Bottai parla a Belgrado sul nuovo umanesimo di Alfio Russo

Bottai parla a Belgrado sul nuovo umanesimo Bottai parla a Belgrado sul nuovo umanesimo *La presenza del Reggente Paolo all'inaugurazione dell'Istituto Italiano di cultura scscfaintr« trtel'afnqchdutudraziJdliitmuce ucptatoncpefopBelgrado, 22 febbraio. Il Principe Reggente Paolo, volendo dare con la sua augusta presenza particolare solennità alla inaugurazione dell'Istituto italiano di cultura, ha ascoltato questo pomeriggio la prolusione tenuta dal ministro Bottai dinanzi a più di quattrocento persone del mondo politico ed intellettuale jugoslavo. Come sapete, il Principe Paolo accoppia alla conoscenza dell arte del governare quella squisita e fine di tutte le arti, in modo speciale delle arti italiane; così egli non era soltanto il principe, ma era anche lo studioso che sapeva apprezzare la dotta lezione di Giuseppe Bottai. Insieme al Principe era la Principessa Olga, tutti e due seguiti dai ministri, con a capo il Presidente del Consiglio Zvetkovlc. Il ministro Bottai, con l'ambasciatore d'Italia Indelli, il prof. Mavere presidente dell'Istituto e il Giorgi-Alberti direttore dell'Istituto stesso, ha accolto all'Ingresso il Principe. Il prof. Mavere ha pronunciato un breve discorso di saluto' al quale ha risposto il Ministro dell'istruzione jugoslava Maximovic che ha esaltato lo spirito dell'Italia, della sua arte, della sua letteratura che, attraverso i secoli, ha illuminato il mondo. La scuola italiana Il ministro Bottai ha pronunciato quindi la prolusione sul « Nuovo umanesimo e la scuola ». Egli ha incominciato dicendo che l'ingresso delle masse nella scuola impone la revisione non solo dell'ordinamento e dei programmi, ma degli ideali stessi della cultura, perchè la popolarità della scuola diventi espressione di una nuova epoca storica. L'oratore crede che sia interesse degli jugoslavi di conoscere non tanto come l'Italia abbia organizzato questa o quella scuola, ma come- abbia inteso invece diffondere una scuola moderna, continuando e svolgendo, vale a dire rinnovando, le tradizioni umanistiche, che sono il fondamento di ogni scuola degna di questo nome. Dopo sapienti accenni alla scienza ed alla tecnica, I il ministro si domanda quale sia l'atteggiamento del mondo contemporaneo di fronte all'uomo, cioè di fronte alle esigenze dell'umanesimo. « In verità — egli ha detto — cerchiamo oggi nell'umanesimo un metodo che valga per tutte le_ tecniche e per tutte le classi sociali, chiediamo a questo metodo che spiani la via non solo all'insegnamento delle lingue antiche, ma nell'apprendimento della scienza, della tecnica, de] lavoro manuale, perchè noi pensiamo che lì metodo umanista sia il solo, atto a saggiare, in ogni classe sociale, forze e vocazioni che sono il vero diritto dell'intelligenza. Noi cerchiamo la via che conduca il pensiero dell'operaio alindi là del suo strumento di lavoro ee che pieghi l'uomo di studio a | bstringere in mano gli strumenti .sidel mestiere per rompere cosi il'ncerchio di fantasmi i quali inevi cvdsnndCuttivmdquremcnvpattabilmentc premono su ognuno che per necessità di lavoro si aggiri fra le ombre pur venerabili del passato o fra simboli e formule delle discipline astratte, perdendo il contatto con la realtà. Insomma è il metodo umanista che ristabilisce l'unità della scienza e che insegna a pensare al di là del lavoro, al di là della specializzazione, al di là della scienza stessa ». Fatta un'analisi delle passate concezioni del metodo umanistico il Ministro viene a parlare del'a Carta della Scuola, per dire che occorre evitare che le culture particolari, la scienza, la tecnica, il lavoro diventino estranei all'uomo. Bisogna evitare cioè che il matematico prenda l'uomo per un teorema, che 11 tecnico prenda l'uomo per un congegno, che il lavoratore non riesca più a distinguere sè stesso dallo strumento