Il piano mediterraneo di Churchill ha compromesso la difesa d'Estremo Oriente

Il piano mediterraneo di Churchill ha compromesso la difesa d'Estremo Oriente Il piano mediterraneo di Churchill ha compromesso la difesa d'Estremo Oriente L'ultima illusione: Singapore - Intanto due grandi Dominions deviano dalla vecchia strada imperiale e si orientano verso l'America Lisbona, 29 dicembre, [II tono del discorso che Chur- chili ha pronunciato davanti al!Senato americano suona in modo | singolarmente simile a una dife-j sa. Dallo stesso discorso appren- diamo: primo, che ì Premier In- glese ha compiuto il suo viaggio!in America senza darsi la.pena di|avvisare il Parlamento inglese: secondo, che Churchill ha scelto il Senato americano invece del Parlamento inglese per giustificare in qualche modo il suo operato degli ultimi mesi: terzo, che così facendo Churchill ha evitato quella discussione sugli avvenimenti nell'Estremo Oriente che annunziava^ particolarmente aspra in Inghilterra. Questo ci riconferma ancora una volta nelle nostre idee e cioè che una crisi del governo inglese che dovesse coincidere con l'allontanamento di Churchill è tutt'altro che da prevedere almeno per il momento. In altre parole più semplici, Churchill rappresenta in Inghilterra l'uomo di fiducia e nello stesso tempo unipersonaggio che, pur potendo ri-] vendicare la discendenza dalla migliore aristocrazia britannica, non esita un momento a dichiarare: < Non posso impedirmi di pensare quanto fosse am casa mia « L'Italia tiene ancora » La tesi che Churchill ha esposto a difesa del suo operato è che i rovesci in Estremo Oriente, per quanto concerne la sua personale responsabilità, sono da attribuirsi alle esigenze della preparazione della campagna di Libia. Si può osservare a questo proposito che non differenti furono le parole dello stesso Churchill nel giorno che si iniziò il conflitto nei mari del sud. Allora egli annunziava a un parlamento inglese soddisfatto che tutte le precauzioni necessarie erano state prese per affrontare il nuovo nemico. Tuttavia noi siamo disposti a credere a Churchill almeno questa volta. E' un fatto che Churchill ha lasciato scoperte le più delicate posizioni imperiali perseguendo un sogno ormai vecchio di due anni: ridurre l'Italia all'impotenza e chiudere praticamente le operazioni nel bacino del Mediterraneo riservando la flottaie l'esercito britannico per altri!compiti. E' un'illusione che gli in-|glesi prima o poi pagheranno ca- ra. Già si possono notare nella stessa stampa inglese i primi e sbalorditivi segni di ravvedimen to: « L'Italia tiene ancora », intitola per esempio uno dei suoi editoriali il Dailg Express. < Noi non dobbiamo guardare a Berlino ma a Washington se vogliamo avere qualche indicazione sulla fine della guerra; non a un presunto scontento tedesco ma ai provvedimenti che vengono presi dagli alleati a Natale e Capo d'anno. Ricordiamoci di questo. Abbiamo detto che l'Italia è il paese con il morale più basso. L'Italia ha anche sostenuto i colpi più forti. Ma l'Italia che noi speravamo cedesse per il Natale scorso non ha ancora ceduto ». Ammissioni ben altrimenti preziose sul potenziale bellico dell'Italia vediamo sullo stesso ufficioso Times, il cui corrispondente dal Cairo così conclude un suo articolo: «Non lasciamoci andare a una eccessiva compia cenza circa la situazione nel Mediterraneo ». In un altro punto dell'articolo in cui si arrischiano anticipazioni circa i futuri piani strategici dell'Asse in quel settore che non è il caso di considerare, il corrispondente scrive: . La flotta italiana è ancora formidabile ». Per tornare al soggiorno di Churchill in America, possiamo ritrarne queste impressioni prin cipali. L'intero piano della con troffensiva anglo - americana si basa su questo presupposto: che Singapore possa resistere fino a che questa offensiva su larga scala possa scatenarsi. Vero è che si può osservare a questo proposito che, se il Giappone approfitterà, come appare certo, per completare, prima dell'inizio di questa azione concertata alla quale la partecipazione della Russia è ancora da assicurare, il suo programma di occupazione dPlle basi navali americane minori, delle Filippine, di Borneo e delle Indie olandesi raggiungendo cosi l'accerchiamento strategico di quella base navale e assicurandosi le materie prime necessarie alla conclusione di una guerra di lunga durata, non si vede di che utilità possa essere in futuro Singapore agli anglo-sassoni. Perchè una base navale possa funzionare, è noto che prima di tutto deve essere di sicuro rifugio a chi la possiede. Ed una Singapore sotto il cannone e gli aeroplani da bombardamento giapponesi, bloccata dal mare e per tre quarti