"Stamani al risveglio verso le dieci son diventato vecchio,,

"Stamani al risveglio verso le dieci son diventato vecchio,, DUE ANNI FA MORIVA D'ANNUNZIO "Stamani al risveglio verso le dieci son diventato vecchio,, Cosi scriveva il 5 dicembre del 1924 il Poeta che negli ultimi anni della sua vita non volle più guardarsi allo specchio da Venezia con un e |presagio sicuro. Sulle Bocche di i'Catfaro era tanto certo di dover Di ritorno da Gioia del Colle, nella seconda saletta al 2° piaro | dell'Albergo Regina, d'Annunzi dichiarò ad Annibale Tenneroni i che * la morte lo aveva fregato > -imorire che non avjva recato coni!sè il veleno che pur era già pron-to nella sua officina di « maestro - [alchimista ». Durante la guerra, mnel breve tempo che ne segui e , a i ; o luto i tragica e incruenta» o| Queste parole sono sue. che egli passò nella Casa Rossa di S. Maurizio, alla vigilia della spedizione di Ronchi, e o.l ritorno, il Poeta si compiacque di raccontare a molti le sue più certe visioni di una fine che avrebbe vo- e Era partito Talora l'idea di esser divenuto o | improvvisamente vecchio e inutile n lo assaliva con impeti di rivolta - e con immediati abbandoni che lo e 'riempivano di scoramento ma as- o!sai più di ribellione. -1 «Ho cercato la morfe su tutti l n I cieli, su tutte le trincee, negli abissi del mare, e nelle altitudini celesti. Così e non altrimenti io del nemico. Gii ripugnò soltanto di dover soccombere nei giorni dell'occhio perduto per sempre quando « le fantasie » della sua casa lontana e della sua madre * ancora viva e incorrotta » gli davano quel feroce tormento che par rivivere nelle pagine memorabili del Notturno quando le mura di via Mantonè non ancora insozzate dal tempo o ferite dalle manomissioni crollavano per rioffrirgli la sagoma più triste della sua casa: la casa della sua giovinezza e della sua disperazione, la saletta che aveva conservato prigioniero * il lupo della Maiella », il soffitto rabescato dalle immagini paterne con i voli dei gabbiani che salivano dalle foci della Pescara. Egli volle vivere soltan to per ridonarsi alla grande cau sa- Ogni soldato che lo ritrovò redovevo morire. Il destino è stato feroce con un uomo che ripudiò la vita dopo averla spesa tutta... ». Gli ripugnò soltanto di dover cadere « ferito o inerte » al cospetto j supino nel letto del suo immenso dolore gli risvegliò un incubo forsennato ed una smania divoratrice: di togliersi le bende, di sfa- sciarsi, di raggiungere la riva, di ripartire. Una mattina volle rive dersi di fronte allo specchio. « Ho l'occhio offeso pieno di fiamme e di bagliori ». Ad un tratto l'idea della morte lo abbandonò del tutto. Non gli importava più della vita dopo che Negli ultimi anni vedersi di fronte allo specchio Nessun tramonto fisico fu più sciagurato che questo perchè se la carne irrimediabilmente cade- va, la sua grande animasi Tieni¬ la sua vita più intensa non si era!conclusa in un atto di eroismo. Senti la vecchiaia come un male {irreparabile, come una cosa atro- ce che gli saliva nel sangue sen-jza che egli potesse liberarsene.■ non volle più ; piva di luce e da questo contra sto sferrante ne usciva l'uomo che conoscemmo nelle sue ultime glor¬ dicembre del 1918 .spiritualmente nate, come se il pianto velasse ogni sua parola. Ho due documenti assai bizzarri che possono essere serrati in due date; Il 29 di Ialla vigilia della spedizione dijRonchi, il 5 dicembre del 1924 l'idea di dover morire, l'idea di non poter più morire, ma soltanto di sentirsi sfinito sul limite della fossa, con un suo sogno ardente mutilato dalla beffa della sorte. Il 29 dicembre 1918 Gabriele d'Annunzio mi inviava una lettera sulla carta della squadriglia San Marco Ti con nu nn con dijti, I «... Tutta la quarta sponda soffre in me. ogni