CRONACHE DEL TEATRO

CRONACHE DEL TEATRO CRONACHE DEL TEATRO Ricordi di Lucio D'Ambra « La commedia dì una torinese al Teatro delle Arti -- « Il chiostro », di Verhaeren, al Teatro dell'Università. Ci eravamo visti giovedì sera. Una festa, come sempre, che il cuore di Lucio era schietto e semplice come quello di un fanciullo. S'era appoggiato al mio braccio « m'aveva detto: « sono stanco ». La sua bella armonica voce era un po' velata. « Perchè non ti riposi un po'?». «Ho tanto da fare!» mi rispose. Parlammo di tante cose — che parlare con lui era una gioia — di teatro, d'arte, di ricordi comuni; poi ci separammo con la promessa che sarei andato una di queste sere a fare una partita di tresette a casa sua. Era uno dei pochi e ingenui svaghi di Lucio. Domenica è morto! Serenamente, piamente. In perfetta lucidità fino all'ultimo istante, si è congedato dai suoi con parole che strappavano l'anima — Egli, maestro della parola! — ha chiesto i Sacramenti, si è addormentato nella pace del Signore. Un centinaio di volumi, circa dieci mila articoli, in trent'anni di quotidiano lavora, l'avevano reso lo scrittore più popolare d'Italia. La sua inesauribile e sempre fresca fantasia, la sua acutissima intelligenza, l'estro felice, la varia cultura simi hanno tutti conoscevano; poch£ Ul'uomo la^uTtontì e èTevaS!grandissima fama di scrittore. A vederlo, svagato e sognante, con l'immancabile monoccolo e l'immancabile sigaretta, l'onda dei capelli già bianchi ma splendenti ripiegata sulla fronte, quell'aria signorile di veiux maitre lo avresti creduto superbo, e magari sdegnoso. Ma appena lo avvicinavi ogni dubbio svaniva: la sua cordialità era immediata e persuasiva, la sua comprensione diventava subito affettuosa, eri padrone del suo cuore che te lo offriva senza riserve, e tu rimanevi affascinato da quel la distinzione, da quelle maniere che non avevan nulla di maniera- to, da quella gentilezza, e imba- razzato e confuso da tanto urna-1 no senso. Pareva che ignorasse il:male, tanto era lontano dal pen-1sarlo. E male non fece mai. Bene, si. Sempre, Amava i giovani, i fanciulli perchè gli somigliavano, e li capiva d'acchito, li incitava, li spronava, li aiutava. Amava l'arte perchè la sua vita stessa vissuta con generosa sensibilità era arte; amava la gloria perchè essa era la sola ricompensa degna della sua grande anima e delsuo costante e appassionato lavoro. Povero grande Lucio! Quanti ricordi! Ma uno rimane indelebile nell'anima mia. Un giorno egli entrò nella mia stanza, mi porse una lettera e mi disse: «Leggio. Era una lettera di Diego. Com'era degno di lui, il suo figliolo prediletto, e che ragione avpa di esserne orgoglioso come della più bella opera sua! E quando a soli trentadue anni morì, lasciandolo, come scrisse, <•: ingiustamente vivo lungo la via », io potei capire la sua smisurata angoscia. E non seppi dirgli nemmeno una parola di conforto, tanto le parole mi sembravano inadeguate. Di quell'angoscia che mai lo abbandonò, e che era così evidente per quanti conoscevano veramente l'uomo, Lucio è morto. Il suo paterno cuore che aveva resistito al tremendo colpo, cercava pace. E non poteva trovarla che nella misericordia di Dio. Ecco perchè a vederlo sul suo letto di morte, il grande romanziere, l'acuto critico, il valoroso giornalista, il nostro Lucio, amico impareggiabile di tutte le ore, pareva, come il suo eroe Ognisanti, che « di quell'eterno sonno, che