Perchè l'America non rompe le relazioni con la Russia di Amerigo Ruggiero

Perchè l'America non rompe le relazioni con la Russia Perchè l'America non rompe le relazioni con la Russia Relazioni assai tese -- La propaganda del Comintern Le ripercussioni del Patto tedescosovietico e dell'aggressione alla Finlandia ~ La preoccupazione dei grandi elettori di Roosevelt NEW YORK, gennaio, Fin dal primo momento In cui sì scatenò l'attacco russo contro la Finlandia il governo americano ha partecipato in pieno al senso d'Indignazione per l'umanità oltraggiata da cui è stata investita tutta la popolazione degli Stati Uniti. Tanto tra il pubblico che tra i circoli governativi si fecero insistenti le domande di misure energiche come quella di una completa revisione dei rapporti tra i due paesi con la conseguenza ultima del richiamo dell'ambasciatore americano a Mosca e della rottura delle relazioni diplomatiche. Prudentemente l'Amministrazione ha per ora rifuggito da misure estreme. Patti non mantenuti Le ragioni sono varie: prima tra esse è la difficoltà di ottenere informazioni attendibili dalla Russia più che da qualsiasi altro paese. Con la rottura delle relazioni diplomatiche queste difficoltà sarebbero diventate insormontabili e la Russia sarebbe rimasta più che mai un libro chiuso tanto per il pubblico che per le sfere governative americane. Si era invocato il precedente del richiamo dell'ambasciatore americano da Berlino qualche anno addietro, ma fu ritenuto che il precedente stesso non avesse molto valore. Occorre avere a Mosca un rappresentante pienamente investito della sua alta carica: un incaricato d'affari non può tenere il suo governo tanto bene informato come un Ambasciatore ed in conseguenza mancherebbero, come manca per la Germania, la conoscenza diretta e completa dello svolgersi degli avvenimenti proprio in un momento in cui tale conoscenza è più richiesta. Inoltre il ritiro dell'Ambasciatore senza la rottura definitiva delle relazioni diplomatiche è una mezza misura, un gesto futile che non conferirebbe l'impressione esatta dei sentimenti di questo paese riguardo all'attacco della Russia contro la Finlandia. Altre misure vengono dibattute e l'Amministrazione procede in questa faccenda con grande esitazione. Il suo corso non è facile: comunque si muova va a battere negl'intoppi della politica di neutralità a cui ha dichiarato di volersi strettamente attenere. Essa è alla ricerca della maniera di venire efficacemente in aiuto dei Finni purché sia «short of war >, come si dice qui, ossia si eviti di giungere ad uno scoppio aperto di ostilità con la conseguenza di esser travolti nella guerra europea. A sentire coloro che propugnano la rottura completa delle relazioni diplomatiche, tra i quali c'è il senatore Pittman, presidente della Commissione Senatoriale delle Relazioni Estere, che tra i primi propose la revisione dei trattati diplomatici con i Sovieti, non si potrebbe dare loro torto. La storia delle relazioni russo-americane, da quando il Governo degli Stati Uniti riconobbe il regime sovietico nel Novembre del 1933, è una storia di ripetuti conflitti. Due potenti motivi influirono sulla decisione americana di riconoscere i Sovieti: il primo che faceva sperare una sistemazione accettabile dei debiti contratti dal russi con gli Stati Uniti durante la Guerra Mondiale e l'altro che dava quasi per sicuro un aumento di milioni di dollari annuali nelle esportazioni americane in Russia. Nè l'una nè l'altra di tali aspettative si sono realizzate. Nello scambio di lettere tra il Presidente Roosevelt e l'antico Commissario degli Affari Esteri, Maxim Litvinov, si venne all'accordo su di una clausola che fu inserita nei Patti quale base delle trattative Ira i due Paesi. Con detta clausola i Sovieti s'impegnavano d'astenersi in modo assoluto di far propaganda contro la forma di governo e le istituzioni americane e d'intromettersi in maniera diretta o indiretta nelle faccende interne degli Stati Uniti. Ma il