LETTURA DEL GOZZI

LETTURA DEL GOZZI ninni E scniTTOni LETTURA DEL GOZZI Ha il Gozzi un certo dono dil pantasia che, osservatore arguto. : to tiene, pur tra le cose e le per-! one, un po' in disparte, presente1 s assente. Malinconico privilegio] gel letterato, situazione e sorte curea e patita del signore orna-;Crissimo, meditativo, che sa di la- Uino, che se l'intende con le stram-' jberie e le invenzoni dei poeti, e I lui è toccato di pensare e ragiona- ue e fantasticare per tutti. Ben'gipieni di masserizie, i burchielli Ui spiccano dalle rive; giovanotti. C donne leggiadre vanno in cam- tpagna, e già nelle belle ville frutr pifere, contornate dalle verdi fron-, de di cedri e aranci, i castaldi si mono affrettati ad aprire usci e fi-, nestre; lieto l'arrivo, si va ai giardini, si passeggia, si gmoea si, cherza si ride; ma il Gozzi non!i muove, intrattenuto dal cala- maio, legato da quel suo gran seri-! te. P,erP.et4°' Ppnzoloni sui mor-jUferi libri. Gozzi rimane in città. 1 E per consolarsi fa un sogno; e nel sogno gli appare la sua Musa amigliare. l'Osservazione, che è bensì quella che gli fa vedere i costumi della società, i fatti, le abitudini e i caratteri delle persone e la moralità che se ne può'trarre, lma è anche, e soprattutto, l'ispira-1 inconia si muta in felicità. Son questi i conforti, segreti e orgo- gliosi, della gente di lettere. *IljFurore poeticS riscalda tanto l'in-1 telletto e tanto l'accende, che non ! sa più dove sia, se in cielo o- in j terra ». Fantasia, filosofia, osser- ! vazione, lepore e saggezza, e i0j scrivere con attica grazia e venu-l sta, sono un po' tutt'una cosa per ! un poeta come Gasparo Gozzi. E in 'più quel distacco, quella solitudi- ! ne cara e sofferta, quel sentirsi i più desioso, e più ragionevole, e I sol perciò più irrequieto, più atto a intendere la vita, e più disadat- : to a viverla, e sol perciò più infe-|lice, d'ogni altro. Se ciò non sijmuta in tragedia, in soverchia tri- stezza, è perchè il Gozzi ha un cer-1 to risolino cheto ed interno che | gli stuzzica le viscere e lo man- tiene di una buona voglia attiva e|vivace; preziosità e singolarità di i gran rilievo: «che uno il quale | non fosse poeta, bestemmierebbe, i e il poeta canta», |Cosl appartati tra le apparenti j socievolezze, c'è modo di assapo-1 rare tutta l'amabile amarezza del- l'intelligenza, e di notomizzarsi, e'di andar scoprendo in noi stessi [ia molteplicità umana: « il mio li- bro sono io medesmo > egli dice; e a che desideri moltitudine d'uo-|mini, si domanda, per studiare la gran varietà degli animi umani ? 't Non senti tu tante voglie in te ? |non si destano in te tante passio-jni ? l'animo tuo solo non move in mine migliaia di forme, sicchéora ti par d'essere uno, e ora unaltro? Eccoti ora allegro; di quaa vespero malinconico...». Ma a vivere così, la sensibilità si fa so- praffina e fastidiosa, si acuisce e vi angustia; diventate ancor piùmutevoli e bisbetici, nè mai potete dire di star veramente bene o ve-ramente male. E fortuna di quel-la sua garbatezza e scioltezza d'a-nimo, benedetta quella sua ten-denza a lasciar correre. « Ho an-ch'io i miei desiderii, sì, che mistanno dentro, che mi covano nelcuore una nidiata di vogliuzze. lequali escono di tempo in tempodel guscio.