Ansie, timori e speranze caratterizzano l'attesa francese di Giorgio Sansa

Ansie, timori e speranze caratterizzano l'attesa francese Ima, confereaga di Belgrado Ansie, timori e speranze caratterizzano l'attesa francese L'astuta subornazione delle Potenze neutre continua su larga scala Parigi, 29 gennaio, [La imminente conferenza di Bel-1grado accaparra l'attenzione dei francesi perchè deve decidersi in essa almeno il primo tempo della Ipartita ingaggiata nei Halcani dai belligeranti: una partita di guerra economica, non giocata però con armi pari, perchè diversa è la posizione geografica dei rivali rispetto ai Balcani e diverse le disponibilità dei mezzi. Inghilterra e Francia non esercitano pressioni militari fra le tante ragioni perche sono lontane dal settore conteso; la Germania non profonde come loro patrimoni finanziari perchè di metalli preziosi e divise estere ha penuria. La moralità quindi non c'entra: i metodi sono suggeriti da quelli che sono gli elementi della forza di ciascuno. Molti definiscono questa guerra economica che ha per scacchiere — uno dei tanti — la penisola balcanica come un assedio gigantesco. Gli alleati assediano la Germania e vogliono spingere i neutrali balcanici a prendere parte all'accerchiamento del nemico. La Germania, com'è naturale, tenta una sortita. Nulla di nuovo o straordinario in tutto questo. Si tratta infatti, in termini moderni ed in dimensioni moderne, di un gioco antichissimo giacché gli assedi e le sortite furono sistemi di guerra fino dalle epoche preistoriche. Che cosa deve dire la conferenza di Belgrado ? Deve dire in ultima analisi se i paesi balcanici condividono le vedute degli alleati, che la Germania e la Russia minacciano la penisola e se di fronte a questa minaccia sia più conveniente per essi unirsi onde costi- tuire una barriera difensiva contro !la penetrazione delle due potenze I settentrionali oppure cercare un | compromesso. Le quattro nazioni che si riuniscono in conferenza debbono cioè decidere se sia il caso di alleggerire la pressione tedesca facendo concessioni al Reich che domanda principalmente rifornimenti di materie prime, petrolio, minerali, cromo, grano, ed altre derrate e di fornire questa roba usando il materiale rotabile delle proprie reti ferroviarie o se invece sia meglio vendere a contanti i prodotti del suolo ai compratori franco-inglesi che sono pronti a pagare altissimi prezzi perchè gli acquisitori germanici trovino sempre i magazzini vuoti e si acuisca così il bisogno che stringe l'economia bellica hitleriana. A Parigi si ritiene che la conferenza belgradese tenterà di battere una via di mezzo fondata teoricamente sull'assoluta neutralità di fronte a tutti;, ma nemmeno questa neutralità — la quale economicamente consisterebbe nel trattare alla stessa stregua i compratori tedeschi ed i compratori anglo-francesi — piacerebbe ai Governi di occidente. Di guisa che si comprende come stasera il Temps ufficioso si sforzi di dimostrare che la soluzione neutrale non porterebbe ai'Balcani nessuna garanzia si-cura per l'avvenire: in quanto che dice il giornale « la Germania hitleriana e la Russia sovietica non hanno rispetto di nessuna neutralità la quale non serva direttamente i loro interessi economici e militari ». Sono perciò accolte a Parigi con favore — e saranno probabilmente incoraggiate coi mezzi diplomatici — le iniziative che qual che informa7ione artrihnisrp alla cne ìniormazione attribuisce allaTurchia di capeggiare un movimento di solidale resistenza alla Germania. Senza dubbio i francesi preferirebbero una solidarietà sotto gli auspici di Ankara ad una solidarietà qualunque che fosse pilotata da Roma se non altro per il fatto che la Turchia ha stretto la nota alleanza mediterranea con le potenze democratiche. Ma non sfugge nemmeno a questi osservatori che la Jugoslavia non è disposta ad accettare sistemazioni capaci di essere interpretate come uno schieramento del Governo di Belgrado in favore di una delle parti belligeranti. In proposito le notizie odierne da quella capitale parlano chiaro. E Parigi quindi accetterà probabilmente che sia versata molta acqua nel vino. La Francia pensa certo come Winston Churchill e nutre desideri come quelli espressi dieci giorni or sono dal Primo Lord dell'Ammiragliato nei riguardi dei neutrali. E' tuttavia più realistica e prudente e non dice apertamente quello che pensa. Non vuole cioè irritare l'amor proprio dei neutrali con pretese troppo manifeste, ma usa metodi più sottili e diplomaticamente più blandi suggerendo magari ai governi balcanici che Parigi a tale proposito non va d'accordo con Londra: il che in realtà è una bugia. Grande attenzione, come è naturale, è dedicata in questi giorni all'Italia. Facendo le somme: ansie, timori, speranze, accompagnati da un sotterraneo lavorio dei diplomatici sono il quadro del