La morte di Selma Lagerlöf

La morte di Selma Lagerlöf La morte di Selma Lagerlöf Alla fine della grande scrittrice svedese non è stato estraneo il dolore per il dramma della Finlandia Stoccolma, 16 marzo. (M.V.) Alle ore otto di stamane, nella sua villa di Marbacka, net Viirmland, è morta Selma Lagerlof. L'illustre scrittrice era da giorni gravemente ammalata per una emorragia cerebrale, cui non fu estraneo il dolore provocatole dalle tragiche congiunture della Finlandia. La notizia subito diffusasi ha suscitato vivissimo cordoglio in tutta la Svezia. Hanno telegrafato il Principe Ereditario, e violte altre autorità e personalità. E' per la Svezia questo un vero lutto nazionale, che la scrittrice, e se ne ebbe una prova nelle feste affettuose e grandiose che le furono fatte l'anno scorso per i suoi ottant'anni, era amata da tutto il popolo con devozione antica, appassionata e fedele. La vita e le opere Fu detto che Selma Lagerlof difficilmente avrebbe potuto acquistare vera, profonda, schietta fama europea; che i suoi caratteri cosi nordici, il suo temperamento così lontano per sensibilità e immaginazione, la sua arte così intimamente « barbarica », cosi sfuggente al nostro gusto nel modo stesso di operare con assoluta equivalenza sulla realtà e sulla fantasia, sicché ciò che è dell'esperienza e ciò che è della fiaba assumono, nei suoi libri, esattamente la stessa intonazione, la stessa aria allucinata e bizzarra affascinante e favolosa, incredibile e stranamente suggestiva, fu detto che il suo genio, insomma, non avrebbe potuto trovare, sopra tutto presso di noi latini, duraturo, convinto successo. In verità, se l'insigne scrittrice fu quanto mai tipica, quanto mai rappresentativa di una razza, se potè essere in Svezia come il fiore stesso di quella terra e di quel popolo, e. far tutt'uno con lo spirito nazionale, antico leggendario popolare, ed esprimerlo compiutamen- te, ed esaltarlo — e già qualche anno fa si erano vendute lassù due milioni di copie dell'opera sua —, tuttavia, anche negli altriPaesi europei è anche in Italia, lesue rare virtù di narratrice ebbe- ro, attraverso numerose traduzio-ni, un pubblico vastissimo, appas-sionato e fedele. Selma Lagerlof fu sopratutto questo, una grande narratrice: aveva il dono di raccontare, qualcosa d'istintivo, di primitivo, qualcosa di ingenuo e che la faceva simile, molto simile spiritualmente, a quelle care vecchie donne, che con meraviglioso dono di persuasione le avevano narrato, piccina, le storie inverosimili, le favole venerande, tramandate di madre in figlia, dalle nonne ai nipotini, le favole del suo paese. In quel patrimonio popolare, in quella poetica tradizione, popolosa di folletti, di magìe, di personaggi inquietanti, in quello sfondo paesistico, di brume, di foreste, di castelli, di luoghi insuperabilmente [romanzeschi e romantici, la La- gerlof doveva poi tuffarsi con de-lizioso gusto, con anima vergine, e trarne, stupendamente ingran-dita, la sua Saga, i suoi raccontipittoreschi e sorprendenti. Rac-conti, atmosfere, creature, che vanno accettati tal quali, senzavoler intendere, spiegare troppo, che soltanto cosi, in quella irrazionalità popolaresca e mitica, conservano e propagano il loro incanto misterioso. Soprattutto narratrice, dunque, e quando, come avviene spesso negli intellettuali nordici, quella virtù naturale si complicò in lei con preoccupazioni moralistiche, sociologiche, reli giose, allora, anche la novità di quell'arte, la sua freschezza ne furono un po' mortificate. Nella Lagerlof furono osservate due tendenze, una schiettamente romantica e lirica, anche se variata e intrisa di bellissimi e accentuati motivi realistici, l'altra moralizza- trice, concettosa, simbolica, che nelle sue ultime opere sempre più si fece esigente e soffocatrice. Selma Lagerlof ebbe la fama con un libro totalmente della prima maniera, e che rimane, dopo tantenitro r,n»r9 ìi .-ki.ttAonni~.altre opere, il suo schietto capola- SSSSSPetoPlvv»turrc§o,Tè^ tipi, di personaggio sogni, fu ed è un libro sornrendente (Ricordià mo che lui' ep^odto'cU qùcà?o>libro il nostro Zandonai musicò isuoi Cavalieri di Ekebii ). La stessa Lagerlof ci raccontò come le ven ne l'idea di quel racconto straordi nario: fu una rivelazione, un'ac-censione improvvisa, un colpo di fulmine. A ventitre anni, in un mattino d'autunno a Stoccolma,-dopo una lezione in cui il professore aveva parlato di vecchia letteratura svedese, ella ebbe l'impressione subitanea, vertiginosa, che là, nella sua terra, nel Varmla.nd, tra le storie che aveva udito, bambina, nel tesoro delicato e acceso della sua fanciullezza, v'era tanto da suscitare, vivo e miracoloso, un mondo — un mondo di > favola un mondo di poesia. La Lagerlof era nata infatti a Mar jbacka, nel Viirmland, il 20 noveni! bre 1858; a tre anni e mezzo era ]stata colpita da una malattia che 'per qualche tempo la immobilizzo, ile impedi di camminare, e fu al- jlora, che, piccola, intimidita, fatta 1 precocemente pensosa, non poten- do correre e giocare, si riparò, cercò rifugio nei grandi rac-lconti della nonna, nelle fiabe