- e mi beccano il cer-vello; ma io taglio loro le ale ».Sono queste vogliuzze saltellantie dalle ali tarpate, è questa Itali-tatezza o adattabilità tra borghese e popolaresca, che distingue il destino di un Gozzi, letterato e poeta, da quello di un Leopardi. E non si dice a caso. Enrico Falqui nota che certe dichiarazioni del Gozzi sull'indole e lo spirito delle proprie operette, si ricollegano a cerfaltre del Leopardi <. Un libretto capriccioso, fatto di argomenti strani e fantastici, per non dire lunatici *, dice il Gozzi. E il Leopardi nel Dialogo dì Tri- sfreno e dì un amico: : Un libro di sogni poetici, d'invenz oni e di ca- Pricci .malinconici ». Ma, avverte ™S«>. « nonw ne: <erivino per canta. paralleli di sorta; e tutta- vla non se ne trascuri certa lon- tana dolorosa rassomiglianza». Ea noi par proprio che in quella solitudine poetica, in quel sentirsi fantastici, predestinati, vocati, là ove ognuno attende ai casi suoi, e li gode e li soffre semplicemente. in quell essere, nel sentimento e?ìella Pratlca dell universale conpropno P^icolar peso d'uomi: ni, sempre un po' estranei tra gli altri uomini, sia il segno di una loro lievissima e sottilissima affi- mtà. Nè vuol dire se nell uno essa fu variata e dispersa in ammali- ziata socievolezza, in arguzia sen- z astio, appena appena crucciosa e malinconica, e se nell altro croi-jea e rapita agli alti.cieli. 11 fatto|Che qui conta e iniziale e interno: ! piega dell animo vezzo che nelGozzi sarà poi tu to letterario eprofessionale: ora Indispettito, oraf Hr • » V,mfn rikTrhl Efn"va °f gdl^suf 'rnotrvo^u! ?à'y«|K?init4' *',alche™ri0-sua suiisuca. Voi mi triii-sip ili «i duro insalino. Voi, jnL-gi.i s.-hiria, legnaiuoli e IralliniQuando si lieti all'imbrunir ilei ciurmlo lasiiar vi veilea pialle e fucine Doiio un pieciol cuailacmi. c aiularknntentiguai dottor vi somiglia allor ehe inItormaNcllp vostre barvhcttc n' ili frutivl Cantando andate, e lo artigiane ilnnnruh sante braccia!... * ., ... Su quella continuità e costanzadi carattere e di fantasia, s'è mo-dulato il tono dell'opera sua, il^uo stile. Consuetudine dei classi-la, di certi scrittori sapidi e netU,da Orazio al Firenzuola, da Lu-ciano a Voltaire; umore ghiribiz-zoso e discreto; senso vivace dellacommedia, della rappresentazione(•"an risonare Quando vi ?r il cernitalo e I ponacli? irco dalle spondei io iClillo, umana, se pur trattenuto nellamisura un po' secca della paginascritta; vocazione a raccontarsi| sfogarsi e a indurre, in quella perenne e lieta e agra confessionel'indole e i vizi e le sorti di tutta quanta la società; e quel gustopoi, del pittoresco, e l'andar meditando allegorizzando astraendo1 fatti d'ogni dì in una rettoricamorale e didascalica: così munitoe addestrato Gozzi scendeva trala gente a trovare, giornalistaprincipe. fatterelli e novellette —« anche i costumi degli uomini sono novelle e storie» —. e a rivolgerli in dicerie, ciance, capriccifavole, sogni, rime, dialoghi e ritratti e cronache d'ogni generepopolaresche e letterarie, in quella sua scrittura infinita, pagine divertenti della Gn-.zetla veneta e dell'Osservatore, pagine uggiose del Mondo monile, forbiti e spesso bellissimi Sermoni, varie invenzioni de! suo ingegnacelo ' dpoligrafo e — inconsueto accop piamente — di artista anstocra tico e squisito, Degli aspetti della realtà, della storia universale che egli vaghcg giava «di certe minuzie domesti