prevedeva, non fosse niente affatto scontento ». sengfvìlqsgrfrsnpdn/EhcCscppzguEgli ha bene impiegato la sua „ giornata. E' passato; non èi "rnorto lnmcelgagrernorto * * La commedia Ciascuno la sua vita, rappresentata al Teatro delle Arti di Roma, è di una torinese che si nasconde sotto il bel nome di Anna Maria Solferini. Abbiamo sapute, durante gli intervalli, che questa non è la prima commedia della Solferini; ma che tutte le sue opere — almeno a sentir quelli che le hanno lette — sono intessute d'amarezza, e radicate in un tpterreno di ostinato pessimismo. Se sdobb. imo giudicare dalla comme-1sdia r-he abbiamo.ascoltato, il giu-|8dizio non ci sembra ingiusto. Che c'è indubbiamente in 'Ciascuno la sua vita una crudeltà di concezione e di rappresentazione che appare persino inumana tanto trascende i limiti delle umane probabilità. Gli uomini saranno cattivi — homo homini lupus —; ma perchè la cattiveria diventi materia d'arte, tanto essa ripugna alla media sensibilità, deve raggiungere le vette del sublime, concretarsi :n un carattere,'trovare per lo meno superiore e ineluttabile giustificazione. Se si esercita e si consuma in piccoli casi della vita, in fenomeni di delinquenza comuni, nell'Invidia 0 nel rancore, non può assurgere a limpida significazione artistica. Tutti codesti Corrado Brando in diciottesimo che da tempo, sotto varie e mentite spoglie si affacciano alla ribalta, finiscono tutti male. Già, ce lo permetta la valorosa scrittrice, noi non crediamo affatto che il presupposto della sua commedia si sia mai avverato o possa avverarsi. Quando mai un vero artista, un vero scultore s'è ridotto a l'incider epigrafi sui monumenti fu- anerari. Se il suo scultore Rilde Si!sè adattato a far quel mestiere ; PsNgtdtcscjftcrUqisnnslczapom4vttol dire che non meritava sorte migliore. Questa storia degli artisti incompresi — in ogni campo: scultori, pittori, pensatori, poeti, scrittori — è falsa e di maniera. E' un motivo romantico come un 1. altro ed è nel gioco delle probabi-1 tlità perchè abbiamo convenuto ùì\*dire che tutto è possibile ma lallsua verosimiglianza è estrema-!P„ i^ r y,c---t -r,-,- /^u„ ; rtJ p^\m^SSSf^^l5StoS^Lfda che riesct Sfarsi una; fama ne una posizione di assoluta premi-;-nenza soltanto con l'Intrigo e una ,altra di quelle facili opinioni che ssvi«IKsprtpnon hanno serio appiglio nella realtà. La commedia della Solfelini, basata su queste false premesse, acquisite in partenza, è sostanzialmente viziata e infirmata; arzigogola in tentativi disperati di convincersi e di convincerci; arranca, si dibatte, ribolle, grida. Invano. Non riesce a comunicare, a interessare, a simpatizzare. Ognuno dei personaggi di questa commedia ha ben meritato quel che ha. Nessuno di essi ci commuove, nessuno ci fa pietà: nemmeno la figlia di Lida che diventa l'amante del nemico di suo padre e ci rimette la vita nel dare alla luce un bambino. Chi g^liel'ha fatto fare? Sapeva benissimo che Rilde era nemico di Lida, Che significa codesto vivere la propria vita? codesto rompere vincoli I Rrnasidrvs umani che ci legano alla società? codesto isolarsi e mostrarsi in tut-ta la bruttura più cruda e ripn- gnante? No, nessuno è padroncdella propria vita se vuol vivere nel mondo. Nessuno è padrone di fare quello che vuole. Ci sono le leggi scritte, e, più, quelle non scritte, ma connaturate o acqui- site con l'educazione. Che ci slaqualcuno che codeste leggi voglia