IL PITTORE VOLANTE

IL PITTORE VOLANTE IL PITTORE VOLANTE McmecvurpgmflsmssLis/qnNon si vola per accorciare lei distanze. Volare è un desiderio fumetafisico dell'uomo, un sogno,Inil ricordo diuna remotissima cori- tedizione. Come chiamare l'uomo uin cui più vivo si conserva il ri-.cacordo del volo? Uno di questi uomini era Arnaldo Boecklin, colui che è stato uno tra i massimi artisti creatori, ma sul quale tanto discredito è caduto da quando in pittura ha cominciato a imperare l'impressionismo. L'uomo non è fatto naturalmente per volare, lui che nemmeno per nuotare è fatto e un giorno non sarà fatto neanche per camminare. Serba tuttavia un o scuro ricordo di quando miniava e volava, siccome fra gli uomini futuri qualcuno ricorderà oecuramenle il tempo in cui l'uomo camminava. La prospettiva del desiderio faka la direzione, mostra nel futuro quello che invece è nel passato. Più che desiderare nuovi acquisti, desideriamo riavere ciò che abbiamo perduto. L'illusione c'illude che avanziamo verso i nostri desiderii, mentre in verità questo nostro avanzare è un ritorno. Il ricordo del volo si riaccende talvolta nel sogno, e in esso ritrova la sua qualità di mezzo per liberarci dal male. Sogliamo che un pericolo c'incalza, ogni mezzo di difesa manca; stiamo per soccombere; ma quando l'angoscia c più stringente ritroviamo di colpo la nostra facoltà da tanto tempo perduta, e con un immenso senso di liberazione ricominciamo a volare. Boecklin era un icarista. Si ricordava di quando l'uomo volava e desiderava ritornare a quella primitiva condizione. Tra il 1870 e il 1880, in uno dei suoi perio di più intensi di pittorico lavoro ideò, disegnò, fabbricò macchine per il volo a vela. Lui e due. suoi amici, zur Hclle e von l'idoli, co striavano l'ossatura degli apparecchi. La moglie, le figlie e le domestiche cucivano la tela da tirare sulle ali di bambù. Zur Helle era pittore ed era stato allievo di Boecklin. Da un viaggio in Egitto riportò al suo maestro uua testa di coccodrillo imbalsa mata, la quale ispirò a Boecklin il quadro «Ruggero e Angelica» Il paladino apre il suo mantello por coprire Angelica, nuda e increspata di pudore, mentre la t sta del drago separata dal corpo alza da terra uno sguardo lungo d'ironia a quello spettacolo di amore, di onore e di cavalleresche illusioni. Boecklin era colto. Leggeva il greco e il latino e molto gli piaceva l'Ariosto, dal quale trasse l'ispirazione di alcuni suoi quadri più belli. I quadri Boecklin li cominciava va domenica mattina, considerandolo di buon augurio. Come tutti i pittori serii, anche Boecklin si preparava il materiale da sé. Le tele gli piacevano molto levigate. Il pittore cosciente della sua qualità di artigiano, della sua probità di operaio, inizia la fatica dell'opera dalla preparazione, del materiale. Lo stimolo a fare bene è più grande nel pittore che dipinge sopra una imprimitura preparata dalle sue proprie mani. Fidatevi della nostra esperienza : si dipingo diversamente, si dipinge meglio, si dipinge con maggiore fiducia, sulla tela preparata da noi stessi. Anche il modo come Boecklin iniziava il quadro merita notorietà. Boecklin dava un tono alla preparazione, quasi sempre un grigio. Si poneva davanti alla tela grigia e con una spugna intrisa d'acqua campiva a grandi masse la composizione che aveva nella testa. (La prima stesura era fatta nella niente e deposta nella memoria, nelle oro solitarie che precedono immediatamente il sonno). Poi si sedeva e guardava quel prefantasma