 5 quintali di perfosfato, uno e mezzo di calciocianamide o solfato ammonico. Un erbaio relativamente moderno, e che ha dato risultati magnifici, è quello del fagiolino o vigna sinensis, propagandato in Italia settentrionale dal dott. Ardigò e nel meridionale dal prof. Pantanelli. E' una ottima leguminosa che non sfrutta di azoto il terreno, che anzi lo arricchisce. Dà un foraggio eccellente anche per le mucche da latte. E si adatta alle più disparate terre, e resiste bene alla siccità. In breve tempo dà i 400 quintali l'ettaro di eccellente foraggio. Meglio è seminarlo a file ternate con un metro di distanza fra le teme e di mezzo metro fra le file: bastano 30 chili di seme ad ettaro. I contadini rimasti a casa e le loro bravissime donne (bisognerà stavolta finalmente innalzare il monumento alla donna rurale!) non domandano, nè vi sono usi ;ferie estive, villeggiature e bagni, ! Vogliono servire ancora e sempre I il Paese, lieti di fare la gioia dei 1 combattenti e di contribuire alla potenza della Patria, ! i Arturo Marescalchi IIIIIIIItlllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIII

Persone citate: Ardigò, Arturo Marescalchi, Monticelli, Pantanelli, Tassinari

Luoghi citati: Bassano, Bergamo, Italia, Vercelli