GENEPESCA I di Ernesto Quadrone

GENEPESCA I GENEPESCA I La bella nave scenderà domani mare -- I preparativi a Riva Trigoso — La scelta degli equipaggi in (Dal nostro inviato) Riva Trigoso, 22 febbraio. Mi ricordo che vissi benissimo sulla modesta nave da pesca che allora — alcuni anni fa — si chiamava Lupi dal nome del suo primo armatore ed ora gloriosamene ribattezzata Ascimighi, se non sbaglio. Era, è lo è tuttora, una delle cinque navi della « Genepesca » che vanno nei mari del sud, giù, ungo la costa mauritana, fino a La Aguera, piccolo e sabbioso possedimento spagnuolo, dove finimmo la campagna con 120 tonnellate di pesce nel frigorifero. Magnifica e sontuosa pesca, di cui l comandante Donadelli, pur senza dimostrarlo, era ficrlssimo. Donadelli, tanto per riirlo, non dimostrava a parole nessuno dei senti- susmlepdlevmsosqlitailudas| qqmenti o pensieri che gli passava- ipno per la mente durante le lun-1 lghe" ore, i giorni, i mesi di navigazione. Pescatori roccia spuma Detestava persino la radio di bordo perchè troppo curiosa e ciarliera, sicché non ci fu verso di convincerlo a mettersi in ascolto o di farsi ascoltare da qualcuno. Egli diceva che era inutile far sapere agli altri il punto in cui immergeva le reti, che poi tornavano su cariche. I veri pescatori, tutti i veri pescatori, sono gelosi, come i cacciatori, Insomma, Donadelli non parlava e se parlava raccontava brevemente dei suoi viaggi a bordo dei velieri, per i gsjjjJ^^m. inguaribile e q1t| dmrrcslDmTanto che adesso, proprietario efelice di una nave con le ali bian- pche, corre il Mediterraneo per conto suo. Più nessuno lo sente ed\Segli non si fa sentire da nessuno. nTra i marinai sono quasi tutti »cosl. Ricordo che nel viaggio pre-1fcedente al mio, e proprio dalla me-i ™desima nave, tre marinai furono ; ?strappati, lanciati e sepolti in ma- ;tre al largo delle coste spagnuole. I rNessuno ne seppe mai più nulla. • sII comandante dell'Ascianyhi, Gi- mlarduccl, che se l'era cavata da una terribile burrasca nei mari ! adel nord, morì colpito dalle schegge di una bombola generatrice di acetilene, mentre stava curvo nel circolo luminoso di uno di quei « cappelloni » che servono la notte a pescare. I compagni strinsero i denti, la moglie strinse il cuo re, e nessuno fiatò, cronaca, senza commento Quella del pescatore atlantico è una vita dura, per la quale i marinai italiani sono tagliati apposta. Chi ha vissuto a lungo con questi uomini meravigliosi ha poi l'impressione che siano fatti di imnsacTre righe di: r'vdmaschi'uma e di roccia, come certi j scogli lavorati dal mare. aBene, allora, qualche anno fa. si andò a La Aguera; erano le pri-' me imprese della « Genepesca ». ?società costituita da torinesi, uo- *mini di terraferma. E là, nel te-ffltino, trovammo ospitalissimo il i comandante spagnuolo. Il Castro, I fanélo i loro sospiri al sibilo conti nUo della lampada a petrolio ed al attorniato dalla famiglia nel gran, silenzio del deserto faharianS: la moglie e quattro figli che la sera!pregavano tutti insieme mesco ' gocciolio del secchio dell'acqua del filtro. Oggi ho saputo che il capitano Il Castro ritornando a La Aguera da Rio rie Oro dove era I 'stato temporaneamente coman-j ]dato, ebbe la fortuna di scampajre ad una brutta avventura, ] Partito lui, i rossi, che avevano avvelenato di comunismo la trup pa del presidio, si ribellarono e jcatturarono la nave cisterna Ive-, ira y Olavico che portava l'acqua| dàlie Canarie e con |medico con la relati !stati massacrati e sepolti, a man;giare il cavolo dalla parte del tor so, come si dice in dispregio alla j morte. 