Ritratti

Ritratti Ritratti Giovanni ha dieci telefoni. Chiamato da ==== uno, ne prende, per isbaglio, un altro, e, abituato a parlar solo lui, risponde all'insistente interlocutore,, trattandolo male, com'è suo costume ; dal silenzio, ne suppone il torto o il timore, e appende il ricevitore, soddisfatto. Chiama l'usciere, gli domanda quante persone ci siano in anticamera. «Dieci». Poche. Il suo collega Antonio ne ha sempre venti. («Fatele aspettare e dite che solilo in commissione». Preme un campanello, chiama la segretaria j cerca di dettarle tre lettere contemporaneamente, come Napoleone. Il tentativo risulta penoso. Maltratta la segretaria, ordina che gli vengano portati i giornali, vi cerca il proprio noJme, non lo trova, li getta indignato nel cestino. Chiama l'usciere : «Quanti in anticamera?» |«Quindici». Dite che la seduta si prolunga. «Sfoglia un giornale illustrato, si gingilla col lapi?, traccia scarabocchi, tre telefoni squillano contemporaneamente, sceglie j due più simpatici, se ne mette uno a un orecchio, uno all'altro, si rinnova il penoso tentativo delle tre lettere. Stizzito, riappende i ricevitori, chiama l'usciere: « Sono venti?». «Ventuno». Il collega Antonio c battuto ! « Fate entrare il primo»... «Oh, bravo, come va? Vi vedo sempre con piacere ! Vi ho fatto aspettare, ma qui il lavoro passa tutto per le mie mani, mi scuserete. Come va, come va, caro... caro... Già! Chi siete? Come vi chiamate? ». E, cambiando tono: «Presto, non ho tempo da perdere. Provvederemo. Prenderò nota del vostro nome. Datemi un colpo di telefono, domani. No, -domani sarò a Torino». Chiama la se-1 gretaria, le domanda dove sarà - domani. «A Milano». «Vedete? ,! Io viaggio sempre, telefonatemi - la prossima settimana, signorina - prendete nota». Squilla il telefoe\m. lo ^j,^, per non udire trillo i\'"M' ?tAÌ™ clle €"tri 11 3lecon- -|do: «Avanti, avanti, scusate un -iliiinillllllllllllllllllllllirailllllllirainil mini j a momento...». Si porta all'orecchio il telefono: non c'è più nessuno: «Meglio così. Clii siete? Venite per. . ? Ali! Ah, dchvNe ho piene le tasche delle vo-|e stre beghe personali! Qui si la- pvora, qui si opera, staremmo f re- ! aschi se si dovesse dar retta a^ovoialtri ! Provvederemo, signori-jlena, prendete nota. Datemi un tecolpo di telefono, domani, a mez-|szogiorno precisò. Benissimo, a-1 pvanti il terzo». Squilla il telefo-jtno. «Pronto? Oh, commendato- are, benissimo commendatore, su- dbito commendatore ! ». Riappende gdi colpo il ricevitore perche la se- mgrctaria non senta che il com- lmcndatore ha la voce femminile, rchiama l'usciere: «Per stasera! basta. Tornino domani. Domani ; fsarò a Milano, tornino ugual-! mente ». Prende la borsa, si met- mte il cappello, esce, traversa I'àn- pticamera: «Non ho tempo, non;sho tempo, benedetta gente, ere-1 pdete che si stia qui senza farjgniente, noialtri?» É salutato da uscieri, postulanti, impiegati, fattorini, portiere, si allontana sbuffando, e sale su una elegantissima macchina, sempre tenendo strettamente sotto il braccio a borsa nella quale, ignaro di tanto onore, giace solitario il povero giornale illustrato. Severo non parla mai di paItlcvtadabilmente P- r- ;„ ,„„,i„ „i, sta in modo che nei ,. ,. ., . . vparlino gli altri ,n sua presenza. I Subito pero li interrompe e li pre- vga di. cessare dalle lodi che locindispongono. «Piuttosto — di-jcce agli amici — ditemi i miei I ndifetti», sicuro che non glieli di-|vranno mai. Perciò Severo è stimato ' da tutti modesto e virtuoso. Se compie una buona azione, la. compie in modo che solo uno etsaf dri suoi amici lo sappia, scon giurandolo di mantenere il se- greto, ma sceglie, tra gli amici, il più ciarliero, dimodoché, un'ora dopo, tutti sanno che Severo ha compiuto una buona azione, e gli chiedono il permesso, sapendolo nemico delle lodi, di congratularsi con lui. Richiesto di un favore, si dichiara felicissimo di poter giovare a un amico, promette mari e monti, favorisce quelli che gli potrebbero essere utili, e agli altri accampa difficoltà tali che ^olo la buona intenzione di voler affrontare gli vale non soltan te i ringraziamenti, bensì le scuse dei poveri illusi. A uno che per la strada lo saluti, va incontro a braccia aperte, lo stringe al petto, gli domanda notizie della famiglia, della carriera, de gli affari, ma sempre in maniera molto generica perchè il più del le volte egli non ricorda neppu re il nome di quella persona, Perciò è stimato da tutti af fabile e cordiale, ! Se in sua presenza si parla male di qualcuno, non prende parte al discorso: semplicemente ;si limita a riaccenderlo con abili 1 parolette allorchè sta per lanjguire. Richiesto di un giudizio su una persona, ne illustra prima, e con abbondanza, tutti i pregi e tutIe virtù: solo all'ultimo, e controvoglia, dice il difetto, il quale però è tale da annullare di colpo il doppio e il triplo delle virtù e dei pregi precedentemente esposti. Quand'era fanciullo, a scuola addossava a se stesso la colpa della quale era accusato un com PaSno> ma soIt> quando aveva la sicurezza che tutti fossero coni • ,• , ,, , , , , vinti della colpevolezza del com- I _ In ta, »modo gj ccia. va la fama di gcrieroso 0 aume„. cava a dismisura la vergogna del jcolpevole. Non è sincero, ma per I novantanove volte dice piccole |verità per crearsi un alibi alla enorme menzogna che dirà la cen tesima. Severo è ritenuto da tutti uno specchio di virtù, e i padri lo additano come esempio ai loro figliuoli. Mosca

Luoghi citati: Milano, Mosca, Torino