I voti augurali d'Italia a Maria Gabriella di Marziano Bernardi

I voti augurali d'Italia a Maria Gabriella I voti augurali d'Italia a Maria Gabriella La fausta notte ~ La visita dei Sovrani poche ore dopo la nascita ~ Il messaggio del Duce a nome del Governo Fascista e di tutto il popolo italiano ~La benedizione del Papa ~ Imponenti manifestazioni della cittadinanza napoletana: il Principe di Piemonte, con i Principini, risponde dal balcone di Palazzo Reale Un decreto di amnistìa per i reati minori e di condono di penalità finanziarie "Quali a noi secoli...?,, Quando, la prima volta, questo nome garrulo e gaio, squillante e sereno, fu udito in una reggia sabauda? Ecco, o Piccola, nel passato fulgente della Tua Casa l'avola forse più lontana, che porta il Tuo nome. E' figlia di un giovane Duca che a tanta gloria anela avido, insofferente di giogo: fra venticinque anni sarà Re, primo Re dei Savoia, egli il salvatore di Torino; e giovanissima sposa di un Re giovinetto sarà ella stessa. Un padre filippino, che il popolo già venera e che più tardi, nei mesi dell'epico Assedio, griderà sa»to, si curva su quella culla, sorride e benedice; e Vittorio Amedeo II affida al Padre Sebastiano Valfrè la cura spirituale della sua Maria Luigia Gabriella: dalla lontana Corte di Madrid la Regina di Spagna continuerà a mantenersi in affettuosa relazione epistolare col Beato di Verduno fino alla morte di questo. Di un altro Re guerriero è figlia la seconda Maria Gabriella. Nel claustrale silenzio di Chieri le giungono come fievoli echi le notizie, del mondo torinese. L'Assietta ha fatto del padre un Sovrano invincibile, il Piemonte è un regno temuto, rispettato, lusingato, la Capitale diviene ogni giorno .più bella ed accogliente dopo che da SU' perga a Stupinigi un grande architetto le ha dato i marmi e le statue di cento palazzi. Ella tace e prega, sorella in ispirito delle altre Principesse sabaude che da Lodovica, figlia del Beato Amedeo, a Maria Cristina, Regina di Napoli, chiesero agli altari quella pace del cuore che non potevano trovare sui gradini dei troni. E due volte ancora in tempi più recenti torna in Casa Savoia il nome Gabriella: con una prozia di Carlo Alberto e con un'altra Carignano, nata a Parigi e morta in Arsoli, moglie del principe romano Vittorio Massimo : il Litta la dice « pia ed elemosiniera ». Quasi tre secoli dunque che questo nome è un annunzio di grazia, di bontà, di dignità regale. La terzogenita d'Umberto di Piemonte e di Maria del Belgio apre i suoi occhi su un mondo fieramente sconvolto dalle più aspre passioni. Popoli in armi s'accampano sui valli secolari dove rivalità antiche hanno sempre cercato nella forza la decisione dei primati. Sui nostri stessi confini le truppe vigilano, sui nostri mari giorno e notte s'avvicenda la guardia. E tuttavia dalle Alpi all'Etna, dall'altra sponda adriatica a tutte le terre dell'Impero, il Popolo nostro esulta, guarda idealmente alla Reggia di Napoli dove quei primi vagiti recan tanta gioia, guarda alla Reggia di Roma dove il Re Vittorioso ancora una volta prova l'orgoglio di veder crescere intorno a Sè una Famiglia rigogliosa, fiorente in cui si specchia — cara e serena immagine — la Sua giovinezza lontana, densa di grandi presagi. Esulta fiducioso' perchè più che mai sente, in queste ore gravi di cui un tenero viso d'infante riesce ad allontanare l'asprezza, identificato col suo il destino infallibile della Dina' stia. Sempre questo destino varcò il tempo, impavido, come sovrastando la pace e la guerra. Sorprende, nelle vecchie cronache, il racconto pacato degli eventi fausti e di quelli avversi, che i Savoia superarono con inalterata fermezza. Quasi im possibile sembra ch'essi si mi surassero con avversari sproporzionatamente più forti con la stessa serena sicurezza con cui s'accingevano a dare ai loro popoli lavoro, prosperità e letizia. Il nemico minacciava sulle Alpi, e questi Conti, questi Du chi, questi Re ordinavano ai loro architetti opere grandiose, anrivan strade e