La guerra segreta

La guerra segreta La guerra segreta Quella che si combatte nell'ombra, senza nome, quella delle spie - Viaggio in alcuni Paesi neutrali alla scoperta dei servizi d'informazione, dei centri di spionaggio, del mondo misterioso creato un po' ovunque dai belligeranti (Dal nostro inviato) HERGENRATH (Frontiera belgo-tedesca) marzo. Da un po' di tempo, il mio vi-\cino di scompartimento, un tenen->te di fanteria tedesco, sbirciava il 'giornale che io avevo lasciato aperto sul sedile, un giornale svizzero che, in prima pagina, riferiva a grossi titoli la traversata del Queen Elizabeth dalla foce del Clyde a New York. Molto giovane, con i capelli biondi rasati sulla nuca e due occhietti chiari e fervidi sovra un volto liscio e aguzzo, l'ufficiale portava il brac ciò sinistro appeso al collo. Fino a<Friburgo, egli era stato il mio uni co compagno di viaggio. A Friburgo, entrò nello scompartimento un altro tenente molto più anziano, calvo, un po' sanguigno e panciuto. I due ufficiali si salutarono e si presentarono. — Ferito ? — domandò il nuovo venuto. — No. Un lieve incidente di auto. — Credevo.^ Sorrisero. — Non so dalle tue partì, — riprese il tenente più anziano — ma, dalle mie, si spara ad ore fisse. Si contano i colpi e si risponde con altrettanti colpi, nè uno di più, nè uno di meno. — Anche da noi, è la stessa cosa. E, per un accordo tacito, non ci disturbiamo le semine di primavera. — E che seminate di bello? — Patate e carote. I due ufficiali sorrisero di nuovo e guardarono fuori. Il diretto Basilea-Francoforte sul Meno correva veloce in una campagna gialla e verde, tichettata qua e là da case gialle dalle finestre listate di verde. Sulla destra, le montagne della Foresta Nera si distendevano curve e plumbee come mandrie di elefanti accovacciati, mentre, sulla sinistra, collinette violacee nei/a controluce e rigate di viti spoglie e rincagnate sul ceppo nodoso lasciavano vedere, di tanto in tanto, con uno scintittio di specchio, la linea contorta del Reno. Il cielo, chiuso a Basilea., s'era squarciato a poco a poco in una trama fitta di nubi e, attraverso questa trama, il sole arrivava attenuato, quasi diluito in un pulviscolo d'argento, alla prima erba dei prati e a qualche ciuffo di primule prossime a sbocciare. La campagna tutta sembrava abbrividirc alla carezza del sole: l'erba, le primule, gli olmi, i meli, le acacie e persino le viti aggrappatisi alle collinette violacee del Reno. Un paesaggio idillico, all'apparenza. Ma, all'apparenza soltanto. Quello che non t'aspetti in un paese in guerra | Per accertarmi, appunto, fin dove l'idìllico della natura nascondesse le realtà crudeli degli uomini in guerra, io cessai di leggere, abbandonando sul sedile il giornale svizzero. E, subito, l'ufficiale dal braccio al collo vi puntò sopra il volto aguzzo e gli occhi sottili come punte di spilli. Mi accorsi ch'egli cambiò tre volte posizione. Poi, lo vidi tendere la mano sana in un gesto istintivo e ritrarla. Infine, la curiosità fu più forte dillui. Permettete? \ E, raccogliendo il giornale, mi disse il suo nome dalle dure assonanze teutoniche. Lesse d'un fia- \to 1(1 notizia del Queen Elizabeth >e> passato il giornale al collega, 'commentò.• Peccato che il nostro servizio d'informazione non abbia funzionato! L'ufficiale anziano si accontentò psvmUgbqb*™ Elizabeth scendere il Clyde <e prendere u mare, come potevn- di accennare un sorrisetto a fiorìNdi. labbro, non privo di un certo\msprezzo lieve lieve. t— E come poteva funzionareHp— replicò poco dopo. —Anche se ti nostri agenti avessero visto il'srno sospettare che gli inglesi mandassero a far proteggere dagli americani il loro più grande piroscafo, il porta-bandiera della loro marina mercantile? Non si può sospettare l'assurdo! L'ufficiale guardò fuori e, forse rilevando l'ingannatrice apparenza del paesaggio, si corresse subito: — No, mi sbaglio! Anche l'assurdo deve essere tenuto in considerazione da un servìzio di informazioni che si rispetti. In questa guerra, non è tutto assurdo, insospettato, diverso dai calcoli e dai pronostici ? In realtà, lo stesso mio viaggio dalla frontiera svizzero-tedesca fino a quel punto era stato assai diverso da quanto supponevo. Avevo trovato Basilea, città-frontiera ai confini di tre paesi, in