Le navi perdute dall'Inghilterra in un primo impressionante bilancio di Giuseppe Piazza

Le navi perdute dall'Inghilterra in un primo impressionante bilancio Le navi perdute dall'Inghilterra in un primo impressionante bilancio Ventidue unità di superficie e sette sommergibili oltre a ven-I., |» iiiii ■ • ■ j. j I • > tiquattro aeroplani - Vittoriose azioni tedesche intorno Narvik - Gli inglesi sono sbarcati 60 chilometri più a nord ——^"™™"~■™""~"™^™™"~———^mm———________ Berlino, 17 aprile. I comunicati tedeschi chiariscono definitivamente oggi, con il loro stile asciutto e severo, la situazione che si è determinata nel lontano nord scandinavo e precisamente nel settore di Narvik, che ha fatto per tanti giorni oggetto della speculazione propagandistica cosi di stampa come ufficiale delle potenze occidentali, a danno della verità ed a salvamento del ferito prestigio della flotta britannica; e prima di tutto mettono a posto il conclamato sbarco di cui a Londra ed a Parigi tanto si aveva bisogno per rimettere un po' di calcina nelle terribili fessure di quel prestigio. Sbarco di prestigio C'erano in giro da giorni nei paraggi di Narvik, ed il comunicato tedesco lo aveva reso noto già ieri, dei trasporti, i quali, non essendo riusciti a sbarcare dove divisavano, in qualche posto dovevano sbarcare, affinchè al signor Chamberlain ai Comuni ed al signor Reynaud al Senato fosse possibile dire che « l'errore strategico » dei tedeschi in Norvegia era finalmente sanato da una vittoria scandinava sul serio degli alleati. Vero d che, nell'urgenza assoluta di tale pagamento allo sconto del prestigio, la stampa occidentale si era presa nel frattempo un anticipo totale, dando da giorni come già operato lo sbarco a Narvik. Ma alla fine tuttavia tanto tuonò che piovve. Ed ora il comunicato tedesco, confermando il suo costante asserto che nessun inglese sia mai finora sbarcato a Narvik, può annunciare che veramente gli inglesi sono sbarcati in qualche posto: e cioè in un'isola — come già annunciammo ieri sera al primo momento — a settanta chilometri «. nord di Narvik, nell'isola di Hinoóy presso Harstad, perduta tra i fiordi, impervia e desolata, e pressoché inabitabile, di dove probabilmente non potranno fare di meglio che reimbarcarsi da capo. * La potenza insulare britannica — commenta con sobria ironia la Deutsche Allgemeine Zeitung è finalmente sbarcata: ma di nuovo in un'isola! ». E' una bella prova di decisa avversione ai continenti. « Sbarco di prestigio », commentano in genere tutti i giornali, che serve a ragioni propagandistiche e forse parlamentari. Ma la Frankfurter Zeitung ne trae tuttavia anche l'occasione per non abbandonarsi ad illusioni sulla profonda consapevolezza che gli inglesi della gravità del colpo loro arrecato, e del conseguente accanimento con cui cercheranno di reagirvi, nell'intento di raggiungere fioro scopi di guerra. E' stato sicuramente più facile sbarcare nell'isola di Hinoòy, al di fuori della portata delle artiglierie tedesche, stabilmente stabilite sulla terra ferma, anziché a Narvik, dove il tentativo tuttavia è stato indubbiamente più volte fatto, e dove è stato anche ripetuto ieri, come al Comando tedesco lascia supporre il fatto della lunga preparazione di artiglieria fatta ieri in quel porto da parte delle navi che lo bloccano. Viceversa, dopo tanto tuonare, alla fine questa volta non piovve; vale a dire — avverte il comunicato ufficiale — il tentativo di sbarco che era da attendersi non è stato nemmeno arrischiato. Si deve dunque supporre che lo sbarco operato nell'isola a settanta chilometri a nord debba aver costituito come una riserva di uomini, una specie di « trasporto insulare » sempre pronto per attingervi, non appena uno sbarco sul continente e sulla vera Narvik sia reso pos sibile? E' quanto ci chiarirà lo svolgersi degli avvenimenti. Se cosi però fosse, la stampa tedesca non lascia dubbi sul fatto che i soldati britannici sbarcati nell'isola inospite ed impervia ci staranno per un pezzo. Anche a Narvik, infatti, come altrove, in tutta la Norvegia media e meridionale occupata, si vengono consolidando le posizioni; l'indizio e la. prova sicura di ciò è evidentemente dato dal comunicato ufficiale oggi diramato, e di cui demmo già un primo accenno ieri sera all'ultima ora, e che stamane viene anche meglio chiarito: e cioè che un reparto delle truppe operanti a Narvik, avanzando lungo la « ferrovia dei metalli » ha raggiunto i confini svedesi, completando l'occupazione della regione, marcia durante la quale ha incontrato la resistenza di reparti norvegesi che ha sbaragliato, infliggendo loro gravi perdite, facendo prigionieri uomini ed ufficiali ed una parte obbligandoli a sconfinare. Reparti corazzati a Narvik Se tutto ciò — ci pare — illumina da una parte il complesso piano combinato di sbarco britannico e di sobillata resistenza norvegese alle spalle dei tedeschi, altrettanto illuminata ne risulta la sufficienza e la piena efficienza delle truppe d'occupazione tedesche della regione capaci, come si vede, non soltanto di resistere e di opporsi ad ogni tentativo di sbarco, ma anche di allargare l'occupazione e di spazzare tutta la regione dalle truppe norvegesi. Ma quel che può gettare una luce sufficiente sulla sorprendente misura, costituzione e compiutezza di formazione del corpo di spedizione norvegese, anche in quella lontana