canali, chiamavano a Corte poeti, largivano statuti, alzavan chiese, fondavano ospedali. La storia di Casa Savoia, dal Conte Verde a Vittorio Emanuele II, dai grandi ministri del secondo Re al Grande Ministro del primo Imperatore, è anzitutto una storia di miracoli. Perchè? Perchè la Famiglia si sentiva sicura, amata e seguita, rispettata, venerata. Perchè sapeva che tutto poteva chiedere, e che al di là della richiesta, dopo aver tutto ottenuto, ancora vi sarebbe stato qualcuno pronto a dare per essa o i beni o la vita, o l'intelletto o il cuore. L'ambasciatore veneziano a Torino al tempo di Cvsdtlgddmagc«nnmrLtPgalvdrpcpvaldatarovfsforndcvtdSsSppmnbcVdnplcRchfiglglsnurrs savrebbe potuto Vittorio Ema-i Carlo Emanuele I poteva scrivere ai reggitori della Serenissima: « Dalla vita in poi i sudditi danno tutto, niente eccettuato al Duca, e il Duca tutto loro dimanda. Di altro non si gloriano che di essere sudditi del Duca di Savoia, nè vi è suddito che per lui non si facesse martire ». Ai fanti del Carso, agli alpini dell'Adamello, ai legionari d'Africa e di Spagna che cosa non « dimandare » nuele III? Quale di questi eroi non si sarebbe, per Lui « fatto martire? ». E quanti non andarono per Lui al martirio? Per Lui che a viso aperto, forte di tutto il passato d'onore dei Suoi Padri, nel drammatico convegno di Peschiera, di fronte agli alleati dubitosi, difendeva il valore, la tenacia, la volontà di vittoria degli Italiani? E il senso di questa sicurezza da quasi mille anni dura, e si rinsalda, e si fa «sempre più pronto alla lotta, appunto perchè la Dinastia è anzitutto la prima famiglia d'Italia. Da nove secoli i figli stanno accanto ai padri, i fratelli con i fratelli, le donne son le fide compagne degli uomini. Donne pie, donne amorose, donne virili. Così for te è l'orgoglio della Stirpe, così alta è la coscienza dei suoi diritti e anche più dei doveri, che ogni donna che diventa una Sa voia si fa d'istinto tutrice inflessibile della dignità della Casa. Quando Maria Cristina, francese, si reca di persona ad opporsi al suo grande avversario Richelieu, affida al suo mi nistro l'Erede al trono con l'ordine di non consegnare ad al cuno il fanciullo, neppure se gli venga recata una lettera firma ta di suo pugno; ed al fratello dichiara ch'ella è ormai una Savoia e che il suo primo pensiero è la salvaguardia del suo Stato. Quando queste donne non possono combattere, pregano per la vittoria delle armi piemontesi ed italiane, condivido no, negli assedi e sotto i bom bardamenti, la sorte dei mariti come Anna d'Orléans accanto a Vittorio Amedeo II, accettano d'andar spose a principi stranieri perchè cosi vuole il dovere politico: come Maria Adelaide, la « Principessa della Pace » come Clotilde, alle cui nozze il Re Galantuomo si piega col cuore spezzato. E quando non hanno da governare o da sacri ficarsi, si volgono a consolare gli afflitti, son presenti a tutte le sciagure, sorridono dove è la gioia, confortano dove è il do lore, assicurano gagliarde discendenze, nuovi rampolli al tronco vigoroso. Oggi questa luce che brilla nella Reggia di Napoli segna una pausa nel gran dramma europeo. I messaggi inquieti s'arrestano un istante, una notizia serena vola dall'una all'altra capitale. Questa Italia forte e tranquilla, che poderosamente argina la guerra perchè tutta la pace non vada perduta, si raccoglie trepida, affettuosa intorno a una culla. Un piccolo essere vagisce ignaro, un Padre e una Madre mirano in quel visuccio il nuovo pegno sacro della, loro fede amorosa. In questo grande slancio di tenerezza che stringe tutto un Popolo intorno a tre Creature, quel Padre si sente fratello di milioni di padri, quella Madre è sorella di milioni di madri italiane. La Loro Famiglia cresce, le Loro stanze risuonano di risa infantili sempre più fresche. E' un grande esempio a tutte le famiglie italiane, è un altro degli esempi augusti che la Dinastia sa dare all'Italia. Marziano Bernardi l \ j Il Principe con Maria Pia e Vittorio Emanuele risponde alle