In balìa del più forte

In balìa del più forte La Grecia nel ciclone In balìa del più forte L'invadente prepotere della marina inglese e raffermarsi di nuove situazioni - Una soluzione disperata: l'aiuto dei turchi ATENE, maggio. La Grecia moderna, cosi come la Grecia di tutti i tempi, vive sul mare e per il mars. Nacque, la Grecia dei primordi della storia, nelle isole e sulle coste. Dall'antica civiltà di Creta si spinse su alle propaggini della penisola, di costa in costa, .di promontorio in promontorio, di golfo in golfo. Gli abitanti, nati sul mare, preferirono comunicar? anche tra di loro per mare, i contatti via terra es- sendo resi difficili dalla speciale!configurazione orografica. La Gre-]eia antica si sviluppò dal mare al continente, Europa ed Asia, dalcontinente ritornando poi alla sua culla, al mare. Una terra magra Anche la Grecia moderna è nata dal mar?. La lotta di liberazione dal giogo ottomano cominciò dall'estremo sud della penisola, dal Peloponneso. SI può affermare che la nuova Grecia abbia avuto il battesimo a Navarino, sul mare, quando la potenza navale degli Osmanli venne distrutta dal- le flotte europee riunite. Dalla Morea l'indipendenza greca risalì la penisola, a rapide tappe. 1826,liberazione della Morea. 1830, li- berazione della Grecia centrale, del!? Cicladi, dell'Eubea. 1864, Isole Ionie. 1881, Tessaglia e parte dell'Epiro. 1913, resto dell'Epiro, Macedonia sud-orientale, Creta e isole dell'Egeo. 1918-22, la Tracia sino quasi Costantinopoli e la zona di Smirn?. Di questi ulti La ragione di tali indistruttibilildirettrici storiche della Grecia ri-[slede negli immutabili dati geo-;politici ed economici, nelle sue|stesse esigenze di vita. La Grecia!mi guadagni territoriali, dopo la;sconfitta in Anatolia e il conse-jguente trattato di Losanna, laiGrecia moderna ha conservato |soltanto la Tracia occidentale. |infatti è un paese poverissimo. Il suolo non dà pane ai 3Uoi abitanti, i quali perciò sono costretti, per vivere, a trarre il fabbisogno dalla navigazione e dal commercio marittimo, e a cercare altre terre. I Greci dell'antichità classica, come quelli di oggi, sempre esercitarono ed esercitano con coraggio tenacia ed abilità il commercio di mare, e si spinsero e si spingono sui lidi d'Asia e d'Africa ed anche all'interno del due continenti a scopo di colonizzazione. La sconfitta d'Anatolia per opera di Kemal pascià e lo scambio delle popolazioni dal 1923 in poi, hanno segnato per la Grecia un duro colpo, la soffocazione d'un suo indirizzo vitale. Un milione e mezzo di bocche, rientrate per la maggior parte dalle fiorenti colonie d'Asia Minore, si sono aggiunte ai cinque milioni di Greci della Madrepatria e pei quali già risultavano magr? le risorse della Madrepatria. Eppure la Grecia madre, questo suolo arido e infruttifero, bastò a nutrire le nuove bocche; o per meglio dire sopperirono e bastarono gli sforzi e 1 sacrifici centuplicati dei Greci che dal mare e dai suoi traffici han saputo trarre quel che abbisognava, in più, per sfamare gli affa- matl e vestire gli ignudi profughi!della grande trasmigrazione etni-lca. Per fortuna che gli ottantami- >la Greci d'Egitto, e gli altri Greci |insediati in Africa ed in Asia, fuo- jri del territorio turco, han potuto]ancora beneficiare — e taluni in larga e ricca misura — del panedel paese che li ospitava. Basta,considerar? l'aiuto dato dalla P°-vera Grecia al profughi ancor piùpoveri, e moltissimi, in una cor-|nice di splendida solidarietà na-.zionale, per dover esprimere unsentlmento di viva ammirazione a|questo popolo generosissimo. Fino ad oggi... Il fatto che la Grecia è costretta a vivere sul mare e per il mare spi?ga la politica greca. Il fat- to che l'esistenza del popolo greco'dipende direttamente dal traffici •esercitati da una provetta e ma-;gnlflca razza di navigatori — che]ad occhi chiusi pilotano vecchie e imod?rne carrette attraverso il la-\birinto delle cento e cento isole dell'Egeo, di là dell'Ellesponto e di là delle colonne d'Ercole — giustifica forse gli orientamenti del Governo di Atene. La Grecia che, con appena 6 milioni e mezzo di abitanti, possiede 2.900 chilometri di coste, possiede il terzo porto, per volume di traffici, del Medit?rraneo, e possiede soprattutto una enorme quasi ipertrofica marina commerciale (oltre 1.300 navi che superano complessivamente un milione e tre quarti di tonnellate), dispone di una marina da guerra quasi insignificante, non p emettendo di più il magro bilancio statale. Ed ecco perciò che la Grecia, in quanto dipendei dal mare in cui si bagna e vive, viene a dipendere necessariamen- te dalla bandiera della Marina dajguerra che in quel mare domina. Fino ad oggi — e siamo convinti che sarà soltanto sino ad oggi — tale bandiera appartiene alla Marina del Re d'Inghilterra. Nel mare greco, tra le isole gr?che, davanti alle baie greche incrociano da padrone le navi inglesi. E accanto alle navi ci sono le sterline. Ecco definita la politica della Grecia, paes? povero e paese che (dipende interamente dal mare. Il Siorno in cul al Predominio della | bandiera da guerra inglese, nel Mediterraneo orientai?, si sostituisse Quello