pieno assetto di guerra: difese anticarro, trincee e nidi dì mitragliatrici, ai crocicchi delle principali arterie, nelle strade, nei parchi; e tutto minato e irto di sbarramenti, il grande ponte sul Reno, che porta dalla Basel S B B alla Basel D R B. Qui, alla stazione tedesca cioè, io prevedevo un lungo e minuzioso controllo del mìo passaporto, dei miei bagagli e della mia persona, nonché un'attesa di varie ore. Vecchi trucchi ormai ben conosciuti Invece, niente di tutto questo Entrai in Germania, e con me altri 20 viaggiatori, senza difficoltà eccessive, senza formalità noiose senza perdite di tempo più noiose ancora. E, sorpresa delle sorpre se, il diretto Basilea-Francuforte fino a Carlsruhe, per lunghi tratti, passò nel bel mezzo della linea Sigfrido in pieno giorno e con le tendine su. Per poco che io scrutassi nella campagna dall'apparenza idillica, potevo accorgermi che le numerose e lievi gibbosità nei prati twn erano mucchi di concime, ma casematte di. cemento; intuivo, senza scervellarmi, che le fila di paletti in cemento armato e in ferro non segnavano i limiti delle proprietà agricole, ma erano gnnttgtDctftmlèlclsarlpclrmautdcstfpsafiempsdtalsbarramenti anti-carro, e che ì capannoni, sparsi qua e là, nascon- *devano sotto i colori mimetici]1pezzi d'artiglieria. « Che la Germania non abbia\spaura delle spie? ». mi domandavo, mentre il treno correva fra le casematte della linea Sigfrido. E concludevo pensando che difficoltà gravi, io ne avrei necessariamente incontrato all'uscita dal territorio tedesco, ad Acquisgra lna. « che entrino pure le spie! E' all'uscita, che le aspettiamo! ». E, \siccome l'innocente spesso paga per il sospetto, ad Acqulsgrana ioìcggavrei dovuto subire un esame esplorativo coi fiocchi. Che le trovate a ; sotterfugi per passare informazioni sono innumerevoli. Non basterebbe un volume di mille pagine per elencarli tutti. Le informazioni, scritte su, fogli di carta finissima e in caratteri minuti, si possono nascondere nei talloni vuoti, nell'interno dei colletti, dei polsini e delle cravutentro l'orlo dei fazzoletti, sotto EcpgsgOptmddcle bretelle, nei làcci delle scarpe, nelle estremità vuote dei parapiog-\sgia, nel manico delle valigie, neìle\sj rilegature dei libri, nei guanti, ne-\m, spazzolini da denti .E che cosai f- ^.^^ non s; adopera! Una spia stedesca non si serni'a «come na-\tscondiglio» della propria dentìe-\ ra? Un'altra, di un occhio di ve- dtro? Un francese non si fece scri-\ lpcue! 1 vere ml cranio r(t30 alcuni aegnì 'cifrati c, poi, non si lasciò cresce- l'abbondante capigliatura? E , ;,,,.ie„„ oassò varie volte "w ,B»"f*f „" *™. l,a'\ ' vt'e .«* Vonturra con un foglietto sotto , la pelle del tallone staccata e nn. collata? \ pm che logico, quindi, che gli , i i gpeSpesso simili attese sono delibera- mtamente volute, pur essendo sem-\qesami esplorativi all'uscita dei paesi belligeranti siano senza fine, e le attese, di ore, forse, di giorni. pre velate sotto le pratiche amministrative. In tempo di guerra, di] fatti, gli avvenimenti camminano cosi in fretta che i!t ore di ritardo, a volte, bastano per renderei inutile l'informazione più importante. Un movimento di truppe, la partenza di una nave, un'azione aerea sono interessanti da conoscersi soltanto quando permettono di prendere in tempo le misure adeguate. Così, nel caso specifico del Queen Elizabeth, perchè la no tizia non arriua-sse in Germania, tutta la posta inglese per l'estero non subì un ritardo di 10 giorni e il servizio marittimo per l'Olanda e il Belgio non venne interrotto per tre? Tutto ciò è noioso per e drvgente che bada ai propni affari e, „, ~ , , .ai propra affari soltanto, ma le autorità dei paesi belligeranti non esitano a sacrificare gli interessi di cento viaggiatori in btiun,' fcdc,\ pur di non correre il rischio di lasciar passare una spia. Comunque, come me la sono levata ad Acquisgrana? Non ho manco dovuto scendere dal treno. Una guardatina frettolosa ai bagagli, una rapida ricerca sul « tirbro nigro » del mio nome e di quello degli altri viaggiatori. E basta. Nessuna visita personale. Nè io, nè un altro signore dovemmo esibire gli occhiali onde l'agente controllasse che non si era ap- pliàaio sopra alcun foglio di celtofane con scritti in inchiostro