che, di certe personcine private», Ci diede tratti deliziosamente vivi, Una bottega di caffè, un viaggio jì comici, una partenza per la vii* legglatura, una vincita al lotto in un quartiere plebeo, il list.on, la gao-ra di San Lionardo, le nozze di Una contadina, sono altrettante oc Casioni di garbo e bravura. E i ri tratti morali, gli atteggiamenti psicologici e mondani, le figurette racchiuse in un cerchio epigram matico non gli riuscivano meno bene e'sicure- ma è poi il suo fi tratto, di iui osservatore e poeta, ,,alanUl0m0 e poveruomo, morali|ta fantaai0so e figlio marito pa dre pieno di fastit|j. e n suo ritrat tQ fme e „„ po- nlvki0i di indolente imla£fai.ato. di sognatore discre to di 3atirico gentile, di aristocra Uc0 popolareggiante, di veneziano dal costume antico e dai modi fer- vidi e maliziosi, è il suo tipo che. tra tutti, compiuto e perfetto appare. Perciò Enrico Falqui, che ha sceverato e raccolto dai molti volu- lmYdi Gasparo Gozzi un volume 1 ™£\ lucido per i Classici Rizzoli se si - -. - ,.„,.„ :„ ur,f„ Presti a es*r* P"*en tatio inantojl°Sla. <luestl e ,lpno" S?d 1 la °«°na ragione che con lui ! non occorre -stare:a tagliare e ag j giustare, che alluna e a>l altra ! e»3* ben provvide da sé, con un j gusto e una grazia non solamente l naturali »; ma perchè 1 antologia ! acquista da quella sua onmpre 'senza, avveduta e occhiuta, tra ! sparentissima anche se dissimula i ta. candida e spiritosa fra gli ar I tifici, acquista unita e completez za, vasto e vario racconto di vita, : « commento o dichiarazione dell a|nimo umano a dalle molte sfaccetjtature, e non senza qualche spigo lo scabro e qualche scaglietta 1 aguzza. E' un gran piacere farsi | guidare dal Gozzi per le case e le calli e i chiassi, tra i campi, in villa |e sui canali; ed è convenevole la i sciarsi ammaestrare da lui, pre | cettore amabile; ma è anche più i gradito assaporarne i modi magri |e un po' freddi, la fantasia razio- j naie, spiccata e senza mistero, è 1 gradito e piccante sorprenderlo e intenderlo in quella curiosa aned'dotica in cui si burla di sè me [ desimo, o si querela aspro e gra zioso: Gozzi ammalazzato, Gozzi che casca dal sonno perche la not|te gli tocca dar la caccia con ca micie e fazzoletti a certi maledetti ' moscioni che gli cavano il sangue, | Gozzi che se ne va adagio adagio j per Padova a cercar la Cappella ! degli Scrovegni e vi trova una femé, mina custode, che, intendentissima nj di papi all'inferno e di bolge di soai domiti, gli fa la spiegazione con la a bacchetta in mano, - La scelta curata da Falqui è riue j scita assai bene, ci si sente il guù! sto di uno che è espertissimo di e I certe minori e maggiori virtù dello -1 stile, e di prose d'arte, e dell'arte - del capitolo, e della pagina sbalza-1 ta e poetica e viva. Il libro ha un - ! suo carattere, continuo e organi- \ co, per quella unità autobiografica mi e intellettuale. Piace in Gozzi, ineljcanta, il netto rilievo, il ritmo e (spezzato e ripreso con sì sagace o senso, non tanto di una musica r-1 vagheggiata, quanto delle pronte ». esigenze espressive del linguaggio. i • Non margini in lui pel mistero, - per il vago della tenerezza e della l e o o i r commozione, nulla di languido, di incerto; ma grazia di uno schietto vedere, di un retto pensare, di uno scrivere attento e acuto. Se gli ca- gita