Perplessità e congetture della stampa francese di Giorgio Sansa
Perplessità e congetture della stampa francese JIm BLOCCO E Mm'ITA.I.IA. Perplessità e congetture della stampa francese Parigi, 6 marzo. ILa controversia italo-britannica per il carbone è sempre vivamen- te discussa nei giornali parigini, Non sarebbe forse così se il prò- blema fosse puramente commer ciale giacché in tal caso la formula di soluzione non tarderebbe, si ritiene, ad essere trovata. Non la si trova — perciò la situazione è di natura delicata — essendo frammisti agli aspetti commerciali quelli politici, aspetti perciò fondamentali, collegati intimamente con la lotta, di fronte alla quale l'Italia ha dichiarato di non mantenersi neutrale bensì non belligerante. Le vere intenzioni Qui non si confessa naturalmente che gli alleati vogliano approfittare del bisogno italiano di carbone per costringere l'Italia a vincolare la sua economia produttiva alla causa franco-britannica; ma lo si lascia inconsapevolmente comprendere quando si afferma trattarsi per Roma di « scegliere fra due fornitori » (il che significa legarsi agli uni o agli altri) e quando si spiega che l'Inghilterra non accetta in pagamento del carbone gli agrumi italiani giacché in tal modo i prodotti dell'industria pesante italiana (ossia i cannoni), negati all'Inghilterra, potrebbero essere venduti dal nostro paese alla Germania. In altre parole l'embargo sul carbone tedesco diretto in Italia è stato posto ed applicato per tentare di forzare una decisione dell'Italia, un suo abbandono della non belligeranza almeno nel campo economico: il che equivale a dire per forzare una sua partecipazione alla guerra economica che finora è la sola che sia condotta, dagli alleati contro il Reich hitleriano. Tali intenzioni franco-britanniche sono tradite anche da altre considerazioni svolte dai commentatori francesi. Era stato detto ad esempio in alcuni dispacci dalla Svizzera che Roma intendesse proporre la convocazione di una conferenza; e si era interpretata qui tale supposta intenzione di Palazzo Chigi come un segno che l'Italia volesse presentarsi alla conferenza stessa in qualità di « capofila dei paesi neutrali » per intavolare un dibattito generale fra neutrali ed alleati su tutte le questioni che concernono gli interessi di coloro che non prendono parte alle ostilità. Orbene una conferenza del genere, si dichiara sta^ sera, non sarebbe accettata né dalla Francia né dalla Gran Bre tagna e ciò principalmente per la ragione che esse non possono di menticare che il patto d'acciaio è sempre in vigore. L'Italia dunque non ha nessun titolo per parlare in nome dei neutrali e per mettersi alla loro testa, si dice; e uno scrittore arriva persino a ne gare al Governo di Roma — a causa della non belligeranza che non è sinonimo di neutralità — 11 diritto di appellarsi alla Convenzione dell'Aja: se non è neutrale, l'Italia non ha nessuno dei diritti goduti dai paesi neutrali. Al che tuttavia si può replicare che in mancanza dei diritti scompaiono pure i doveri e che dalla nozione di non belligeranza, accettata da Londra e da Parigi, scaturisce così per l'Italia il diritto di sottrarsi a quegli obblighi di passività di fronte alla guerra altrui che sono previsti dalle convenzioni internazionali. Di cavillo in cavillo Appunto perchè tutte queste perplessità di ordine giuridico devono essere oscuramente sentite dagli esperti della diplomazia alleata, si compie stasera un tentativo — o se si vuole si intensifica quello già iniziato — di isolare la faccenda dei carboni spo gliandola di quella sua veste po litica che non le asserite cavillo sita italiane bensì la realtà degli avvenimenti le hanno fatto indos sare. Gli organi di stampa più autore voli si sforzano di dimostrare che il problema è di ordine puramente commerciale e che tale essendo, ed avendo l'Inghilterra dimostrato verso l'Italia « il massimo della buona volontà», non si potrà mancare di giungere ad un accordo. Se anche i negoziati sono interrotti, la porta, secondo quanto scrive il Temps, rimarrebbe lar- gamc-nte aperta per riprenderli, e tanto l'Inghilterra quanto la Francia sarebbero animate, a detta di tutti i giornali, dal più vivo desiderio di appianare la con- troversia con spinto di comprensione e di conciliazione. Ora staremo dunque a vedere se questa buona volontà sia fatta soltanto di parole, ma gli avvenimenti indurrebbero fino ad oggi a sospettare. Le preoccupazioni per il possibile atteggiamento futuro dell'Italia sono state ravvivate in certe menti francesi da un articolo del Popolo d'Italia, in cui era detto che il nostro paese non è solo antibolscevico, ma anche antidemocratico e che bisogna ancora assodare se i suoi interessi mediterranei ed imperiali siano minacciati più dall' U.R.S.S. che dagli alleati. Il corrispondente romano del Temps si domanda se questi rilievi del grande organo milanese non significhino che l'Italia potrebbe sentirsi spinta verso la Russia onde ricuperare da quel lato « ciò che dichiara di perdere a causa del blocco navale francobritannico ». Il giornalista ricorda in proposito come l'accordo commerciale italo-sovietico sia spirato in febbraio e si pone l'interrogativo se l'Italia non si prepari a rinnovarlo adattandolo alla situazione presente ». Tali considerazioni sono impostate — egli dice — sull'articolo del giornale di Mussolini. «. ma esse corrispondono nello ' stesso tempo ad una serie d'indi- i zi. fra cui il più importante è la ' pubblicazione in organi italiani ufficiosi di articoli i quali mostrerebbero una evoluzione della politica di Roma verso la Russia, evoluzione a cui corrisponde quella della stampa sovietica nei riguardi dell'Italia ». Giorgio Sansa l genitori di questo piccolo svedese lo hanno trasferito in Inghilterra perchè ritengono che la nuova residenza sia più ai sicuro della Scandinavia dai pericoli della guerra
Persone citate: Jim Blocco, Mussolini
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