del suo mestiere. La Carta della Scuola italiana vuole eliminare l'errore, prevalso come metodo, che consiste nel far studiare da specialista fanciulli e giovani che specialisti non possono essere. Rivolgendosi in fine al Principe Paolo il ministro Bottai ha concluso dicendo che da nazione a nazione, da popolo a popolo, una tale scuola concorrerà a ritrovare la base di uno smarrito equilibrio, e di quell'interiore pace che è la condizione della pace esterna. A colazione dal Principe Paolo La dotta prolusione è stata vivamente applaudita. Il Principe Reggente, nel lasciare l'aula, ha tenuto ad esprimere al ministro Bottai le sue calde felicitazioni e l'augurio che l'Istituto di Cultura italiano svilupperà intensamente i rapporti ideali fra i due popoli. Nella mattina il Ministro dell'Educazione Nazionale ha visitato la Casa d'Italia, dove, col personale della Legazione, si era raccolta la collettività italiana. Balilla e Piccole Italiane prestavano servizio d'onore. Dopo il tsaluto al Duce », 11 Presidente della « Casa d'Italia » nell'esprimere al ministro Bottai la gratitudine dei connazionali lo ha pregato di informare il Duce della loro infinita devozione. Il ministro Bottai ringraziando per le calde accoglienze, ha precisato i compiti nuovi che la collettività italiana all'estero ha assunto di fronte all'aumentata potenza e prestigio dell'Italia. « In questo paese amico e vicino — egli ha detto — l'Italia riprende col Fascismo un'antica missione culturale. Gli italiani possono sentire più da vicino la Patria e avere cognizione esatta della giusta via che l'Italia oggi percorre grazie alla sua ristabiliti pace sociale che è di esempio al mondo in conflitto ». Le parole del Ministro hanno suscitato viva commozione nei presenti. Quindi Bottai si è in trattenuto scuola che ItLldcsnai ffgcon i bambini della (lo hanno circondato Icantando gli inni fascisti. Poco|dopo, lasciata la Casa d'Italia, ilniin'stro Bottai visitava al Mini-stero degli Esteri il ministro Zin- zar Markovic . Alle ore 13 il Principe Reggen-te Paolo ha offerto in onore delministro Bottai e della signora una colazione al Palazzo Biancodi Dedinje. Il ministro Bottai è tato decorato del Collare diS. Sa va di primo grado Tutti i giornali pubblicano ampi particolari sul soggiorno di Bottai. « L'Istituto di Cultura itai:.,na — scrive il Vrcme — deve p'-:crc foriero di sempre migliori relazioni di buon vicinato fra i due popoli. Già dal 1937 — continua il gio:--'e — esiste la consuetudine di organizzare tanto in Italia che in Jugoslavia reciproche manifestazioni culturali allo scopo di approfondire la conoscenza fra i due popoli. Due anni fa abbiamo avuto a Belgrado la indimenticabile -s Mostra del ritratto italiano j>; l'anno scorso la « Mostra del libro italiano » mentre contemporaneamente veniva tenuta in Italia una « Mostra dell'arte jugoslava contemporanea », La manifestazione che ha luo- fo oggi a Belgrado e domani a agabria alla presenza dell'eminente Ministro italiano rientra nel quadro degli amichevoli rapporti che esistono per le fortune dei due paesi vicini. L'Istituto di Cultura italiano, con la sua sezione di Zagabria e quella di Lubiana rappresenterà l'anello di congiunzione spirituale fra l'Italia e la Jugoslavia perchè sosge col fine di diffondere la conoscenza della lingua, della cultura e dell'arte italiana fra gli jugoslavi. Tale manifestazione costituisce ancora una prova della potente forza creatrice dell'accordo di Belgrado e della amicizia da esso creata in una atmosfera di rispetto e di considerazione reciproca. Con la pace adriatica è stata consolidata la pace generale in tutto il settore mediterraneo-balcanico e da nubiano, come si è rivelata nelle, condizioni internazionali presenti., La pace adriatica, e con essa la]pace di tutta l'Europa del sud-;est, attinge di giorno in giorno forza nuova ed un contenuto