IL LADRO

IL LADRO IL LADRO Al i lo squillo del campanello, 'Mariangelina si avvicinò a |parlare piccoli • passi all'uscio e = guardò dallo spioncino. Lì | fuori c'era un giovane alto e ma- | ero, dall'aria stanca, che passali- I dosi il fazzoletto sulla fronte, si | faceva scivolare il cappello sulla | nuca. Era uno sconosciuto. — Che cosa volete?... — domandò -Mariangelina con voce incerta, e proprio in quel punto4 gli occhi del giovanotto, al disouo del fazzoletto, incontrarono i suoi. Erano occhi grigi con le ciglia nere, e il loro sguardo, se non appariva spaventato, come quello di Mariangelina, era abbastanza inquieto. — Avrei bisogno di con la signora. — La signora non c'è... — ila voi, scusate... — Io sono la cameriera. Veramente Alariangelina faceva di tutto nella piccola casa, anche la cuoca e la sguattera, ma le era parso più dignitoso ed elegante risponder così. Del resto quella risposta parve rallegrare singolarmente il giovane, che si cacciò il fazzoletto in tasca e sorrise. — Meglio!... Giacche io sono l'agente... .Mariangelina sobbalzò, impaurita, e la sua voce si fece fioca. — L'agente !... — ...di una fabbrica di aspirapolvere, preferisco intrattenermi con le cameriere piuttosto che con le padrone. Apritemi, per favore. Vi farò vedere come l'aspirapolvere funziona. Macchinalmente, Mariangelina aprì, e il giovane entrò, posando subito sul pavimento la volumi nosa yaligia che teneva in mano Poi si guardò attorno, e appar ve, d'un tratto, estremamente scoraggiato. — Com'è tutto pulito e lucci cante qui!... Siete voi che tenete in ordine?... — Sicuro, sono io. — Complimenti !... Mariangelina arrossì, un'onda calda di soddisfazione l'invase tutta: finalmente c'era qualcuno che riconosceva i suoi meriti. E come per mostrargli riconoscen IzvlrnvuspstsispcpdpvdpSdvppsndamcpglclEcmsgcsresv za, ella guidò il giovane attraverso tutta la casa: il salottino, la stanzetta da pranzo, la camera dei padroni, il suo sgabuzzino, la cucina. In cucina il giovanotto disse: — Posso sedere un momento?... Mi sento così stanco !... Sedette e accese una sigaretta: pronta Mariangelina spinse verso di lui, sul marmo candido del tavolo, un piattino bianco, poi sedette anche lei, come se fosse in conversazione. Era sempre così sola che 11911 le pareva vero di poter scambiare quattro parole con qualcuno. Il giovane fumava pensieroso guardando la punta della sua sigaretta : dopo un bel po' di tempo le alzò gli occhi in viso. — • Bell'alloggetto. — disse da far proprio venir voglia di prender moglie. Un vero nido. Sono due sposini i vostri padroni? — Neanche per sogno : sono due vecchi. Eh, se sapeste'.... Al mie paese io non ho nessuno, solo una povera cugina che lavora da sarta. Io l'aiutavo, ma per due non c'era lavoro. Allora decisi di venire a servire in città. Mi avevano decantato questo posto, mi avovan detto che questi vecchi coniugi mi avrebbero certe presa a benvolere come una figlia... Non san mica cattivi, per la verità, ma non stanno in casa che per mangiare e dormire. Chi lo crederebbe alla loro età?... Eppure son sempre fuori. Lui al caffè, lei a far visite o al cinema... E io son sempre sola. Mi sfogo a lustrare, ma non è allegro passar le giornate così... — No, non è allegro — egli confermò, scuotendo il capo e spegnendo il mozzicone di sigaretta ne! piattino —. Lo so per esperienza, perchè sono anch'io solo come un cane. E questo la voro non mi piace. Ma se trovo un impiego come m'intendo in... Non finì la frase e stette un poco in silenzio, guardando Mariangelina. E intanto ai faceva buio. — Uh. com'è tardi! — egli disse alzandosi e riprendendo la sua voluminosa valigia che non aveva neppure aperta. — Tante grazie e buona sera. Per un pezzo Jlariangelina rimase dietro la porta a pensare, tanto che, per la prima volta dacché era in servizio, la sua cena fu in ritardo. E per quell'insolito ritardo la padrona entrò in cucina e scoprì la cenere della sigaretta rimasta sul piattino bianco. Vederla e alzare le braccia al soffitto, gettando uno strido, fu tutt'uno. Il marito, che aveva già il tovagliolo legato intorno al collo, accorse." c'è?... — Guarda !... La vecchia signora appuntava il suo indice nocchiuto e tremante dall'unghia smaltata di rosa, verso l'orribile ■ traccia del passaggio di un uomo in casa. — Hai aperto la porta!... Hai fatto entrare uno sconosciuto?... Lo hai lasciato girare rer le stanze?... Sedere in cucina?... Ah, sciocca che sei. naesana, contadina, ignorante di tutti i pericoli della città!... Era un ladro, non c'è dubbio!... E senza dare ascolto alle