d'un'altra bandiera, l'esistenza della Grecia verrebbe a |dipendere da questa nuova ban diera, come già dip?ndeva nei secoli scorsi dalla bandiera rossa della Mezzaluna. E' visibile, però, che tra le varie bandiere, le sta¬ . patie dei Greci vanno a quella più ricca, o per meglio dir?, a quella che ha rappresentato finora Ita- moneta, ciò che dovrebbe esserej loro essenziale aspirazione nazionaie. Un episodio d'attualità varrà a spiegare, meglio d'ogni disserta¬ pero della Sovrana Sterlina. Nè i Greci si sanno forse ancora con vincere all'idea d'un Mediterraneo orientale e d'un Eg?o Uberi da °f?nt egemonia di bandiera e di zione, come il mare costituisca veramente la fonte di vita, la ragione stessa d'esistenza della Grecia. Du? piroscafi carichi di grano per la Grecia erano stati, nelle scorse settimane deviati a Malta e colà trattenuti alcuni giorni per ordine del controllo navale britannico. Ebbene, il popolo greco rischiò di rimanere s?nza pane, non essendovi scorte notevoli di farina in patria. Appunto a questo argomento della fame s'ispirò l'accorata richiesta del Governo Metaxas, all'Ammiragliato Britannico. Per fortuna del popolo greco i due piroscafi non furono trattenuti oltre a Malta e pot?rono finalmente sbarcare il loro prezioso carico al Pireo. Giacché siamo in tema di politica d'affamamento esercitato dal controllo di blocco marittimo inglese, possiamo assicurare che la protesta italiana ha trovato, in cuor loro, la piena adesione d?gll armatori e degli uomini di governo greci, in quanto con la soffocazione dei traffici marittimi e con gli intralci alla navigazione viene a far difetto alla Grecia il maggior cespite di sua esistenza, come sopra abbiamo illustrato. Nelle mani dei turchi La. vita del popolo greco, dunqUei dip?nde dal mare. Ma la Gre c\& moderna, dalla Pasqua dell'anno scorso, al problema marittimo, problema classico, ha aggiunto un problema di terra, trovandosi per ja prima volta a confinare con una grande Potenza europea nei Bal canj, per cui oggi si dice qui che duplice è l'affanno del Governo Metaxas: tra il mare e la terra, Infatti se e vero che la Grecia, piacente 0 noie„tei deve essere amica d3lla bandiera della Potenza che domina j] mare, appare altrettanto vero oggi agli occhi dei dirigenti ateniesi che la Grecia de¬ ve mostrarsi non meno amica del la bandiera della Potenza confinante n?l Balcani. Se queste due bandl?re coincidessero, allora — si osserva qui — il dilemma dei due fuochi tra mare e terra sarebbe finalmente risolto a vantaggio forse della stessa tranquillità di vita e d'indipendenza della Gre eia. Se inv?ce, come è oggi, le due bandiere hanno colore diverso e avverso, allora la Grecia è portata a vivere In quello spasimo di timore e in quella morsa d'allarme che negli ultimi giorni appun i o a , o to ha raggiunto 11 suo parossismo. In questa sua angoscia, e per sfuggire quasi al pericolo più o meno immaginarlo, più o meno frutto di interessata propaganda straniera, la Grecia ha volto le sue mani supplichevoli all'Asia, a qu?irAsia contro la quale, In funzione europea, ha sempre combattuto per secoli, per millennli. I Greci 1940 sono arrivati al punto da invocar? i Turchi come loro al ò eileatl e, all'occorrenza, come loro liberatori e salvatori. Inversione - storica e spirituale paurosa. La ajeroce greca invoca l'assistenza i — o a e l a l , l'abbraccio della Mezzaluna Il Turco non ha rifiutato la mano al Greco che per quattro secoli ha disprezzato e calpestato e, circuito dalle mene democratiche e manovrato — ma non troppo — dall'oro occidentale, ha posto la sua spada a disposizione del popolo ellenico e per un determina to caso. O, meglio, s'è Impegnato a porla. La formula è questa: La Turchia considera il territorio greco come propria zona di sicurez za e si sa che, in base ai patti turco-anglo-francesi del tempi an cor recentissimi dell'ottimismo de¬ a |mocratiCO| ia Turchia s'è impe a , ¬ gnata a prendere la armi contro chi si renderà colp?vole di aggressione al proprio territorio o alla propria « zona di sicurezza ». Non sappiamo ancora se gli ultimi avù venimenti sul fronte ovest e il a crollo miIitare delle potenze de- m0Cratiche abbiano indotto i prudenti dirigenti turchi a cambiar tono e ad attenersi a più miti decisioni. Si dice di si. Comunque, un rilievo vogliamo qui avanzare, ed è che da questa garanzia uniej aerale della Turchia — «asso a ¬ i o a i . r e à . i n o ciata » alle garanti ufficiali Gran Bretagna e Francia — la Grecia non esce con molto onore di Stato sovrano, ma esce in verità n?lla figura di Stato protetto, e protetto nientemeno che dal Turco. Assisteremo davvero nei fatti ad un protettorato turco sulla Gre eia, dato che quest'ultima confida di più sull'apporto militare del l'?sercito turco che non su quello delle Potenze democratiche? ad un protettorato che fa ritornare il turco in Europa? ad un protettorato che dà all'Asia musulmana un dominio sulla Croce cristiana, anche se greca? I Greci applaudono, forse Inconsci. Antonio Lovato Sulle strade della disfatta francese. Le truppe alleate in rotta sgomberano i villaggi della « sacca » abbandonando armi e materiali.