Fede armata

Fede armata Fede armata Lo slancio d'affetto onde Torino ha accolto i cavalieri convenuti da ogni città d'Italia per il loro annuale raduno, il sentimento d'orgoglio che essa manifestava al passaggio delle colonnelle, alcune delle quali rappresentano una tradizione che si misura a quarti di millennio, non poteva non avere un'eco nel cuore dei radunisti, convenuti in numero tale da superare le più brillanti cifre raggiunte in passato. La Messa al campo La giornata si è iniziata con la Messa al campo, celebrata dall'Ordinario militare mons. Bartolomasi, in piazza S. Carlo: atto che, oltre ad essere, per i cavalieri, il compimento d'un dovere religioso, acquistava, nella circostanza, una sua squisita poesia. E' difatti proprio in piazza S. Carlo, fra le due chiese di S. Carlo e Santa Cristina che, nel 1706, durante il memorabile assedio concluso con la rotta disastrosa dei francesi, che padre Valfrè celebrava, all'aperto, ogni mattina, la Messa per le truppe, invocando dal Cielo la vittoria del Piemonte cattolico e guerriero. Il Vescovo castrense era assistito, nella celebrazione del Sacrificio, dai cappellani don Solari e don Arisio. Ai lati dell'altare erano gli stendardi degli squadroni e, sul fianco destro, quello reggimentale, portato dalla Medaglia d'oro Elia Rossi-Passavanti. nonché il medagliere, sul quale spiccavano 67 croci dell'Ordine militare di Savoia e 55 Medaglie d'oro. Di fronte all'altare, era S. A. R. il Conte di Torino, circondato dalle autorità cittadine e dai generali dell'arma. Era presente il Prefetto. Tra i generali notiamo l'Eco, gen. Vecchiarelli, comandante del Corpo d'Armata, il gen. Mentasti, comandante l'Istituto superiore di guerra, il gen. Cerruti della Difesa Territoriale, il gen. CerianaMayneri, comandante la Scuola di Pìnerolo, il gen. Cantù, il gen. Odetti di Marcorengo, il gen. Scarone, Medaglia d'oro, comandante la I Divisione aerea, il gen. Orsini, comandante il Reggimento Cavalieri d'Italia, il gen. ■ Merli-Miglietti, il gen. Merlo, il gen. Tiosi della Zona territoriale, il superdecorato gen. Mischi, comandante la Milizia confinaria. Pagine di gloria Fra lo autorità sono 11 Procuratore generale del Re, il primo Presidente di Corte d'Appello, il Federale, il Preside della Provincia, il Podestà; il Questore' ed 11 vice-Questore Finucci, il cons. naz. Orsi, comandante nazionale del Reggimento Artiglieri d'Italia, il Provveditore agli Studi, i componenti i Direttori federali e numerose altre personalità. Prima del rito religioso, S. A. R. il Conte di Torino aveva passato in rivista gli squadroni, intrattenendosi con i grandi invalidi dell'arma e con i generali Litta-Modignani — comandante in guerra della superba, valorosissima II Divisione di cavalleria che, rinnovando i fasti antichi, fu additata, con la I Divisione, alla « ammirazione ed alla riconoscenza della Patria » — Ambrosio, Sani (quegli delle sette puntate che preludettero all'of fensiva travolgente di Vittorio Veneto), Giubilei, Pucci, Bellotti (che, alla testa dei bianchi lancie ri di Genova, caricò gli austriaci a Pozzuolo del Friuli, sfondandone il cerchio di ferro e fuoco t provocando, con l'audacia della travolgente azione, l'ammirazione del nemico), Aimonino, Morolin, Paolucci, Fè d'Ostiani, Gauthier di Confiengo, Paglieri, Sambuy Berti, Fettarappa, De Maria Tappi, Ambrosio, nomi incisi tutti nella storia dei reggimenti d'Italia. Il Conte di Torino, passando sulla fronte degli squadroni, ha fissato lo sguardo con compiacenza sui veterani del reggimento Novara che egli comandò. Dopo la Messa gli squadroni si sono incolonnati e, per via Roma, tra gli applausi scroscianti della gioventù fascista schierata, gli squadroni si sono portati in piazza Castello, ove hanno sfilato impeccabilmente alla presenza dell'augusto Principe, che aveva preso posto sulla tribuna eretta presso al monumento del Cavaliere. Parla Delcroix Il gen. Orsini, comandante il reggimento Cavalieri d'Italia, ha preso la parola per la formale presentazione dell'oratore ufficiale, cons. naz. Delcroix, « cavaliere del sacrificio », il quale ha cosi iniziato la sua stupenda orazione: « Altezza Reale, si legge in Plutarco, nella vita di Marcello, il principe dei cavalieri romani, come fin dulia remota antichità cominciasse quel processo di meccanizzazione che ha spostato il rapporto fra potenza di mezzi, valore di soldati e genio di capitani, giungendo a fare della guerra un problema di organizzazione e di produzione in cui sono impegnate le risorse e le attività, prima che la virtù dei popoli. La battaglia ha acquistalo in terribilità e in estensione quello che ha perduto in bellezza e rapidità. La vittoria sembra diventata una questione di Rpeso per chi dispone delle risorsepili vaste e dri mezzi più potenti,ma noi sappiavìo die la decisioneultima spetta al cuore, che /dgnerai rimane un problema di w-tonta, che la swperioiitù è dei ?io-poli più ricchi di mrU't c di •<"!»>,di eroismo e di santità. Cos'i oggiquesta adunata dei cavalieri nellacittà che diede i suoi re e i suoisoldati a Roma, più che la festadi un'arma, sembra a noi l'esalta-zione della virtù che non ostanteoani inferiorità e avversità, feceogni inferiori! di un popolo umiliato e diviso una Nazione, uno Stato, un ImperoTutte le armi sono ugualmentnecessarie alla nostra potenza sacre alla nostra storia, ma einscuna ha la sua tradizione, il sucarattere, il suo destino ». Dopo aver rilevato che la cavalleria, prima d'essere un'arma, fu un modo di vita, che il suo spirito ed il suo stile sono più che ma paragone e d'i modello agli altri — l'oratore ha affermato che il progresso meccanico arriverà for- necessari oggi, e che noi siamo l'ultimo popolo che possa rinunziare ai valori che essa rappresenta — non per nulla dalle file della cavalleria sono usciti gli eroi classici, quelli che servono di se a distruggere se medesimo, ma non potrà dare una figura della virtù militare diversa da quella che insieme hanno creato la poesia e la storia e non è possibile immaginare un esercito senza la cavalleria, come non è immaginabile la vittoria senz'ali; chi dice fanteria — ha aggiunto — dice popolo, ma chi dice cavalleria dice sintesi di nobiltà e di popolo. Nei reggimenti che si formano e si disciolgono nel vecchio regno, il privilegio di casta diventa appunto dignità di popolo. Privilegio di vittoria Infine l'oratore ha cosi concluso: « La storia più grande è quella che sarà scritta ed il passato non vale se non in quanto 3erve all'avvenire. La vittoria è un privilegio che, una volta acquistato è necessario incessantemente difendere. Noi soldati e fascisti sappiamo che, quando si è dato tutto, non si è dato abbastanza, ma la enfasi è incompatibile con l'eroismo e, per qualunque evento e per ogni prova, noi sapendo che ogni parola può avere un peso di sangue, ripetiamo semplicemente di essere pronti a fare il nostro dovere agli ordini del Duce, per la gloria del Re ». Vibranti acclamazioni alla Casa Savoia ed al Duce hanno salutato le parole di Del Croix. Nei pomeriggio i radunisti hanno assistito, al campo ostacoli del Valentino, ad un concorso ippico, organizzato dalla Società Ippica Torinese. Alle 17.30, poi, a Palazzo Madama, si è svolto il ricevimento offerto dalla Podesteria ai radunisti. Alla manifestazione era no presenti tutte le massime au torità cittadine. Facevano gli ono ri di casa il Podestà, il vice-Pode sta Scorzarella, il comm. Gualco capo gabinetto della Podesteria. Il camerata Bonino ha rivolto ai Cavalieri d'Italia il saluto dei torinesi, fieri di ospitare nella loro città i rappresentanti dell'Arma che fu protagonista nelle guerre del Risorgimento, nella Grande Guerra, e nella conquista dell'Impero. Il gen. Orsini, a nome dei radunisti, ha ringraziato, esprimendo la riconoscenza dei Cavalièri d'Italia per la signorile, cordiale ed affettuosa ospitalità. A tutti 1 presenti è stato quindi offerto un rinfresco. Stamane i radunisti si sono recati a Pinerolo a visitare la Scuola di applicazione di Cavalleria. Ricevuti dal comandante gen. Ceriana Maineri, gli ospiti graditi hanno visitato la Scuola, i quartieri e nel pomeriggio di oggi assisteranno ad esercitazioni di cavalieri e di carri armati.