LA CASA NUOVA

LA CASA NUOVA LA CASA NUOVA I primi giorni, coi parenti venuti a vederlo, le bicchierate con gli amici, ì racconti interminabili clm gli faceva la madre per metterlo al corrente di tutto quello ch'era accaduto in paese durante otto anni (non era accaduto niente, era appena morto qualche vecchio, ma c'erano tanti piccoli fatti che per la madre erano importantissimi, e_ a far più lunghi, intralciati e piacevoli quei racconti ci si erano messe anche le quattro sorelle), Franco non ci badò che la casa era brutta e scomoda, ficcata, in quel vicolo stretto come un budello, tra le altre case quasi accatastate l'una sull'altra, con scale, ballatoi, loegette e balconi che ti rubavano Paria e la libertà da tutte le parti. In America aveva pensato chi sa quante voi te a questa casa, e gli era parsa sempre bella, anzi più bella come gli anni passavano, ed egli metteva dollari da parte. Se ripensava alla cucina, co-I grande camino che teneva quasi tutta una parete, e il fuoco che infiammava la fuliggine sotto la cappa, la rivedeva immensa, luccicante di rame, piena di tanti buoni odori, con quella porta interna che dava sull'orto accanto alla cisterna, dove d'estate suo padre calava le fiasche di vino 7>er rinfrescarle. E quel vino rosso, odoroso, lucente; per anni ne aveva avuto 6empre una gran sete, ma ogni volta che s'era provato a cercarne qualche bottiglia cho gli poteva somigliare nelle osterie di Mulberry Street, aveva sempre dovuto bestemmiare e gettar via quella porcheria. Ora finalmente quella sete se l'era levata ; la madre gli aveva finito di raccontare quasi tutto ; il padre aveva cominciato a fare certi altri discorsi attorno a una « chiusa » del barone che se la voleva vendere ; e aveva anche saputo che la sorella maggiore aveva aspettato il suo ritorno per maritarsi. Il fidanzato anzi veniva in casa tutte le sere, anche quando stavano a tavola; si sedeva, e accettava sempre qualcosa per far compagnia, come se fosse già un vecchio parente, e la madre non gli faceva mancare mai il vino nel bicchiere. Del resto, era un buon partito; e lui non aveva detto di no. La sorella pensava in segreto che adesso avrebbe avuto una bella dote, e anche le altre calcolavano tra lo ro quel che sarebbe toccato a ciascuna quando fossero andate anch'esse a marito. * * Ma quando il padre una sera gli disse che ormai queste nozze bisognava farle, perchè Nunziata cominciava a scavalcare i suoi anni, egli rispose di sì. — Però le faremo — aggiunse — nella casa nuova. — In quale casa nuova? — chiese il padre, alzandogli gli occhi addosso, tra le sopracciglia folte, setolose e ancora nere. — In quella che faremo adesso. — Adesso? — Il padre lo guardava meravigliato e incredulo. Anche la madre gli mise addosso gli occhi stupiti. — Figlio mio, ma una casa nuova... — Bastano e avanzano — rispose lui, col tono di chi vuole cambiar discorso. A questa casa nuova Franco ci pensava da parecchi giorni. Perchè, se i primi giorni non ci aveva badato, ora gli pareva quasi che nella, casa dov'era nato non ci sapesse più dormire. E se. quand'era ragazzo, il tonfo degli zoccoli dell'asino e il fiato delle due mucche che si udiva giù nella stalla, sotto il pavimento della, cucina, gli era parsa una cosa più cho naturale, ora gli sembrava insopportabile ; gli pareva persino che il puzzo salisse tra i mattoni del pavimento. La stessa stanzetta dove aveva dormito solo fin da ragazzo, con lo stipo nel quale teneva nascoste certe lettere (ma quella poi s'era sposata), con quella finestruccia con l'inferriata e senza vetri, per cui bisognava aprir le imposte per far luce, se una volta gli era sembrata bella, adesso gli pareva più spoglia e nuda d'una cella di prigione; e quel soffitto di legno, basso, lo infastidiva, come se gli levasse il respiro. Nè erano migliori le stanze dove dor inivano, sopra, le quattro sorel le; e quella stessa dei genitori, con quell'alto letto d'ottone, quel mucchio di vesti pendenti dall'attaccapanni, e il vecchio fucile di suo padre appeso con le canne in giù, a una parete sporca di macchie e di vecchi sputi. Per una di quelle strane reti cenze che i figli dei contadini hanno coi padri, e per quel pudore, tra il timore e l'orgoglio, che i padri provano verso i loro figli fatti grandi, Franco non aveva detto, nè il padre glielo aveva mai chiesto, quale fosso la cifra esatta che aveva guadagnato in America. Egli c'era andato per levare i debiti del padre, e per sollevar la famiglia; c'era riuscito, aveva avuto fortuna ; in giro già si diceva che di soldi ne aveva riportati a cappellate, e già più d'uno del paese, carico di famiglia, era andato a bussare di sera a casa sua per avere un piccolo prestito. Franco non aveva detto di no a nessuno ; e ne aveva informato soltanto la madre, con cui era in maggiore confidenza. . .:• * Fu anche a lei che disse di aver comprato qualche giorno prima un terreno sulla strada provinciale, poco prima del ponte, sopra ii paese ; e la sera dopo chiese a suo padre dove si dovevano comprare calce e mattoni, e tutto l'occorrente per cominciare a fabbricare. Il padre questa volta non osò guardarlo in faccia gli rispose che mastr'Andrea sapeva tutto, e aggiunse solo che, per suo conto, con le prossime fatiche della stagione, non gli pareva quella l'epoca migliore per mettersi a costruire. Ma le so relle di Franco, la maggiore per l'idea seducente di celebrare li proprie nozze nella casa nuova le altre per dispetto della gente efgtsndiigtdFqgfscdtdlrsqplguUsVTTraglpcTasdPpl e per amoro naturale di novità, furono concordi nel sentirsi orgogliose della decisione del frateJlo; e vinsero le ultime resistenze dei genitori. Pochi giorni dopo cominciarono gli ecavi per le fondamenta della casa nuova. Franco aveva in mente le case che aveva viste in America. Finestre grandi, larghe terrazze, una veranda coperta tutta di vetri. Mastr'Andrea dapprincipio ci capiva poco; ma Franco gli aveva fatto vedere qualcuna di queste case su un giornale riportato dall'America; fecero un progetto insieme ; ogni stanza separata dalle altre, una cucina non grande, gli armadi dentro i muri, le scale di cemento, e davanti al portico un giardinetto. Si cominciò subito, e ci lavoravano non soltanto gli operai ; aiutavano anche le quattro sorelle, andando a coglier l'acqua alla fontana per la calce, portando i mattoni in testa sulle impalcature, scopando con grandi ramazze attorno ai muc¬ chi di cemento e di ge&so. Il padre di Franco, come animato dalla nuova gioventù dei suoi figli, pareva si fosse dimenticato d'esser vecchio. Saliva su per le scale con una cesta di mattoni sulla spalla, dava una mano ai muratori, li teneva allegri e li sorvegliava perchè non perdessero tempo. Franco spalava la calce, dosava l'acqua sul cemento, partiva e tornava per acquisti di ferro ,di legnami, di vernici, di vetri. La madre era sempre in faccende in cucina a preparare i pasti, e a mettere un po' d'acqua nel vino dei muratori. Tutta la gente, per curiosità e più per invidia, andavano a ve dere come cresceva questa casa che pareva crescere, diceva la solita malalingua del farmacista come un fungo dopo la pioggia « Pioggia di dollari » ghignava il solito « galantuomo j, fuman dosi avaramente il sigaro inumidito con la saliva. * * Una mattina, i muratori sta vano a armando » di travi una parte del tetto, e nell'aria lim pida si udivano fin da distante le loro voci e il battere dei martelli arrivò in paese, come portata dal lo stesso vento, la brutta nuova ch'era crollato un pezzo di muro della casa nuova ed era accaduta uanltqdqdsuuèdtscsdsadssmimimims una disgrazia. Molta gente corse a vedere. Erano arrivati anche i carabinieri dalla caserma, e tenevano la gente a distanza. Ma tutti sentirono le grida angosciose delle quattro sorelle, che chiamavano pa' pa' », riconobbero la voce disperata della loro madre, e qualcuno vide Franco, coi capelli sporchi di calce, bianco più della calce stessa, che slava inginocchiato davanti al' padre disteso per terra, in mezzo al portico. Solo più tardi gli mÌ6eròun lenzuolo sulla faccia insan-umiliata. Da quel giorno la casa nuova è rimasta così. Nel muro in piedi ci stanno ancora appoggiate le travi. A un angolo, pali, tavole, sacchi di cemento, mattoni acca tastati. Franco non c'è più en trato. D'estate, quando piove, e i carrettieri fanno di notte tappa sulla strada provinciale, coi lorc carri carichi di verdure e di frut ta che portano alla città, man-dano a chiedere da qualche ra- gazzo la chiave del cancello dellacasa nuova, e mettono al riparosotto al portico le loro bestie. Poi accendono un fuoco per terra, dove cuociono grossi peperoni rossi che si spappolano pieni di semi sulla bracia. G. Titta Rosa sulla strada provinciale, coi l'oro LA CASA NUOVA LA CASA NUOVA I primi giorni, coi parenti venuti a vederlo, le bicchierate con gli amici, ì racconti interminabili clm gli faceva la madre per metterlo al corrente di tutto quello ch'era accaduto in paese durante otto anni (non era accaduto niente, era appena morto qualche vecchio, ma c'erano tanti piccoli fatti che per la madre erano importantissimi, e_ a far più lunghi, intralciati e piacevoli quei racconti ci si erano messe anche le quattro sorelle), Franco non ci badò che la casa era brutta e scomoda, ficcata, in quel vicolo stretto come un budello, tra le altre case quasi accatastate l'una sull'altra, con scale, ballatoi, loegette e balconi che ti rubavano Paria e la libertà da tutte le parti. In America aveva pensato chi sa quante voi te a questa casa, e gli era parsa sempre bella, anzi più bella come gli anni passavano, ed egli metteva dollari da parte. Se ripensava alla cucina, co-I grande camino che teneva quasi tutta una parete, e il fuoco che infiammava la fuliggine sotto la cappa, la rivedeva immensa, luccicante di rame, piena di tanti buoni odori, con quella porta interna che dava sull'orto accanto alla cisterna, dove d'estate suo padre calava le fiasche di vino 7>er rinfrescarle. E quel vino rosso, odoroso, lucente; per anni ne aveva avuto 6empre una gran sete, ma ogni volta che s'era provato a cercarne qualche bottiglia cho gli poteva somigliare nelle osterie di Mulberry Street, aveva sempre dovuto bestemmiare e gettar via quella porcheria. Ora finalmente quella sete se l'era levata ; la madre gli aveva finito di raccontare quasi tutto ; il padre aveva cominciato a fare certi altri discorsi attorno a una « chiusa » del barone che se la voleva vendere ; e aveva anche saputo che la sorella maggiore aveva aspettato il suo ritorno per maritarsi. Il fidanzato anzi veniva in casa tutte le sere, anche quando stavano a tavola; si sedeva, e accettava sempre qualcosa per far compagnia, come se fosse già un vecchio parente, e la madre non gli faceva mancare mai il vino nel bicchiere. Del resto, era un buon partito; e lui non aveva detto di no. La sorella pensava in segreto che adesso avrebbe avuto una bella dote, e anche le altre calcolavano tra lo ro quel che sarebbe toccato a ciascuna quando fossero andate anch'esse a marito. * * Ma quando il padre una sera gli disse che ormai queste nozze bisognava farle, perchè Nunziata cominciava a scavalcare i suoi anni, egli rispose di sì. — Però le faremo — aggiunse — nella casa nuova. — In quale casa nuova? — chiese il padre, alzandogli gli occhi addosso, tra le sopracciglia folte, setolose e ancora nere. — In quella che faremo adesso. — Adesso? — Il padre lo guardava meravigliato e incredulo. Anche la madre gli mise addosso gli occhi stupiti. — Figlio mio, ma una casa nuova... — Bastano e avanzano — rispose lui, col tono di chi vuole cambiar discorso. A questa casa nuova Franco ci pensava da parecchi giorni. Perchè, se i primi giorni non ci aveva badato, ora gli pareva quasi che nella, casa dov'era nato non ci sapesse più dormire. E se. quand'era ragazzo, il tonfo degli zoccoli dell'asino e il fiato delle due mucche che si udiva giù nella stalla, sotto il pavimento della, cucina, gli era parsa una cosa più cho naturale, ora gli sembrava insopportabile ; gli pareva persino che il puzzo salisse tra i mattoni del pavimento. La stessa stanzetta dove aveva dormito solo fin da ragazzo, con lo stipo nel quale teneva nascoste certe lettere (ma quella poi s'era sposata), con quella finestruccia con l'inferriata e senza vetri, per cui bisognava aprir le imposte per far luce, se una volta gli era sembrata bella, adesso gli pareva più spoglia e nuda d'una cella di prigione; e quel soffitto di legno, basso, lo infastidiva, come se gli levasse il respiro. Nè erano migliori le stanze dove dor inivano, sopra, le quattro sorel le; e quella stessa dei genitori, con quell'alto letto d'ottone, quel mucchio di vesti pendenti dall'attaccapanni, e il vecchio fucile di suo padre appeso con le canne in giù, a una parete sporca di macchie e di vecchi sputi. Per una di quelle strane reti cenze che i figli dei contadini hanno coi padri, e per quel pudore, tra il timore e l'orgoglio, che i padri provano verso i loro figli fatti grandi, Franco non aveva detto, nè il padre glielo aveva mai chiesto, quale fosso la cifra esatta che aveva guadagnato in America. Egli c'era