una bella iiaba come quella di arbablù, vedete come la riduce; non v'è più nulla nè di poetico nè di arcano, secca e moraleggiante. Ma se gli viene a tiro un cicisbeo, un gondoliere, una ballerina, se si aggira per ridotti e osterie, se narra faccende domestiche di popolani e borghesi, ritorna in lui il fare . - i I asciutto, all'antica, di un Franco - : Sacchetti, e in più una certa fiae . grante rusticità e verdezza, quelr : la che, secondo il Tommaseo, gli - era derivata dal soggiorno in cam¬ - | pagna, nella vinaccia di Vicinale, E'e °n queste sue prosette, che han- i à e no nella levigatura un che di asprigno, un'acerbità raffinata e mordace, ci vedi dentro; e la figura lieve delle cose e degli uomini ci . Isi specchia come ombra argentea eitra [ marmi e l'acqua verde della njlaguna. intento il Gozzi a ridurre : ' u mondo a una sua misura di scrii.i tore equo, soccorrevole ed esperto, a La tirare gli argomenti all'ingiù». - com'egli diceva, ma in quell'opea rare cauto e proporzionato Vera - poi con la grazia dello stile, una - autentica grazia meditativa. Il a ; Faiqui, che queste cose tratta, nel- ['introduzione, maestrevolmente, o ; oaserva: .Nelle sue riflessioni : , iacherzo, s'avverte una fondal 11 motivazione personale tut- eU rla8Sorbita e allegorizzata». Di a\ . „ concertato, l'armonia della " W, va tanto più in là della di¬ à. * „£ "anitf °cTi 'uno -isti™ j()ice Falqui. ma egli non dimenticò : ■< che alle grazie provincialesche ! della lingua parlata mancano la i, correttezza e la stagionatura e la mi sodezza da cui derivano la distin zione e l'urbanità, la garanzia, inr' somma, della lingua scritta E si i. adoperò perchè ogni sua mossa stin Ustica risultasse come in : un leg- a|gero spessore di cristallo che l'al! lontana e l'impreziosisce*. E' il r suo tono nobile e popolaresco artificioso e spontaneo, erudito e conversevole. Bell'impasto; e ci puoi sentire entro tante vene di [suono e di stile, e richiami e pre¬ sentimenti, giù giù, come accen na il Falqui, fino a un Panzini, a un Baldini, e a taluni egregi auto- a, ri rondeschi. - £ ili Leggere e rileggere i nostri an- tieni, ora che di edizioni di classiU, lc| se ne fanno molte ed eccellenti, - con assaporamento vivo e minuto, z- jpei piacere di riattivare e intera ipietare i testi nelle esigenze della e i nostra sensibilità e attualità, pur ? o: -, pur a | senza perdere la traccia delle ana i tiche, sovrane rettoriche. ossia di quel gusto delle lettere che era in¬ i. ee, a o, edo sieme umanità, esperienza, fantasia, fatto e immagine, interiorità e arte, leggere i classici è istituire un paragone alto e infallibile in cui si umilia ogni fatuità, e ogni ottimo esempio riluce, e prende a I spicco, senso e persuasione^ Ed d to ' proprio come se da quei mondi durai revoli di poesia, maggiori o mutoa ri. scendesse a noi una modulazio— jne perenne, di cui basta cogliere o-'un accordo per sentir lontanamenl- te echeggiare tutta la storia del ci, ie, li e se sndi p- nostro pensiero, della cultura e del. l'arte. Francesco Bernardelli W. SJIAKKSPEARE: ■ le caie .