Halifax chiama a Londra i rappresentanti inglesi nei Paesi danubiano-balcanici di Leo Rea

Halifax chiama a Londra i rappresentanti inglesi nei Paesi danubiano-balcanici Halifax chiama a Londra i rappresentanti inglesi nei Paesi danubiano-balcanici Londra, 28 marzo. La notizia della venuta a Londra di Reynaud è confermata stasera attraverso un comunicato ufficiale sulla sesta riunione del Consiglio supremo interalleato che ha tenuto due sedute, di tre ore nella mattina e di un'ora e un quarto nel pomeriggio di oggi. Il Consiglio è risultato senza dubbio interessante; lo si deduce da quanto il comunicato dice, lo si deduce dagli atteggiamenti recenti e ab-, bastanza precisi assunti da alcuni |dambienti politici tanto francesi quanto inglesi, dall'atteggiamento della stampa di entrambi i Paesi, che ha fatto della polemica o parapolemica, circa l'azione diplomatica delle due Potenze occidentali. Sfrondato del preambolo, il comunicato è importante per la «solenne* dichiarazione fatta a nome dei Governi inglese e francese. Essa richiede qualche rilievo: c'è qualcuno che si meraviglia che si siano attesi sei mesi e mezzo per prendere l'impegno di cui parla il comunicato; altri, non tenendo conto di questa considerazione negativa, cercano di stabilire se la dichiarazione sia risultato di fatti nuovi — come il cambiamento di Governo in Francia — o sia prodotto di una naturale evoluzione del conflitto, o se, ancora, essa non sia una specie di mutua garanzia in vista di attività diplomatiche (inutile dire che chi la pensa a questa maniera tiene presente il viaggio di Welles) da parte di non belligeranti o neutrali. Non c'è spazio per analizzare queste tre ipotesi, forse non ci sono nemmeno sufficienti elementi per giungere ad una selezione definitiva fra esse, tanto più che esse non si escludono necessariamente. Giova sottolineare quell'inciso, nella parte conclusiva del comunicato ufficiale, dove si prevede l'intervento di « altre Nazioni ^ per la ricostruzione dell'ordine internazionale. cvlgcmtODiplomatici a rapporto cddcC'è da esaminare piuttosto quello stato d'animo rivelatosi già negli ultimi giorni, circa un desiderio francese e inglese che le due diplomazie si dimostrino più atti-] ve. Si lamentava che esse non rea-: giscano in misura adeguata alle azioni diplomatiche dell'avversario; si reclamava che non soltanto occorre reagire adeguatamente, ma che, date le possibilità, bisogna prendere l'iniziativa. Questo stato d'animo, almeno per quanto concerne l'atteggiamento della stampa, si è sviluppato e si è consolidato nelle ultime ventiquattro ore; esso, stase- LcsratdqtsgSsFcsl«ldsl ra, ha avuto il conforto di un annuncio ufficiale secondo il quale il Ministro degli Esteri lord Halifax ha invitato l'ambasciatore britannico a Ankara, i ministri plenipotenziari a Atene, Belgrado, Budapest, Bucarest e Sofia, a rientrare in Inghilterra per conferire con p j ambasciatore a Roma, il Governo. Questi diplomatici ar-1 griveranno nei primi giorni di apri-ltle e si attende, per la stessa epo-13ca, l'arrivo di sir Percy Loraine, Il mercato delle « voci » Non stiamo a cercare di indovinare se i diplomatici saranno chiamati ad una specie di Gran rapporto o se « riferiranno » e | ascolteranno separatamente. No tiamo piuUosto Hche la forma pre. scelta per annunciare questa de- cisione ha destato qualche sospet- • to. Troppo drammatico l'annun- | ciò, troppo collettiva la convoca- 1zlone' troPPa pubblicità larga mente stamburata intorno all'av venimento: qualche I americano l'ha onggQnntcasvmI dI pI ssosservatore. schiamato, senza lr complimenti, window drcssing.u\cioè < lavoro da vetrinista » ed hai a commentato che; la diplomazia, so ìVra-ttutto la diplomazia di guerra, i o e - vddildeve essere assolutamente più segreta: più segreta è, più è diplomazia. Questo commento scettico, quasi