Cresce l'elenco delle vittime dell' egoismo britannico di Concetto Pettinato

Cresce l'elenco delle vittime dell' egoismo britannico Cresce l'elenco delle vittime dell' egoismo britannico Berlino, 28 maggio. La capitolazione dell' esercito belga, annunciata al pubblico attraverso l'intera Germania poco prima di mezzogiorno dagli altoparlanti collocati all'aperto, è stata salutata da milioni di tedeschi con gioia ancor maggiore che non la stessa presa di Calais. Agli occhi di un Paese ormai da tempo assuefatto alle conquiste di territori, la resa simultanea di 500 mila uomini assume l'aspetto di un successo nuovo e praticamente preferibile ad ogni altro. 500.000 soldati di meno, nella fossa da lupi di Ypres, significano la resa a breve scadenza dei francesi e degli inglesi che, agli ordini del generale Blanchard, ancora si battono e si dibattono fra Lilla e Dunkerque; significano un passo gigantesco verso la liquidazione di questa battaglia disperata, nella quale Reynaud e Gamelin hanno avventatamente immolato alla difesa di Londra la prima, la seconda e la maggior parte della nona armata, ossia il meglio delle forze predisposte per la guerra di mo- vimento o, più esattamente, per laìoffensiva sulla Ruhr. Diciotto gior-1 ni era durata la campagna di Po-1 lonia; diciotto giorni è durata lafresistenza belga: è questa ormai, la quanto pare, l'unità di misura della Blitzkrieg. Accusare è facile La dichiarazione letta stamani alla radio dal Capo del Governo francese provoca in questi ambienti, per il suo tenore estremamente duro verso Re Leopoldo, i giudizi più severi. Reynaud è stato ingrato ed ingiusto. Dopo l'attacco su Ypres, che aveva diviso il grosso delle forze belghe dalle forze alleate, un'ulteriore resistenza sarebbe stata vana e non avrebbe avuto altro effetto fuorché quello di aggravare per il Belgio le conseguenze materiali e politiche di una guerra di cui verosimilmente il Sovrano aveva previsto l'esito sciagurato e che solo gli intrighi del suo Governo, dominato dalla influenza francoInglesi e socialiste, lo avevano costretto ad accettare, nonostante gli sforzi diplomatici sostenuti fino dal primo avvento al trono per scindere le sorti del regno da quelle delle potenze occidentali. Accusare è facile: ma che cosa hanno fatto gli stessi francesi per le loro armate del nord, fuorché rassegnarsi ad abbandonarle al loro tragico destino? Ha forse Weygand osato tentare dal sud uno sfondamento in direzione di Arras o di Cambrai, allorché il tentativo era ancora possibile ed avrebbe potuto compromettere lo schieramento tedesco audacemente proteso verso Abbeville? il generalissimo francese ha badato unicamente a costituirsi un nuovo fronte sulla Somme e sull'Aisne, disinteressandosi di quanto avveniva nelle Fiandre, e nell'Artois; fu questo un modo come un altro di riconoscere tacitamente che nel nord non c'era più nulla da fare. Re Leopoldo ha capito la lezione e ne ha tratte le conseguenze che lo interessavano. Quando le cose vanno male, ciascuno pensa prima di tutto a se stesso. Con quale diritto, del resto, i franco-inglesi rimprovererebbero al Belgio di abbandonarli in piena lotta, dopo avere dato essi medesimi al mondo l'esempio clamoroso dell'abban. dono della Norvegia a Namsos ed altrove ? In quanto alle sfere militari tedesche, esse riconoscono volentieri che l'esercito belga si è battuto bene, sopportando anzi i colpi più duri dell'avversario, col quale era p;ù fortemente impegnato che non le retrostanti truppe alleate. La cavalleresca decisione spontaneamente presa da Hitler di onorare Leopoldo III e il suo esercito, ac- cordando loto il trattamento « do vuto a soldati che si sono battuti da valorosi » e di offrire al Sovrano una residenza dove possa trovare immediatamente asilo e riposo, in attesa che tornino disponibili le sue dimore abituali, prova l'immediata chiarificazione di rapporti che la fine della resistenza ha determinato fra vincitori e vinti; come è già accaduto in Olanda, la capitolazione del Belgio viene a tradursi in un immediato ritorno alla pace dei territori occupati. Abbiamo visto oggi sfilare sullo schermo del Ministero della Propaganda due serie di vedute di Anversa, prese a ventiquattro ore di distanza. Nelle prime la città appare deserta e squallida, come una necropoli; nelle seconde i profughi sono bell'e tornati. Le vie si riaffollano, i negozi riaprono le loro porte, la vita rifiorisce. A differenza del 1914, i tedeschi non si lasciano dietro, questa volta, territori devastati e minati dal rancore delle popolazioni o