Il panico della pace di Amerigo Ruggiero

Il panico della pace Il panico della pace L'euforia dei grandi guadagni sulle forniture di guerra esalta industriali e operai: ma la minaccia d'una immane tragedia economica e sociale incombe pel dopoguerra NEW YORK, aprile. E' bastato che il ritorno di Sumner Welles in Italia coincidesse con rincontro del Duce col FUhrer germanico al Brennero perchè si producesse un piccolo terremoto in Borsa. La « General Motors » caio di un punto, il che significa che gli azionisti perdettero complessivamente 43 milioni di dollari, la « United States Steel », la più grande compagnia dell'acciaio, calò di circa due punti ciò che equivale ad una perdita di circa 30 milioni di dollari per i suoi azionisti. Molti altri milioni furono perduti con la caduta del prezzo del grano sulla piazza di Chicago in proporzione di un soldo al « bushel ». Questi sono appena tre dei 500 e più valori di Borsa che subirono un piccolo tracollo al fuggevole accenno di una possibilità di pace. Se si diffondessero voci più concrete sulla conclusione di una pace, i modesti milioni perduti dai possessori di titoli diventerebbero miliardi. Lo « Stock Market » non è ancora allo stato di tensione che raggiunse nell'ultima guerra quando una falsa notizia di pace sparsaai nel 1916 causò in poche ore un crollo di venti punti nei principali valori borsistici e un vero panico finanziario di proporzioni nazionali. Ma la situazione che si va formando in America è identica: 30i0 le proporzioni, finora almeno, sono differenti. Ma siamo già al punto in cui si parla apertamente di « peace scare », o pànico della pace, allo stesso modo come prima dello scoppio dell'attuale guerra si parlava di « var scare ». La frase appare nei grandi titoli dei quotidiani ed è sufficiente a terrorizzare numerose categorie di persone che vivono o sono in una maniera o un'altra collegati con le industrie di guerra. Perversione inzisummStin1 fld'dechpasedavotigrotitorimSBspbMcencoesdfldscsedotnsechl'innlabliCome si vide che le voci di pa- j uce non avevano consistenza lo « Stock Market » segnò una ripresa: 1 valori guadagnarono due punti in media, il grano ne ricuperò tre e mezzo. I « brokers » si affrettarono a rassicurare i possessori di titoli che s'erano affol lati tremanti ai loro tavoli che non bisognava dar peso agli inconsistenti rumori di una pace generale e che il mercato borsistico per lungo tempo ancora si sarebbe mantenuto solido. Le persone responsabili cominciano a preoccuparsi di questa situazione la quale, presto o tardi, non può che sboccare in un disastro. Il « pànico della pace » — costoro ritengono — è un'abbominazione per lo stato mentale e per la psicologia che lo producono. Per il bene della nazione queste deformità psichiche dovrebbero essere sradicate alla pari di altre degenerazioni morali e spirituali. Esse sono fondamentalmente perverse. Le industrie di guerra si stanno attrezzando per la produzione in massa e vanno ampliando i loro stabilimenti per far fronte agli ordini che si attendono dagli Alleati in quantità sempre più vaste. L'industria degli aeroplani, per esempio, si va trasformando in maniera da produrre apparecchi in se- ! rie con la più grande rapidità e j si fonda ciecamente per il suo svi-1 luppo futuro sugli ordini degli Al fotiraAfacadraclreìnSinpinnrtgggpdccnslngtn "o leali. I quali ordini un giorno o sValtrr. flnurminn mira nocaa ro o l'altro dovranno pure cessare e, coloro che prevedono le conseguenze si attendono per quell'epoca una crisi spaventosa che farà impallidire quella del 1929. Per ora il « peace scare s- va producendo uno stato d'animo cheigaScporta a guardare di traverso chiunque azzardi un'opinione favorevole ad un inizio di trattative miranti alla conclusione della pace. Lo si considera quasi come inun nemico della prosperità nazio naie. Ora, gli americ fENNterrorizzati dall'idea della pace, non sono precisamente assetati di sangue: cercano solamente di ricavare qualche profitto dagli avvenimenti storici che si svolgono all'estero. Non odiano alcuno e sarebbero felici se nessun combat- c!m'rhé'rono|?i della nace.Irrnctj lontp rimanpsoo nrpisr, in criiurra !v^fo^w^fSfJ:v»nri.rJ^nf ma^' Ho auanm^d^ gioì quantità di rame e di munì- ziom, anche se i proiettili doves- serò cadere a vuoto, Ig, Agli americani odiatori della pace si contrappone un'altra cate- goria di persone: quelli