1 Ah, quanti ricordi mi sono ve j noti oggi, guardando dalla spiag'già una delle due motonavi co istruite nei cantieri di Riva Trigo l'acqua un va famiglia, si deve al nostro console di Casa- blanca, al suo eroico contegno se i rossi furono costretti a liberare medico e famiglia, che a quest'ora molto probabilmente sarebbero | so per la » Genepesca r, ed una delle quali, appunto, la Genepesca I, sarà varata posdomani, sabato, con tutti gli onori. Capitani ed equipaggi Gran bella nave, slanciata, tarchiata, munita di motori Fìat ca- Ipici ai sviluppare unèTvelocità"dij 14 miglia all'ora e destinata alle -grandi pesche di merluzzo nei ma- ri del Nord, sui banchi di Terra nova. Ufficialmente non avrei dovuto esserci. Gli ordini sono severissimi: non si deve parlare del varo che il giorno del varo. Ma chi. al mio posto, potrebbe tener» la lingua a freno, tanto più che. non parlando della cerimonia di Isabato, mi accontento dei ricordi suscitati dalla, visita della nave stagliata contro un orizzonte di madreperla? — Ecco — dico al direttore delle macchine, Fazio, amico della prima crociera di pesca nei mari del Sud — io non parlo, non parlerò, starò muto come un pesce. I due comandanti delle due nuove unità litigano fra loro o per lo meno mugugnano, lanciandosi dei sorrisi amichevoli e maliziosi. Nessuno vorrebbe questo reliere o quell'altro nostromo. Certo il reliere è un uomo prezioso e adesso tanto il comandante Dapelo come il comandante Orlandi parlano di un tale Minervin di Moffetta, che deve essere un asso, e poi litigano ancora fraternamente per il nostròmo, personaggio di punta, | quello che si lancia sotto il sacco quando arriva a bordo colmo di ipcsce, per aprirlo in un battiba 1 len0i Operazione rischiosa, direi i quasi eroica, e che si ripete con 1 uguale pericolo di essere investiti e travolti da alcune tonnellate di pesce, parecchie e parecchie volte al giorno. Il nostromo imbarcato sulla Lupi, dov'ero io, quando si scaglia| va contro il sacco dava l'idea di un leopardo ai balzo. Tutte ause che non si sanno e che il pubblico deve sapere, e che, se le sapesse, mangerebbe più pesce e con più raccoglimento, tanto per far onore ai marinai italiani che lo procurano. Sembra che i due comandanti si siano messi d'accordo: sono due lupi di mare specialisti, uno, il Dapelo, esperto per la pesca nei mari del Nord, l'altro, l'Orlandi. ex-comandante della flottiglia da pesca iberica. °Sgi hanno finito di scegliere \S" equipaggi: 65 uomini per ogni n.avP, 65 «anime sul mare» come » definiva il comandante Dona1flc11'.. 0 65 « corpi disabitati » coi ™,e 11 definiva il cuoco Pallerà, che ; ? «tate fa il gelatiere. « Disabi ;tatl » Pet' 'a gran fame che peren I riamente li morde nello stomaco • sempre vuoto, per il gran consu mo.£i energia che fanno, A.",'. perchè non posso partire ! an.°n.lo! Guardo le due navi . con infinita nostalgia, nostalgia di mare, di vita avventurosa. Ebbene, sarà per un'altra volta! Il Duce, che è alla testa di queste gesta marinare costituenti un akro settore della battaglia autarchica ormai vinta, metterà la pro: ra altre navi verso i mari. Na'vi nostre, costruite interamente da noi. con equipaggi di nostri uomini che hanno un fegato da leoni. Tutte queste cose penso e dico all'amico Fazio, direttore di macchina, mentre con lui cammino j sl'Ua spiaggia di Riva Trigoso in attesa del varo della Genepesca I cne salperà per ì banchi di Ter' rdn.°Ya: Ed il mare, questa sera, ? «"Pinto rial sole calante come di - *55J5 boccVCCf- ru0sa che aprono e -fflP' f labbra sulla curva i <W„i„ lelle oncle- „ . I __?