La decima inglese del sangue sui popoli amici ed alleali di Giuseppe Piazza

La decima inglese del sangue sui popoli amici ed alleali La decima inglese del sangue sui popoli amici ed alleali Dall'aggressione all'isola portogheseli T" r\ i !• ta IimOr alla preSSlOTie SU UublinO Berlino, 19 dicembre. Tanto tuonò che piovve: e quando la propaganda inglese tuona in difesa delle libertà e dei diritti dei popoli, si può esser certi che è pioggia di nuove violazioni di queste libertà e di questi diritti che essa prepara. E' questa la constatazione cui autorizza il nuovo atto di piratesca aggressione perpetrato dall'Inghilterra ai danni dell'isola portoghese di Timor, aggressione cui erano destinate a fare psicologica « atmosfera » le pubblicazioni della stampa britannica di pretesi pericoli che correva, da parte del Giappone, l'altro possedimento del Portogallo medesimo in Pacifico, e cioè l'isola di Macao. « TS' sempre — si osserva — lo stesso metodo dall'Inghilterra ovunque applicato, di approfittare della guerra per ingrandirsi a danno di terzi, e naturalmente dei deboli e dei piccoli, per la cui difesa essa dice di combattere, non riuscendo a ingrandirsi a spese dell'avversario; è sempre lo stesso metodo già cosi fruttuosamente applicato, ad esempio. all'Oriente Mediterraneo, di inventare pretese minacce del nemico su terzi Paesi al fine di poter mettere le mani su questi ■». L'aggressione a Timor A Berlino non si prende finora, mentre scriviamo e mentre si attende ancora di conoscere la reazione ufficiale che la nuova aggressione ha provocato nel Paese direttamente interessato, alcuna posizione ufficiale sulla nuova violazione del diritto altrui dall'Inghilterra sfacciatamente consumata, naturalmente con una di quelle « motivazioni i> e assicurazioni di temporaneità, a stare alla quale anche Gibilterra, ■ per esempio, occupata oltre due secoli or sono, attenderebbe ancora di essere sgomberata « non appena finite le operazioni in corso ». I portoghesi, che allora dettero man forte agli inglesi per il sopruso consumato contro i loro fratelli iberici, esperimentano oggi sulla loro propria pelle il medesimo trattamento, che nemmeno due abbondanti secoli di celebratissima amicizia britannica, che data appunto da allora, sono valsi a risparmiare loro. L'Inghilterra non muta per mutare di tempi; e accomuna le situazioni storiche le più diverse sotto un solo filo unificatore attraverso i secoli: quello della sua perfidia. In attesa della presa di posizione ufficiale di Lisbona sul significante e importante avvenimento, ci si limita ad ogni modo a Berlino a rilevare la serietà delle ripercussioni di pubblica opinione che esso ha già avuto in tutto il Paese: ripercussioni che non potevano a meno, come si nota, di essere condivise da tutte le opinioni iberiche, anche dall'altra parte dell'oceano, che hanno in ciò la prova provata di quanto, poco la politica inglese si lasci influenzare nell'adempimtnto dei suoi disegni di potenza, a considerazioni qualunque di diritto o di amicizia, o di riguardi internazionali di alcun genere. Si nota ancora del resto a Berlino come un po' dappertutto si accentui in questo momento questo vecchio metodo britannico di compensarsi dei rovesci della guerra a spese dei popoli piccoli e deboli finora da essa risparmiati. Si può dire che tutto quel che l'Inghilterra può finora vantare all'attivo di una sua propria iniziativa guerresca sia da iscrivere a nient'altro che a questo comodo sistema di mettere in conto dei terzi le proprie bancarotte allargando così sempre più la cerchia.dei popoli cui impone le decime di sangue per la causa britannica, identificata con quella dell'umanità nonché della democrazia universale, che altro non è se non l'ipocrita maschera della sistematica violazione d'ogni diritto e d'ogni morale internazionale. E il sistema, come era facilmente da prevedere, accenna proprio