Crispi e la Savoia

Crispi e la Savoia Crispi e la Savoia il battagliero quindit-inalc « Vent'iiiinl », clic da questo ultimo numero csi-e con hi testala « Veiil'anni in anni » come ni temilo della guerra d'Africa, essendo il direttore partito per il lentie, pubblica in granile rilievo il seguente pezzo: Dopo gli eccidi di Aigues-Mortcs, compiuti sugli emigranti italiani, quasi tutti piemontesi, dalie torme francesi imbestialite, sotto l'occhio indifferente della jiotizia e col benestare del governo repubblicano, le relazioni fra l'Itaiia e la Francia si fecero estremamente tese. Crispt assunse un atteggiamento cosi minaccioso che la ir rancia, memore ancora di Serfcm, ne fu impressionata. Fra altro, essendosi reso vacante il Comando di corpo d'armata di Torino, il Ministro ordinò che a questo posto fosse nominato un savoiardo. Fra i molti generali savoiardi dell'Esercito italiano vi era il conte Paolo D'Onde» de la Bdtie, di antichissima famiglia, nota attraverso i secoli per la sua fedeltà d'acciaio alla Dinastia. Fu un D'Oncieu che al comando di due squadroni —■ trecento cavalli — del Reggimento Dragoni del Re, che oggi si chiama Genova Cavalleria, assalì con tale furore al colle del Bricchetto, presso Mondavi, nel 1736, la cavalleria francese comandata da Stengel — definito da Napoleone il modello dei generali d'avanguardia — e dal famosissimo Marat che essi, con tutti i loro, dovettero volgere le groppe in fuga e non osarono più strofinarsi (se frotter) a cavalieri piemontesi. Il Re, allorquando una staffetta gli recò la notizia del fatto d'armi, decretò che allo stendardo dei Dragoni del Re fossero assegnate non una, ma due medaglie d'oro, una sembrandogli troppo poco: fatto unico nella storia militare di tutti i tempi, specialmente in Piemonte ove le ricompense al valore, sia a reparti, sia a individui, furono sempre concesse con estrema parsimonia. Il nonno del generale Paolo D'Oncieu de la Bàlie era stato governatore della Savoia: era, pensò Crispi, l'uomo della situazione e, telegraficamente, gli ordinò di raggiungere la sede di Torino. Tutti sanno come la Francia fu indotta, dall'atteggiamento di Crispi, a modificare il suo atteggiamento verso l'Italia, ove gli incidenti avevano acceso una vampata di nazionalismo che a Parigi era giudicata pericolosa. Ed il Ministro italiano non potè fare di più. A Torino, l'episodio del generale D'Oncieu è ricordato non solo dai discendenti della illustre famiglia, ma da tutti i savoiardi di cittadinanza italiana, che sono numerosissimi in tutti i ceti ed hanno propaggini nelle province subalpine: nella sola Avigliana ve ne è un centinaio, tutti aderenti al nucleo di Torino. Essi, con i loro fratelli nizzardi, affermano che il Ducato di Savoia ed il Nizzardo debbono tornare alla Corona d'Italia, e a Roma imperiale. Massimo Escard Savoiardo, fiduciario dol Nucleo «Savoia e Nizza».

Persone citate: Bricchetto, Crispi, D'oncieu, Mondavi, Paolo D'oncieu, Paolo D'onde, Savoia, Stengel