partito co munista russo, se non direttamen te il Governo, non s'è creduto le gato da tale restrizione. Gli ulti mi processi dei capi del partito comunista americano hanno reso noto, sia per l'evidenza dei fatti esaminata nelle Corti sia per la confessione stessa degli accusati, che nelle sue decisioni particolari e nella sua tattica, in generale, il partito riceve gli ordini direttamente da Mosca e ad essi strettamente si attiene senza discussioni o tergiversazioni. Chi non vi si sottomette o azzarda una minima protesta viene espulso inesorabilmente se non fatto segno ad attacchi violenti e perfino ad aggressioni personali. Un difficile problema Nel 1936 il Governo americano ricordò al Sovieti in tono assai risoluto di mantenere la promessa fatta di astenersi dall'intromettersi nelle faccende interne americane o di macchinare contro le istituzioni degli Stati Uniti. L'avvertimento fu dato in seguito al Congresso del Partito Comunista Panrusso tenutosi a Mosca, nel quale capi e funzionari sovietici in discorsi violenti invocarono la tattica del « boring from within », letteralmente « forare o penetra- re dal di dentro» per rovesciarele istituzioni governative america- ne. Gli Stati Uniti, in quella cir- costanza, avvisarono i Sovieti che gravi conseguenze potevano rlsul-fare dalla continuazione di tale politica. Le relazioni tra i due Governi divennero ancora più tese quando i Sovieti nell'Agosto scorso conclusero un Patto di non aggressione con la Germania e parteciparono alla divisione della Polonia. Neppure nel campo economico è stato possibile raggiungere un accordo qualsiasi. I nego Siati tra i due Governi per la si- stemazione del debito russo animontante a 450 milioni di dollari si trascinarono avanti per dei me¬ si finché furono improvvisamente troncati lasciando le cose allo stato di prima. Da quando ebbe inizio l'aggressione contro la Finlandia tanto nell'ambiente governativo che nel pubblico si fecero insistenti le domande di una rot tura completa con la Russia. Ma la tattica da seguire non è di facile scelta. La stessa Finlandia ha proceduto con prudenza. Mentre il Presidente. Kallio ha dichiarato che esiste uno stato di guerra con la Russia, il Ministro finlandese accreditato a Washington, informò il Segretario di Stato, Hull, che la dichiarazione significava in effetti « uno stato d'assedio ». Ed aggiunse che la Finlandia non avrebbe dichiarata la guerra. La distinzione è stata considerata di grande importanza perchè nel caso si determinasse un vero e proprio « stato di guerra » gli Stati Uniti a causa della Legge di Neutralità non sarebbe più al caso di dare alla Finlandia l'aiuto che attualmente le concede. Se le richieste di una rottura diplomatica con i Sovieti dovessero diventare insistenti il Governo americano si troverebbe di fronte ad un grave problema. Il Presidente ha assicurato ripetutamente il Paese ch'egli farà ogni sforzo per non coinvolgerlo in una guerra. Ora, i più prudenti dei suoi consiglieri temono che una rottura diplomatica con Mosca potrebbe contribuire a creare nella popolazione americana una psicologia di guerra. Coloro i quali sono favorevoli ad un « terzo termine » per Roosevelt ritengono che il migiior argomento per assicurargli altri quattro anni di potere sia quello c ch'egli ha tenuto l'America fuori della guerra ». Tanto, la rottura delle relazioni — costoro ragionano — non salverà la Finlandia ed eventualmente anche i Paesi scandinavi dalla politica aggressiva del colosso russo. E' preferibile, perciò, non assumere atteggiamenti ostili nelle relazioni estere anche per il fatto che domani gli Stati Uniti potrebbero esser chiamati a fare da intermediari tra le Potenze in conflitto e questo non potrebbe verificarsi se essi non si trovassero in relazioni amichevoli con ognuna di esse. Solo in tale caso il Presidente potrebbe intervenire col pieno prestigio degli Stati Uniti quale « Paese amichevole > ed aver la probabilità di portar la guerra a termine. Amerigo