momento. Giorgio Sansa Ansie, timori e speranze caratterizzano l'attesa francese Ima, confereaga di Belgrado Ansie, timori e speranze caratterizzano l'attesa francese L'astuta subornazione delle Potenze neutre continua su larga scala Parigi, 29 gennaio, [La imminente conferenza di Bel-1grado accaparra l'attenzione dei francesi perchè deve decidersi in essa almeno il primo tempo della Ipartita ingaggiata nei Halcani dai belligeranti: una partita di guerra economica, non giocata però con armi pari, perchè diversa è la posizione geografica dei rivali rispetto ai Balcani e diverse le disponibilità dei mezzi. Inghilterra e Francia non esercitano pressioni militari fra le tante ragioni perche sono lontane dal settore conteso; la Germania non profonde come loro patrimoni finanziari perchè di metalli preziosi e divise estere ha penuria. La moralità quindi non c'entra: i metodi sono suggeriti da quelli che sono gli elementi della forza di ciascuno. Molti definiscono questa guerra economica che ha per scacchiere — uno dei tanti — la penisola balcanica come un assedio gigantesco. Gli alleati assediano la Germania e vogliono spingere i neutrali balcanici a prendere parte all'accerchiamento del nemico. La Germania, com'è naturale, tenta una sortita. Nulla di nuovo o straordinario in tutto questo. Si tratta infatti, in termini moderni ed in dimensioni moderne, di un gioco antichissimo giacché gli assedi e le sortite furono sistemi di guerra fino dalle epoche preistoriche. Che cosa deve dire la conferenza di Belgrado ? Deve dire in ultima analisi se i paesi balcanici condividono le vedute degli alleati, che la Germania e la Russia minacciano la penisola e se di fronte a questa minaccia sia più conveniente per essi unirsi onde costi- tuire una barriera difensiva contro !la penetrazione delle due potenze I settentrionali oppure cercare un | compromesso. Le quattro nazioni che si riuniscono in conferenza debbono cioè decidere se sia il caso di alleggerire la pressione tedesca facendo concessioni al Reich che domanda principalmente rifornimenti di materie prime, petrolio, minerali, cromo, grano, ed altre derrate e di fornire questa roba usando il materiale rotabile delle proprie reti ferroviarie o se invece sia meglio vendere a contanti i prodotti del suolo ai compratori franco-inglesi che sono pronti a pagare altissimi prezzi perchè gli acquisitori germanici trovino sempre i magazzini vuoti e si acuisca così il bisogno che stringe l'economia bellica hitleriana. A Parigi si ritiene che la conferenza belgradese tenterà di battere una via di mezzo fondata teoricamente sull'assoluta neutralità di fronte a tutti;, ma nemmeno questa neutralità — la quale economicamente consisterebbe nel trattare alla stessa stregua i compratori tedeschi ed i compratori anglo-francesi — piacerebbe ai Governi di occidente. Di guisa che si comprende come stasera il Temps ufficioso si sforzi di dimostrare che la soluzione neutrale non porterebbe ai'Balcani nessuna garanzia si-cura per l'avvenire: in quanto che dice il giornale « la Germania hitleriana e la Russia sovietica non hanno rispetto di nessuna neutralità la quale non serva direttamente i loro interessi economici e militari ». Sono perciò accolte a Parigi con favore — e saranno probabilmente incoraggiate coi mezzi diplomatici — le iniziative che qual che informa7ione artrihnisrp alla cne ìniormazione attribuisce allaTurchia di capeggiare un movimento di solidale resistenza alla Germania. Senza dubbio i francesi preferirebbero una solidarietà sotto gli auspici di Ankara ad una solidarietà qualunque che fosse pilotata da Roma se non altro per il fatto che la Turchia ha stretto la nota alleanza mediterranea con le potenze democratiche. Ma non sfugge nemmeno a questi osservatori che la Jugoslavia non è disposta ad accettare sistemazioni capaci di essere interpretate come uno schieramento del Governo di Belgrado in favore di una delle parti belligeranti. In proposito le notizie odierne da quella capitale parlano chiaro. E Parigi quindi accetterà probabilmente che sia versata molta acqua nel vino. La Francia pensa certo come Winston Churchill e nutre desideri come quelli espressi dieci giorni or sono dal Primo Lord dell'Ammiragliato nei riguardi dei neutrali. E' tuttavia più realistica e prudente e non dice apertamente quello che pensa. Non vuole cioè irritare l'amor proprio dei neutrali con pretese troppo manifeste, ma usa metodi più sottili e diplomaticamente più blandi suggerendo magari ai governi balcanici che Parigi a tale proposito non va d'accordo con Londra: il che in realtà è una bugia. Grande attenzione, come è naturale, è dedicata in questi giorni all'Italia. Facendo le somme: ansie, timori, speranze, accompagnati da un sotterraneo lavorio dei diplomatici sono il quadro del momento. Giorgio Sansa

Persone citate: Winston Churchill