-^pose di Windsor» nella versione di Luict Chiarpllì Ki-rxtli. Napoli! L. 10. tiUIOl CHIARELLI: -I! ■•.'tvliio maci'-ii(Kditr. Rispoli, Napoli) L 10. STKIA.V PCORflE: «Poesie» tradii*. di Lenin Traverso (Ed, Guaiola, Modena) L. 12. LETTURA DEL GOZZI ninni E scniTTOni LETTURA DEL GOZZI Ha il Gozzi un certo dono dil pantasia che, osservatore arguto. : to tiene, pur tra le cose e le per-! one, un po' in disparte, presente1 s assente. Malinconico privilegio] gel letterato, situazione e sorte curea e patita del signore orna-;Crissimo, meditativo, che sa di la- Uino, che se l'intende con le stram-' jberie e le invenzoni dei poeti, e I lui è toccato di pensare e ragiona- ue e fantasticare per tutti. Ben'gipieni di masserizie, i burchielli Ui spiccano dalle rive; giovanotti. C donne leggiadre vanno in cam- tpagna, e già nelle belle ville frutr pifere, contornate dalle verdi fron-, de di cedri e aranci, i castaldi si mono affrettati ad aprire usci e fi-, nestre; lieto l'arrivo, si va ai giardini, si passeggia, si gmoea si, cherza si ride; ma il Gozzi non!i muove, intrattenuto dal cala- maio, legato da quel suo gran seri-! te. P,erP.et4°' Ppnzoloni sui mor-jUferi libri. Gozzi rimane in città. 1 E per consolarsi fa un sogno; e nel sogno gli appare la sua Musa amigliare. l'Osservazione, che è bensì quella che gli fa vedere i costumi della società, i fatti, le abitudini e i caratteri delle persone e la moralità che se ne può'trarre, lma è anche, e soprattutto, l'ispira-1 inconia si muta in felicità. Son questi i conforti, segreti e orgo- gliosi, della gente di lettere. *IljFurore poeticS riscalda tanto l'in-1 telletto e tanto l'accende, che non ! sa più dove sia, se in cielo o- in j terra ». Fantasia, filosofia, osser- ! vazione, lepore e saggezza, e i0j scrivere con attica grazia e venu-l sta, sono un po' tutt'una cosa per ! un poeta come Gasparo Gozzi. E in 'più quel distacco, quella solitudi- ! ne cara e sofferta, quel sentirsi i più desioso, e più ragionevole, e I sol perciò più irrequieto, più atto a intendere la vita, e più disadat- : to a viverla, e sol perciò più infe-|lice, d'ogni altro. Se ciò non sijmuta in tragedia, in soverchia tri- stezza, è perchè il Gozzi ha un cer-1 to risolino cheto ed interno che | gli stuzzica le viscere e lo man- tiene di una buona voglia attiva e|vivace; preziosità e singolarità di i gran rilievo: «che uno il quale | non fosse poeta, bestemmierebbe, i e il poeta canta», |Cosl appartati tra le apparenti j socievolezze, c'è modo di assapo-1 rare tutta l'amabile amarezza del- l'intelligenza, e di notomizzarsi, e'di andar scoprendo in noi stessi [ia molteplicità umana: « il mio li- bro sono io medesmo > egli dice; e a che desideri moltitudine d'uo-|mini, si domanda, per studiare la gran varietà degli animi umani ? 't Non senti tu tante voglie in te ? |non si destano in te tante passio-jni ? l'animo tuo solo non move in mine migliaia di forme, sicchéora ti par d'essere uno, e ora unaltro? Eccoti ora allegro; di quaa vespero malinconico...». Ma a vivere così, la sensibilità si fa so- praffina e fastidiosa, si acuisce e vi angustia; diventate ancor piùmutevoli e bisbetici, nè mai potete dire di star veramente bene o ve-ramente male. E fortuna di quel-la sua garbatezza e scioltezza d'a-nimo, benedetta quella sua ten-denza a lasciar correre. « Ho an-ch'io i miei desiderii, sì, che mistanno dentro, che mi covano nelcuore una nidiata di vogliuzze. lequali escono di tempo in tempodel guscio.