acclamazioni della folla. (Telefoto) I voti augurali d'Italia a Maria Gabriella I voti augurali d'Italia a Maria Gabriella La fausta notte ~ La visita dei Sovrani poche ore dopo la nascita ~ Il messaggio del Duce a nome del Governo Fascista e di tutto il popolo italiano ~La benedizione del Papa ~ Imponenti manifestazioni della cittadinanza napoletana: il Principe di Piemonte, con i Principini, risponde dal balcone di Palazzo Reale Un decreto di amnistìa per i reati minori e di condono di penalità finanziarie "Quali a noi secoli...?,, Quando, la prima volta, questo nome garrulo e gaio, squillante e sereno, fu udito in una reggia sabauda? Ecco, o Piccola, nel passato fulgente della Tua Casa l'avola forse più lontana, che porta il Tuo nome. E' figlia di un giovane Duca che a tanta gloria anela avido, insofferente di giogo: fra venticinque anni sarà Re, primo Re dei Savoia, egli il salvatore di Torino; e giovanissima sposa di un Re giovinetto sarà ella stessa. Un padre filippino, che il popolo già venera e che più tardi, nei mesi dell'epico Assedio, griderà sa»to, si curva su quella culla, sorride e benedice; e Vittorio Amedeo II affida al Padre Sebastiano Valfrè la cura spirituale della sua Maria Luigia Gabriella: dalla lontana Corte di Madrid la Regina di Spagna continuerà a mantenersi in affettuosa relazione epistolare col Beato di Verduno fino alla morte di questo. Di un altro Re guerriero è figlia la seconda Maria Gabriella. Nel claustrale silenzio di Chieri le giungono come fievoli echi le notizie, del mondo torinese. L'Assietta ha fatto del padre un Sovrano invincibile, il Piemonte è un regno temuto, rispettato, lusingato, la Capitale diviene ogni giorno .più bella ed accogliente dopo che da SU' perga a Stupinigi un grande architetto le ha dato i marmi e le statue di cento palazzi. Ella tace e prega, sorella in ispirito delle altre Principesse sabaude che da Lodovica, figlia del Beato Amedeo, a Maria Cristina, Regina di Napoli, chiesero agli altari quella pace del cuore che non potevano trovare sui gradini dei troni. E due volte ancora in tempi più recenti torna in Casa Savoia il nome Gabriella: con una prozia di Carlo Alberto e con un'altra Carignano, nata a Parigi e morta in Arsoli, moglie del principe romano Vittorio Massimo : il Litta la dice « pia ed elemosiniera ». Quasi tre secoli dunque che questo nome è un annunzio di grazia, di bontà, di dignità regale. La terzogenita d'Umberto di Piemonte e di Maria del Belgio apre i suoi occhi su un mondo fieramente sconvolto dalle più aspre passioni. Popoli in armi s'accampano sui valli secolari dove rivalità antiche hanno sempre cercato nella forza la decisione dei primati. Sui nostri stessi confini le truppe vigilano, sui nostri mari giorno e notte s'avvicenda la guardia. E tuttavia dalle Alpi all'Etna, dall'altra sponda adriatica a tutte le terre dell'Impero, il Popolo nostro esulta, guarda idealmente alla Reggia di Napoli dove quei primi vagiti recan tanta gioia, guarda alla Reggia di Roma dove il Re Vittorioso ancora una volta prova l'orgoglio di veder crescere intorno a Sè una Famiglia rigogliosa, fiorente in cui si specchia — cara e serena immagine — la Sua giovinezza lontana, densa di grandi presagi. Esulta fiducioso' perchè più che mai sente, in queste ore gravi di cui un tenero viso d'infante riesce ad allontanare l'asprezza, identificato col suo il destino infallibile della Dina' stia. Sempre questo destino varcò il tempo, impavido, come sovrastando la pace e la guerra. Sorprende, nelle vecchie cronache, il racconto pacato degli eventi fausti e di quelli avversi, che i Savoia superarono con inalterata fermezza. Quasi im possibile sembra ch'essi si mi surassero con avversari sproporzionatamente più forti con la stessa serena sicurezza con cui s'accingevano a dare ai loro popoli lavoro, prosperità e letizia. Il nemico minacciava sulle Alpi, e questi Conti, questi Du chi, questi Re ordinavano ai loro architetti opere grandiose, anrivan strade e canali, chiamavano a Corte poeti, largivano