sempre più profondo. Alfio Russo Bottai parla a Belgrado sul nuovo umanesimo Bottai parla a Belgrado sul nuovo umanesimo *La presenza del Reggente Paolo all'inaugurazione dell'Istituto Italiano di cultura scscfaintr« trtel'afnqchdutudraziJdliitmuce ucptatoncpefopBelgrado, 22 febbraio. Il Principe Reggente Paolo, volendo dare con la sua augusta presenza particolare solennità alla inaugurazione dell'Istituto italiano di cultura, ha ascoltato questo pomeriggio la prolusione tenuta dal ministro Bottai dinanzi a più di quattrocento persone del mondo politico ed intellettuale jugoslavo. Come sapete, il Principe Paolo accoppia alla conoscenza dell arte del governare quella squisita e fine di tutte le arti, in modo speciale delle arti italiane; così egli non era soltanto il principe, ma era anche lo studioso che sapeva apprezzare la dotta lezione di Giuseppe Bottai. Insieme al Principe era la Principessa Olga, tutti e due seguiti dai ministri, con a capo il Presidente del Consiglio Zvetkovlc. Il ministro Bottai, con l'ambasciatore d'Italia Indelli, il prof. Mavere presidente dell'Istituto e il Giorgi-Alberti direttore dell'Istituto stesso, ha accolto all'Ingresso il Principe. Il prof. Mavere ha pronunciato un breve discorso di saluto' al quale ha risposto il Ministro dell'istruzione jugoslava Maximovic che ha esaltato lo spirito dell'Italia, della sua arte, della sua letteratura che, attraverso i secoli, ha illuminato il mondo. La scuola italiana Il ministro Bottai ha pronunciato quindi la prolusione sul « Nuovo umanesimo e la scuola ». Egli ha incominciato dicendo che l'ingresso delle masse nella scuola impone la revisione non solo dell'ordinamento e dei programmi, ma degli ideali stessi della cultura, perchè la popolarità della scuola diventi espressione di una nuova epoca storica. L'oratore crede che sia interesse degli jugoslavi di conoscere non tanto come l'Italia abbia organizzato questa o quella scuola, ma come- abbia inteso invece diffondere una scuola moderna, continuando e svolgendo, vale a dire rinnovando, le tradizioni umanistiche, che sono il fondamento di ogni scuola degna di questo nome. Dopo sapienti accenni alla scienza ed alla tecnica, I il ministro si domanda quale sia l'atteggiamento del mondo contemporaneo di fronte all'uomo, cioè di fronte alle esigenze dell'umanesimo. « In verità — egli ha detto — cerchiamo oggi nell'umanesimo un metodo che valga per tutte le_ tecniche e per tutte le classi sociali, chiediamo a questo metodo che spiani la via non solo all'insegnamento delle lingue antiche, ma nell'apprendimento della scienza, della tecnica, de] lavoro manuale, perchè noi pensiamo che lì metodo umanista sia il solo, atto a saggiare, in ogni classe sociale, forze e vocazioni che sono il vero diritto dell'intelligenza. Noi cerchiamo la via che conduca il pensiero dell'operaio alindi là del suo strumento di lavoro ee che pieghi l'uomo di studio a | bstringere in mano gli strumenti .sidel mestiere per rompere cosi il'ncerchio di fantasmi i quali inevi cvdsnndCuttivmdquremcnvpattabilmentc premono su ognuno che per necessità di lavoro si aggiri fra le ombre pur venerabili del passato o fra simboli e formule delle discipline astratte, perdendo il contatto con la realtà. Insomma è il metodo umanista che ristabilisce l'unità della scienza e che insegna a pensare al di là del lavoro, al di là della specializzazione, al di là della scienza stessa ». Fatta un'analisi delle passate concezioni del metodo umanistico il Ministro viene a parlare del'a Carta della Scuola, per dire che occorre evitare che le culture particolari, la scienza, la tecnica, il lavoro diventino estranei all'uomo. Bisogna evitare cioè che il matematico prenda l'uomo per un teorema, che 11 tecnico prenda l'uomo per un congegno, che il lavoratore non riesca più a distinguere sè stesso dallo strumento del suo mestiere. La Carta