- e mi beccano il cer-vello; ma io taglio loro le ale ».Sono queste vogliuzze saltellantie dalle ali tarpate, è questa Itali-tatezza o adattabilità tra borghese e popolaresca, che distingue il destino di un Gozzi, letterato e poeta, da quello di un Leopardi. E non si dice a caso. Enrico Falqui nota che certe dichiarazioni del Gozzi sull'indole e lo spirito delle proprie operette, si ricollegano a cerfaltre del Leopardi <. Un libretto capriccioso, fatto di argomenti strani e fantastici, per non dire lunatici *, dice il Gozzi. E il Leopardi nel Dialogo dì Tri- sfreno e dì un amico: : Un libro di sogni poetici, d'invenz oni e di ca- Pricci .malinconici ». Ma, avverte ™S«>. « nonw ne: <erivino per canta. paralleli di sorta; e tutta- vla non se ne trascuri certa lon- tana dolorosa rassomiglianza». Ea noi par proprio che in quella solitudine poetica, in quel sentirsi fantastici, predestinati, vocati, là ove ognuno attende ai casi suoi, e li gode e li soffre semplicemente. in quell essere, nel sentimento e?ìella Pratlca dell universale conpropno P^icolar peso d'uomi: ni, sempre un po' estranei tra gli altri uomini, sia il segno di una loro lievissima e sottilissima affi- mtà. Nè vuol dire se nell uno essa fu variata e dispersa in ammali- ziata socievolezza, in arguzia sen- z astio, appena appena crucciosa e malinconica, e se nell altro croi-jea e rapita agli alti.cieli. 11 fatto|Che qui conta e iniziale e interno: ! piega dell animo vezzo che nelGozzi sarà poi tu to letterario eprofessionale: ora Indispettito, oraf Hr • » V,mfn rikTrhl Efn"va °f gdl^suf 'rnotrvo^u! ?à'y«|K?init4' *',alche™ri0-sua suiisuca. Voi mi triii-sip ili «i duro insalino. Voi, jnL-gi.i s.-hiria, legnaiuoli e IralliniQuando si lieti all'imbrunir ilei ciurmlo lasiiar vi veilea pialle e fucine Doiio un pieciol cuailacmi. c aiularknntentiguai dottor vi somiglia allor ehe inItormaNcllp vostre barvhcttc n' ili frutivl Cantando andate, e lo artigiane ilnnnruh sante braccia!... * ., ... Su quella continuità e costanzadi carattere e di fantasia, s'è mo-dulato il tono dell'opera sua, il^uo stile. Consuetudine dei classi-la, di certi scrittori sapidi e netU,da Orazio al Firenzuola, da Lu-ciano a Voltaire; umore ghiribiz-zoso e discreto; senso vivace dellacommedia, della rappresentazione(•"an risonare Quando vi ?r il cernitalo e I ponacli? irco dalle spondei io iClillo, umana, se pur trattenuto nellamisura un po' secca della paginascritta; vocazione a raccontarsi| sfogarsi e a indurre, in quella perenne e lieta e agra confessionel'indole e i vizi e le sorti di tutta quanta la società; e quel gustopoi, del pittoresco, e l'andar meditando allegorizzando astraendo1 fatti d'ogni dì in una rettoricamorale e didascalica: così munitoe addestrato Gozzi scendeva trala gente a trovare, giornalistaprincipe. fatterelli e novellette —« anche i costumi degli uomini sono novelle e storie» —. e a rivolgerli in dicerie, ciance, capriccifavole, sogni, rime, dialoghi e ritratti e cronache d'ogni generepopolaresche e letterarie, in quella sua scrittura infinita, pagine divertenti della Gn-.zetla veneta e dell'Osservatore, pagine uggiose del Mondo monile, forbiti e spesso bellissimi Sermoni, varie invenzioni de! suo ingegnacelo ' dpoligrafo e — inconsueto accop piamente — di artista anstocra tico e squisito, Degli aspetti della realtà, della storia universale che egli vaghcg giava «di certe minuzie domesti che, di certe personcine private», Ci