accerchiata dalla terra, si riduce a un puro nome. Collaborazione anglo-sassone Per concludere sul discorso di Churchill, i primi commenti della stampa americana arrivati oggi qui, isolano nelle dichiarazioni del Premier britannico tre punti di principale importanza. La guerra sarà lunga, è la prima illazione in ordine di importanza. Churchill ha dichiarato in sostanza che gli alleati possederanno le forze necessarie per distruggete il nemico solo nel 1943. Questa dichiarazione si è abbattuta come una doccia fredda sul l'incorreggibile ottimismo ameri cano che non ha rinunciato a' l'idea di una soluzione militare favorevole agli anglo-sassoni a breve scadenza. Si può dunque de durre che una soluzione militare prima del 1943 è invece possibile per le Potenze del Tripartito. Secondo punto: la guerra non [avrà una soluzione di compromes- so o possibilità di finire con una l!pace negoziata. E anche questo è o | un punto fissato dalle Potenze del -j Tripartito. - Terzo punto: dopo la guerra In- ghtlterra e America devono con-, o!tinuare a collaborare politicamen- i|te così come ora le due Potenzeisono sul punto di riunire le loro forze militari. A questo punto è forse il caso di fare un piccolo codicillo, e cioè questo: tanto il Canada che l'Australia sentono : o l o ì i n a e o n è i niparo» -] fatto che iTprem a , i e r e i e ò e e l n e e e l o e i a l puzza di bruciato e si preparano a salvare il salvabile. In altri termini il Canada pensa di affidai si alla fine della guerra all'America e maga integ: Unir King ..a. ovmu U aitalo TstatTanmVJV/ B alla quale e stata annunziata laifusione dell'economia di guerra dei due paesi confinanti. 'Quanto allAustralia. il suo con-,tegno è anche molto più chiaro, di tutto si è verificato il ier australiano ha in questi ultimi giorni inviato ; direttamente a Roosevelt lunghi messaggi cablografici illustranti per le sue relazioni Interna- zionali della Gran Bretagna quale inlermediaria. Inoltre l'Australia ha richiesto all'Inghilterra un in-icrociatore in cambio del Sidney perduto in combattimento. Inquietudine a Londra Che. del resto, gii inglesi abbia-1 no la sensazioni di un perico- loso scricchiolamento nel Dominio estremo-orientale, lo dimostrano gii articoli coi quali i giornali dilLondra coprono di fiori lia e una conferenza di E. A. Mon tagne trasmessa dalla Radio di l'Austra Londra, in cui è detto: « Vi sono stale molte aspre critiche in Au- stralia, e per dire il vero anche nel nostro paese — ha detto Montagne — per il fatto che la guerra nel Pacifico ci ha trovati senza sufficiente equipaggiamento bellico ed in particolar modo senza un adeguato numero di aeroplani. Se noi avessimo sparpa- aighate le nostre risorse, che crci!scono gradualmente, tra la Libia -|e la Malesia, ci saremmo trovati - con insufficienti forze in ambedue a queste sfere. Gli australiani poe trebberò obiettare che una even- n a e o i o. o n a i. a e o o o i a i o si e a si o à, a a osi e ctuale vittoria in Libia sarebbe una magra consolazione per loro, se il loto paese dovesse essere soggetto ad un'invasione da parte dei giapponesi. Il più grande disastro della guerra sarebbe s" gli australiani si mettessero in testa che noi non ci siamo interessati del destino dell'Australia ». Ieri però lo stesso Primo Mini stro Curtin ha reso noto il suo punto di vista in un articolo pub- blicato dal Melbourne Herald, i « L'anno nuovo vedrà profonde modificazioni nella vita dei Dominions — scrive Curtin — e questo per due ragioni: la prima, perchè la guerra con il Giappone non è una fase della guerra contro l'Asse ma una nuova guerra: secondo, perchè è necessario che l'Australia venga posta su piede di guerra. Il governo entra nel nuovo an no con la piena comprensione dei! n vi-,P°s- fatti. Abbiamo suggerito in tem po un accordo anglo-russo in sta di premunirci contro una amÌL'u "nHf-nnS1^ d«L ^1 Wne-!Allora ogni nostro parere fu con- siHerntn nrpmntum Ora rnn ln'spieiato prematuro, uia con lo stesso realismo consideriamo ne- cessano l'aiuto di Roosevelt con- tro il Giappone. Ci ricusiamo di accettare la dottrina che la guer- ra contro il Giappone è solo un episodio del conflitto generale. II,governo pensa che la guerra nei !Pacifico è una lotta a parte nella!quale gli Stati Uniti e l'Australia quale gU _ devono rivendicare la direzione]delle operazioni. Non conosciamoli problemi dell'Inghilterra, cono- sciamo la minaccia che pesa su diLessa, e conosciamo il pericolo rap-ipresentato dalla dispersione delìe|forze ma sappiamo egualmente rhe l'Australia può perdersi e l'In-!ghilterra sopravvivere. Siamo de-jcisi a fare in modo che l'Australia non perisca ». Parole tutt'altro che di colore oscuro. G. G Napolitano