regione, e del grado di consolidamento e di forza da esso in cosi poco tempo raggiunti, è il particolare dato or ora da un comunicato ufficiale, a proposito del fatto d'armi accennato con le truppe norvegesi lungo la ferrovia dei metalli di Narvik: il particolare cioè dell'entrata in azione colà nientemeno che di reparti corazzati tedeschi, il cui apparire — il comunicato avverte — ha suscitato in tutta la regione la più grande impressione. E non stentiamo a rendercene conto. E' impossibile infine lasciare questo settore senza fermarsi ancora a rilevare la esaltazione gloriosa che la stampa del Reich tri buta all'unisono col comunicato ufficiale all'eroica figura del com inodoro Bonte, comandante delle forze navali che erano davanti a Narvik, caduto nelle operazioni di difesa di questi giorni, nelle quali le unità navali al suo comando sono state da soverchianti forze nemiche messe fuori combattimento, in seguito a che — come il comunicato ufficiale annuncia — due terzi degli equipaggi sono stati incorporati a terra nelle truppe di occupazione. Smargiassate francesi Una precisazione delle perdite navali tedesche cosi in questo episodio come in tutte le operazioni di questi giorni, per altro, non si ha ancora, dappoiché il Comando tedesco, come si sa, l'ha rimandata con una sua precedente comunicazione a più tardi, non appena cioè sarà possibile avere ragguagli precisi sulle perdite di tutte e due le parti. Come una delle consuete smargiassate propagandistiche, da mettere in linea con gli anticipati sbarchi di Narvik e simili, è però da tutta la stampa accolta — ed è appena necessario dirlo — l'affermazione del signor Reynaud sulla proporzione di queste perdite, che sale nientemeno che al 50% dell'intera flotta tedesca: affermazione la quale si dovrebbe dire che suscita l'ilarità, se in momenti così seri anche l'ilare debolezza millantatoria dei democratici non diventasse necessariamente una cosa seria, perchè tragica. Tutto fa il paio — si conclude ■— con la cifra dei sottomarini perduti dalla flotta tedesca fin dalle prime settimane di guerra data dal signor Churchill, a norma del quale la Germania dovrebbe possedere oggi un numero sottozero di sottomarini; ed il paio anche con le famose occupazioni di Bergen, di Trondheim, con la rioccupazione norvegese di Hamar, con la gigantesca battaglia dello Skager Rak, con la battaglia di Goteborg ed infine — fresca fre sca questa — con l'ultimatum in glese al corpo di occupazione di Oslo — dove, come altrove, ulvece, continuano gli sbarchi per rafforzamento del corpo di spedizio ne —-, tutte notizie queste di cui i giornali britannici e neutrali loro succubi sono stati pieni in que sti giorni. I giornali del Reich si provano invece a fare sin da ora sui dati accertati un bilancio delle perdite britanniche negli ultimi sei giorni e lo riassumono cosi: navi da battaglia 4; incrociatori da battaglia 2; incrociatori pesanti 3; incrociatori 3; portaerei 1cacciatorpediniere 9; sottomarini 7; trasporti 7; velivoli 24. Sembra che non ci sia male; e che possa aver ragione quell'organo che giorni fa ha previsto come la flotta britannica inevitabilmente dovrà venire a cozzare ed a logorarsi contro il muraglione scan dinavo. Ma questo inevitabile cozzo del la flotta britannica contro la mu raglia norvegese, per disturbarla e tentare di distruggere e metterne a tacere le basi per essa e per i suoi patri i rifugi cosi pericolose, non è tutto; poiché già fin d'ora — e non è ancora cominciata, si osservi, la fase offensiva di esse, trovandosi ancora esse in organizzazione iniziale — quelle basi funzionano come punti di partenza per azioni offensive verso le basi britanniche stesse, di cui il comunicato tedesco di oggi dà un episodio nel siluramento di un cacciatorpediniere inglese nelle Shetland. La distruzione — commentano i giornali — di un grande cacciatorpediniere britannico della classe Tribal nelle basi stesse delle Shetland è una prova o piuttosto un annuncio fin da ora che le forze navali tedesche non sono minimamente trattenute o paralizzate dal loro compito di sicurezza delle coste norvegesi, ma possono già lanciarsi all'attacco delle basi britanniche stesse ed infliggere loro gravi perdite, come già si era reso manifesto dal siluramento dell'incrociatore Glasgow. Ci sarà tempo - nota ad un dipresso la Franklin ter Zeitung, fra i molti giornali che sviluppano oggi l'ar: omento del rivolgimento strate¬ tWdsgico operato dall'occupazione tedesca della quarta sponda del Mare del Nord —, l'Inghilterra avrà tempo di accorgersi degli effetti dell'« errore strategico » commesso da Adolfo Hitler con l'occupazione della Norvegia, dall'Inghilterra stessa imprudentemente provocata, per il suo esiziale calcolo dell' allargamento dei fronti di guerra. La più viva eco hanno oggi poi in tutta la stampa del Reich le intemperanze a cui certa stampa francese si abbandona nei riguardi dell'Italia, intemperanze che — scrivono i giornali — a parte il loro carattere di spudoratezza, sono anche delle imprudenze; « Può essere, oltre tutto, un formidabile in- fanno — così scrive fra gli airi la Boersen Zeitung — caratterizzare di sfinge la vigilanza dell'Italia, la quale veglia con la visiera alzata a tutela dei propri! interessi ». Giuseppe Piazza eu1fsdca"vrtpG ffrSBclhejm <j

Persone citate: Adolfo Hitler, Chamberlain, Churchill, Harstad, Rak, Reynaud