infestati dai franchi tiratori, ma paesi sostanzialmente intatti ed una popolazione tranquilla la quale, per la prima volta dopo molti anni, sembra irresistibilmente abbandonarsi alla sensazione di avere ritrovata una pace ed una sicurezza non effimere. Le distruzioni mag¬ giori di cui il Belgio ha dovuto soffrire sono quelle praticate darli inglesi nel ritirarsi; e non è orse questa l'ultima delle molte ragioni che hanno indotto Re Leopoldo a deporre le armi, giacché se la lotta si fosse prolungata ancora, i bravi tommies, non avrebbero lasciato dietro di sé altro che rovine. Un altro finto governo Le sfere dirigenti tedesche sanno benissimo, e del resto lo ha annunciato starìiani anche Reynaud, che la capitolazione del 28 maggio non verrà avallata dal Gabinetto Pierlot e che gli alleati avranno cura di prolungare la finzione dell'assistenza a Londra di un governo belga regolare, come vi prolungano quella dell'esistenza di un governo norvegese e a Angers quella di un governo polacco. Ma, nella situazione in cui si trova, Berlino può ancora trattare ormai le manovre di questo genere con un'alzata di spalle. La tesi ufficiale tedesca è che il capo supremo dell'esercito era fino a stanotte 11 Sovrano e che di conseguenza la capitolazione delle truppe è valida quand'anche non sia stata precedentemente approvata dalla maggioranza del gabinetto fuggiasco. In via generale si può dire che la campagna delle Fiandre è stata condotta da Hitler senza aver animosità contro 11 popolo belga e che la soluzione intervenuta produce qui intensa soddisfazione, non solo per la sua portata militare, ossia per la nuova opportunità offerta all'investimento di Dunkerque e per l'avvicinata fine dell'esercito di Blanchard, come per la prospettiva dischiusa alla po litica pacificatrice che è interesse del Reich intraprendere onde preparare, senza urtarsi allo scoglio di soverchie opposizioni sentimen tali, l'assestamento di tutta questa vasta zona di Europa 11 cui valore politico e militare, superfluo dirlo, fa passare in seconda linea l'interesse delle posizioni occupate in Norvegia, e in Danimarca e il cui assetto futuro è certamente già delineato nel pensiero del Fiihrer. ancorché le sfere ufficiali ed ufficiose accortamente si rifiutino ad ogni anticipazione al riguardo. Comodo schermo Nei confronti degli alleati, la ca pltolazione belga implica, accanto alle conseguenze disastrose che tutti intuiscono a prima occhiata, almeno una circostanza favorevole: la occasione per riconoscere fi- nalmente, salvando la faccia davanti alle opinioni pubbliche rispettive, l'accerchiamento delle armate del nord e l'Impossibilità di evitarne la cattura, verità amarissima che sino a questo memento né Reynaud né Churchill avevano osato confessare al Paese. Imputando il disastro dell'Artois al « tradimento » di Re Leopoldo i dirigenti franco-inglesi possono forse ancora riuscire a nascondere dietro le spalle del Sovrano sventurato le proprie responsabilità schiaccianti. Ma se tali versioni ad usum delphini sono sufficiènti per annebbiare la chiaroveggenza di popoli allenati di lunga mano a prender lucciole per lanterne, nessun credito vlen loro accordato dall'opinione tedesca, la quale non perde d'occhio un momento che i veri responsabili di quanto accade non stanno di casa a Brusselle, bensì a Londra e Parigi, e che là bisognerà andare a cercarli. Documenti trovati addosso ad ufficiali inglesi fatti prigionieri nella regione della Schelda dimostrano, secondo informazioni berlinesi odierne, che tali ufficiali facevano parte di un ufficio di ricognizione il quale, sin dai primi giorni dello scorso marzo aveva iniziato sul territorio belga, d'accordo con lo Stato Maggiore locale, l'attuazione di un grande piano di campagna per attaccare la Germania in direzione della Ruhr, prendendo come base le bocche della Schelda, dove aveva organizzato quelle posizioni di prim'ordine con le quali i tedeschi sono stati fino a ieri alle prese. Ma l'esistenza di questo plano non è stata forse ammessa stamani dallo stesso Reynaud, dicendo che esso era pronto fin dal dicembre scorso? DI fronte a tale accertamento, di cui la storia terrà conto, la legittimità dell'asserzione fatta a Berlino diciotto giorni or sono, che la Germania entrava in Olanda e nel Belgio per prevenire una mossa inversa da parte degli alleati, sembra incontestabile. Concetto Pettinato La spasmodica caccia inglese alla cosidetta « quinta colonna ». Una strada di grande comunicazione bloccata dalla forza pubblica che (erma tutte le automobili di passaggio.