LE SENTINELLE di Palazzo Venezia

LE SENTINELLE di Palazzo Venezia Con i figli degli Eroi LE SENTINELLE di Palazzo Venezia ClVIDALE, gennaio. Altro clima, altr'aria qui: a parte, s'intende, la coltre di neve', che incappuccia la cerchia dei monti e il plumbeo cielo clic in-'combe sulla conca di Udine come una pesante cappa fuligginosa. Niente gote di maiolica, intèndo dire, e labbra di corallo, occhi di pervinca. E pochi libri sotto l'ascella, poche moine, poche mossette aggraziate, nessuna bambola e itcs.siui fronzolo. Chi venne a Cividale del Friuli con l'intenzione di distribuir qualche tenera carezza ai piccoli ospiti dell'Istituto finì per tornarsene a casa umiliato per aver dovuto sorbirsi una lezione sul modo di comportarsi tra Ho?nini reri impartitagli da qualche ragazzetto che poteva essere suo figlio. Apposta, io credo, quando si trattò di fondare gli Istituti di Previdenza per gli òrfani delle Camicie Nere, quello per i maschi e quello per le femmine, il Capo di Stato Maggiore della Milìzia ha scelto le due città più contrastanti tra di loro: Santa Margherita, sul più azzurro e limpido golfo del mar Tirreno, tra gli olivi' e i campi di garofani, tra i palmeti e i rosai, perchè il paesaggio contribuisca ad ingentilire il sensibile animo delle fanciulle: e Cividale, al piede della glabra e nevosa Cornili, perchè la gelida bora conci il volto dei ragazzi e li tramuti in solidi blocchi più saldi della pietra macigno. Il cambio al padre — Se si vuole ottener qualcosa da questi marmocchi, bisogna, slibilo dal primo momento, trattarli come soldati — mi dice il Console comandante con un tono di voce duro e dritto come se scandisse le parole di una consegna. Poi alza il volto verso il ritratto del Duce: quasi per rassicurare se stesso di essere su la via giusta. — Se c'è infatti una cosa che offende i figli dei Caduti in guerra è il sentirsi considerati come dei semplici collegiali. Quando vengono all'I-st.it.uto, a cinque o sei anni di età. già hanno in embrione l'impronta del soldato, come se, con l'indossare l'uniforme di moschettiere, non facessero altro che dare il cambio al padre morto in combattimento. La prova più eloquente di cotesto spirito guerriero sono i nomi di due ex allievi che già figurano nell'Albo d'Oro dell'Istituto. L'orfano -Ara-mini Arturo caduto in Africa Orientale e l'orfano Bernardis Antonio, aviere 'legionario immolatosi nei cieli iberici. I giovani, appena vestiti ed armati, vengono infatti inquadrati in Centurie, in Manipoli e in Squadre. Cominciano quindi a vivere subito nel clima forte e fiero del reparto. Perchè sempre di più aumenti in loro lo spirito di corpo e lo spavaldo sprezzo per tutto ciò che è facile, comodo e piano. La loro ambizione è infatti quella di muoversi al segnale di tromba, di montare la guardia, di marciare a passo romano "con i»loro saldi moschetti e le bianche buffetterie.Basta uscire dall'ufficio del Comandante — dorè il Console so sta il meno possibile, per distribuì re l'intera sua giornata in mezzo ai suoi ragazzi — e muoversi un poco lungo i corridoi per aver la impressione di stare in una vera e propria caserma invece che in un collegio. Soldati in miniatura che s'impalano perfettamente sull'attenti rividi come paletti da reticolato Eaiuti con il braccio dritto in avanti come un pugnale proteso. E ri¬ stspostè precise, esatte, concise ad ogni domanda: senza lagne o improvvisi rossori, ma guardando tU>Tnrh£n ^iJ'LrrSL^H.fii ,,,,Ucosino di cinoi'c nnni e mez7o alto''tquanto il moschetto e smil'ó che <pare un bastone infagottate, anc/ie;dPier Giorgio sa come si deve cóm-\sportare perchè il Comandante si vdecida una buona volta a cavare brhlì^nV^niaPn^a ,carame"a; m(jlnamato dal Console mentre csta attraversando una cimerai [con il passo spedito e svelto, siibpresenta con un colpo di talloni,t breve così energico che quasi quasi cade;i;jer terni come per una raffica di vento. — Hai imparato, Pier Giorgio, a maneggiare il moschetto? — Sif/iiorsì. — Allora, quando saprai comandare la Squadra, monterai anche tu di guardia. Pier