Il riassetto economico dell' Europa

Il riassetto economico dell' Europa Il riassetto economico dell' Europa / prodotti agricoli della Tunisia ' Roma, 24 giugno La sconfitta militare della Fran. ° e la sua capitolazione alle Po ,„_„. AaU, *" „ofn „h. tenze dell'Asse, costituisce il primo passo verso quel riassetto economico della nuova Europa, che raggiungerà la sua forma definitiva dopo l'immancabile elimina- ^\^ clel superstite avversario ! Intanto, scrive il Supplemento a WcóhomUJo - finanziario dell' AGIT, - j ™n è fuori di luogo rilevare la - grande portata economica del i1 crollo francese che permetterà di -1 porre termine ad uno dei pia ri-'r'-ci esempi dl ingiustizia sociale ed internazionale: quello di un | Paese demograficamente decadenite e pur doviziosamente fornito j di un vasto impero, fecondato dal l'altrui lavoro ad esclusivo profitIto di una ristretta ma avida e po!tonte camarilla di banchieri e ca pitalisti gludaico-massonici. j Nel 1938 — ultimo dell'ormai 1 tramontato periodo delle vacche grasse — la Terza Repubblica tiri portò dal suo impero per circa 13 miliardi di franchi di materie pri|mc cli ogni genere. Per ordine di importanza ai primi posti in que stc forniture figurano l'Algeria e la Tunisia — terre come è noto ambedue valorizzate largamente dall'opera di genti nostre, siano cittadini italiani o italiani di Corsica, del nizzardo o della Savoia, con oltre 4,8 miliardi dl franchi la prima e 878 milioni la seconda. Tra gli altri possedimenti d'Africa, le immense regioni dell'A lirica Equatoriale ed Occidentale N"0,686 w^jè»!!, merci per 1.750 milioni di franchi, il Marocco per 857 milioni, il Camerun e Togo per 315 milioni, il .Madagascar per 678 milioni e l'I solà (U Riunione per 298 milioni, Le importazioni dai possedimen tl asiatici ammontarono d'altra parte a 1.889 milioni per l'Indoci £a e 12i milioni per la Siria. Tra le colonie d'America, la Guadalu|pa fornl alla Francia merci per 133ij miuoni e la Martinica per 337 I elioni, mentre gli stabilimenti , dell'Oceania contribuirono per 139 ! ' ! ...servitù per tenere alti ì dividendi | dei plutocrati signori di Parigi, si comprendono gli aggiornamenti I sistematici del problema di una, nuova distribuzione delle materie i milioni di franchi. Di fronte a queste numerose e cospicue correnti di risorse, in massima parte ottenute, come si è detto, dal lavoro — male retribuito — dl immigrati non francesi e delle popolazioni indigene tondannate all'abbrutimento ed alla prime mondiali. Ma oggi esso è risolto con la spada che non ammette soluzioni equivoche e di compromesso. La Tunisia non è soltanto un vasto e ricco Paese agricolo, ma an izioni da 1 a 2 milioni di ettolitri, che un territorio che ha notevoli ipossibilità minerarie. Dei 12 milio-i ni di ettari che rappresentano lalsuperticie totale della Reggenza, circa il 70 per cento e cioè 9 mi- lioni, è terreno produttivo, di cuil ancora quasi la metà attende di 1essere effettivamente valorizzato.: Più di un milione e mezzo di et- jtari è coltivato a cereali: nel 1939 si sono raccolti quattro milioni di|quintali di grano, 2 milioni di quin-; tali di orzo, 150 mila quintali di:avena, oltre a quantità minori di!granturco e sorgo. Vino e olio diioliva sono altri due elementi prin-cipali dell'agricoltura tunisina: Iasproduzione di vino anche per le restrizioni imposte dai produttori francesi all'importazione nella me- tropoli. presenta larghe oscilla- mentre quella dell'olio di oliva,! più redditizia, è in via di progressivo aumento ed ha toccato nello scorso anno gli 800 mila quintali.! Ancora in via di promettente svi-; luppo sono le colture d ortaggi, di 1 legumi e di frutta. Per quanto riguarda le piante ì industriali si debbono menzionare pil tabacco, e lo sparto che alligna 1 spontaneamente in gran profusio-jne nella parte meridionale deser- ! tica della Tunisia. L'economia a-,gricola tunisina è in grado non1 dolo di assicurare, nei settori fon- \ damentali, l'approvvigionamento alimentare della popolazione, ma costituisce anche il principale ce-' ]; spite di esportazione, presentan-' do grandi possibilità avvenire. Dopo l'agricoltura, l'elemento dij maggiore interesse dell'economia]tunisina, è indubbiamente l'indù- |stria estrattiva. Attualmente ili settc-re minerario più fiorente è\quello dei fosfati di cui esistono, specialmente nella regione di Gaf- sa masse cospicue valutate ad Ul) miliardo e mezzo di tonnellate: lai produzione di fosfati ha superato nello scorso anno i due milioni di tonnellate, ed è suscettibile di largo sviluppo. Per quanto riguarda i minerali metalliferi il sottosuolo è ricco di piombo, di zinco e di ferro. L'entità dei giacimenti tunisini dl minerali di ferro viene valutata a 89 milioni di tonnellate con un contenuto medio utile del 47 %: la produzione attuale è ancora assai limitata aggirandosi sulle 150 mila tonnellate all'anno. Per quanto riguarda i combustibili solidi vanno menzionati i giacimenti del Capo Bon che nel periodo della guerra mondiale e immediatamente successivo hanno fornito circa 40 mila tonnellate all'anno di lignite. Allo stato attuale la industrializzazione tunisina non è molto più avanzata di quella delle due colonie contigue, limitandosi sostanzialmente alle industrie produttrici di beni di consumo più correnti, ma le possibilità complessive del Paese sono ancora lungi dall'essere pienamente studiate e soprattutto valorizzate, cosi che ogni giudizio sugli sviluppi futuri va per ora riservato.