do mestiche, nella contemplazione e nel sogno. Queste cose, che rigerminarono e fiorirono poi in tutta l'opera sua, e in ispecie nella sua opera maggiore, erano dunque profondamente vissute e vive, autenticamente connaturali al suo spirito, nate, pei dir così, con lei, anche se, all'epoca della pubblicazione di Gòsta (1891) vennero a coincidere con un movimento letterario e di cultura, ad adattarsi e intonarsi al clima artistico svedese d'allora, romantico e sognante, che a un decennio di naturalismo reagiva, opponendo lii dll bellezza ». Selma Lagerlof era al loia maestra elementare a Landskrona — lo fu per dieci anni dal 1885 al 1895 — e avendo la rivista ldun, nel 1890, indetto un concor so, ella, incoraggiata dalla sorella, mandò alcuni capitoli del Gòsia. ebbe il premio; e l'anno dopo usci il volume. Ma non ebbe subito gran successo; fu il critico Geo, gè? Brande3 ad attrarre su quella novità, decisamente, l'attenzione al tutto il paese. E dall'attenzione all'entusiasmo il passo non fu difficile. Quello che la Lagerlof fece cosi bene con il folklore della sua gente, traendo a fosca lucentez- za, ad arcana avventurosità, un naturalismo fiabesco, un'anima panica e diffusa, puerile ed estrosa, un'anima alla Peer Gynt, per intenderci, non le venne altrettanto bene quando volle accostarsi al folklore, all'indole popolare, ai co- stumi, alla natura del nostro pae se, e propriamente alla Sicilia, quando cioè, dopo un viaggio nel l'isola (1896), volle scrivere quei ^"«?o!' dell'Anticristo, ove anche appaiono lotte sociali, intorno a 90. — e l'Anticristo sarebbe il socialismo che alla sola con¬ siderazione e felicità terrena tra- r* l'umanità - e in cui tut fiS"ra umana.' ■HSffiSS' UeSgen.dQe' PaQesaf?'0' esns°f; fuso da una cert arla di soSno >«"«>- da ffiJSSSFKi naturale e spiritualista, da un eìm- gazzariano. bolismo volto a illustrare una tesi religiosa, e sociale. E per questo libro vi fu chi parlò di clima fo-Altra esperienza fuori dal suo paese fece la Lagerlof in Terra Santa , ove si recò con un'amica nel 1899, dopo aver letto sui gior nall di uno strano movimento con-tadino in Dalecarlia: povere gen- ti ingenue ed esaltate avevano de ciso di emigrare in Palestina. Frutto della curiosa notizia e del viaggio fu un celebratissimo libro: Jerusalem (1901-1902), che porta la bizzarra avventura di quella popolazione su un piano di racconto, o come altri disse di contraffazione biblica, con lampi apocalittici e simbolici, con squarci bel rissimi, e con una ricchezza e in-cisività realistica, per cui si ac- cenno, dalla critica, ai mirabili esempi della pittura fiamminga, a quella minuta truculenza, a quel 1 vigore. Molto scrisse Selma Lager- ; lòfi' e molto si è di lei conosciuto 1pure in Italia: La leggenda di un vecch o maniero è del 1899. La casa di Liliecrona del 1911, dello stesso anno II carrettiere della morte. Di racconti brevi sono varie raccolte: I lei/ami invisibili, Le regine e Kungahàlla, Una Saga intorno a una Saga e altre Saghe. Un suo bel racconto fu ispirato a Santa Caterina da Siena. Particolarmente arioso — che qui lieve si leva la sua tendenza a liberarsi nella più alata e volante fantasia —. Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson. Di anni non lontani è il libro autobiografico Marbacka (1922), e la trilogia del Lowenskòld: L'anello dei Lòiceiiskòlde Carlotta Lòvtenskold (.1925) - Anna Svard (19281. Nella trilogia alle risorse del racconto popolare, della > immaginazione romanzesca si o : e sentimentaTe » pare si sovrap-| ponga particolarmente quella pre¬ occupazione moralistica e grigia o 1 di cui già si disse, sicché tutto a a questo pittoresco non riveste, come fu osservato, che un grande e arduo tema spirituale, un dramma -, religioso, un argomento ben noto - e famigliare alle letterature not 1 a. el : a diche: « il dramma dell'assoluto cristiano che distrugge tutto se agisce senza carità E un critico indicò qui una certa rude tradizione puritana, l'assolutismo religioso, l'angoscia o la durezza, di un Brand, di un Kierkegaard, di Lutero. csFantasa e istinto amplissimo,ifecondissimo di narratrice, reali- d-, sino e sogno; quando sui proble-lc-'mi e le esigenze spiritualistiche, mi j quando dalle preoccupazioni sim-| alcoliche quei suoi doni naturali ejl 1 incantevoli si svincolano e s'innal - ; zano. allora anche la delicata, la o 1 annassionata umanità della Lan o a , a . a e o n o l ) appassionata umanità della La gerlof, così mirabilmente propizia trice, così evocatrice dei miracoli ite dei misteri che si celano e si sve. lano nellu. natura e nell'anima, allora il suo temperamento poetico, candido e primitivo, compiutamente si esprime. Poeticità e semplicità, e interiorità: rispondendo a una inchiesta fu la Lagerlof a indicare tra le cose preferite la profondità e la serietà, lo studio dei caratteri la fede in se stessi, e. come virtù, la misericordia. Selma Lagerlof era dottore honoris causa dell'Università di Upsala, premio Nobel per la lette eqemppgL.llatura (Ì909). e, sommo onore chei le fu reso, dal 1914 prima e unica donna all'Accademia svedese. l