Giorgio si guarda attorno, smarrito, per cercare ansiosamente un paio di compagni di giuoco da inquadrare sull'istante. Nessuno. Allora scrolla un poco la testa, rassegnato a lasciars?sfuggire il confetto. Dai l'attènti a me — gli dico, per venirgli in aiuto. E subito sono costretto a buttare il petto in fuori e ad irrigidirmi con le munì lungo la cucitura dei pantaloni perchè una voce secca e metallica uscita come per miracolo dalla piccola gola del pupo m'investe in pieno che mi par d'esser improvvisamente ridiventato Allievo Ufficiale. Quando poi Pier Giorgio si decide a darmi ii riposo gii dico: — Domani torno da te, poi vado a Ostia a vedere se laggiù i tuoi amici sono più bravi che non qui. Il piccolo mi guarda torcendo un poco il nasino e azzardando un poi: sorriso di compatimento, - Quelli sono di Marina... — come per dirmi chiaro e tondo di non confondere le cose. Il ricordo del Duce Passa un manipolo di allievi che s'avvia verso la porta dell'Istituto. Cambio della guardili. Il più alto dei moschettieri mi arriva alla cintola. — Si va a vederli? — chiedo al Comandante. E' lo stesso reparto che ha montato a Palazzo Venezia. Si che, appena avvenuto il cambio, mi soffermo a interrogare nel corpo di guardia le sentinelle del Duce, E stavolta purtroppo sono io, dopo un paio di domande, a falla medesima figura di quel tale che giunse a Cividale con la scorta delle tenere carezze da distribuire ai piccoli. Il Duce? Un Capo da servire con fedeltà e disciplina, da veri soldati. E, al soldato, non è permesso commuoversi come una femminuccia e esaltarsi come un borghese, perchè deve soltantobadare a tener a mente la conse-gna e a farla rispettare ad ognicosto. L'unica preoccupazione.quella di non sbagliare, di non prendere una cappella: che, c'eraanche la Milizia Confinaria, quelgiorno, ad alternarsi dinanzi alle garritte con i piccoli orfani, e bisognava star attenti a tener allo il nome dell'Istillilo. Questo mi risponde Gallo Giusto, il più piccolo di dicci fratelli orfani d'una Camicia Nera /riulona. Uguali alla risposta di Gin-sto sono quelle degli altri ragazzi.Italiani nuovi, come appunto Zi vuole il Capo: militi che badanopiù ai fatti che alle parole, usi aguardare il volto del superiore, ricini a c7ii li comanda per cupic/o di più e per potergli ubbidire sen-za esitazione, entusiasti del dovere compiuto e della fiducia in lororiposta, senz'aura distanza che la ]subordinazione, come appunto ha n e l e ò i i e i o n a e n da essere tra Padre e Figlio perchè l'intera famiglia sia salda e compatta. L'idolo è per chi sogna e per chi fantastica. Colui che opera nella realtà e che paga di persona vuole avere invece il Capo: più grande di lui ma simile a lui. Chi è soldato nell'anima, e crede senza mai discutere e dubitare, e obbedisce ciecamente, incondizionatamente, ed è pronto a morire al primo cenno non vede altro aspetto nel Capo fuorché qu 'lo del Comandante. — Che impressione hai provato — chiedo a Gandini, un balillinq di Torfono —. quando il Duce ti ha chiamato fuori dal reparto? — Avevo paura di sbagliare perchè attorno a Lui c'erano tantiufficiali, anche tedeschi, che san-no tutti a memoria il regolamen-to. Ma mi sono subito iicordatoche per presentarsi a un superiora bisogna disarmare il moschetto.Allora ho abbassata la baionetta senza perdere la calma poi ho /affo un passo avanti e Gli ho risposto Eccellenza sì o Eccellenza noguardandolo sempre neijli occhi. Il picco'.o Gandìni ha non ricor-do bene se sei o sette anni al mas-Simo. Quanti altri, che non sianodella sua generazione, saprebberotenere il volto eretto dinanzi alCapo? Ma Gandini si sentirà pu-ro, senza macchia e senza paura. Perchè, dietro le sue esili spallesentiva l'ombra del padre caduto durante la- scalata dei monti di Vìzcaya per il trionfo della civiltà fascista nel mondo. Pier Angelo Soldini . lIi; lì Presidente della Finlandia, Kallio, osserva l'apparecchio di pun-l(amento di un grosso calibro, durante una visita alle prime linee. L'orfano Callo Giusto di guardia alla porta della Caserma LE SENTINELLE di Palazzo