cinico, va tenuto presente I aanche se non può essere accettato tale e quale. Non vi è dubbio che i circoli di Londra si sono resi conto del pericolo che può rappreisentare una cristallizzazione diplomatica; non vi è dubbio che Londra, ed anche Parigi, si rendano cento della necessità di considerare attentamente le situazioni nell'Europa meridionale e sudorientale: non vi è dubbio nemme- nspptrrrBsno che nelle due Capitali alleate Rci si è resi conto che la situazione i tbalcanica ormai è avvicinabile i tunicamente a patto di passare per la strada di Roma. La politica di equilibrio, i risultati ottenuti dagli sforzi italiani per smussare gli spigoli anche più acuti di , quelli che, con parola nuova, si cniamano i problemi regionali danubobalcanici, si impongono. La recente cronaca dei contatti fra l'Italia e l'una o l'altra delle Nazioni sudorientali, è eloquente di per sè, ed a Londra si è compreso questo linguaggio. La verità si è che il problema italiano, implicitamente ".esplicitamente, incombe sempre .,piil su questa Europa belligeran- ite; è un problema che non è diplo- a|matico, politico e, meno ancora, iì militare (perchè qui si tratta di -j certezze) ma che e piuttosto una - s°.mnla di. .problemi inerenti alle n esieenze Pl" profonde edalla vita ,stessa di un grande popolo. Le indicazioni di questa cre- i e a o l e e n l o e -, i |diplomatiche; i o i, : e o re e di a oa aa i. o r n a o a scente coscienza o resipiscenza sono molte: di voci, giova notarlo, ne circolano, ma sono voci caute e, per ciò stesso, più attendibili. Si parla di missioni da inviare a Roma, qualcuno ne parla anzi per chiederle Si fanno dei nomi, scelti fra uomini che hanno nomea di amicizia per il nostro Paese. Ba|stl dire una cosa: verso un funzionario andato a Roma con mansioni normali, anzi professionali, si sono appuntati molti sguardi, attribuendogli compiti assai più vasti. E non si esita ad affermare che, da parte francese potrebbero venire inviati a Roma uomini dalla fama più vasta. nrdEcgzstdlNon si può chiudere il rapido Igiro d'orizzonte londinese senza commentare due notizie: la pri- ma, quella dell'atterraggio forza- to di un aeroplano britannico in IiUn colloquio con Maiski Olanda; a Londra ci assicurano che non vi saranno complicazioni Idiplomatiche; sarà il Governoldell'Aja a prendere l'iniziativa contro la violazione di territorio; leeue Londra risponderà nel modo che crede, ma — ripetiamo — non vi saranno complicazioni. Si tratterà di <- passi », non di « proteste».. La seconda notizia si riferisce al colloquio che Halifax ha avuto ieri con Maiski, il primo incontro con l'ambasciatore sovietico dopo tre mesi. Oggetto del colloquio, la nave sovietica sequestrata dalla Marina britannica: questa, la versione ufficiosa. Non si esclude però che si sia parlato di altro. Non abbiamo bisogno di ripeterci: basti richiamarci a quello che tante volte si è detto a proposito dei rapporti fra la White Hall e il Cremlino, presenti o sperabili. C'è qualche cosetta di più: una personalità responsabile que sta sera ci ha dichiarato: « Ritengo che il termine in cui scadranno le vacanze, prese anche per ragioni di salute, di sir William Seeds, nostro ambasciatore a Mosca, sia ragionevolmente vicino. Fino ad ora non ho sentito dire che egli non debba tornare alla sua sede ». Ci sembra, questo suggello, eloquente quanto mai di tutto quel « va e vieni » simultaneo e affollato di plenipotenziari britannici del quale oggi si è avuto un sensazionale annuncio ufficiale. Si potrebbe anche fare qualche considerazione sulla partenza di Suritz da Parigi e su questo nuovo approccio di Maiski a Halifax le questo semiannuncio del ritorno in sede dell'ambasciatore britannico a Mosca; ma tali considerazioni ci porterebbero ad un altro discorso. Leo Rea

Persone citate: Percy Loraine, Reynaud, Welles, William Seeds