°.cc^cce,,com.e.P?.s.ate sulla tra l n, ?Pare.nza . dl "istalli opalescenti, a >"cas,t0:;atl. nella patetica bellezza a!dl tJue.s.ta insenatura color .dello ' smeraldo. Ernesto Quadrone pdgg GENEPESCA I GENEPESCA I La bella nave scenderà domani mare -- I preparativi a Riva Trigoso — La scelta degli equipaggi in (Dal nostro inviato) Riva Trigoso, 22 febbraio. Mi ricordo che vissi benissimo sulla modesta nave da pesca che allora — alcuni anni fa — si chiamava Lupi dal nome del suo primo armatore ed ora gloriosamene ribattezzata Ascimighi, se non sbaglio. Era, è lo è tuttora, una delle cinque navi della « Genepesca » che vanno nei mari del sud, giù, ungo la costa mauritana, fino a La Aguera, piccolo e sabbioso possedimento spagnuolo, dove finimmo la campagna con 120 tonnellate di pesce nel frigorifero. Magnifica e sontuosa pesca, di cui l comandante Donadelli, pur senza dimostrarlo, era ficrlssimo. Donadelli, tanto per riirlo, non dimostrava a parole nessuno dei senti- susmlepdlevmsosqlitailudas| qqmenti o pensieri che gli passava- ipno per la mente durante le lun-1 lghe" ore, i giorni, i mesi di navigazione. Pescatori roccia spuma Detestava persino la radio di bordo perchè troppo curiosa e ciarliera, sicché non ci fu verso di convincerlo a mettersi in ascolto o di farsi ascoltare da qualcuno. Egli diceva che era inutile far sapere agli altri il punto in cui immergeva le reti, che poi tornavano su cariche. I veri pescatori, tutti i veri pescatori, sono gelosi, come i cacciatori, Insomma, Donadelli non parlava e se parlava raccontava brevemente dei suoi viaggi a bordo dei velieri, per i gsjjjJ^^m. inguaribile e q1t| dmrrcslDmTanto che adesso, proprietario efelice di una nave con le ali bian- pche, corre il Mediterraneo per conto suo. Più nessuno lo sente ed\Segli non si fa sentire da nessuno. nTra i marinai sono quasi tutti »cosl. Ricordo che nel viaggio pre-1fcedente al mio, e proprio dalla me-i ™desima nave, tre marinai furono ; ?strappati, lanciati e sepolti in ma- ;tre al largo delle coste spagnuole. I rNessuno ne seppe mai più nulla. • sII comandante dell'Ascianyhi, Gi- mlarduccl, che se l'era cavata da una terribile burrasca nei mari ! adel nord, morì colpito dalle schegge di una bombola generatrice di acetilene, mentre stava curvo nel circolo luminoso di uno di quei « cappelloni » che servono la notte a pescare. I compagni strinsero i denti, la moglie strinse il cuo re, e nessuno fiatò, cronaca, senza commento Quella del pescatore atlantico è una vita dura, per la quale i marinai italiani sono tagliati apposta. Chi ha vissuto a lungo con questi uomini meravigliosi ha poi l'impressione che siano fatti di imnsacTre righe di: r'vdmaschi'uma e di roccia, come certi j scogli lavorati dal mare. aBene, allora, qualche anno fa. si andò a La Aguera; erano le pri-' me imprese della « Genepesca ». ?società costituita da torinesi, uo- *mini di terraferma. E là, nel te-ffltino, trovammo ospitalissimo il i comandante spagnuolo. Il Castro, I fanélo i loro sospiri al sibilo conti nUo della lampada a petrolio ed al attorniato dalla famiglia nel gran, silenzio del deserto faharianS: la moglie e quattro figli che la sera!pregavano tutti insieme mesco ' gocciolio del secchio dell'acqua del filtro. Oggi ho saputo che il capitano Il Castro ritornando a La Aguera da Rio rie Oro dove era I 'stato temporaneamente coman-j ]dato, ebbe la fortuna di scampajre ad una brutta avventura, ] Partito lui, i rossi, che avevano avvelenato di comunismo la trup pa del presidio, si ribellarono e jcatturarono la nave cisterna Ive-, ira y Olavico che portava l'acqua| dàlie Canarie e con |medico con la relati !stati massacrati e sepolti, a man;giare il cavolo dalla parte del tor so, come si dice in dispregio alla j morte. 