Venezia Con i figli degli Eroi LE SENTINELLE di Palazzo Venezia ClVIDALE, gennaio. Altro clima, altr'aria qui: a parte, s'intende, la coltre di neve', che incappuccia la cerchia dei monti e il plumbeo cielo clic in-'combe sulla conca di Udine come una pesante cappa fuligginosa. Niente gote di maiolica, intèndo dire, e labbra di corallo, occhi di pervinca. E pochi libri sotto l'ascella, poche moine, poche mossette aggraziate, nessuna bambola e itcs.siui fronzolo. Chi venne a Cividale del Friuli con l'intenzione di distribuir qualche tenera carezza ai piccoli ospiti dell'Istituto finì per tornarsene a casa umiliato per aver dovuto sorbirsi una lezione sul modo di comportarsi tra Ho?nini reri impartitagli da qualche ragazzetto che poteva essere suo figlio. Apposta, io credo, quando si trattò di fondare gli Istituti di Previdenza per gli òrfani delle Camicie Nere, quello per i maschi e quello per le femmine, il Capo di Stato Maggiore della Milìzia ha scelto le due città più contrastanti tra di loro: Santa Margherita, sul più azzurro e limpido golfo del mar Tirreno, tra gli olivi' e i campi di garofani, tra i palmeti e i rosai, perchè il paesaggio contribuisca ad ingentilire il sensibile animo delle fanciulle: e Cividale, al piede della glabra e nevosa Cornili, perchè la gelida bora conci il volto dei ragazzi e li tramuti in solidi blocchi più saldi della pietra macigno. Il cambio al padre — Se si vuole ottener qualcosa da questi marmocchi, bisogna, slibilo dal primo momento, trattarli come soldati — mi dice il Console comandante con un tono di voce duro e dritto come se scandisse le parole di una consegna. Poi alza il volto verso il ritratto del Duce: quasi per rassicurare se stesso di essere su la via giusta. — Se c'è infatti una cosa che offende i figli dei Caduti in guerra è il sentirsi considerati come dei semplici collegiali. Quando vengono all'I-st.it.uto, a cinque o sei anni di età. già hanno in embrione l'impronta del soldato, come se, con l'indossare l'uniforme di moschettiere, non facessero altro che dare il cambio al padre morto in combattimento. La prova più eloquente di cotesto spirito guerriero sono i nomi di due ex allievi che già figurano nell'Albo d'Oro dell'Istituto. L'orfano -Ara-mini Arturo caduto in Africa Orientale e l'orfano Bernardis Antonio, aviere 'legionario immolatosi nei cieli iberici. I giovani, appena vestiti ed armati, vengono infatti inquadrati in Centurie, in Manipoli e in Squadre. Cominciano quindi a vivere subito nel clima forte e fiero del reparto. Perchè sempre di più aumenti in loro lo spirito di corpo e lo spavaldo sprezzo per tutto ciò che è facile, comodo e piano. La loro ambizione è infatti quella di muoversi al segnale di tromba, di montare la guardia, di marciare a passo romano "con i»loro saldi moschetti e le bianche buffetterie.Basta uscire dall'ufficio del Comandante — dorè il Console so sta il meno possibile, per distribuì re l'intera sua giornata in mezzo ai suoi ragazzi — e muoversi un poco lungo i corridoi per aver la impressione di stare in una vera e propria caserma invece che in un collegio. Soldati in miniatura che s'impalano perfettamente sull'attenti rividi come paletti da reticolato Eaiuti con il braccio dritto in avanti come un pugnale proteso. E ri¬ stspostè precise, esatte, concise ad ogni domanda: senza lagne o improvvisi rossori, ma guardando tU>Tnrh£n ^iJ'LrrSL^H.fii ,,,,Ucosino di cinoi'c nnni e mez7o alto''tquanto il moschetto e smil'ó che <pare un bastone infagottate, anc/ie;dPier Giorgio sa come si deve cóm-\sportare perchè il Comandante si vdecida una buona volta a cavare brhlì^nV^niaPn^a ,carame"a; m(jlnamato dal Console mentre csta attraversando una cimerai [con il passo spedito e svelto, siibpresenta con un colpo di talloni,t breve così energico che quasi quasi cade;i;jer terni come per una raffica di vento. — Hai imparato, Pier Giorgio, a maneggiare il moschetto? — Sif/iiorsì. — Allora, quando saprai comandare la Squadra, monterai anche tu di guardia. Pier Giorgio si guarda attorno, smarrito, per cercare ansiosamente