spiegazioni della ragazza, uè commuoversi alle sue lacrime, i due vecchi corsero a buttar all'aria i cassetti, a rovistare dappertutto per vedere se mancava qualcosa. E, febbrilmente, aprivano astucci, contavano capi di biancheria, pezzi d'argento. La paura faceva gettar loro di tanto in tanto un guaito, ma poi, vedendo che non mancava nulla, tirarono un gran respiro di sollievo. — Vedete, dunque?... Ma non la lasciarono parlare — Che4 e tenendola in mezzo a loro, la subissarono di rimproveri e di minacce. E che credeva'... Era un ladro, anche se non aveva portato via niente, un ladro che si era contentato di studiare un P'ano per il futuro, di fare la pianta della casa, forse il capo di una banda era. chissà!... Mariangelina volgeva il capo a guardare ora l'uno ora l'altra dei due padroni ohe le L'arrivano accanto: lui aveva una terribile dentiera nuova che sembrava ridere per conto suo, e lei, così colorita dal rossetto, con la frangia bionda sugli occhi troppo vicini alla radice del naso a uncino, sembrava un pappagallo inferocito. Mariangelina piangeva di paura. Pianse tutta la notte, e i giorni appresso. Dimagrì. Kbbe l'impressione di ammalarsi. Per la strada, quando andava a far la spesa, non alzava gli occhi da terra, perciò era forse solo frutto del suo terrore o illusione dei suoi sensi, l'idea che aveva di intravedere talvolta il ladro che la seguiva. In casa, adesso, stava Semnre r'nr'1'usa a doppio chiavistello, sobbalzava al minimo scricchiolìo, e si faceva ogni tan to, la camomilla per calmarsi nervi. Poi, un giorno, il campanello squillò. Ella si avvicinò a piccoli, piccolissimi passi ali uscio e guardò, tremante, dallo spioncino Eh. sicuro era lui, il ladro. Ma non si asciugava più la fronte col fazzoletto e non aveva più la aria tanto stanca. Sorrise, anzi, e ammiccò coi suoi begli occhi chiari. — Sapete, ho poi trovato l'impiego. — Eh?... — E avrei proprio bisogno di parlare con voi. Aprite, per piacere. E che doveva fare Mariangelina, ladro o non ladro?... Apri, e così andò che la sera i due vecchi padroni, tornando a casa, trovarono sul tavolo di cucina, ben in vista, un bislietto che diceva: « // Indro è tumulo, ma ha por/nto i'ta xnltatito la vostra oh' hlii/alissiina Mnriiingr/iini ». Carola Prosperi IL LADRO IL LADRO Al i lo squillo del campanello, 'Mariangelina si avvicinò a |parlare piccoli • passi all'uscio e = guardò dallo spioncino. Lì | fuori c'era un giovane alto e ma- | ero, dall'aria stanca, che passali- I dosi il fazzoletto sulla fronte, si | faceva scivolare il cappello sulla | nuca. Era uno sconosciuto. — Che cosa volete?... — domandò -Mariangelina con voce incerta, e proprio in quel punto4 gli occhi del giovanotto, al disouo del fazzoletto, incontrarono i suoi. Erano occhi grigi con le ciglia nere, e il loro sguardo, se non appariva spaventato, come quello di Mariangelina, era abbastanza inquieto. — Avrei bisogno di con la signora. — La signora non c'è... — ila voi, scusate... — Io sono la cameriera. Veramente Alariangelina faceva di tutto nella piccola casa, anche la cuoca e la sguattera, ma le era parso più dignitoso ed elegante risponder così. Del resto quella risposta parve rallegrare singolarmente il giovane, che si cacciò il fazzoletto in tasca e sorrise. — Meglio!... Giacche io sono l'agente... .Mariangelina sobbalzò, impaurita, e la sua voce si fece fioca. — L'agente !... — ...di una fabbrica di aspirapolvere, preferisco intrattenermi con le cameriere piuttosto che con le padrone. Apritemi, per favore. Vi farò vedere come l'aspirapolvere funziona. Macchinalmente, Mariangelina aprì, e il giovane entrò, posando subito sul pavimento la volumi nosa yaligia che teneva in mano Poi si guardò attorno, e appar ve, d'un tratto, estremamente scoraggiato. — Com'è tutto pulito e lucci cante qui!... Siete voi che tenete in ordine?... — Sicuro, sono io. — Complimenti !... Mariangelina arrossì, un'onda calda di soddisfazione l'invase tutta: finalmente c'era qualcuno che riconosceva i suoi meriti. E come per mostrargli riconoscen IzvlrnvuspstsispcpdpvdpSdvppsndamcpglclEcmsgcsresv za, ella guidò il giovane attraverso tutta la casa: il salottino, la stanzetta da pranzo, la camera dei padroni, il suo sgabuzzino, la cucina. In cucina il giovanotto disse: — Posso sedere un momento?... Mi sento così stanco !... Sedette e accese una sigaretta: pronta Mariangelina spinse verso di lui, sul marmo candido del tavolo, un piattino bianco, poi sedette anche lei, come se fosse in conversazione. Era sempre così sola che 11911 le pareva vero di poter scambiare