e sappia eludere non significa che la loro ragione etica non continui ad avere universale importanza, non significa che il mondo sia un branco di malviventi, di egoisti, di cinici, assetati di rapina e di sangue. Noi crcpiamo alla bontà, all'onestà, alla comprensione: i cattivi e i delinquenti, per quanto possano essere numerosi, sonosempre un'eccezione nel gran cor- po dell'umanità. Perchè dunque questa concezione pessimisticadella vita che viviamo, questa im- potenza contro il male, questa assoluta e arbitraria assenza di reazione efficace e vittoriosa? Shylock, con tutta la sua cattiveria, con tutta la sua ' astuzia, con tutto il suo rancore ha conquistato un alto posto nel regno dell'arte perchè alla fine è punito. U^g*««ffiaSF'ffi^ !«nzi' '\su*SSSTwfflSB Lo scultore Licia, il cui disuma-no orgoglio passa sul cadavere diAnna per accanirsi sul di lei fra- lello Michele e sbarrargli la viadel successo, sol perchè costui è io arte un rivoluzionario — in checosa consista la sua rivoluzione non è dotto e non si capisce; e _.. 1 ere la esponsnbile e meno colpevole dello scultore Rilde, padre di Anna e di Michele, che non ha saputo esser padre, non ha saputo educare, guidare, sorreggere le sue creature, le ha abbandonate anzi, per non intralciare la loro vita (che comoda scusa, per i padri di pasta frolla!) proprio in mano del suo nemico, e alla fine dona al figlio il denaro perchè Ingaggi lotta contro Lida e vendichi la fami- pcreuaa^!ttnonRecieattrat.: non cjjcommuove. Che se poi la Solferi-ini ha voluto ..MlPi."g!rC!i,„"n.?| squarcio di vita» come si diceva ai tempi del verismo melodram matico, noi possiamo obiettare 1 che quel tempo è passato da un :pezzo, e l'aspirazione delle nuoveigenerazioni volge verso l'ottimi-smo. verso la realizzazione dei valori ideali ed eterni in un clima eroico di chiara e vibrante umanità. Invece di guardare a terra, alzi gli occhi ; ?ielo Anna Maria Sol¬ ferini. contempli le stelle: vi tro-' vera fonti più pure e più alte di ì ìspirazione e di poesia. Che in lei;mla stoffa e è. ed è di buonissima ;pqualità: temperamento, tecnica, |sstile si rivelano sicuri arditi e de-,pgni. Al lavoro dunque, con più serenità, con più chiarezza, con più fede. seeGli attori hanno cercato di da-1tun attori nanno cercalo cu aa;!cre calore umano alle loro parti itsenza impegnarsi — come poteva-1 lno farlo? — eccessivamente. Il lapubbhco ha applaudito, ma fred- tdamente. s* * fAl Teatro dell'Università una snovità ghiotta, questa settimana: e// chiostro, di Emilio Verhaeren.1 pE' il dramma di un giovane chejgha ucciso il padre e ha lasciato vcondannare un altro al suo posto. I sChe vale rinchiudersi in un chio-1 gstro. se la coscienza grida e ac-|oglcnelcusa? E al momento di diventar priore, il giovane sente che non può restare in convento: l'espiazione non può venirgli che dalla giustizia umana; e alla giustizia umana affida la sua vita. Dram- „ "".come sempre, l'interpretazione- Garavaglia, Gero Zambu- ma potente e travolgente, tutto'tconcitazione e rilievi, antiretorico! e schiettamente poetico com'è nello stile del valoroso scrittore belga, sentito ed espresso in forma aderente e eloquentissima. Un grande successo. E una benemerenza di più di questo simpatico e utilissimo Teatro. Accuratissi- to e Giorgio Copecchi si son fatti particolarmente applaudire. s. s. csacinepct CRONACHE DEL TEATRO CRONACHE DEL TEATRO Ricordi di Lucio D'Ambra « La