andato per levare i debiti del padre, e per sollevar la famiglia; c'era riuscito, aveva avuto fortuna ; in giro già si diceva che di soldi ne aveva riportati a cappellate, e già più d'uno del paese, carico di famiglia, era andato a bussare di sera a casa sua per avere un piccolo prestito. Franco non aveva detto di no a nessuno ; e ne aveva informato soltanto la madre, con cui era in maggiore confidenza. . .:• * Fu anche a lei che disse di aver comprato qualche giorno prima un terreno sulla strada provinciale, poco prima del ponte, sopra ii paese ; e la sera dopo chiese a suo padre dove si dovevano comprare calce e mattoni, e tutto l'occorrente per cominciare a fabbricare. Il padre questa volta non osò guardarlo in faccia gli rispose che mastr'Andrea sapeva tutto, e aggiunse solo che, per suo conto, con le prossime fatiche della stagione, non gli pareva quella l'epoca migliore per mettersi a costruire. Ma le so relle di Franco, la maggiore per l'idea seducente di celebrare li proprie nozze nella casa nuova le altre per dispetto della gente efgtsndiigtdFqgfscdtdlrsqplguUsVTTraglpcTasdPpl e per amoro naturale di novità, furono concordi nel sentirsi orgogliose della decisione del frateJlo; e vinsero le ultime resistenze dei genitori. Pochi giorni dopo cominciarono gli ecavi per le fondamenta della casa nuova. Franco aveva in mente le case che aveva viste in America. Finestre grandi, larghe terrazze, una veranda coperta tutta di vetri. Mastr'Andrea dapprincipio ci capiva poco; ma Franco gli aveva fatto vedere qualcuna di queste case su un giornale riportato dall'America; fecero un progetto insieme ; ogni stanza separata dalle altre, una cucina non grande, gli armadi dentro i muri, le scale di cemento, e davanti al portico un giardinetto. Si cominciò subito, e ci lavoravano non soltanto gli operai ; aiutavano anche le quattro sorelle, andando a coglier l'acqua alla fontana per la calce, portando i mattoni in testa sulle impalcature, scopando con grandi ramazze attorno ai muc¬ chi di cemento e di ge&so. Il padre di Franco, come animato dalla nuova gioventù dei suoi figli, pareva si fosse dimenticato d'esser vecchio. Saliva su per le scale con una cesta di mattoni sulla spalla, dava una mano ai muratori, li teneva allegri e li sorvegliava perchè non perdessero tempo. Franco spalava la calce, dosava l'acqua sul cemento, partiva e tornava per acquisti di ferro ,di legnami, di vernici, di vetri. La madre era sempre in faccende in cucina a preparare i pasti, e a mettere un po' d'acqua nel vino dei muratori. Tutta la gente, per curiosità e più per invidia, andavano a ve dere come cresceva questa casa che pareva crescere, diceva la solita malalingua del farmacista come un fungo dopo la pioggia « Pioggia di dollari » ghignava il solito « galantuomo j, fuman dosi avaramente il sigaro inumidito con la saliva. * * Una mattina, i muratori sta vano a armando » di travi una parte del tetto, e nell'aria lim pida si udivano fin da distante le loro voci e il battere dei martelli arrivò in paese, come portata dal lo stesso vento, la brutta nuova ch'era crollato un pezzo di muro della casa nuova ed era accaduta uanltqdqdsuuèdtscsdsadssmimimims una disgrazia. Molta gente corse a vedere. Erano arrivati anche i carabinieri dalla caserma, e tenevano la gente a distanza. Ma tutti sentirono le grida angosciose delle quattro sorelle, che chiamavano pa' pa' », riconobbero la voce disperata della loro madre, e qualcuno vide Franco, coi capelli sporchi di calce, bianco più della calce stessa, che slava inginocchiato davanti al' padre disteso per terra, in mezzo al portico. Solo più tardi gli mÌ6eròun lenzuolo sulla faccia insan-umiliata. Da quel giorno la casa nuova è rimasta così. Nel muro in piedi ci stanno ancora appoggiate le travi. A un angolo, pali, tavole, sacchi di cemento, mattoni acca tastati. Franco non c'è più en trato. D'estate, quando piove, e i carrettieri fanno di notte tappa sulla strada provinciale, coi lorc carri carichi di verdure e di frut ta che portano alla città, man-dano a chiedere da qualche ra- gazzo la chiave del cancello dellacasa nuova, e mettono al riparosotto al portico le loro bestie. Poi accendono un fuoco per terra, dove cuociono grossi peperoni rossi che si spappolano pieni di semi sulla bracia. G. Titta Rosa sulla strada provinciale, coi l'oro

Persone citate: Paria

Luoghi citati: America