Una settimana a Firenze

Una settimana a Firenze MAGGIO MUSICALE Una settimana a Firenze (DAL NOSTRO INVIATO) Firenze, 4 maggio. A lettori lontani da Firenze interessa meno la 'cronaca quotidia^ otsna degli spettacoli e dei concerti, se più forse qualche considerazione sulle musiche che ritornano o vengono alla luce, e che col loro cospicuo numero distinguono il Maggio dalle stagioni delle altre città. Quella cronaca del resto è presto scritta, una volta per tutte. Se gli stranieri scarseggiano, 1 Fiorentini accorrono più del solito numerosi, gli Italiani di passaggio sostano e, se possono, ritornano. Che la gente del luogo più affolli il Comunale e la Pergola è un indizio consolante: non ha bisogno del richiamo dei gigioni. Progresso culturale, educazione artistica. D'altra parte gli esecutori, dai direttori, compreso quello del coro stabile, l'ottimo Morosini, ai cantanti, dai registi agli scenografi, sono fra i più stimati in Italia. E il successo, per concluder la cronaca, è ogni sera alto, più o me no, s'intende, se l'opera, che non è di repertorio, è più o meno godibile alla prima udizione. Come accennai nella precedente corrispondenza la Semiramide è uno dei culmini di questo Maggio. Le persone colte son liete d'ascoltarla e riascoltarla. Le altre, rimaste disorientate, hanno confuso, come accade, pregi e difetti, esteriorità e Interiorità, e tante corna ne dissero che ai più pazienti ascoltatori delle repliche la condanna par csntlttddrseSslclttpltesdtdve eccessiva. Alla fine s'è ammes-j so che vai la pena di sentirla, la [pena cioè di restare nel teatro quattro ore e mezza, grazie all'esperienza di Tullio Serafin, che ha tagliato una buona mezz'ora di musica e soppresso l'inutile personaggio di Azema. Cronometro alla mano, vi sono almeno due ore di ottima musica. Con la firma: Gioacchino Rossini. L'ottima musica, qui come altrove, è quella che, sorta dal dram ma, ne serba l'impulso e il rifies-iso. Altro che la « nota della lavan- [daia ». E' proprio questa che, vo-( calizzata nel più fiorito ed ozioso bel canto, agghindata di spunti me-! lodici, magistralmente formata, co-[stituisce la parte grave a soppor-|tare. Gravezza che peraltro, se i e o proprio non si è nevrastenici o insofferenti, si riguarda non senza curiosità e compiacimento, poiché gli elementi della moda in un'opera d'arte musicale, in un poema, un romanzo o un quadro di tempi lontani, interessano al pari di quelli della vita di tutti i giorni, giorni lontani, come documentari socia¬ li. Se poi, senza toglier merito a bravissimi cantanti, quali Gabriella Gatti, Ebe Stignani, Tancredi Pa- sero, giunti con molto studio a ro- teare con disinvoltura la girando-1io, delle biscrome, tentiamo di im-jmaginare quel che di sbalorditivo,recava una esecuzione del 1820-30, |si giustifica l'entusiasmo di queiltempi. ILa parte bella è dunque quella;che canta il dramma, che ne è, al'modo di Rossini, la proiezione so- jnoia. S'avverta che, l'azione ester-:na essendo scarsa, l'arte di lui do-1vè mirare alla sostanza, alla carat-iIterizzazione dei personaggi, alle lo-'ro passioni. E mirò e colpi. Son ar- tiflciosi e vani i pezzi nei quali lainecessità drammatica è povera dassente; artistici e forti invecequelli che contengono un nucleosentimentale. Nel primo caso le bel-le fiasi svaporano in una prolissi- tà che fa sbadigliare; nell'altro imotivi incisivi generano svolgi- menti che avvincono, mentre le formule usatissime si riempiono di [intense significazioni. Per esempionella vigorosa successione d'episo- dii che segue all'ordine di Semira-mide « Giuri ognun » sorprende, commuove, direi perfino turba, l'echeggiare dei motivi da una vo-ce all'altra. E quando Idreno ripe- te con le stesse note l'ansioso can-to della sgomenta regina, « Qual mesto gemito », e via via le altre persone lo ripetono, ci sembra di ascoltare a uno a uno il.pulsare forte di quei cuori perplessi, che lamedesima angoscia parimenti av vince; è un diffondersi, un dilagare del panico, un accrescersi del terrore, che occupa le menti e i sensi, travolge, abbatte. E però la apparizione dell'ombra di Nino, evento soprannaturale in tanta elevata espressione di umano cordoglio, ha del fantastico e del reale, domina la scena, più sommuove gli animi, cagiona fremiti e palpiti più tremebondi. In questi duetti, questi ariosi e concertati le formule e 1 moduli sono i più frequenti. E non sembra. Altri duetti, quasi il bis d'un'aria, sono