Ruggiero Perchè l'America non rompe le relazioni con la Russia Perchè l'America non rompe le relazioni con la Russia Relazioni assai tese -- La propaganda del Comintern Le ripercussioni del Patto tedescosovietico e dell'aggressione alla Finlandia ~ La preoccupazione dei grandi elettori di Roosevelt NEW YORK, gennaio, Fin dal primo momento In cui sì scatenò l'attacco russo contro la Finlandia il governo americano ha partecipato in pieno al senso d'Indignazione per l'umanità oltraggiata da cui è stata investita tutta la popolazione degli Stati Uniti. Tanto tra il pubblico che tra i circoli governativi si fecero insistenti le domande di misure energiche come quella di una completa revisione dei rapporti tra i due paesi con la conseguenza ultima del richiamo dell'ambasciatore americano a Mosca e della rottura delle relazioni diplomatiche. Prudentemente l'Amministrazione ha per ora rifuggito da misure estreme. Patti non mantenuti Le ragioni sono varie: prima tra esse è la difficoltà di ottenere informazioni attendibili dalla Russia più che da qualsiasi altro paese. Con la rottura delle relazioni diplomatiche queste difficoltà sarebbero diventate insormontabili e la Russia sarebbe rimasta più che mai un libro chiuso tanto per il pubblico che per le sfere governative americane. Si era invocato il precedente del richiamo dell'ambasciatore americano da Berlino qualche anno addietro, ma fu ritenuto che il precedente stesso non avesse molto valore. Occorre avere a Mosca un rappresentante pienamente investito della sua alta carica: un incaricato d'affari non può tenere il suo governo tanto bene informato come un Ambasciatore ed in conseguenza mancherebbero, come manca per la Germania, la conoscenza diretta e completa dello svolgersi degli avvenimenti proprio in un momento in cui tale conoscenza è più richiesta. Inoltre il ritiro dell'Ambasciatore senza la rottura definitiva delle relazioni diplomatiche è una mezza misura, un gesto futile che non conferirebbe l'impressione esatta dei sentimenti di questo paese riguardo all'attacco della Russia contro la Finlandia. Altre misure vengono dibattute e l'Amministrazione procede in questa faccenda con grande esitazione. Il suo corso non è facile: comunque si muova va a battere negl'intoppi della politica di neutralità a cui ha dichiarato di volersi strettamente attenere. Essa è alla ricerca della maniera di venire efficacemente in aiuto dei Finni purché sia «short of war >, come si dice qui, ossia si eviti di giungere ad uno scoppio aperto di ostilità con la conseguenza di esser travolti nella guerra europea. A sentire coloro che propugnano la rottura completa delle relazioni diplomatiche, tra i quali c'è il senatore Pittman, presidente della Commissione Senatoriale delle Relazioni Estere, che tra i primi propose la revisione dei trattati diplomatici con i Sovieti, non si potrebbe dare loro torto. La storia delle relazioni russo-americane, da quando il Governo degli Stati Uniti riconobbe il regime sovietico nel Novembre del 1933, è una storia di ripetuti conflitti. Due potenti motivi influirono sulla decisione americana di riconoscere i Sovieti: il primo che faceva sperare una sistemazione accettabile dei debiti contratti dal russi con gli Stati Uniti durante la Guerra Mondiale e l'altro che dava quasi per sicuro un aumento di milioni di dollari annuali nelle esportazioni americane in Russia. Nè l'una nè l'altra di tali aspettative si sono realizzate. Nello scambio di lettere tra il Presidente Roosevelt e l'antico Commissario degli Affari Esteri, Maxim Litvinov, si venne all'accordo su di una clausola che fu inserita nei Patti quale base delle trattative Ira i due Paesi. Con detta clausola i Sovieti s'impegnavano d'astenersi in modo assoluto di far propaganda contro la forma di governo e le istituzioni americane e d'intromettersi in maniera diretta o indiretta nelle faccende interne degli Stati Uniti. Ma il partito co munista russo, se non direttamen te il Governo, non s'è creduto