Una valanga in Valpellina e un commovente episodio
Una valanga in Valpellina e un commovente episodio // cuore del colonnello e il fucile dell'alpino Una valanga in Valpellina e un commovente episodio ' Aosta, 5 febbraio, .Una grossa valanga è precipi-! tata dal colle della Finestra, nel-;l'alta Valpellina, travolgendo un!reparto di alpini in esercitazione Tre ufficiali e trenta soldati sono stati sospinti dall'enorme massa di neve verso il fondo valle. Subito dopo il primo momento di smarrimento, i compagni hanno prestato soccorso agli investiti, molti dei quali riuscivano a liberarsi da soli aggiungendosi ai soccorritori. Tra gli alpini che giacevano sotto la valanga vi erano anche i cinque radiotelegrafisti del reparto, per cui non è stato possibile far pervenire al comando di battaglione l'appello di soccorso. Quando il reparto poteva ricomporsi, si doveva riscontrare che un alpino mancava all'appello, e precisamente il biellese Zorio Prankin Nelson, di 25 anni. Purtroppo i lavori per ricercare lo scomparso, in mancanza di indizi utili, dovevano essere condotti 3.118. CÌCC&,> Nel frattempo la notizia della valanga veniva comunicata al comando del 4» Alpini, ad Aosta. Il comandante del reggimento, colonnello Magliano, aveva ricevuto pochi momenti prima la notizia della morte della madre; ma l'ufficiale, di fronte alla sciagura accaduta a un suo reparto, non esitava a dirigersi verso il luogo della sciagura stessa, col presentimento di giungere in tempo a salvare l'alpino. Cosi il colonnello, con l'animo pieno di un profondo senso di umanità, si recava in macchina ad Ollomonte, e dopo una ma.rcia faticosa di quattro ore giungeva dove era precipitata la valanga, dirigeva le ricerche e dopo pochi minuti aveva la soddisfazione di riscontrare che il suo sacrificio di figlio era ricompensato. Infatti l'alpino travolto, dopo circa dieci ore di seppellimento, con sforzi inauditi e una tenacia senza pari, aveva potuto togliere dal fodero la baionetta e con questa aprirsi una debole via verso l'esterno e quindi verso la salvezza. La punta della baionetta che usciva dalla neve veniva notata dai compagni, che provvedevano subito al salvataggio. Portato alla superficie, allo Zorio veniva praticata la respirazione artificiale. Il colonnello abbracciava commosso l'alpino, che non aveva ancora ripreso i sensi e che dopo mezz'ora circa apriva gli occhi. La prima cosa che chiedeva era quella che gli fosse consegnato il suo fucile! Questa prova di vivo attaccamento al dovere e di alto spirito militare trovava riscontro nel gesto del suo comandante, ed entrambi i gesti commovevano profondamente gli astanti. Adagiato su una barella di fortune, lo Zorio veniva trasportato ad Ollomonte; ma alle baite della conca di By, la squadra che trasportava la barella e altri alpini venivano investiti e travolti da un'altra grossa valanga. Anche questa volta la generosa abnegazione dei compagni, prodigatisi per liberare 'gli investiti, veniva coronata da buoni risultati. Tutti potevano essere salvati, e lo Zorio veniva fatto proseguire per Ollomonte, dove riceveva il saluto del generale Micheletti, comandante la Divisione, il quale esprimeva al colonnello Magliano e alle squadre di soccorso il suo vivo e commosso elogio. Una valanga in Valpellina e un commovente episodio // cuore del colonnello e il fucile dell'alpino Una valanga in Valpellina e un commovente episodio ' Aosta, 5 febbraio, .Una grossa valanga è precipi-! tata dal colle della Finestra, nel-;l'alta Valpellina, travolgendo un!reparto di alpini in esercitazione Tre ufficiali e trenta soldati sono stati sospinti dall'enorme massa di neve verso il fondo valle. Subito dopo il primo momento di smarrimento, i compagni hanno prestato soccorso agli investiti, molti dei quali riuscivano a liberarsi da soli aggiungendosi ai soccorritori. Tra gli alpini che giacevano sotto la valanga vi erano anche i cinque radiotelegrafisti del reparto, per cui non è stato possibile far pervenire al comando di battaglione l'appello di soccorso. Quando il reparto poteva ricomporsi, si doveva riscontrare che un alpino mancava all'appello, e precisamente il biellese Zorio Prankin Nelson, di 25 anni. Purtroppo i lavori per ricercare lo scomparso, in mancanza di indizi utili, dovevano essere condotti 3.118. CÌCC&,> Nel frattempo la notizia della valanga veniva comunicata al comando del 4» Alpini, ad Aosta. Il comandante del reggimento, colonnello Magliano, aveva ricevuto pochi momenti prima la notizia della morte della madre; ma l'ufficiale, di fronte alla sciagura accaduta a un suo reparto, non esitava a dirigersi verso il luogo della sciagura stessa, col presentimento di giungere in tempo a salvare l'alpino. Cosi il colonnello, con l'animo pieno di un profondo senso di umanità, si recava in macchina ad Ollomonte, e dopo una ma.rcia faticosa di quattro ore giungeva dove era precipitata la valanga, dirigeva le ricerche e dopo pochi minuti aveva la soddisfazione di riscontrare che il suo sacrificio di figlio era ricompensato. Infatti l'alpino travolto, dopo circa dieci ore di seppellimento, con sforzi inauditi e una tenacia senza pari, aveva potuto togliere dal fodero la baionetta e con questa aprirsi una debole via verso l'esterno e quindi verso la salvezza. La punta della baionetta che usciva dalla neve veniva notata dai compagni, che provvedevano subito al salvataggio. Portato alla superficie, allo Zorio veniva praticata la respirazione artificiale. Il colonnello abbracciava commosso l'alpino, che non aveva ancora ripreso i sensi e che dopo mezz'ora circa apriva gli occhi. La prima cosa che chiedeva era quella che gli fosse consegnato il suo fucile! Questa prova di vivo attaccamento al dovere e di alto spirito militare trovava riscontro nel gesto del suo comandante, ed entrambi i gesti commovevano profondamente gli astanti. Adagiato su una barella di fortune, lo Zorio veniva trasportato ad Ollomonte; ma alle baite della conca di By, la squadra che trasportava la barella e altri alpini venivano investiti e travolti da un'altra grossa valanga. Anche questa volta la generosa abnegazione dei compagni, prodigatisi per liberare 'gli investiti, veniva coronata da buoni risultati. Tutti potevano essere salvati, e lo Zorio veniva fatto proseguire per Ollomonte, dove riceveva il saluto del generale Micheletti, comandante la Divisione, il quale esprimeva al colonnello Magliano e alle squadre di soccorso il suo vivo e commosso elogio.
Persone citate: Magliano, Micheletti, Zorio
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