commedia dì una torinese al Teatro delle Arti -- « Il chiostro », di Verhaeren, al Teatro dell'Università. Ci eravamo visti giovedì sera. Una festa, come sempre, che il cuore di Lucio era schietto e semplice come quello di un fanciullo. S'era appoggiato al mio braccio « m'aveva detto: « sono stanco ». La sua bella armonica voce era un po' velata. « Perchè non ti riposi un po'?». «Ho tanto da fare!» mi rispose. Parlammo di tante cose — che parlare con lui era una gioia — di teatro, d'arte, di ricordi comuni; poi ci separammo con la promessa che sarei andato una di queste sere a fare una partita di tresette a casa sua. Era uno dei pochi e ingenui svaghi di Lucio. Domenica è morto! Serenamente, piamente. In perfetta lucidità fino all'ultimo istante, si è congedato dai suoi con parole che strappavano l'anima — Egli, maestro della parola! — ha chiesto i Sacramenti, si è addormentato nella pace del Signore. Un centinaio di volumi, circa dieci mila articoli, in trent'anni di quotidiano lavora, l'avevano reso lo scrittore più popolare d'Italia. La sua inesauribile e sempre fresca fantasia, la sua acutissima intelligenza, l'estro felice, la varia cultura simi hanno tutti conoscevano; poch£ Ul'uomo la^uTtontì e èTevaS!grandissima fama di scrittore. A vederlo, svagato e sognante, con l'immancabile monoccolo e l'immancabile sigaretta, l'onda dei capelli già bianchi ma splendenti ripiegata sulla fronte, quell'aria signorile di veiux maitre lo avresti creduto superbo, e magari sdegnoso. Ma appena lo avvicinavi ogni dubbio svaniva: la sua cordialità era immediata e persuasiva, la sua comprensione diventava subito affettuosa, eri padrone del suo cuore che te lo offriva senza riserve, e tu rimanevi affascinato da quel la distinzione, da quelle maniere che non avevan nulla di maniera- to, da quella gentilezza, e imba- razzato e confuso da tanto urna-1 no senso. Pareva che ignorasse il:male, tanto era lontano dal pen-1sarlo. E male non fece mai. Bene, si. Sempre, Amava i giovani, i fanciulli perchè gli somigliavano, e li capiva d'acchito, li incitava, li spronava, li aiutava. Amava l'arte perchè la sua vita stessa vissuta con generosa sensibilità era arte; amava la gloria perchè essa era la sola ricompensa degna della sua grande anima e delsuo costante e appassionato lavoro. Povero grande Lucio! Quanti ricordi! Ma uno rimane indelebile nell'anima mia. Un giorno egli entrò nella mia stanza, mi porse una lettera e mi disse: «Leggio. Era una lettera di Diego. Com'era degno di lui, il suo figliolo prediletto, e che ragione avpa di esserne orgoglioso come della più bella opera sua! E quando a soli trentadue anni morì, lasciandolo, come scrisse, <•: ingiustamente vivo lungo la via », io potei capire la sua smisurata angoscia. E non seppi dirgli nemmeno una parola di conforto, tanto le parole mi sembravano inadeguate. Di quell'angoscia che mai lo abbandonò, e che era così evidente per quanti conoscevano veramente l'uomo, Lucio è morto. Il suo paterno cuore che aveva resistito al tremendo colpo, cercava pace. E non poteva trovarla che nella misericordia di Dio. Ecco perchè a vederlo sul suo letto di morte, il grande romanziere, l'acuto critico, il valoroso giornalista, il nostro Lucio, amico impareggiabile di tutte le ore, pareva, come il suo eroe Ognisanti, che « di quell'eterno sonno, che prevedeva, non fosse niente affatto scontento ». sengfvìlqsgrfrsnpdn/EhcCscppzguEgli ha