diede tratti deliziosamente vivi, Una bottega di caffè, un viaggio jì comici, una partenza per la vii* legglatura, una vincita al lotto in un quartiere plebeo, il list.on, la gao-ra di San Lionardo, le nozze di Una contadina, sono altrettante oc Casioni di garbo e bravura. E i ri tratti morali, gli atteggiamenti psicologici e mondani, le figurette racchiuse in un cerchio epigram matico non gli riuscivano meno bene e'sicure- ma è poi il suo fi tratto, di iui osservatore e poeta, ,,alanUl0m0 e poveruomo, morali|ta fantaai0so e figlio marito pa dre pieno di fastit|j. e n suo ritrat tQ fme e „„ po- nlvki0i di indolente imla£fai.ato. di sognatore discre to di 3atirico gentile, di aristocra Uc0 popolareggiante, di veneziano dal costume antico e dai modi fer- vidi e maliziosi, è il suo tipo che. tra tutti, compiuto e perfetto appare. Perciò Enrico Falqui, che ha sceverato e raccolto dai molti volu- lmYdi Gasparo Gozzi un volume 1 ™£\ lucido per i Classici Rizzoli se si - -. - ,.„,.„ :„ ur,f„ Presti a es*r* P"*en tatio inantojl°Sla. <luestl e ,lpno" S?d 1 la °«°na ragione che con lui ! non occorre -stare:a tagliare e ag j giustare, che alluna e a>l altra ! e»3* ben provvide da sé, con un j gusto e una grazia non solamente l naturali »; ma perchè 1 antologia ! acquista da quella sua onmpre 'senza, avveduta e occhiuta, tra ! sparentissima anche se dissimula i ta. candida e spiritosa fra gli ar I tifici, acquista unita e completez za, vasto e vario racconto di vita, : « commento o dichiarazione dell a|nimo umano a dalle molte sfaccetjtature, e non senza qualche spigo lo scabro e qualche scaglietta 1 aguzza. E' un gran piacere farsi | guidare dal Gozzi per le case e le calli e i chiassi, tra i campi, in villa |e sui canali; ed è convenevole la i sciarsi ammaestrare da lui, pre | cettore amabile; ma è anche più i gradito assaporarne i modi magri |e un po' freddi, la fantasia razio- j naie, spiccata e senza mistero, è 1 gradito e piccante sorprenderlo e intenderlo in quella curiosa aned'dotica in cui si burla di sè me [ desimo, o si querela aspro e gra zioso: Gozzi ammalazzato, Gozzi che casca dal sonno perche la not|te gli tocca dar la caccia con ca micie e fazzoletti a certi maledetti ' moscioni che gli cavano il sangue, | Gozzi che se ne va adagio adagio j per Padova a cercar la Cappella ! degli Scrovegni e vi trova una femé, mina custode, che, intendentissima nj di papi all'inferno e di bolge di soai domiti, gli fa la spiegazione con la a bacchetta in mano, - La scelta curata da Falqui è riue j scita assai bene, ci si sente il guù! sto di uno che è espertissimo di e I certe minori e maggiori virtù dello -1 stile, e di prose d'arte, e dell'arte - del capitolo, e della pagina sbalza-1 ta e poetica e viva. Il libro ha un - ! suo carattere, continuo e organi- \ co, per quella unità autobiografica mi e intellettuale. Piace in Gozzi, ineljcanta, il netto rilievo, il ritmo e (spezzato e ripreso con sì sagace o senso, non tanto di una musica r-1 vagheggiata, quanto delle pronte ». esigenze espressive del linguaggio. i • Non margini in lui pel mistero, - per il vago della tenerezza e della l e o o i r commozione, nulla di languido, di incerto; ma grazia di uno schietto vedere, di un retto pensare, di uno scrivere attento e acuto. Se gli ca- gita una bella iiaba come quella di