della Scuola italiana vuole eliminare l'errore, prevalso come metodo, che consiste nel far studiare da specialista fanciulli e giovani che specialisti non possono essere. Rivolgendosi in fine al Principe Paolo il ministro Bottai ha concluso dicendo che da nazione a nazione, da popolo a popolo, una tale scuola concorrerà a ritrovare la base di uno smarrito equilibrio, e di quell'interiore pace che è la condizione della pace esterna. A colazione dal Principe Paolo La dotta prolusione è stata vivamente applaudita. Il Principe Reggente, nel lasciare l'aula, ha tenuto ad esprimere al ministro Bottai le sue calde felicitazioni e l'augurio che l'Istituto di Cultura italiano svilupperà intensamente i rapporti ideali fra i due popoli. Nella mattina il Ministro dell'Educazione Nazionale ha visitato la Casa d'Italia, dove, col personale della Legazione, si era raccolta la collettività italiana. Balilla e Piccole Italiane prestavano servizio d'onore. Dopo il tsaluto al Duce », 11 Presidente della « Casa d'Italia » nell'esprimere al ministro Bottai la gratitudine dei connazionali lo ha pregato di informare il Duce della loro infinita devozione. Il ministro Bottai ringraziando per le calde accoglienze, ha precisato i compiti nuovi che la collettività italiana all'estero ha assunto di fronte all'aumentata potenza e prestigio dell'Italia. « In questo paese amico e vicino — egli ha detto — l'Italia riprende col Fascismo un'antica missione culturale. Gli italiani possono sentire più da vicino la Patria e avere cognizione esatta della giusta via che l'Italia oggi percorre grazie alla sua ristabiliti pace sociale che è di esempio al mondo in conflitto ». Le parole del Ministro hanno suscitato viva commozione nei presenti. Quindi Bottai si è in trattenuto scuola che ItLldcsnai ffgcon i bambini della (lo hanno circondato Icantando gli inni fascisti. Poco|dopo, lasciata la Casa d'Italia, ilniin'stro Bottai visitava al Mini-stero degli Esteri il ministro Zin- zar Markovic . Alle ore 13 il Principe Reggen-te Paolo ha offerto in onore delministro Bottai e della signora una colazione al Palazzo Biancodi Dedinje. Il ministro Bottai è tato decorato del Collare diS. Sa va di primo grado Tutti i giornali pubblicano ampi particolari sul soggiorno di Bottai. « L'Istituto di Cultura itai:.,na — scrive il Vrcme — deve p'-:crc foriero di sempre migliori relazioni di buon vicinato fra i due popoli. Già dal 1937 — continua il gio:--'e — esiste la consuetudine di organizzare tanto in Italia che in Jugoslavia reciproche manifestazioni culturali allo scopo di approfondire la conoscenza fra i due popoli. Due anni fa abbiamo avuto a Belgrado la indimenticabile -s Mostra del ritratto italiano j>; l'anno scorso la « Mostra del libro italiano » mentre contemporaneamente veniva tenuta in Italia una « Mostra dell'arte jugoslava contemporanea », La manifestazione che ha luo- fo oggi a Belgrado e domani a agabria alla presenza dell'eminente Ministro italiano rientra nel quadro degli amichevoli rapporti che esistono per le fortune dei due paesi vicini. L'Istituto di Cultura italiano, con la sua sezione di Zagabria e quella di Lubiana rappresenterà l'anello di congiunzione spirituale fra l'Italia e la Jugoslavia perchè sosge col fine di diffondere la conoscenza della lingua, della cultura e dell'arte italiana fra gli jugoslavi. Tale manifestazione costituisce ancora una prova della potente forza creatrice dell'accordo di Belgrado e della amicizia da esso creata in una atmosfera di rispetto e di considerazione reciproca. Con la pace adriatica è stata consolidata la pace generale in tutto il settore mediterraneo-balcanico e da nubiano, come si è rivelata nelle, condizioni internazionali presenti., La pace adriatica, e con essa la]pace di tutta l'Europa del sud-;est, attinge di giorno in giorno forza nuova ed un contenuto sempre più profondo. Alfio Russo