L'OTTIMO ITALIANO DI MALTA

L'OTTIMO ITALIANO DI MALTA GIRO D'ITALIA IN CERCA DELLA BUONA LINGUA L'OTTIMO ITALIANO DI MALTA Non ha maggiori difetti degli altri dialetti nostri e non va certo confuso nè col gergo "malti nè, ancora meno, con l'inglese Alla provincia di Agrigento appartiene l'isola di Lampedusa, che pure è a 205 chilometri dalla costa di Sicilia. Il linguistico panorama delle nostre isole si' estende sin lì, oltrepassando — e di parecchio — l'arcipelago maltese, il quale è italiano geograficamente, etnicamente, e per l'idionXa della sua popolazione. « La prima introduzione dell'italiano come lingua ufficiale di Malta è generalmente assegnata al regno di Federico, nella cui corte e sotto il cui patrocinio la lingua italiana, come sappiamo, fiori assai ». (A. Bartolo, « Malta and Glbraltar », Londra, 1915). Preziosa testimonianza è questa, proprio perchè chi la scrisse divenne poi un Lord britannico ed imo dei più accaniti negatori dell'italianità di Malta: A. Bartolo. E bisogna che sia chiaro il valore del verbo « introdurre », cronologicamente e geograficamente. Venti secoli tutti nostri Sotto il regno di Federico II « fiorì assai» la lingua italiana: e fu la fioritura dell'idioma latino, il quale dava i suoi primi bei germogli italiani nel canto dei poeti di Sicilia: «Rosa fresca aulentlsslma — ch'apari in ver la state... » (Vedi La Stampa del SI marzo 1940). Anche a Malta sbocciava in forma italiana quel latino che era stato il « volgare » (ossia il linguaggio parlato dal medio ceto, dalle persone colte e nell'Amministrazione) nell' isola, sin da quando i Romani, dopo la seconda guerra punica, vi si erano insediati stabilmente, nel 218 prima dell'era volgare. Già un quarantennio prima (257 ai). Cr.) l'aveva occupata Attilio Regolo, riperdendola ben presto. Dobbiamo misurare storicamente a millenni (e son più che due) o a secoli (e son più che ventuno) il periodo durante il quale unica lingua ufficiale, di cultura e di scambio fu a Malta il latino, divenuto poi italiano contemporaneamente che nella penisola: e lo fu sino al giorno in cui Lord Strickland della Catena proclamò che i Maltesi eran Cartaginesi o Fenici o Cananei, e che la loro lingua « na- sionale » doveva essere il malti, ossia quello che, sin allora, era stato sempre considerato soltanto l'umile dialetto del popolo. Nel nostro giro linguistico d'Italia, non possiamo oggi recarci materialmente a Malta, per ragioni oimie: i ricordi risalgono quindi all'epoca dell'ultimo viaggio nell'isola (luglio 1937), a quando cioè il Governo britannico andava affannosamente cancellando ogni scritta ufficiale italiana, sostituendola con diciture ibride in quel bizzarro dialetto, corruzione di arabo commisto (in proporzione del 70%) di voci neolatine siciliane o italiane. Così le più pie e le più gloriose targhe della toponomastica erano rimpiazzate da leggende che muoverebbero al riso, se la vicenda non avesse avuto e non avesse troppi connotati di tragedia, e spesso anche cruenti. La « Strada Dietro i Dolori» (ossia dietro la Chiesa dell'Addolorata) divenne «Trieq il-Madonna tad-Duluri », la « Strada Figura del Carmine » divenne « Trieq tal-Fgura », e persino l'epico nome della «Piazza Otto Settembre» —ricordante l'eroica difesa e la liberazione dopo il Grande Assedio del 1565 — fu umiliato in quello quasi musulmano di « Misrah 1-Assedju 1-Kbir»! Origini del cosidetto « malti » Mi sia lecito rimandare il lettore al mio volume documentario uscito or ora («Il Centauro maltese » edizione Ceschina 19!t0), nel quale egli troverà un largo campionario dei ridìcoli ripieghi cui ricorsero le autorità britanniche con numerose Notifikazzjonl tal-Gvern, esose violenze contro la lingua italiana, per esaltare il malti a rango di « lingua ». Ma le autorità locali, che si fregiano del dignitoso nome di Gvern (da qual idioma gli vien