statuti, alzavan chiese, fondavano ospedali. La storia di Casa Savoia, dal Conte Verde a Vittorio Emanuele II, dai grandi ministri del secondo Re al Grande Ministro del primo Imperatore, è anzitutto una storia di miracoli. Perchè? Perchè la Famiglia si sentiva sicura, amata e seguita, rispettata, venerata. Perchè sapeva che tutto poteva chiedere, e che al di là della richiesta, dopo aver tutto ottenuto, ancora vi sarebbe stato qualcuno pronto a dare per essa o i beni o la vita, o l'intelletto o il cuore. L'ambasciatore veneziano a Torino al tempo di Cvsdtlgddmagc«nnmrLtPgalvdrpcpvaldatarovfsforndcvtdSsSppmnbcVdnplcRchfiglglsnurrs savrebbe potuto Vittorio Ema-i Carlo Emanuele I poteva scrivere ai reggitori della Serenissima: « Dalla vita in poi i sudditi danno tutto, niente eccettuato al Duca, e il Duca tutto loro dimanda. Di altro non si gloriano che di essere sudditi del Duca di Savoia, nè vi è suddito che per lui non si facesse martire ». Ai fanti del Carso, agli alpini dell'Adamello, ai legionari d'Africa e di Spagna che cosa non « dimandare » nuele III? Quale di questi eroi non si sarebbe, per Lui « fatto martire? ». E quanti non andarono per Lui al martirio? Per Lui che a viso aperto, forte di tutto il passato d'onore dei Suoi Padri, nel drammatico convegno di Peschiera, di fronte agli alleati dubitosi, difendeva il valore, la tenacia, la volontà di vittoria degli Italiani? E il senso di questa sicurezza da quasi mille anni dura, e si rinsalda, e si fa «sempre più pronto alla lotta, appunto perchè la Dinastia è anzitutto la prima famiglia d'Italia. Da nove secoli i figli stanno accanto ai padri, i fratelli con i fratelli, le donne son le fide compagne degli uomini. Donne pie, donne amorose, donne virili. Così for te è l'orgoglio della Stirpe, così alta è la coscienza dei suoi diritti e anche più dei doveri, che ogni donna che diventa una Sa voia si fa d'istinto tutrice inflessibile della dignità della Casa. Quando Maria Cristina, francese, si reca di persona ad opporsi al suo grande avversario Richelieu, affida al suo mi nistro l'Erede al trono con l'ordine di non consegnare ad al cuno il fanciullo, neppure se gli venga recata una lettera firma ta di suo pugno; ed al fratello dichiara ch'ella è ormai una Savoia e che il suo primo pensiero è la salvaguardia del suo Stato. Quando queste donne non possono combattere, pregano per la vittoria delle armi piemontesi ed italiane, condivido no, negli assedi e sotto i bom bardamenti, la sorte dei mariti come Anna d'Orléans accanto a Vittorio Amedeo II, accettano d'andar spose a principi stranieri perchè cosi vuole il dovere politico: come Maria Adelaide, la « Principessa della Pace » come Clotilde, alle cui nozze il Re Galantuomo si piega col cuore spezzato. E quando non hanno da governare o da sacri ficarsi, si volgono a consolare gli afflitti, son presenti a tutte le sciagure, sorridono dove è la gioia, confortano dove è il do lore, assicurano gagliarde discendenze, nuovi rampolli al tronco vigoroso. Oggi questa luce che brilla nella Reggia di Napoli segna una pausa nel gran dramma europeo. I messaggi inquieti s'arrestano un istante, una notizia serena vola dall'una all'altra capitale. Questa Italia forte e tranquilla, che poderosamente argina la guerra perchè tutta la pace non vada perduta, si raccoglie trepida, affettuosa intorno a una culla. Un piccolo essere vagisce ignaro, un Padre e una Madre mirano in quel visuccio il nuovo pegno sacro della, loro fede amorosa. In questo grande slancio di tenerezza che stringe tutto un Popolo intorno a tre Creature, quel Padre si sente fratello di milioni di padri, quella Madre è sorella di milioni di madri italiane. La Loro Famiglia cresce, le Loro stanze risuonano di risa infantili sempre più fresche. E' un grande esempio a tutte le famiglie italiane, è un altro degli esempi augusti che la Dinastia sa dare all'Italia. Marziano Bernardi l \ j Il Principe con Maria Pia e Vittorio Emanuele risponde alle acclamazioni della folla. (Telefoto)