quattro parole con qualcuno. Il giovane fumava pensieroso guardando la punta della sua sigaretta : dopo un bel po' di tempo le alzò gli occhi in viso. — • Bell'alloggetto. — disse da far proprio venir voglia di prender moglie. Un vero nido. Sono due sposini i vostri padroni? — Neanche per sogno : sono due vecchi. Eh, se sapeste'.... Al mie paese io non ho nessuno, solo una povera cugina che lavora da sarta. Io l'aiutavo, ma per due non c'era lavoro. Allora decisi di venire a servire in città. Mi avevano decantato questo posto, mi avovan detto che questi vecchi coniugi mi avrebbero certe presa a benvolere come una figlia... Non san mica cattivi, per la verità, ma non stanno in casa che per mangiare e dormire. Chi lo crederebbe alla loro età?... Eppure son sempre fuori. Lui al caffè, lei a far visite o al cinema... E io son sempre sola. Mi sfogo a lustrare, ma non è allegro passar le giornate così... — No, non è allegro — egli confermò, scuotendo il capo e spegnendo il mozzicone di sigaretta ne! piattino —. Lo so per esperienza, perchè sono anch'io solo come un cane. E questo la voro non mi piace. Ma se trovo un impiego come m'intendo in... Non finì la frase e stette un poco in silenzio, guardando Mariangelina. E intanto ai faceva buio. — Uh. com'è tardi! — egli disse alzandosi e riprendendo la sua voluminosa valigia che non aveva neppure aperta. — Tante grazie e buona sera. Per un pezzo Jlariangelina rimase dietro la porta a pensare, tanto che, per la prima volta dacché era in servizio, la sua cena fu in ritardo. E per quell'insolito ritardo la padrona entrò in cucina e scoprì la cenere della sigaretta rimasta sul piattino bianco. Vederla e alzare le braccia al soffitto, gettando uno strido, fu tutt'uno. Il marito, che aveva già il tovagliolo legato intorno al collo, accorse." c'è?... — Guarda !... La vecchia signora appuntava il suo indice nocchiuto e tremante dall'unghia smaltata di rosa, verso l'orribile ■ traccia del passaggio di un uomo in casa. — Hai aperto la porta!... Hai fatto entrare uno sconosciuto?... Lo hai lasciato girare rer le stanze?... Sedere in cucina?... Ah, sciocca che sei. naesana, contadina, ignorante di tutti i pericoli della città!... Era un ladro, non c'è dubbio!... E senza dare ascolto alle spiegazioni della ragazza, uè commuoversi alle sue lacrime, i due vecchi corsero a buttar all'aria i cassetti, a rovistare dappertutto per vedere se mancava qualcosa. E, febbrilmente, aprivano astucci, contavano capi di biancheria, pezzi d'argento. La paura faceva gettar loro di tanto in tanto un guaito, ma poi, vedendo che non mancava nulla, tirarono un gran respiro di sollievo. — Vedete, dunque?... Ma non la lasciarono parlare — Che4 e tenendola in mezzo a loro, la subissarono di rimproveri e di minacce. E che credeva'... Era un ladro, anche se non aveva portato via niente, un ladro che si era contentato di studiare un P'ano per il futuro, di fare la pianta della casa, forse il capo di una banda era. chissà!... Mariangelina volgeva il capo a guardare ora l'uno ora l'altra dei due padroni ohe le L'arrivano accanto: lui aveva una terribile dentiera nuova che sembrava ridere per conto suo, e lei, così colorita dal rossetto, con la frangia bionda sugli occhi troppo vicini alla radice del naso a uncino, sembrava un pappagallo inferocito. Mariangelina piangeva di paura. Pianse tutta la notte, e i giorni appresso. Dimagrì. Kbbe l'impressione di ammalarsi. Per la strada, quando andava a far la spesa, non alzava gli occhi da terra, perciò era forse solo frutto del suo terrore o illusione dei suoi sensi, l'idea che aveva di intravedere talvolta il ladro che la seguiva. In casa, adesso, stava Semnre r'nr'1'usa a doppio chiavistello, sobbalzava al minimo scricchiolìo, e si faceva ogni tan to, la camomilla per calmarsi nervi. Poi, un giorno, il campanello squillò. Ella si avvicinò a piccoli, piccolissimi passi ali uscio e guardò, tremante, dallo spioncino Eh. sicuro era lui, il ladro. Ma non si asciugava più la fronte col fazzoletto e non aveva più la aria tanto stanca. Sorrise, anzi, e ammiccò coi suoi begli occhi chiari. — Sapete, ho poi trovato l'impiego. — Eh?... — E avrei proprio bisogno di parlare con voi. Aprite, per piacere. E che doveva fare Mariangelina, ladro o non ladro?... Apri, e così andò che la sera i due vecchi padroni, tornando a casa, trovarono sul tavolo di cucina, ben in vista, un bislietto che diceva: « // Indro è tumulo, ma ha por/nto i'ta xnltatito la vostra oh' hlii/alissiina Mnriiingr/iini ». Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi