Le spinte verso il vortice

Le spinte verso il vortice I NORVEGESI E MmA. GUERRA Le spinte verso il vortice (Dal nostro Inviato) OSLO, febbraio. In viaggio, alle volte, si hanno sensazioni stranissime ed impressioni ancora più strane su quello che sia un Paese, su quali siano le correnti di idee che predominano nella opinione pubblica. Questo accade probabilmente perchè la gente che viaggia oltre frontiera è un po' sensibile alle opinioni degli altri, specialmente in questa Scandinavia, dove tre Nazioni vorrebbero avere una unica direzione politica. Dai nostri colloqui di viaggio avevamo dedotta una grande verità: i norvegesi sono attaccatissimi alla loro neutralità. Da quanto abbip.mo udito per le strade di Oslo possiF-mo trarre | la stessa deduzione, ma... Ecco, c'e un ma, cioè molta gente, e non è certo quella che conta di meno, desidera mantenere la neutralità, ma si sente ineluttab'lmente tra- scinata verso la guerra. I dispiaceri per Narvik La Norvegia, allo scoppio della guerra, è venuta a trovarsi in una posizione assai difficile e, col prò- gredire dell'inverno, le difficoltà norvegesi sono aumentate perchè sulle spalle di Oslo si sono scari-cate anche un buon cinquanta percento delle « responsabilità » di Stoccolma. Si tratta sempre del famoso ferro svedese. Esistono anche ferro, nichelio e pesce nor- vegesi, ma l'Inghilterra potrebbe pacificamente infisch arsene diqueste esportazioni della Norve- già dirette verso la Germania, perchè, tutto sommato, non rap- presentano per l'economia germa- nica^un contributo tale da poter decidere del suo futuro. Ma, d'inverno, il Golfo di Botnia gela, dalla fine di dicembre alla metà di marzo il porto di Lulea dorme bloccato dai ghiacci e il ferro svedese da Kiruna viene diretto al porto di Narvik, in Norvegia, di dove salpa per destinaz oni germaniche. L'itinerario, che seguono le navi tedesche e norvegesi cariche della preziosissima materia prima, corre completamente nelle acque territoriali norvegesi, territoriali senza alcuna possibilità di dubbio, perchè le isole norvegesi che emergono nel Mare del Nord, staccate di poche centinaia di metri dalla penisola scandinava, vengono a creare dei « canali di sicurezza » dentro i quali nessuna nave belligerante potrebbe agire giocando sull'equivoco dell'impossibile esattezza della distanza della costa. Ed ecco l'Inghilterra arricciare il naso, far capire, con estrema cortesia, che questa storia di Narvik potrebbe benissimo « essere fonte di gravi imbarazzi ». Londranon ufficialmente s'intende, vorrebbe suggerire ad Oslo che l'Ammiragliato di S. M. Britannica comprende e giustifica le esportazioni norvegesi verso la Germania— anche se gli sembrano assai riprovevoli e unti-civili — perchèalla resa dei conti, anche il popolo norvegese ha diritto di vivere, ma è propenso a considerare il transito del minerale svedese attraverso il territorio norvegese, come un favoregg'amento verso il terzo Reich. E questa è dna tesi abbastanza curiosa. — Sono dei bei tipi gli inglesi— ci diceva un signore che ha moltissimi interessi nelle compagnie di navigazione. — Ci bloccano non solo il loro mare, e questo è nel loro diritto, ma anche tutto il Mare del Nord e noi siamo costretti a stare zitti. Ora vorrebbe' ro impedirci persino di navigare nelle nostre acque territoriali. Le nostre flotte sono semiparalizzate dai triplicati prezzi degli ingaggidagli enormi premi di assicurazione che ci impediscono di far uscire dai nostri porti navi di tonnellaggio superiore alle 6000 tonnellate, dal rischio tremendo di vedere il viaggio terminarsi con una tragedia. Possiamo darci un pochino alla navigazione lungo le nostre coste e quelle svedesi peraggiungere i porti tedeschi deMare Baltico e questa attività rappresenta l'unico cespite abbastanza regolare delle nostre entrateCome è possibile accettare simillarvate minacele britanniche ? Questo non è più essere neutralivuol dire essere succubi! Io non ho nessuna veste ufficiale e posso anche dire apertamente che glinglesi non stanno conquistandosnuove simpatie in Norvegia! Un affare difficile Ma questa non è la sola « grossa grana » che preoccupi i norvegesi. Ve ne è un'altra, una seconda che, a sentire la gente di Oslola « piantano » i tedeschi. Avviene che il controblocco e sottomarini germanici stanno dando davvero grossi fastidi Londra, la quale si vede obbligata a cercare di perfezionare deglacquisti di navi per