LA GENEPESCA I scesa felicemente in mare di Ernesto Quadrone

LA GENEPESCA I scesa felicemente in mare LA GENEPESCA I scesa felicemente in mare L'affascinante enigma della pesca nei mari del Nord i (DAL NOSTRO INVIATO) Rivatrigoso, 24 febbraio. Questa mattina nei cantieri di Rivatrigoso è stata varata la prima delle due nuove unità della Genepesca. Ammontano cosi a sette le motonavi di grande potenza destinate e attrezzate per la pesca atlantica: cinque per i mari del Sud e due per i mari del Nord. La cerimonia del varo è avvenuta senza sfarzo, rapidamente, alla presenza di un pubblico ristretto: i dirigenti della società con le famiglie, i marinai, pescatori e le maestranze del cantiere. Sul palco d'onore avevano preso posto S. E. Giorgio Ricci, Commissario generale per la pesca, il senatore Gaslini, il consigliere nazionale Guido Franchi, il comandante Aguiari, la medaglia d'oro Salamano, l'amministratore delegato della società comm. Avezzano, i due comandanti delle nuove unità Dapelo e Orlandi con altri. Un sacerdote ha benedetto la nave e mentre la piccola folla salutava alla voce il Re e Imperatore e il Duce, la madrina, signora Bonini Gaslini, premendo un bottone ha dato l'abbrivio alla bottiglia di spumante che si è infranta sulla fiancata di prua. Due martinetti hanno dato allora la prima spinta allo scafo e quindi i oaranchi, tirandolo lentamente sui Vasi di sostegno, lo avviarono sul piano inclinato dello scalo. Per la bassa temperatura, che durante la notte aveva raggelato il sego, la calata verso il mare si è iniziata molto adagio, sicché quasi non vedevasi il movimento della Genepesca I. Poi. man mano riscaldandosi il sego, la nave ha aumentato velocità, sicché gli ultimi metri di discesa sono stati bruciati a grande velocità. Un minuto, due minuti di fiato sospeso e quindi la bellissima nave è scivolata in mare, sollevando un nuvolo argenteo di spruzzi e di spuma. Le barche delle maestranze si pammliaglnodudadelomseinatina laqudovigralaIIpTinDlitsmrsadssmtsono impennate sulle onde, ric&.\Cdendo e rialzandosi nei valloncelli [sFddi acqua luminosa e due rimorchiatori, affiancandosi subito alla nave, l'hanno accompagnata nella presa di contatto co! mare: una passeggiata di una ottantina di metri , e, all'orizzonte perlaceo, l'invito al prossimo lungo viaggio. Qualche occhio umido di emozione, un applauso e alcuni istanti di silenzio. Che il varo di una nave desta sempre emozioni diverse e profonde. I marinai pensano a remoti viaggi, alle avventure superate e a quelle che li attendono: vita dura, eroica, nostalgia di affetti, rischi e responsabilità. I comandanti pensano alle fortune della preda e fanno calcoli sulla carta di navigazione e sui banchi di pesca da incrociare. I dirigenti pensano al grosso giuoco in cui si sono impegnati. Osservavo durante il varo l'uomo di questa giornata, Avezzano, che da anni combatte, insegue il suo sogno. La pesca nei mari del Nord. Un enigma. Norvegesi, inglesi, francesi battono da anni le coste di Terranova, della Groenlandia, in silenzio, gelosamente. Le radio di bordo delle loro navi non parlano per paura di essere intese dai pescatori concorrenti. Una volta, prima della guerra attuale, alcuni si davano il «punto» adesso hanno chiuso la bocca. Ci I sono in giro navi da guerra ne-1 miche e nell'aria aeioplani connmitragliatrici. | cLe due nuove unità italiane ten- | mtano l'impossibile, coraggiosamen-'dte ficcandosi nella muta dei cac- datori senza parola. I capitani, cscandagheranno lo sconosciuto ; tLhgcrincpottliav|ilpccmondo'subacqueo, gli ab;ssi, le|rmontagne nascoste sotto le onde, i le valli, appoggiando sul fondo lo aorecchio elettrico di Marconi. Partita di azzardo con la posta annua di quattromila tonnellate di pesce. I sessantacinque marinai dovranno catturare nelle reti cinquecento quintali di pesce al giorno, e le reti si tirano su con le mani. Gli uomini avranno i vestiti Ina e n e i n n fradici, la schiena rotta, parecchi sgradi sotto zero nelle ossa. Ch! nnon ha veduto non sa e neppure; può farsene un idea oLe due nuove motonavi sono ri- oscaldate; a pruavia c è una carne- zra per asciugare i vestiti I viveri lasono abbondanti, ma non basta. La jcampagna dura quattro mesi. dQuattro mesi nell immensa sohtu-|edine, nella nebbia, sulle onde tem-|lpestose. Ci vuole de fegato, della |Uresistenza. Ho veduto e ho impa-.5' vvtIeerato che cosa vuol dire lavorare di notte, squartare e decapitare il pesce, lavarlo, calarlo nella stiva, nel cuore di ghiaccio della nave, a trenta gradi sotto zero. ntc'°,"!rsÌ'„,f,?dTe' distendersi t^n«a.V?«™,T^°nde,la,p,a?_ m«l^nnn = hS^Ul° de"e 0nde ^ *Pn!f= ? i! ,V°,rd0A SÌnza a>'ere la'r£™JJtViM°£tà di giungereli! c^c,?tte,- Ll 5? v.eduV magiare din piedi ad occhi chiusi, fulminati dal sonno che non lascia dl vivo che lo stomaco. Ed ero nei mari del Sud, dove il clima è mite. Penso alla battaglia che questi uomini ingaggeranno nel Nord e mi nasce nel cuore un'ammirazione senza limiti. Sono sicuro che vinceranno la Ipartita perchè i nostri marinai so-'no gli amici, gli innamorati del mare. Tanto meglio se i pesche-1 recci stranieri non li aiuteranno: i la vittoria sarà più completa. Fati Duce che ha tracciato la rotta, La «Genepesca I* ora si don-jdola sulle onde, in attesa di sal-j pare per la strada ignota. La prima carta è stata giuocata questa mattina e sono sicuro che gli italiani la seguiranno colpo su colpo. Pensateli questi marinai e vogliate loro bene. Fra qualche giorno saranno sulla strada che conduce alla preda, tonnellate di preda che hanno già fiutato. A vederli ho avuto l'impressione che i loro occhi chiari già lisciassero il mare per penetrarlo e che si fossero tolto il cuore per lasciarlo in casa per le donne e i figli in attesa dentro queste case dipinte in rosa e in celeste: i colori presi a prestito dagli amorosi cieli della Liguria, dagli eterni spiriti di questa popolazione unica al mondo, dalle anime che seguitano a vivere nel vento dolce, sui frangenti e tra la spuma che parla e racconta e illumina l'epopea della nostra.stirpe marinara. Ernesto Quadrone LA GENEPESCA I scesa felicemente in mare LA GENEPESCA I scesa felicemente in mare L'affascinante enigma della pesca nei mari del Nord i (DAL NOSTRO INVIATO) Rivatrigoso, 24 febbraio. Questa mattina nei cantieri di Rivatrigoso è stata varata la prima delle due nuove unità della Genepesca. Ammontano cosi a sette le motonavi di grande potenza destinate e attrezzate per la pesca atlantica: cinque per i mari del Sud e due per i mari del Nord. La cerimonia del varo è avvenuta senza sfarzo, rapidamente, alla presenza di un pubblico ristretto: i dirigenti della società con le famiglie, i marinai, pescatori e le maestranze del cantiere. Sul palco d'onore avevano preso posto S. E. Giorgio Ricci, Commissario generale per la pesca, il senatore Gaslini, il consigliere nazionale Guido Franchi, il comandante Aguiari, la medaglia d'oro Salamano, l'amministratore delegato della società comm. Avezzano, i due comandanti delle nuove unità Dapelo e Orlandi con altri. Un sacerdote ha benedetto la nave e mentre la piccola folla salutava alla voce il Re e Imperatore e il Duce, la madrina, signora Bonini Gaslini, premendo un bottone ha dato l'abbrivio alla bottiglia di spumante che si è infranta sulla fiancata di prua. Due martinetti hanno dato allora la prima spinta allo scafo e quindi i oaranchi, tirandolo lentamente sui Vasi di sostegno, lo avviarono sul piano inclinato dello scalo. Per la bassa temperatura, che durante la notte aveva raggelato il sego, la calata verso il mare si è iniziata molto adagio, sicché quasi non vedevasi il movimento della Genepesca I. Poi. man mano riscaldandosi il sego, la nave ha aumentato velocità, sicché gli ultimi metri di discesa sono stati bruciati a grande velocità. Un minuto, due minuti di fiato sospeso e quindi la bellissima nave è scivolata in mare, sollevando un nuvolo argenteo di spruzzi e di spuma. Le barche delle maestranze si pammliaglnodudadelomseinatina laqudovigralaIIpTinDlitsmrsadssmtsono impennate sulle onde, ric&.