arbablù, vedete come la riduce; non v'è più nulla nè di poetico nè di arcano, secca e moraleggiante. Ma se gli viene a tiro un cicisbeo, un gondoliere, una ballerina, se si aggira per ridotti e osterie, se narra faccende domestiche di popolani e borghesi, ritorna in lui il fare . - i I asciutto, all'antica, di un Franco - : Sacchetti, e in più una certa fiae . grante rusticità e verdezza, quelr : la che, secondo il Tommaseo, gli - era derivata dal soggiorno in cam¬ - | pagna, nella vinaccia di Vicinale, E'e °n queste sue prosette, che han- i à e no nella levigatura un che di asprigno, un'acerbità raffinata e mordace, ci vedi dentro; e la figura lieve delle cose e degli uomini ci . Isi specchia come ombra argentea eitra [ marmi e l'acqua verde della njlaguna. intento il Gozzi a ridurre : ' u mondo a una sua misura di scrii.i tore equo, soccorrevole ed esperto, a La tirare gli argomenti all'ingiù». - com'egli diceva, ma in quell'opea rare cauto e proporzionato Vera - poi con la grazia dello stile, una - autentica grazia meditativa. Il a ; Faiqui, che queste cose tratta, nel- ['introduzione, maestrevolmente, o ; oaserva: .Nelle sue riflessioni : , iacherzo, s'avverte una fondal 11 motivazione personale tut- eU rla8Sorbita e allegorizzata». Di a\ . „ concertato, l'armonia della " W, va tanto più in là della di¬ à. * „£ "anitf °cTi 'uno -isti™ j()ice Falqui. ma egli non dimenticò : ■< che alle grazie provincialesche ! della lingua parlata mancano la i, correttezza e la stagionatura e la mi sodezza da cui derivano la distin zione e l'urbanità, la garanzia, inr' somma, della lingua scritta E si i. adoperò perchè ogni sua mossa stin Ustica risultasse come in : un leg- a|gero spessore di cristallo che l'al! lontana e l'impreziosisce*. E' il r suo tono nobile e popolaresco artificioso e spontaneo, erudito e conversevole. Bell'impasto; e ci puoi sentire entro tante vene di [suono e di stile, e richiami e pre¬ sentimenti, giù giù, come accen na il Falqui, fino a un Panzini, a un Baldini, e a taluni egregi auto- a, ri rondeschi. - £ ili Leggere e rileggere i nostri an- tieni, ora che di edizioni di classiU, lc| se ne fanno molte ed eccellenti, - con assaporamento vivo e minuto, z- jpei piacere di riattivare e intera ipietare i testi nelle esigenze della e i nostra sensibilità e attualità, pur ? o: -, pur a | senza perdere la traccia delle ana i tiche, sovrane rettoriche. ossia di quel gusto delle lettere che era in¬ i. ee, a o, edo sieme umanità, esperienza, fantasia, fatto e immagine, interiorità e arte, leggere i classici è istituire un paragone alto e infallibile in cui si umilia ogni fatuità, e ogni ottimo esempio riluce, e prende a I spicco, senso e persuasione^ Ed d to ' proprio come se da quei mondi durai revoli di poesia, maggiori o mutoa ri. scendesse a noi una modulazio— jne perenne, di cui basta cogliere o-'un accordo per sentir lontanamenl- te echeggiare tutta la storia del ci, ie, li e se sndi p- nostro pensiero, della cultura e del. l'arte. Francesco Bernardelli W. SJIAKKSPEARE: ■ le caie .-^pose di Windsor» nella versione di Luict Chiarpllì Ki-rxtli. Napoli! L. 10. tiUIOl CHIARELLI: -I! ■•.'tvliio maci'-ii(Kditr. Rispoli, Napoli) L 10. STKIA.V PCORflE: «Poesie» tradii*. di Lenin Traverso (Ed, Guaiola, Modena) L. 12.

Luoghi citati: Modena, Napoli, Padova, Ustica, Voltaire