mai questo camuffato voca¬ bolo") avrebbe dovuto demolire tutta l'isola per cancellare ogni traccia scritta di italianità: poi che non c'è leggenda incisa su pietra dall'autentica storia di Malta che non sia in latino o in italiano. Solo alcune iscrizioni in fenicio — e generalmente bilingui ossia accompagnate dalla traduzione in greco — restano gelosamente conservate nel Museo, e sono assai meno numerose di quelle conservate in altre isole italiane, come a Mozia o Isola di S. Pantaleo nello Stagnane di Marsala, o come in Sardegna, ove i Musei Archeologici di Cagliari (Sala II) e di Sassari (Fondaz. Sanno) hanno in assai maggiore copia materiale fenicio, rinvenuto a Tharros, presso Oristano. E ne fu anche esportato non poco — in tetnpi di incontrastata rapacità archeologica britannica su terra nostra — persino a Londra, dove, nel British Museum, questi cime/i tharrensi potrebbero dimostrare che anche i Sardi son Fenici o Cananèi come i Maltesi. Stranissimo dialetto è senza dubbio il malti, che gli isolani crearono per i contatti con gli invasori Saraceni durante il periodo in cui essi occuparono l'isola: può soltanto paragonarsi a quel pidgin-Englùsh che si è formato sulle coste dell'Estremo Oriente come parlata di scambio: ma nessuno sosterrebbe la ridicola tesi che diventino anglosassoni i Cinesi che si servato di quel bizzarro talkee so-faschion {•< modo di esprimersi*), nè che diventino di razza gialla quei commercianti europei che nt fanno uso per i loro pidgin, ossia per i loro affari (pidgin significa appunto « affare » ed è corruzione dell'inglese business!). Caratteristiche delle isole Come il pidgin-English è un miscuglio di voci cinesi alterate e di britanniche o portoghesi dtformatissime, così il malti è un misto di arabo nordafricano degenerato, irrobustito — per poter essere vitale — con una stragrande percentuale di parole siciliane ed italiane. E, queste, sono modificate non secondo la fonetica araba, ma secondo le leggi dialettali nostre. Assistiamo, in Malta, al curiosissimo fenomeno per cui, nell'isola cristianissima, baluardo contro l'islamismo, Iddio è invocato dal popolino con il nome di Alla; ma non dedurremo certo da questo vocabolo che i maltesi, nella Cattedrale di S. Giovanni alla Valletta, o in quella dei SS. Pietro e Paolo della Città Vecchia (la Notabile, che ora dovrebbe chiamarsi Rabat per decreto britannico^, o nella grandiosa Rotunda di Mosto chs simiglia al Pantheon di Roma, >)- norino con questo nome l'Allah di Maometto! Proprio con questo nome i Maltesi vollero contrapporre il loro Dio a quelo dei Musumani, nel loro pajjiz kattolim. Ufficialmente si scrive proprio cosi « pajjiz kattlmku », perchè la grafia abbia l'aspetto meno italiano: ma la pronunzia >c pais cattolim » rivela inequivocabilmente la filiazione spirituale c linguistica. Nel malti, come nel siciliano e nel sardo e nel còrso, abbonda la finale u, là dove l'italiano ha sostituito questa vocale latina con o, nelle desinenze nominali, addiettive o verbali. Ma più che il dialetto maltese — che molte persone colte ignoran persino — ci interessa l'italiano di Malta, poi che siamo in giro alla ricerca della buona lingua. Per la sintassi o per peculiari locuzioni, non vi sono molte osservazioni di carattere regionali da fare, a Malta: Vitaliano che si scrive o si parla nell'arcipelago è italiano eccellente. Ed anche qui — come in Corsica — le imposizioni del dominatore straniero hanno avuto, per reazione del popolo, benefiche conseguenze linguistiche. L'amore per la lingua patria è divenuto ardore eroico; vietato nella scuola, l'italiano si è conservato nelle famiglie, dove lo studio della lingua è divenuto un culto. La lettura dei classici non ebbe soltanto funzioni culturali o letterarie, ma derivò da un bisogno spirituale patriottico: il bisogno di alimentare l'animo con quelle armonie