\Cdendo e rialzandosi nei valloncelli [sFddi acqua luminosa e due rimorchiatori, affiancandosi subito alla nave, l'hanno accompagnata nella presa di contatto co! mare: una passeggiata di una ottantina di metri , e, all'orizzonte perlaceo, l'invito al prossimo lungo viaggio. Qualche occhio umido di emozione, un applauso e alcuni istanti di silenzio. Che il varo di una nave desta sempre emozioni diverse e profonde. I marinai pensano a remoti viaggi, alle avventure superate e a quelle che li attendono: vita dura, eroica, nostalgia di affetti, rischi e responsabilità. I comandanti pensano alle fortune della preda e fanno calcoli sulla carta di navigazione e sui banchi di pesca da incrociare. I dirigenti pensano al grosso giuoco in cui si sono impegnati. Osservavo durante il varo l'uomo di questa giornata, Avezzano, che da anni combatte, insegue il suo sogno. La pesca nei mari del Nord. Un enigma. Norvegesi, inglesi, francesi battono da anni le coste di Terranova, della Groenlandia, in silenzio, gelosamente. Le radio di bordo delle loro navi non parlano per paura di essere intese dai pescatori concorrenti. Una volta, prima della guerra attuale, alcuni si davano il «punto» adesso hanno chiuso la bocca. Ci I sono in giro navi da guerra ne-1 miche e nell'aria aeioplani connmitragliatrici. | cLe due nuove unità italiane ten- | mtano l'impossibile, coraggiosamen-'dte ficcandosi nella muta dei cac- datori senza parola. I capitani, cscandagheranno lo sconosciuto ; tLhgcrincpottliav|ilpccmondo'subacqueo, gli ab;ssi, le|rmontagne nascoste sotto le onde, i le valli, appoggiando sul fondo lo aorecchio elettrico di Marconi. Partita di azzardo con la posta annua di quattromila tonnellate di pesce. I sessantacinque marinai dovranno catturare nelle reti cinquecento quintali di pesce al giorno, e le reti si tirano su con le mani. Gli uomini avranno i vestiti Ina e n e i n n fradici, la schiena rotta, parecchi sgradi sotto zero nelle ossa. Ch! nnon ha veduto non sa e neppure; può farsene un idea oLe due nuove motonavi sono ri- oscaldate; a pruavia c è una carne- zra per asciugare i vestiti I viveri lasono abbondanti, ma non basta. La jcampagna dura quattro mesi. dQuattro mesi nell immensa sohtu-|edine, nella nebbia, sulle onde tem-|lpestose. Ci vuole de fegato, della |Uresistenza. Ho veduto e ho impa-.5' vvtIeerato che cosa vuol dire lavorare di notte, squartare e decapitare il pesce, lavarlo, calarlo nella stiva, nel cuore di ghiaccio della nave, a trenta gradi sotto zero. ntc'°,"!rsÌ'„,f,?dTe' distendersi t^n«a.V?«™,T^°nde,la,p,a?_ m«l^nnn = hS^Ul° de"e 0nde ^ *Pn!f= ? i! ,V°,rd0A SÌnza a>'ere la'r£™JJtViM°£tà di giungereli! c^c,?tte,- Ll 5? v.eduV magiare din piedi ad occhi chiusi, fulminati dal sonno che non lascia dl vivo che lo stomaco. Ed ero nei mari del Sud, dove il clima è mite. Penso alla battaglia che questi uomini ingaggeranno nel Nord e mi nasce nel cuore un'ammirazione senza limiti. Sono sicuro che vinceranno la Ipartita perchè i nostri marinai so-'no gli amici, gli innamorati del mare. Tanto meglio se i pesche-1 recci stranieri non li aiuteranno: i la vittoria sarà più completa. Fati Duce che ha tracciato la rotta, La «Genepesca I* ora si don-jdola sulle onde, in attesa di sal-j pare per la strada ignota. La prima carta è stata giuocata questa mattina e sono sicuro che gli italiani la seguiranno colpo su colpo. Pensateli questi marinai e vogliate loro bene. Fra qualche giorno saranno sulla strada che conduce alla preda, tonnellate di preda che hanno già fiutato. A vederli ho avuto l'impressione che i loro occhi chiari già lisciassero il mare per penetrarlo e che si fossero tolto il cuore per lasciarlo in casa per le donne e i figli in attesa dentro queste case dipinte in rosa e in celeste: i colori presi a prestito dagli amorosi cieli della Liguria, dagli eterni spiriti di questa popolazione unica al mondo, dalle anime che seguitano a vivere nel vento dolce, sui frangenti e tra la spuma che parla e racconta e illumina l'epopea della nostra.stirpe marinara. Ernesto Quadrone

Luoghi citati: Avezzano, Groenlandia, Liguria, Terranova