in questo momento a segnare dappertutto una recrudescenza più che mai vivace, intesa a pareggiare in qualche modo le partite dopo l'intervento del Giappone e i successi delle sue armi. Pressioni sull'Irlanda Sono alcuni giorni, per esempio, che la stampa del Reich rileva anche l'indice di aumentata pressione, che viene esercitata fra l'altro dall' Inghilterra, sull' Irlanda che rappresenta insieme col Portogallo l'altro dei bastioni estremo atlantici del continente, riportati in questo momento sulla prima linea della scena dall' intervento americano. La pressione anglosassone su Dublino si manifesta infatti assai più che da Londra da Washington dove il fatto della ormai diretta partecipazione alla guerra sembra aver tolto le ultime remore a quella che è stata sempre fin da principio una delle più spiccate tendenze della gravitazione americana sul continente europeo, la tendenza a prendere in qualche modo piede sul gruppo insulare britannico. Si è notato a Berlino come durante tutta l'ultima fase novembrina delle trattative con Tokio la stampa americana avesse già ripreso e intensificato la vecchia campagna per la prestazione dei porti irlandesi, raccattando dovunque pretesti di lana caprina per una permalosa continuata sospettazione della neutralità irlandese che non ha potuto a meno di dare all'occhio; e ora, risolta la situazione diplomatica con l'entrata in guerra degli Stati Uniti, è appunto tale campagna di stampa crìe ha aper-tamente preso forma in una pre- clsa sempre più instante richiestadei porti irlandesi per la cui ira- mediata cessione si chiede perentoriamente che il governo di Washington getti sul tavolo le carte. Era ieri la radio di New York infatti che sosteneva essere giunto il momento di ri- chiedere agli irlandesi l'affitto]delle loro basi e dei loro pun- ti di appoggio navali e aerei |necessari alla comune causa de-imocratica, richiesta a cui, nei con-j fronti di Dublino, sarebbe, secondo la temeraria presunzione della det- ta radio, assai più adatta Wash- ington che Londra, date, le più; spiccate simpatie che gii irlandesi | nutrirebbero per gli americani an zichè per gli inglesi. La radio americana concludeva, a buon conto, annunciando che « si aspetta dunque in questo momento un aumento di questa pressione americana»; e ciò mentre da rapporti di stampa inglese dall'America si rileverebbe che un nuovo passo preciso sarebbe stato in questi giorni compiuto dalla diplomazia del signor Roosevelt verso il governo di Dublino. E' noto come la temeraria pie sunzione ' della maggior simpatia!degli irlandesi per l'America al-j tro non nasconde se non l'indegno tentativo di abusare dei sentimen- ti degli irlandesi-americani peri servirsene da scudieri di queste |manovre di pressione e di minacce irivolte contro la loro madre pa-'tria. Ma la manovra — si ossei-!va a Berlino — è ben lontana dal- :l'incontrar comprensione in Ir-1landa, dove essa viene respinta injfascio con tutti i commossi ap pelli che vengono in questo mo mento rivolti al popolo irlandese da tutta la stampa d'oltre Ocea- no, con il riserbo sornione di quel- te britannica, perchè esso «si ag-\greghi generosamente al fronte dei popoli liberi ». Gli irlandesi però, ai quali viene ancora negato dal liberalismo nazionalitario dell' Inghilterra il diritto di essere padroni dell'interezza stessa della propria isola, sanno troppo beneche cosa costi la libertà dei po-poli quando si tratta di strappar-la al dispotismo e alla tirannia di questo fronte appunto che abusadel suo nome per i suoi sfrenatifini di potenza; e si attengono ge- losamente alle ultime dichiarazio- ni da De Valera finora opposte alla pressione diplomatica ameri- cana: che qualsiasi transazionedella politica irlandese sul suo piùstretto atteggiamento di neutra-lità rappresenterebbe per l'Irlanda nient'altro che il suicidio. Giuseppe Piazza

Persone citate: De Valera, Roosevelt