le gato da tale restrizione. Gli ulti mi processi dei capi del partito comunista americano hanno reso noto, sia per l'evidenza dei fatti esaminata nelle Corti sia per la confessione stessa degli accusati, che nelle sue decisioni particolari e nella sua tattica, in generale, il partito riceve gli ordini direttamente da Mosca e ad essi strettamente si attiene senza discussioni o tergiversazioni. Chi non vi si sottomette o azzarda una minima protesta viene espulso inesorabilmente se non fatto segno ad attacchi violenti e perfino ad aggressioni personali. Un difficile problema Nel 1936 il Governo americano ricordò al Sovieti in tono assai risoluto di mantenere la promessa fatta di astenersi dall'intromettersi nelle faccende interne americane o di macchinare contro le istituzioni degli Stati Uniti. L'avvertimento fu dato in seguito al Congresso del Partito Comunista Panrusso tenutosi a Mosca, nel quale capi e funzionari sovietici in discorsi violenti invocarono la tattica del « boring from within », letteralmente « forare o penetra- re dal di dentro» per rovesciarele istituzioni governative america- ne. Gli Stati Uniti, in quella cir- costanza, avvisarono i Sovieti che gravi conseguenze potevano rlsul-fare dalla continuazione di tale politica. Le relazioni tra i due Governi divennero ancora più tese quando i Sovieti nell'Agosto scorso conclusero un Patto di non aggressione con la Germania e parteciparono alla divisione della Polonia. Neppure nel campo economico è stato possibile raggiungere un accordo qualsiasi. I nego Siati tra i due Governi per la si- stemazione del debito russo animontante a 450 milioni di dollari si trascinarono avanti per dei me¬ si finché furono improvvisamente troncati lasciando le cose allo stato di prima. Da quando ebbe inizio l'aggressione contro la Finlandia tanto nell'ambiente governativo che nel pubblico si fecero insistenti le domande di una rot tura completa con la Russia. Ma la tattica da seguire non è di facile scelta. La stessa Finlandia ha proceduto con prudenza. Mentre il Presidente. Kallio ha dichiarato che esiste uno stato di guerra con la Russia, il Ministro finlandese accreditato a Washington, informò il Segretario di Stato, Hull, che la dichiarazione significava in effetti « uno stato d'assedio ». Ed aggiunse che la Finlandia non avrebbe dichiarata la guerra. La distinzione è stata considerata di grande importanza perchè nel caso si determinasse un vero e proprio « stato di guerra » gli Stati Uniti a causa della Legge di Neutralità non sarebbe più al caso di dare alla Finlandia l'aiuto che attualmente le concede. Se le richieste di una rottura diplomatica con i Sovieti dovessero diventare insistenti il Governo americano si troverebbe di fronte ad un grave problema. Il Presidente ha assicurato ripetutamente il Paese ch'egli farà ogni sforzo per non coinvolgerlo in una guerra. Ora, i più prudenti dei suoi consiglieri temono che una rottura diplomatica con Mosca potrebbe contribuire a creare nella popolazione americana una psicologia di guerra. Coloro i quali sono favorevoli ad un « terzo termine » per Roosevelt ritengono che il migiior argomento per assicurargli altri quattro anni di potere sia quello c ch'egli ha tenuto l'America fuori della guerra ». Tanto, la rottura delle relazioni — costoro ragionano — non salverà la Finlandia ed eventualmente anche i Paesi scandinavi dalla politica aggressiva del colosso russo. E' preferibile, perciò, non assumere atteggiamenti ostili nelle relazioni estere anche per il fatto che domani gli Stati Uniti potrebbero esser chiamati a fare da intermediari tra le Potenze in conflitto e questo non potrebbe verificarsi se essi non si trovassero in relazioni amichevoli con ognuna di esse. Solo in tale caso il Presidente potrebbe intervenire col pieno prestigio degli Stati Uniti quale « Paese amichevole > ed aver la probabilità di portar la guerra a termine. Amerigo Ruggiero

Persone citate: Hull, Kallio, Maxim Litvinov, Pittman, Roosevelt