La morte di Don Orione

La morte di Don Orione La morte di Don Orione Come è spirato a San Remo rumile fondatore deUa "Piccola Opera della Divina Provvidenza» che da Tortona si è diffusa in tutto il mondo e e à : e, — n e i e a a a , i i o o i a n o - o o a o e l é e a à , r o el a di ù el ti e d m: a s> ban' n e ae he al a a onsn r si a gle ra a a na o 40 anni di bene Don Luigi Orione, noto ormai in tutto il mondo per le opere di carità ch'egli aveva profuso seguendo le orme del Cottolengo, era nato a Pontecurone presso Tortona il 23 giugno 1872. Suo padre faceva il selciatore e il piccolo Luigi fu avviato allo stesso mestiere, sebbi-ne troppo duro per il suo debole fisico, non appena ebbe frequentato le prime classi elementari. Bisognava guadagnarsi il pane, ma il ragazzo ottenne di potersi recare a Voghera per migliorare la propria educazione e qualche anno dopo entrò in un convento di Frati Minori. Non resse alle privazioni imposte dalla regola francescana e allora venne a Torino per chiedere assistenza a Don Bosco, il quale lo accolse a Valdocco e, con quell'intuito Infallibile ch'era una prerogativa del Santo, gli fece intrapprendere gli studi ginnasiali per prepararsi al Seminario. Proprio a Toltone, nella s; j. terra natale, il giovane Orione compiva con onore gli studi e il 13 aprile 1895 era ordinato sacerdote. Il piccolo selciatore avrebbe finalmente potuto realizzare un grande sogno di bontà che dentro gli urgeva: creare anche lui qualcosa che s'avvicinasse alle opere di Don Bosco e del Cottolengo tanto ammirate durante il suo soggiorno a Torino. Ancora chierico, con l'ufficio di custode del Duomo che gli consentiva di non pagare la retta del Seminario, ebbe l'Idea di fondare un modesto collegio-convitto per ragazzi poveri e poiché una signora di Tortona era disposta a pagargli quattrocento lire perchè un suo nipote vi facesse gli stu-| di ginnasiali, egli affittò da certo > Stassano una casetta in via San Bernardino e versò tutto il danaro ricevuto. Rimase senza il becco d'un quattrino, ma per un inesplicabile mistero il collegio cominciò a funzionare ! I ragazzi ammessi erano quasi tutti poveri, s'è detto, ma il chierico Orione tirò avanti benissimo con piccoli aiuti che gli venivano dati da quelle famiglie che qualccsa possedevano il collegio dovette traslocare in locali più ampi, di Santa Chiara. Dieci anni dopo veniva installato in via Emilia, accanto alla chiesa parrocchiale di S. Michele, dove ebbe origine la '.< Piccola Opera della Divina Provvidenza » che ricordava nel titolo la « Piccola Casa della Divina Provvidenza », del grande Cottolengo. L'opera di don Orione doveva con l'andar degli anni irradiarsi svilupparsi in altri centri d'Italia e poscia propagarsi in Europa ed infine nell'America del Sud, principalmente in Argentina, e negli Stati Uniti. Sorsero cosi Collegi e Missioni, Artigianati e Colonie Agricole, Asili ed Orfanotrofi e quei ■< Piccoli Cottolenhi » che in tante plaghe raccolgono i più derelitti. L'insegnamento di Don Bosco e l'insegnamento di Don Giuseppe Cottolengo erano cosi idealmente riuniti dal sacerdote tortonese per realizzare infinite opere di carità cristiana, che Don Orione veniva affidando, volta a volta, al sacerdoti più capaci usciti dai suoi Collegi od alla Comunità di Suore ch'egli aveva costituito un po' dovunque. Ma quanti triboli, quanti sacrifici per arrivare a tanto risultato! I suoi sforzi furono dapprima accolti da grande scetticismo, ma Don Orione ebbe sempre ragione anche dei più ostinati dubbiosi. L'incredulità del prossimo non lo impressionava, perchè egli possedeva una fede assoluta nel successo. A Tortona non l'avevano forse chiamato il prete delle pentole rotte perchè, volendo erigere alla Madonna una statua di rame aveva chiesto alla popolazione di donargli casseruole, pentole, tegami e scaldaletti fuori uso? Don Orione conduceva una vita veramente esemplare, come sacerdote e come cittadino: tutto ciò ch'egli riceveva lo donava ai poveri, raccogliendo i malati che gli ospedali rifiutavano e gli orfani più miserevoli. Come avvenne a Messina, durante il terremoto del 1908, dove la sua carità fece miracoli. Pio X fu tra i primissimi a com nell'ex-convento |prendere l'opera di Don Orione, adapprezzarla, a sorreggerla ed iPontefici che si succedettero non leslnarono il loro incoraggiamen- » , , . m _i -, to al sacerdote di Tortona, il qua- a.le aveva fatto i voti religiosi per- petui a significare anche che la sua « Piccola Opera » non sarebbe mai stata interrotta. Anche se l'umile prete ha finito la sua tanto laboriosa giornata, l'edificio da lui costruito non morirà. Egli lascia dei continuatori he riprenderanno la lunga fatica con la medesima sua fede, che non conobbe mai dubbi. Un giorno a chi gli chiedeva che cosa fosse precisamente quella sua « Piccola Opera » Don Orione rispose con un sorriso indefinibile: — E' un pasticcio che non so neppur lo com'è fatto. Ma. questo pasticcio » è stato creato con decenni di lavoro paziente e ne hanno beneficato migliaia e migliaia di derelitti e tutto vi è ben composto e ordinato, cosi da poter essere sicuri dell'avvenire, perchè la carità è eterna come l'amore. g. c.