1 Ah, quanti ricordi mi sono ve j noti oggi, guardando dalla spiag'già una delle due motonavi co istruite nei cantieri di Riva Trigo l'acqua un va famiglia, si deve al nostro console di Casa- blanca, al suo eroico contegno se i rossi furono costretti a liberare medico e famiglia, che a quest'ora molto probabilmente sarebbero | so per la » Genepesca r, ed una delle quali, appunto, la Genepesca I, sarà varata posdomani, sabato, con tutti gli onori. Capitani ed equipaggi Gran bella nave, slanciata, tarchiata, munita di motori Fìat ca- Ipici ai sviluppare unèTvelocità"dij 14 miglia all'ora e destinata alle -grandi pesche di merluzzo nei ma- ri del Nord, sui banchi di Terra nova. Ufficialmente non avrei dovuto esserci. Gli ordini sono severissimi: non si deve parlare del varo che il giorno del varo. Ma chi. al mio posto, potrebbe tener» la lingua a freno, tanto più che. non parlando della cerimonia di Isabato, mi accontento dei ricordi suscitati dalla, visita della nave stagliata contro un orizzonte di madreperla? — Ecco — dico al direttore delle macchine, Fazio, amico della prima crociera di pesca nei mari del Sud — io non parlo, non parlerò, starò muto come un pesce. I due comandanti delle due nuove unità litigano fra loro o per lo meno mugugnano, lanciandosi dei sorrisi amichevoli e maliziosi. Nessuno vorrebbe questo reliere o quell'altro nostromo. Certo il reliere è un uomo prezioso e adesso tanto il comandante Dapelo come il comandante Orlandi parlano di un tale Minervin di Moffetta, che deve essere un asso, e poi litigano ancora fraternamente per il nostròmo, personaggio di punta, | quello che si lancia sotto il sacco quando arriva a bordo colmo di ipcsce, per aprirlo in un battiba 1 len0i Operazione rischiosa, direi i quasi eroica, e che si ripete con 1 uguale pericolo di essere investiti e travolti da alcune tonnellate di pesce, parecchie e parecchie volte al giorno. Il nostromo imbarcato sulla Lupi, dov'ero io, quando si scaglia| va contro il sacco dava l'idea di un leopardo ai balzo. Tutte ause che non si sanno e che il pubblico deve sapere, e che, se le sapesse, mangerebbe più pesce e con più raccoglimento, tanto per far onore ai marinai italiani che lo procurano. Sembra che i due comandanti si siano messi d'accordo: sono due lupi di mare specialisti, uno, il Dapelo, esperto per la pesca nei mari del Nord, l'altro, l'Orlandi. ex-comandante della flottiglia da pesca iberica. °Sgi hanno finito di scegliere \S" equipaggi: 65 uomini per ogni n.avP, 65 «anime sul mare» come » definiva il comandante Dona1flc11'.. 0 65 « corpi disabitati » coi ™,e 11 definiva il cuoco Pallerà, che ; ? «tate fa il gelatiere. « Disabi ;tatl » Pet' 'a gran fame che peren I riamente li morde nello stomaco • sempre vuoto, per il gran consu mo.£i energia che fanno, A.",'. perchè non posso partire ! an.°n.lo! Guardo le due navi . con infinita nostalgia, nostalgia di mare, di vita avventurosa. Ebbene, sarà per un'altra volta! Il Duce, che è alla testa di queste gesta marinare costituenti un akro settore della battaglia autarchica ormai vinta, metterà la pro: ra altre navi verso i mari. Na'vi nostre, costruite interamente da noi. con equipaggi di nostri uomini che hanno un fegato da leoni. Tutte queste cose penso e dico all'amico Fazio, direttore di macchina, mentre con lui cammino j sl'Ua spiaggia di Riva Trigoso in attesa del varo della Genepesca I cne salperà per ì banchi di Ter' rdn.°Ya: Ed il mare, questa sera, ? «"Pinto rial sole calante come di - *55J5 boccVCCf- ru0sa che aprono e -fflP' f labbra sulla curva i <W„i„ lelle oncle- „ . I __?°.cc^cce,,com.e.P?.s.ate sulla tra l n, ?Pare.nza . dl "istalli opalescenti, a >"cas,t0:;atl. nella patetica bellezza a!dl tJue.s.ta insenatura color .dello ' smeraldo. Ernesto Quadrone pdgg

Persone citate: Dapelo, Donadelli, Duce, Lupi, Orlandi

Luoghi citati: Rio