bene impiegato la sua „ giornata. E' passato; non èi "rnorto lnmcelgagrernorto * * La commedia Ciascuno la sua vita, rappresentata al Teatro delle Arti di Roma, è di una torinese che si nasconde sotto il bel nome di Anna Maria Solferini. Abbiamo sapute, durante gli intervalli, che questa non è la prima commedia della Solferini; ma che tutte le sue opere — almeno a sentir quelli che le hanno lette — sono intessute d'amarezza, e radicate in un tpterreno di ostinato pessimismo. Se sdobb. imo giudicare dalla comme-1sdia r-he abbiamo.ascoltato, il giu-|8dizio non ci sembra ingiusto. Che c'è indubbiamente in 'Ciascuno la sua vita una crudeltà di concezione e di rappresentazione che appare persino inumana tanto trascende i limiti delle umane probabilità. Gli uomini saranno cattivi — homo homini lupus —; ma perchè la cattiveria diventi materia d'arte, tanto essa ripugna alla media sensibilità, deve raggiungere le vette del sublime, concretarsi :n un carattere,'trovare per lo meno superiore e ineluttabile giustificazione. Se si esercita e si consuma in piccoli casi della vita, in fenomeni di delinquenza comuni, nell'Invidia 0 nel rancore, non può assurgere a limpida significazione artistica. Tutti codesti Corrado Brando in diciottesimo che da tempo, sotto varie e mentite spoglie si affacciano alla ribalta, finiscono tutti male. Già, ce lo permetta la valorosa scrittrice, noi non crediamo affatto che il presupposto della sua commedia si sia mai avverato o possa avverarsi. Quando mai un vero artista, un vero scultore s'è ridotto a l'incider epigrafi sui monumenti fu- anerari. Se il suo scultore Rilde Si!sè adattato a far quel mestiere ; PsNgtdtcscjftcrUqisnnslczapom4vttol dire che non meritava sorte migliore. Questa storia degli artisti incompresi — in ogni campo: scultori, pittori, pensatori, poeti, scrittori — è falsa e di maniera. E' un motivo romantico come un 1. altro ed è nel gioco delle probabi-1 tlità perchè abbiamo convenuto ùì\*dire che tutto è possibile ma lallsua verosimiglianza è estrema-!P„ i^ r y,c---t -r,-,- /^u„ ; rtJ p^\m^SSSf^^l5StoS^Lfda che riesct Sfarsi una; fama ne una posizione di assoluta premi-;-nenza soltanto con l'Intrigo e una ,altra di quelle facili opinioni che ssvi«IKsprtpnon hanno serio appiglio nella realtà. La commedia della Solfelini, basata su queste false premesse, acquisite in partenza, è sostanzialmente viziata e infirmata; arzigogola in tentativi disperati di convincersi e di convincerci; arranca, si dibatte, ribolle, grida. Invano. Non riesce a comunicare, a interessare, a simpatizzare. Ognuno dei personaggi di questa commedia ha ben meritato quel che ha. Nessuno di essi ci commuove, nessuno ci fa pietà: nemmeno la figlia di Lida che diventa l'amante del nemico di suo padre e ci rimette la vita nel dare alla luce un bambino. Chi g^liel'ha fatto fare? Sapeva benissimo che Rilde era nemico di Lida, Che significa codesto vivere la propria vita? codesto rompere vincoli I Rrnasidrvs umani che ci legano alla società? codesto isolarsi e mostrarsi in tut-ta la bruttura più cruda e ripn- gnante? No, nessuno è padroncdella propria vita se vuol vivere nel mondo. Nessuno è padrone di fare quello che vuole. Ci sono le leggi scritte, e, più, quelle non scritte, ma connaturate o acqui- site con l'educazione. Che ci slaqualcuno che codeste leggi voglia e sappia eludere non significa che la loro ragione etica non continui ad avere universale