ora... Questa piccola casa è una stazione nella via crucis dei redenti irredenti... «Bisognerà ancora osare l'inosabile. « Non esiterò. « La nostra Venezia è in un momento ingrato. Ha perduto la sua bellezza di guerra e non ha riacquistato la sua seduzione consueta. Io non posso ancora superare la tristezza di essere stato deluso dalla « bella morte ». Ma forse, anche in porlo, deve compiersi il]presentimento che ebbi nel mag-\gio del lfl(T alla quota 12... ». \Io non credo di sbagliare affermando che Gabriele d'Annunzio non poteva più, di ritorno da Fiume, restare a Venezia. So che gli fu offerta per una cifra astronomica una grande casa e che la rifiutò. Più volte povero egli non fu mai tanto povero come allora: « ,n "°" desidero eh e una casa coIonica dove ,ion arrivi neppure il ruwore del vento. Ho vecchie espenenie di altri tempi e di altri luo Ohi. Ne farò una tutta per me e Per me solo». \Pietra su pietra il Vittoriale è|sorto cosi. Perchè cosi fu chia-'mato non lo sapremo mai se n battesimo doveva servire soltantoIper il primo dei miei tre libri. Ma credo di non errare che del « Vittoriale », vecchio nome di imprese spagnole, il Poeta stesso avesse Iprogetti". Ma gli deve pur scrivere: « Stamani al risveglio verso le jrfieci sono diventato vecchio. La vecchiezza ha ghermito all'improvviso un uomo a tradimento. L'occhio mi è caduto sopra un foglio di Francia. Chateaubriand aveva la mia età precisa, anni e mesi quando la giovine donna conosciuta nella storia anedottica scriveva di lui: « Quelle impresjskm me flt ce noble veillard si I simple sous la. couronne du, genie! »... Cnro Fra Guidotto da oggi Ui sono per me e per tutti «èl vedo » ma non ridete perchè i miei cigli così netti e aridi oggi sono velati. La campana suona. Nell'isola del Garda una morta ritorna... ». La lettera del 5 dicembre non l'ha più dimenticata. Dopo un anno egli continua ad avere la stessa idea. Il tormento della vecchiaia costituisce la sua perpetua infelicità: « Stanotte ho sfidato il unidea confusa (e posseggo i documenti). Tuttavia gli parve di vivere veramente la sua seconda vita. Che in realtà fosse la sua seconda vita il Pceta lo confidò un giorno ad Augusto Murri che da Bologna era risalito sulla riva del Garda in seguito alla improvvisa caduta del Poeta da una bassa finestra del suo studio, sicché allora anche questo triste episodio fu argomento di infinite malevo lenze e di sciocche, assurde inven zioni. La sensazione della vecchiaia lo coglie per la prima volta il 5 di cembre del 1924. Egli è tutto preso da una specie di ossessione Vuole che la sua casa serbi in ogni particolare d'arte e di vita, l'impronta del suo ingegno. Anche per Guido Cadorin dichiarato solennemente « compagno genero so e pittore del Vittoriale », anche per Cadorin chiamato a Gardone « Fra Guidotto », egli ha suggerimenti, piani, disegni, Invenzioni, ]freddo in cerca del mio mas e non \ì'ho trovato. Oggi ho riscaldata \con il mio alito immortale la stan ia nella quale non potrà vivere se non la mia morte. Stasera sono troppo infelice, più- vecchio che non fossi il 5 dicembre ». Egli sa ormai che la sua morte non potrà essere che una morte qualsiasi ma riempie la sua perdizione con un lavoro incessante che egli perpetua nel ritmo della sua prosa più giovanile: la sua salma ha già la sua arca sul mastio in mezzo alle altre undici degli eroi suoi prossimi. «Batto il \ferro, soffio il vetro, incido le pie |'re> stampo i legni, colorisco le 'stoffe> intaglio l'osso e il bosso. interpreto i ricettari di Caterina ISforza, sottilizzo i profumi». Egli volle riempire fino all'ultimo, inesorabilmente, la sua morte con la sua vita. Giannino Omero Gallo Di dl ll IUna delle ultime istantanee

Luoghi citati: Bologna, Francia, Gioia Del Colle, Riva Del Garda, Venezia