stucchevoli, perchè del tutto illogici, inattuali, inespressivi. Altri pezzi d'insieme son farraginosi, tediosi, seppur ben elaborati. Qui il dramma ha determina| to gli elementi e gli sviluppi, e s'è fatto teatro teatralissimo. Magnifica è poi la scena del deilirio di Assur, complessa nei reclItativi perfettamente scanditi datila voce e dagli istrumenti, nei (frammenti cantabili che son mossi |da un appropriato sentimento, nei cori che partecipano cordiali. L'ampiezza di questo episodio è sostenuta da un respiro tragico, quale si ritrova soltanto nel Guglielmo Teli, e che ha talvolta la veemenza, l'andamento di qualche giovanile impeto verdiano. Assur ne risulta meglio definito nella biecapsicologia, anzi compiuto nella sua intierezza drammatica. Insomma, si diceva, due ore di ottima musica, che ripaga dell'altra, e che conferma l'essenza personale e il singolare posto di Roa¬ slni nella storia del primo Otto cento, poiché in pieno romanticismo restò distaccato dalle passioni e le cantò con sobrietà sufficiente, mai concedendo più di quanto la sua natura sentisse. Un'altra serata culminante è stata quella, unica purtroppo, dedicata alla Creazione di Haydn, grande opera di poesia, che ha immediatamente risuonato in tutti i cuori. La sua data storica davvero splende. Nell'oratorio il sinfonista eccellente sembra più universale. Si compiace di immagini extramusicali, vagamente le riflette nell'arte propria, le realizza in concordi espressioni verbali e musicali. La paginetta della « rappresentazione del caos » è veramente portentosa. E' quasi una miniatura e pare dilatarsi in un affresco. Oscilla fra il formale e l'informe, il determinato e l'infinito, è regolata ed eslege, è tecnicamente audace e pur si giova di mezzi normali. Le prime due parti son propriamente poematiche, sia dove il sentimento della natura prevale, ora tentando una imitazione realistica, ora assurgendo a trasparenze sublimi, sia dove il sentimento religioso è flssato in commossi e lineari recitativi o svolto in varie forme chiuse, vibranti di umanissime modulazioni. Scorgete Haydn pensoso e giocondo, cattolico e non bigotto, sobrio e j ricco d'esperienze, osservatore lo [gicizzante e scrittore amabile, fra due epoche, due mondi, e conciliante in sè, nella visione e nella tecnica, gli opposti. Nel confronto la terza parte è assai men bella. Che Haydn abbia meglio sentito il romanticismo nella varia natura anzi che negli uomini e nell'amore non sorprende. Il paesaggio, immerso in una Stivi ni ung, riusciva al grande maestro della sinfonia più facile della psicologia nella voca- ilità. Poco esperto di drammatur [già, come le sue opere teatrali mo( strano, tentò qualche duetto d'a more. E non si dice che non riusci ! grazioso e toccante. Senonchè, in [quanto esseri primitivi, Adamo ed |Eva sembrano troppo melodram i malici, e, in quanto personaggi, de- e letifica. bolmente determinati. In ogni modo, l'elemento sinfonico e poematico, al quale Vittorio Gul diede squisito rilievo, quello vocale, in cui la signora Gatti provò di saper scartare le maniere teatrali, e quello corale, vogliamo dirlo eccellente, si congiungono in una unità spirituale e stilistica che tonifica E di molte altre cose, ascoltate in questa settimana, si scriverebbe volentieri, perchè è graditissimo ri1pensarle. Del Flauto magico cerjtamente, incantevole sempre nella , fantasiosità, nella grazia, nella se | verità, nella drammaticità essenlziale, nell'assorbimento e nella I translazione della concettosità nel- a;la liricità. Una compagnia di va'lenti cantanti He signore Favero e - j Pagliughi, lo Stabile, il Pasero, fra -:gli altri), che mai l'avevano rap-1 presentata, gareggiò volenterosa -isotto la guida del maestro Gui, e -; nello zelo rivelò quante difficoltà in- contra ancora in Italia il teatro ai mozartiano, sia per le questioni stidistiche e interpretative, sia per e1 quelle tecniche, non ultima la reo'citazione. E a lungo si scriverebbe -lanche dell'Achis tragicus, la can- ] tata di Bach in cui il sentimento iIdeila vita e quello della morte an- Ititeticamente s'alternano, del Finie mus hungaricus di Kodaly, dello i ;S(alj«t di Verdi, eseguiti dal Coro o.di Budapest e da solisti ungheresi - con la direzione del Gui, ma lo spa-'zio ormai manca perle altre udizio, ! ni della prima settimana del , j Maggio. -! La terza, avvertimento agli ama- tori, è ricca quanto questa, -i l A. Della Corte

Luoghi citati: Budapest, Firenze, Italia