simpatico. Nè ad una bella signora imposero di scrostarsi le un- ghie per timore che sotto la vernice potesse celarsi la riproduzione microscopica di qualche importante documento. Incredibile? Noìi tanto. — Non meravigliatevi, caro signore! — mi spiegò, difatti, più tardi un alto funzionario della Deutsche Grenzpolizei — La mancanza di controllo è solo apparente. Lo stesso, credo, capiterà dai franco-inglesi. Tutti quelli che entrano ed escono, noi li conosciamo. Il loro numero è ristretto. Con la guerra, il passaggio dei confini è diventato una cosa difficile. Non l'avete constatato voi stesso? Necessità, anzitutto, di domandare l'autorizzazione di uscita dal paese dove uno si trova. Necessità di agire nell'identico modo per entrare nel paese vicino, neutro o belligerante che sia, il tutto accompagnato da pratiche lunghe, difficili, asfissianti. Occorre provare l'utilità del viaggio, indicare referenze, fornire fotografie. Anche munita di falsi documenti perfetti al cento per cento, la spia non ha una vita facile. Ogni neutro, neutro vero o belligerante camuffato da neutro, che intende uscire, è controllato da vicino dal giorno stesso della stia domanda d'uscita. Il tempo, non lo perderà alla frontiera. Glielo facciamo perdere prima nell'attesa del visto. Eccovi spiegata la brevità del passaggio di frontiera. Il 90 per cento dei fermati alla frontiera lo furono per segnalazioni dall'interno. Solo il dieci per cento, lo abbiamo fermato noi di nostra iniziativa. — E si trattava? — Quasi sempre di viaggiatori in transito. — Come me? —■ Precisamente, come voi! —• Ed erano? —■ Corrieri postali. « Boites aux lettres », come li chiamano i francesi. Questi corrieri passano in treno attraverso la Germania e, alle varie stazioni, raccolgono i messaggi degli agenti nemici per portarli in paese neutrale. I sospetti, noi li facciamo pedinare dalla stazione d'entrata. Agli altri, mettiamo sossopra i bagagli a quella d'uscita e, qualche volta, lì esaminiamo intus et in cute... Eppure, io sono venuto solo ** Basilea ad Acquisgrana e, qui, 1 miei bagagli, grazie a Dio... L'alto funzionario della Deut- scne Grenzpolizei sorride ed, al- contro-spionaggio, dunque, esiste. andò il mento, enigmatico aggiunge: — E chi dice che avete viaggiato soto?._ Uomini che combattono senza nome e senza gloria il servizio di spionaggio e di E, almeno da questo mio primo contatto, mi pare più organizzato, più fluido, più tecnico che nella guerra mondiale. E ciò mi interessa. Io, di fatti, sono venuto in Belgio, andrò al Lussemburgo e in Olanda, ritornerò in Isvizzera — paesi dove esistono le varie centrali di coordinamento e smistamento dei servizi d'informazione dei paesi belligeranti — per studiare la Guerra Segreta, quella che non osa dire il suo nome, che si combatte nell'ombra e che, spesso, adopera mezzi ed armi non permessi dalla morale. Ma che significa morale ed immorale quando si tratta di servire la propria patria? Ciò che è lecito dal punto di vista del proprio paese, è illecito da/ punto di vista del nemico. E la spia, per il suo paese, è sempre una persona meritevole d'encomio, mentre per l'avversario è una canaglia degna del palo di esecuzione. In realtà, raramente una spia è un avventuriero. Si tratta, in grande maggioranza, di ufficiali, di cittadini e di soldati che compiono lo spionaggio come un dovere e vanno in terra nemica come se andassero al fronte. E cadono come queHi e, in proporzione, più di quelli che combattono alla luce del sole. Soltanto, la loro tomba resta ignota. Su di essa nessuno va a genuflettersi o a portare fiori. E, sui registri d'immatr.colazione presso lo Stato Maggiore, il loro nome vero, come i loro nomi falsi, come la loro sigla, sarà cancellato con la motivazione: «Mancante dal... Senza particolari ». Di questi agenti e della guei < segreta, io non scriverò rar --a eroici o romanzati, ma dirò verità vera, nudi: e tecnica o, per lo meno, quei brani di verità che riuscirò a percepire hi un studio tanto pieno di ombra c di mistero. A volte, mi capiterà di ricordare episodi r ini '.odi della guerra mon. diale: -■ rviranno, »e non altro, a sitici' come e perche certi fatti ■[ ., „„„„!„„ Paolo Zappa l-i ripetono o possono ripetersi nel* nte.

Persone citate: Basel, Paolo Zappa, Queen Elizabeth