sopperire aproprio tonnellaggio affondatoQuale è la flotta più numerosa più « disoccupata » dell'Europa Quella norvegese, oggi la secondcome tonnellaggio di tutto il con tinente europeo. « Bene — si detta Londra — andiamo a comperare le navi della Norvegia ». A questo punto è utile ricordare chnel corso della guerra mondlalo Governo di Oslo aveva favorito unoleggio in massa della flotta nor vegese all'Inghilterra. Alla fine, bilancio non era risultato tantroseo quanto le previsioni. Forsper l'antica esperienza, nel 193alle suggestioni britanniche si risposto con un larvato rifiuto al'analoga richiesta di Londra. Lnavi norvegesi possono regolamente essere noleggiate da amatori o da esportatori — britannici come tedeschi — per dei sigoli viaggi, ma non è il caso trattare noleggi in massa, tanpiù che la situazione polìtica Scandinavia non è precisamentranquillizzante e la Norvegia ptrebbe benissimo aver bisogno tpoco della propria flotta. Restaquindi agli inglesi un'altrn posbilità, quella di acquistare le nanorvegesi forzatamente inattive Ma a questo punto la neutralità gioca alla Norvegia un nuovo scherzo. Certamente i norvegesi sarebbero stati lietissimi di vendere agli inglesi, non come sudditi di S. M. Britann'ca, ma come acquirenti che pagano in contanti, le unità più costose della loro magnifica flotta mercantile. Ma la stampa tedesca, avuto sentore delle intenzioni londinesi, si è affrettata a scrivere che la vendita di navi all'Inghilterra da parte della Norvegia, se non viene a costituire una vera e propria violazione della neutralità (ma anche questa esclusione giuridica potrebbe essere riveduta) sarebbe stata cons'derata dalla Germania come una manovra favoreggiatrice della Norvegia verso l'Inghilterra. — In poche parole, maledizione, per delle questioni che hanno la j loro identica origine nella nostra assoluta necessità di fare in un modo o in un altro funzionare le nostre navi perchè sono la nostra principale fonte di vita, ci troviaimo accusati di favoreggiamento riaue dlIe parti in guerra. Questa è stata la conclusione del nostro interlocutore | _ curiosi gli inglesi, con que,sta loro storia di Narvik ' — disl,e un aItro _ che ]a Gran Bre. ; tagna se ne serva per mandare i (suoi aeroplani o vattelapesca che ' cosa in Finlandia, questa, è una cosa giustissima. Ma che noi si continui un sistema di commercio |che c'è sempre stato e sul quale poggia il benessere di moltissime famiglie norvegesi, questo è « f a voreggiamento » ! Mettere noi nei pagticci colla Russia, ciò sembra |3gij ingiegi un affare di ordinaria amministrpzione, previsto nel di estensione della e a e , a a , o a n o ! a o o - e e e , tsomccsgregptnrisnmsgsszdsuvpncèloro piano guerra... La complicazione finnica La Russia... L'argomento nuovo produsse un'impressione di gelo al nostro tavolo. « Già, la Russia. Cosa faremo colla Russia? ». «Io penso che alla fine la guerra sarà inevitabile. La Svezia entrerà, stanno scavando rifugi antiaerei proprio davanti alla stazione di Stoccolma, e noi dovremo seguirla ». « Del resto non possiamo permettere che la Finlandia scompaia dalla carta geografica. Chi ci as sicura che dopo non verrà il nostro turno? Dicono: revisione di Versailles. Sarà, ma lo alle oneste intenzioni del bolscevismo non ci credo affatto. Il programma di Stalin per una rivoluzione mondiale è noto e arcinoto. Ora, vedendo che lasciando passare gli anni, la rivoluzione bolscevica va piuttosto indietro che avanti, Mosca ha deciso, come Maometto, che 11 miglior modo per propagare la « fede » sia la guerra. E la fa ». Questo dicevano a tavola, dove, di solito, si è ottimisti, tre signori di Oslo che odiano la guerra. E nelle loro parole erano racchiuse le « teorie della guerra » del popolo norvegese. La Norvegia — questa è la grande verità del giorno — si sente trascinata in guerra dal formidabile dualismo anglo-germanico (molto più per colpa di Londra, che vuole imporre novità, che non di Berlino, che invece sostiene sia giustizia e neutralità mantenere lo statii quo) e non vede come potrà evitare di essere coinvolta, tanto più che la faccenda russo-finlandese, a primavera, diventerà terribilmente imbarazzante perchè l'Inghilterra si sta mettendo in testa di « proteggere » la Repubblica di Kallio. Queste sono, in Norvegia, le « teorie di guerra ». Il segreto che sta alla loro base deve essere cercato sulle onde di tutti i mari. Felice Bellotti Le spinte