importanza, non significa che il mondo sia un branco di malviventi, di egoisti, di cinici, assetati di rapina e di sangue. Noi crcpiamo alla bontà, all'onestà, alla comprensione: i cattivi e i delinquenti, per quanto possano essere numerosi, sonosempre un'eccezione nel gran cor- po dell'umanità. Perchè dunque questa concezione pessimisticadella vita che viviamo, questa im- potenza contro il male, questa assoluta e arbitraria assenza di reazione efficace e vittoriosa? Shylock, con tutta la sua cattiveria, con tutta la sua ' astuzia, con tutto il suo rancore ha conquistato un alto posto nel regno dell'arte perchè alla fine è punito. U^g*««ffiaSF'ffi^ !«nzi' '\su*SSSTwfflSB Lo scultore Licia, il cui disuma-no orgoglio passa sul cadavere diAnna per accanirsi sul di lei fra- lello Michele e sbarrargli la viadel successo, sol perchè costui è io arte un rivoluzionario — in checosa consista la sua rivoluzione non è dotto e non si capisce; e _.. 1 ere la esponsnbile e meno colpevole dello scultore Rilde, padre di Anna e di Michele, che non ha saputo esser padre, non ha saputo educare, guidare, sorreggere le sue creature, le ha abbandonate anzi, per non intralciare la loro vita (che comoda scusa, per i padri di pasta frolla!) proprio in mano del suo nemico, e alla fine dona al figlio il denaro perchè Ingaggi lotta contro Lida e vendichi la fami- pcreuaa^!ttnonRecieattrat.: non cjjcommuove. Che se poi la Solferi-ini ha voluto ..MlPi."g!rC!i,„"n.?| squarcio di vita» come si diceva ai tempi del verismo melodram matico, noi possiamo obiettare 1 che quel tempo è passato da un :pezzo, e l'aspirazione delle nuoveigenerazioni volge verso l'ottimi-smo. verso la realizzazione dei valori ideali ed eterni in un clima eroico di chiara e vibrante umanità. Invece di guardare a terra, alzi gli occhi ; ?ielo Anna Maria Sol¬ ferini. contempli le stelle: vi tro-' vera fonti più pure e più alte di ì ìspirazione e di poesia. Che in lei;mla stoffa e è. ed è di buonissima ;pqualità: temperamento, tecnica, |sstile si rivelano sicuri arditi e de-,pgni. Al lavoro dunque, con più serenità, con più chiarezza, con più fede. seeGli attori hanno cercato di da-1tun attori nanno cercalo cu aa;!cre calore umano alle loro parti itsenza impegnarsi — come poteva-1 lno farlo? — eccessivamente. Il lapubbhco ha applaudito, ma fred- tdamente. s* * fAl Teatro dell'Università una snovità ghiotta, questa settimana: e// chiostro, di Emilio Verhaeren.1 pE' il dramma di un giovane chejgha ucciso il padre e ha lasciato vcondannare un altro al suo posto. I sChe vale rinchiudersi in un chio-1 gstro. se la coscienza grida e ac-|oglcnelcusa? E al momento di diventar priore, il giovane sente che non può restare in convento: l'espiazione non può venirgli che dalla giustizia umana; e alla giustizia umana affida la sua vita. Dram- „ "".come sempre, l'interpretazione- Garavaglia, Gero Zambu- ma potente e travolgente, tutto'tconcitazione e rilievi, antiretorico! e schiettamente poetico com'è nello stile del valoroso scrittore belga, sentito ed espresso in forma aderente e eloquentissima. Un grande successo. E una benemerenza di più di questo simpatico e utilissimo Teatro. Accuratissi- to e Giorgio Copecchi si son fatti particolarmente applaudire. s. s. csacinepct

Persone citate: Anna Maria, Anna Maria Solferini, Corrado Brando, Emilio Verhaeren, Garavaglia, Giorgio Copecchi, Lucio D'ambra

Luoghi citati: Italia, Roma