un paio di compagni di giuoco da inquadrare sull'istante. Nessuno. Allora scrolla un poco la testa, rassegnato a lasciars?sfuggire il confetto. Dai l'attènti a me — gli dico, per venirgli in aiuto. E subito sono costretto a buttare il petto in fuori e ad irrigidirmi con le munì lungo la cucitura dei pantaloni perchè una voce secca e metallica uscita come per miracolo dalla piccola gola del pupo m'investe in pieno che mi par d'esser improvvisamente ridiventato Allievo Ufficiale. Quando poi Pier Giorgio si decide a darmi ii riposo gii dico: — Domani torno da te, poi vado a Ostia a vedere se laggiù i tuoi amici sono più bravi che non qui. Il piccolo mi guarda torcendo un poco il nasino e azzardando un poi: sorriso di compatimento, - Quelli sono di Marina... — come per dirmi chiaro e tondo di non confondere le cose. Il ricordo del Duce Passa un manipolo di allievi che s'avvia verso la porta dell'Istituto. Cambio della guardili. Il più alto dei moschettieri mi arriva alla cintola. — Si va a vederli? — chiedo al Comandante. E' lo stesso reparto che ha montato a Palazzo Venezia. Si che, appena avvenuto il cambio, mi soffermo a interrogare nel corpo di guardia le sentinelle del Duce, E stavolta purtroppo sono io, dopo un paio di domande, a falla medesima figura di quel tale che giunse a Cividale con la scorta delle tenere carezze da distribuire ai piccoli. Il Duce? Un Capo da servire con fedeltà e disciplina, da veri soldati. E, al soldato, non è permesso commuoversi come una femminuccia e esaltarsi come un borghese, perchè deve soltantobadare a tener a mente la conse-gna e a farla rispettare ad ognicosto. L'unica preoccupazione.quella di non sbagliare, di non prendere una cappella: che, c'eraanche la Milizia Confinaria, quelgiorno, ad alternarsi dinanzi alle garritte con i piccoli orfani, e bisognava star attenti a tener allo il nome dell'Istillilo. Questo mi risponde Gallo Giusto, il più piccolo di dicci fratelli orfani d'una Camicia Nera /riulona. Uguali alla risposta di Gin-sto sono quelle degli altri ragazzi.Italiani nuovi, come appunto Zi vuole il Capo: militi che badanopiù ai fatti che alle parole, usi aguardare il volto del superiore, ricini a c7ii li comanda per cupic/o di più e per potergli ubbidire sen-za esitazione, entusiasti del dovere compiuto e della fiducia in lororiposta, senz'aura distanza che la ]subordinazione, come appunto ha n e l e ò i i e i o n a e n da essere tra Padre e Figlio perchè l'intera famiglia sia salda e compatta. L'idolo è per chi sogna e per chi fantastica. Colui che opera nella realtà e che paga di persona vuole avere invece il Capo: più grande di lui ma simile a lui. Chi è soldato nell'anima, e crede senza mai discutere e dubitare, e obbedisce ciecamente, incondizionatamente, ed è pronto a morire al primo cenno non vede altro aspetto nel Capo fuorché qu 'lo del Comandante. — Che impressione hai provato — chiedo a Gandini, un balillinq di Torfono —. quando il Duce ti ha chiamato fuori dal reparto? — Avevo paura di sbagliare perchè attorno a Lui c'erano tantiufficiali, anche tedeschi, che san-no tutti a memoria il regolamen-to. Ma mi sono subito iicordatoche per presentarsi a un superiora bisogna disarmare il moschetto.Allora ho abbassata la baionetta senza perdere la calma poi ho /affo un passo avanti e Gli ho risposto Eccellenza sì o Eccellenza noguardandolo sempre neijli occhi. Il picco'.o Gandìni ha non ricor-do bene se sei o sette anni al mas-Simo. Quanti altri, che non sianodella sua generazione, saprebberotenere il volto eretto dinanzi alCapo? Ma Gandini si sentirà pu-ro, senza macchia e senza paura. Perchè, dietro le sue esili spallesentiva l'ombra del padre caduto durante la- scalata dei monti di Vìzcaya per il trionfo della civiltà fascista nel mondo. Pier Angelo Soldini . lIi; lì Presidente della Finlandia, Kallio, osserva l'apparecchio di pun-l(amento di un grosso calibro, durante una visita alle prime linee. L'orfano Callo Giusto di guardia alla porta della Caserma

Luoghi citati: Africa Orientale, Cividale Del Friuli, Finlandia, Udine, Venezia