verso il vortice I NORVEGESI E MmA. GUERRA Le spinte verso il vortice (Dal nostro Inviato) OSLO, febbraio. In viaggio, alle volte, si hanno sensazioni stranissime ed impressioni ancora più strane su quello che sia un Paese, su quali siano le correnti di idee che predominano nella opinione pubblica. Questo accade probabilmente perchè la gente che viaggia oltre frontiera è un po' sensibile alle opinioni degli altri, specialmente in questa Scandinavia, dove tre Nazioni vorrebbero avere una unica direzione politica. Dai nostri colloqui di viaggio avevamo dedotta una grande verità: i norvegesi sono attaccatissimi alla loro neutralità. Da quanto abbip.mo udito per le strade di Oslo possiF-mo trarre | la stessa deduzione, ma... Ecco, c'e un ma, cioè molta gente, e non è certo quella che conta di meno, desidera mantenere la neutralità, ma si sente ineluttab'lmente tra- scinata verso la guerra. I dispiaceri per Narvik La Norvegia, allo scoppio della guerra, è venuta a trovarsi in una posizione assai difficile e, col prò- gredire dell'inverno, le difficoltà norvegesi sono aumentate perchè sulle spalle di Oslo si sono scari-cate anche un buon cinquanta percento delle « responsabilità » di Stoccolma. Si tratta sempre del famoso ferro svedese. Esistono anche ferro, nichelio e pesce nor- vegesi, ma l'Inghilterra potrebbe pacificamente infisch arsene diqueste esportazioni della Norve- già dirette verso la Germania, perchè, tutto sommato, non rap- presentano per l'economia germa- nica^un contributo tale da poter decidere del suo futuro. Ma, d'inverno, il Golfo di Botnia gela, dalla fine di dicembre alla metà di marzo il porto di Lulea dorme bloccato dai ghiacci e il ferro svedese da Kiruna viene diretto al porto di Narvik, in Norvegia, di dove salpa per destinaz oni germaniche. L'itinerario, che seguono le navi tedesche e norvegesi cariche della preziosissima materia prima, corre completamente nelle acque territoriali norvegesi, territoriali senza alcuna possibilità di dubbio, perchè le isole norvegesi che emergono nel Mare del Nord, staccate di poche centinaia di metri dalla penisola scandinava, vengono a creare dei « canali di sicurezza » dentro i quali nessuna nave belligerante potrebbe agire giocando sull'equivoco dell'impossibile esattezza della distanza della costa. Ed ecco l'Inghilterra arricciare il naso, far capire, con estrema cortesia, che questa storia di Narvik potrebbe benissimo « essere fonte di gravi imbarazzi ». Londranon ufficialmente s'intende, vorrebbe suggerire ad Oslo che l'Ammiragliato di S. M. Britannica comprende e giustifica le esportazioni norvegesi verso la Germania— anche se gli sembrano assai riprovevoli e unti-civili — perchèalla resa dei conti, anche il popolo norvegese ha diritto di vivere, ma è propenso a considerare il transito del minerale svedese attraverso il territorio norvegese, come un favoregg'amento verso il terzo Reich. E questa è dna tesi abbastanza curiosa. — Sono dei bei tipi gli inglesi— ci diceva un signore che ha moltissimi interessi nelle compagnie di navigazione. — Ci bloccano non solo il loro mare, e questo è nel loro diritto, ma anche tutto il Mare del Nord e noi siamo costretti a stare zitti. Ora vorrebbe' ro impedirci persino di navigare nelle nostre acque territoriali. Le nostre flotte sono semiparalizzate dai triplicati prezzi degli ingaggidagli enormi premi di assicurazione che ci impediscono di far uscire dai nostri porti navi di tonnellaggio superiore alle 6000 tonnellate, dal rischio tremendo di vedere il viaggio terminarsi con una tragedia. Possiamo darci un pochino alla navigazione lungo le nostre coste e quelle svedesi peraggiungere i porti tedeschi deMare Baltico e questa attività rappresenta l'unico cespite abbastanza regolare delle nostre entrateCome è possibile accettare simillarvate minacele britanniche ? Questo non è più essere neutralivuol dire essere succubi! Io non ho nessuna veste ufficiale e posso anche dire apertamente che glinglesi non stanno conquistandosnuove simpatie in Norvegia! Un affare difficile Ma questa non è la sola « grossa grana » che preoccupi i norvegesi. Ve ne è un'altra, una seconda che, a sentire la gente di Oslola « piantano » i tedeschi. Avviene che il controblocco e sottomarini germanici stanno dando davvero grossi fastidi Londra, la quale si vede obbligata a cercare di perfezionare deglacquisti di navi per sopperire aproprio tonnellaggio affondatoQuale