che dedi- cano la loro attività all'agricoltu-1Confusione ra. Costoro, come per esempio, i produttori di mele si sono visti tagliare l'esportazione dell'83 per cento e i coltivatori di tabacco di cotone se la son vista bloccata quasi completamente. Essi si tro- vano in una situazione assai dif- ferente dagli altri che hanno lnve-| °jstito il loro denaro in titoli dell'ac- ciaio o dell'aviazione attendendosi ; grandi guadagni dalla guerra, Mentre la preoccupazione della " lutru^S» nues^ti ultimi a 'pace distrugge questi speranza che un accordo si concluda rende felici i produttori agricoli. Tale situazione è tutt'altro che normale e sana. Nessuna nazione può fare progressi decisivi se metà dei suoi cittadini prega per la continuazione di una guerra da cui si ripromette l'avvento della prosperità economica, mentre l'altra metà mette ogni sua speranza di redenzione nella conclusione della pace. Sarebbe pre taiMl. che tutti fossero dalla stes-jSa parte, perchè tale contrasto di ^^irtJ^™^^blica nervosa, instabile, inclinata ; ad eccitarsi eccessivamente ad ogni notizia che tocchi 1 proprii |dei pacifismo americano. Anche i più convinti isolazionisti, come il Minatore Clark dello Stato d'Idal:o. propongono la rottura delle relazioni diplomatiche coi Soviet! Interessi. L'azione de! governo, in !roniecuenza né risulta incerta ed\™, rL^iorvrp onaegg«uii.c. ..in—. Lp Si pudtért^tglgMavvenimenti. La pace russo-finnica;ha provocato un coro di recrimi-nazioni furiose e di proteste irateche illustrano la strana yulXUi in segno di protesta per le condizioni imposte alla Finlandia. Ciò suona come un intervento diplomatico nel remoto conflitto. La missione del sottosegretario di Stato Sumner Welles in Europa intesa a raccogliere direttamente 1 fatti che hanno portato al conflitto, s'è attirata violente accuse d'intromissione indebita in faccende straniere, per il solo sospetto ch'essa potesse condurre ad una pace generale, come se ciò, anche se fosse stato vero, dovesse condannarsi quale un'azione riprovevole. Dopo la guerra Tale atteggiamento induce mol- Lti a domandarsi: gli americani vo-1 *gliono veramente la pace in Europa? Si conosce che i diplomatici stranieri di stanza a Washington credono che l'elettorato americano, con tutta la sua professata moralità politica e il suo senti- Sal£_? eS B^^tSot spettacolo delle « incurabilmente bellicose » nazioni del Vecchio Mondo impegnate a dilaniarsi vi-| cendevolmente in una lotta osti- hnata e costosa. E sono venuti alla'lconclusione, questi rappresentanti!cesteri, che gli americani non desi-1 pderano nulla di meglio di un con- flitto di lunga durata, una guerra tdi attrito economico che li la- asciasse liberi, quando l'Europa fos-, fse rimasta esaurita, di raccoglierei ddalla rovina altrui tutt'i benefici;sottenibili. Che questo sia vero o lno, certo è che gli economisti al.vservizio del governo si rendono]ichiaramente conto del fatto che| l'America è venuta acquistando | zinteressi d'importanza tremenda |tnel conflitto europeo. Essi calco- zlano che questa guerra ha assor-fbito le energie di circa cento mi-illioni di persone incluse quelle in!t uniforme e quelle impiegate a ri- b ! fornire le forze combattenti. Cen- gtinaia di migliaia di questi lavo-jvratori si trovano proprio qui, ini eAmerica, non solo impiegati nelle'tfabbriche di munizioni ma nei ! 3campi e nelle industrie la cui prò- ( lduzione è in maniera preponde-:nrante di genere guerresco. La con- qclusione di una pace effettiva fa- rebbe piombare il mondo intero. : èìnclusi gli Stati Uniti e forse giifStati Uniti più che altre Nazioni, nin una crisi di disoccupazi me assai ' lpiù vasta e distruttiva di quella;3iniziatasi nel 1929. Come alter-: nativa balena la minaccia d' una srivoluzione Sciale™^ terribili incognite. Questo è ili Lgrande problema la cui soluzione ■ gli Stati Uniti sono, per ora,, ini mrado di posporre grazie aliarUerra Plirnnpa allo rir>hi_ct-_ Hi guerra europea, alle richieste di'prodotti ed alle opportunità create I dalla guerra stessa. Ma gli ame1-| cani cominciano a comprendere che la pace europea imporrà alla nazione pesi, sacrifici e sforzi assai superiori a quelli richiesti durante l'attuale guerra. Ecco perchè essi non accettano favorevolmente quegli sviluppi della situazione politica che li minacciano di un « pànico della pace ». Amerigo Ruggiero

Persone citate: Duce, Sumner Welles