nazionali contro le quali si accaniva il Governo britannico. La spezienti e il sigareltaio Hanno però anche i Maltesi qualche loro caratteristica regionale, e ciò sta appunto a documentare che la lingua italiana ha anche a Malta i suoi con¬ , è o s e a , e n a i i e e e a e , i e i o si oan¬ notati locali, proprio come in qualsiasi altra regione d'Italia. Così, ad esempio, nel linguaggio corrente un Maltese usa assai raramente il vocabolo «.farmacia»: ed è un sintomo. I dominatori britannici chiamano chemist il « farmacista », ma tale voce cozza contro l'uso italiano. La « farmacia » fu sempre chiaìnata in dialetto spizzerìja, e perciò i Maltesi la chiamano volentieri spezieria anche quando parlano in buona lingua. E non era, nella vecchia Venezia, ogni farmacista uno spezièr? Si chiamò sino in tempi recenti spezie qualsiasi « miscuglio di aromati per uso dì medicina o per condimento ». IP. Contarmi, Vocabolario portabile del Dialetto Veneziano, Venezia 18H, pag. 161j). Parimenti un Maltese non nomina un : tabaccaio » con questo vocabolo. L'insegna del negozio reca, generalmente, la dicitura in inglese per esser più comprensibile ui marinai britannici e di altri paesi: Malta è la terra di cuccagna per i fumatori. Ma quel tabacconist non poteva certo trasformarsi in un sostantivo italiano: i Maltesi, appunto perchè itulianissimi, avrebbero sentito in tabacconista un sapore di comicità: e perciò, stranamente ma logicamente, essi lo chiamano anche in italiano « quello delle sigarette » (in dialetto: tassigaretti i. Inversamente, però, quando il Gvern si accorse che i Maltesi, tipicamente italiani anche in questo, amavano il gioco del Lotto e, non trovandolo nell'isola, incaricavano di giocar per loro terni e quaterne gli amici e conoscenti che si recavano a Siracusa, pensò che fosse opportuno istituire anche a Malta tal fonte di reddito gouematito, e anche opportuno denominare gli appositi ujjìci con un nome ben chiaro per tutti gli abitanti. a e i ì . , , i i a o i e l , n l r ci a a o, e e i. Perciò, sotto la corona britannica, nell'insegna, campeggia la dicitura «Lotto Office», mentre altre targhe chiarificatrici spiegano che si tratta proprio di un « Banco Lotto »! Non sono certo vocaboli fenici, questi; e piuttosto feyiicia. ossia grettamente commerciale, la disinvoltura con la quale il Governo britannico dell'isola non esita a derogare dal programma di ostracismo alla lingua italiana, quando l'uso di questa possa cooperare a produrre un buon incasso! E non trovò obiezioni di sorta a che venisse diffuso come testo il « Libro dei Sogni », in italiano, mentre nelle scuole imponeva il « Taghlim fuq il-Kitba Maltija », grammatica del maltese fenicio! Come mai i Maltesi, se sono Punici o Cananei, non hanno proprio nulla, nella pronunzia dell'italiano, che li riveli tali.' Non dorrebbe almeno somigliare a quella dell'arabo — se non a quella ignota del cartaginese — la loro pronunzia dell'italiano:' la loro intonazione? E, invece, il Maltese ha una cadenza « martellata ». come quella del Sarda: un po' più rapida. Più celere ancora e quella degli abitanti di Go:o; ma, sia nell'isola principale che nella minore. Maltesi c Gozitani hanno ben pochi difetti da correggere per raggiungere la nazionale perfetta ortoepia: qualche e ed o con suono chiuso invece che aperto, e viceversa. Il primo errore è più frequente che il secondo. Sono le piccole sfumature fòniche, le iridescenze /acati del nostro meraviglioso idioma, sostanzialmente unitàrio in tutta la regione fisica che gli corrisponde e gli spetta, dalla Vetta d'Italia nelle Alpi Aurine'sino alle spiagge insilimi di Lampedusa, a sud di Molle. Toddi Quando si tratta di incassare, il Governo britannico, a Malta, si esprime in chiaro italiano!

Persone citate: A. Bartolo, Di Malta, Federico Ii, Lord Strickland, Paolo Della Città Vecchia, Saraceni