è la flotta più numerosa più « disoccupata » dell'Europa Quella norvegese, oggi la secondcome tonnellaggio di tutto il con tinente europeo. « Bene — si detta Londra — andiamo a comperare le navi della Norvegia ». A questo punto è utile ricordare chnel corso della guerra mondlalo Governo di Oslo aveva favorito unoleggio in massa della flotta nor vegese all'Inghilterra. Alla fine, bilancio non era risultato tantroseo quanto le previsioni. Forsper l'antica esperienza, nel 193alle suggestioni britanniche si risposto con un larvato rifiuto al'analoga richiesta di Londra. Lnavi norvegesi possono regolamente essere noleggiate da amatori o da esportatori — britannici come tedeschi — per dei sigoli viaggi, ma non è il caso trattare noleggi in massa, tanpiù che la situazione polìtica Scandinavia non è precisamentranquillizzante e la Norvegia ptrebbe benissimo aver bisogno tpoco della propria flotta. Restaquindi agli inglesi un'altrn posbilità, quella di acquistare le nanorvegesi forzatamente inattive Ma a questo punto la neutralità gioca alla Norvegia un nuovo scherzo. Certamente i norvegesi sarebbero stati lietissimi di vendere agli inglesi, non come sudditi di S. M. Britann'ca, ma come acquirenti che pagano in contanti, le unità più costose della loro magnifica flotta mercantile. Ma la stampa tedesca, avuto sentore delle intenzioni londinesi, si è affrettata a scrivere che la vendita di navi all'Inghilterra da parte della Norvegia, se non viene a costituire una vera e propria violazione della neutralità (ma anche questa esclusione giuridica potrebbe essere riveduta) sarebbe stata cons'derata dalla Germania come una manovra favoreggiatrice della Norvegia verso l'Inghilterra. — In poche parole, maledizione, per delle questioni che hanno la j loro identica origine nella nostra assoluta necessità di fare in un modo o in un altro funzionare le nostre navi perchè sono la nostra principale fonte di vita, ci troviaimo accusati di favoreggiamento riaue dlIe parti in guerra. Questa è stata la conclusione del nostro interlocutore | _ curiosi gli inglesi, con que,sta loro storia di Narvik ' — disl,e un aItro _ che ]a Gran Bre. ; tagna se ne serva per mandare i (suoi aeroplani o vattelapesca che ' cosa in Finlandia, questa, è una cosa giustissima. Ma che noi si continui un sistema di commercio |che c'è sempre stato e sul quale poggia il benessere di moltissime famiglie norvegesi, questo è « f a voreggiamento » ! Mettere noi nei pagticci colla Russia, ciò sembra |3gij ingiegi un affare di ordinaria amministrpzione, previsto nel di estensione della e a e , a a , o a n o ! a o o - e e e , tsomccsgregptnrisnmsgsszdsuvpncèloro piano guerra... La complicazione finnica La Russia... L'argomento nuovo produsse un'impressione di gelo al nostro tavolo. « Già, la Russia. Cosa faremo colla Russia? ». «Io penso che alla fine la guerra sarà inevitabile. La Svezia entrerà, stanno scavando rifugi antiaerei proprio davanti alla stazione di Stoccolma, e noi dovremo seguirla ». « Del resto non possiamo permettere che la Finlandia scompaia dalla carta geografica. Chi ci as sicura che dopo non verrà il nostro turno? Dicono: revisione di Versailles. Sarà, ma lo alle oneste intenzioni del bolscevismo non ci credo affatto. Il programma di Stalin per una rivoluzione mondiale è noto e arcinoto. Ora, vedendo che lasciando passare gli anni, la rivoluzione bolscevica va piuttosto indietro che avanti, Mosca ha deciso, come Maometto, che 11 miglior modo per propagare la « fede » sia la guerra. E la fa ». Questo dicevano a tavola, dove, di solito, si è ottimisti, tre signori di Oslo che odiano la guerra. E nelle loro parole erano racchiuse le « teorie della guerra » del popolo norvegese. La Norvegia — questa è la grande verità del giorno — si sente trascinata in guerra dal formidabile dualismo anglo-germanico (molto più per colpa di Londra, che vuole imporre novità, che non di Berlino, che invece sostiene sia giustizia e neutralità mantenere lo statii quo) e non vede come potrà evitare di essere coinvolta, tanto più che la faccenda russo-finlandese, a primavera, diventerà terribilmente imbarazzante perchè l'Inghilterra si sta mettendo in testa di « proteggere » la Repubblica di Kallio. Queste sono, in Norvegia, le « teorie di guerra ». Il segreto che sta alla loro base deve essere cercato sulle onde di tutti i mari. Felice Bellotti

Persone citate: Felice Bellotti, Kallio, Stalin