della sua nuova opera. Se l'umido abbozzo lo contentava, anelava su col colore rapidamente e fissava la traccia; altrimenti lasciava che essa a poco a poco svanisse rosrdlilolafGli esperimenti di volo a vela avvenivano a Campocaldo, presso San Domenico poco fuori di Firenze, ove Boeckljn aveva la villa. La voce si era sparsa nei dintorni della « cosa diabolica » e i contadini si fermavano a guardare da lontano, torvi e minacciosi. Talvolta tiravano sassi per distrugger- lo strumento di Satana, e zur Helle e von l'idoli, entrambi ex-ufficiali, dovevano organizzare la difesa. L'intelligenza è una lunga memoria, ma il contadino ha la memoria corta, ha dimenticato che una volta egli pure volava, sopra la terra che ancora non era colta. Una sera, dopo cena, nell'estate del 1398, la famiglia Boecklin era riunita in terrazza. C'era anche un cognato di Boecklin che rievocava alcuni episodii della guerra del Settanta. Taciturno per natura, il pittore taceva e ascoltava. D'un tratto brillò un incendio nella valle. L'indomani, benché non fosse domenica, Boecklin abbozzò con l'acqua la prima delle quattro versioni della Guerra. Il cavallo che regge in groppa la Morte è ispirato dal secondo cavallo del gruppo dei cavalieri, del « Trionfo della morte » del Camposanto di Pi a. Dopo i tentativi di volo in Toscana, e poiché si era parlato dei suoi modelli di velivoli, Boecklin fu chiamato a Berlino 'allo Stato Maggiore tedesco e invitato B. ripetere i suoi esperimenti. Morti il. il pioniere del volo a collocare sul velivolo un motore, ma.quel giorno precipitò a terra e morì. Volare con motore non è cosa naturale. Per spiccare i suoi voli, Lilienthal si era fatta fare una collina per suo uso personaTutto sommalo, quello che|ricordano questi icariani è il tempo die la vita dell'uomo era un grande, continuo gioco. L'idea del volo dominava la mente di Boecklin. Qualunque foglio di carta gli capitasse tra le mani, egli se lo posava aperto sulla palma, lo agitava leggermente affinchè quello si staccasse, lo guardava librarsi nell'aria, scendere planando lentamente. La posta un giorno gli recapitò il diploma dell'Università di Ba silea che lò nominava dottore /inni>ris causa, Boecklin prese quel bellissimo foglio di carta, non lo lesse, ma piano piano, con Come si sa. il nome « velivolo » fu dato all'aeroplano da IVA11nunzio. Al tempo di questo «bat tesimo »> ignoti eruditi scoprirò uo l'uso già fallo di questo vocabolo da Chateaubriand e esalalcsgcrollo «li- />i'i/iriir un pulitimi i/iius srl /itirtfllr vili l'ole n. A Berlino Boecklin fece parte dei suoi studi icariani a Olio LÌ-llienthal, e su l'apparecchio idea- lo dall'autore dell'» Isola dei la cominciò a staccarsi dalla ter- fa, fece un volo di trecento metri. Un giorno Lilienthal riuscì a | |nlomi0 t]Pi]a 9Ua fantasia, e delicatezza infinita, lo fece vola re attraverso lo studio. Boecklin ebbe quattordici figli Tn quella delle sue molte «Pie tli », nella quale Cristo giace so lira un sarcofago di marmo e uni arcangelo scende da, cielo a salu-Llare, gli angioletti che guardano con mestizia il Redentore morto sono tutti figli del pittore. Otto ,. ■ 5 r „ ; a„ 'gli morirono, uno fu ucciso. An-che un fratello di Boecklin morì pazzo. Uno solo c anc assassinalo. Uno dei figli morì tt ---.ora in vita. IHa sposato una indovina e vivel •> Monaco, isolato e deformato; dalle malattie. Perche questa idea fissa Boecklin di volare? In nessun altro artista, da che |mondo e mondo, il trasferimento dell'uomo nel mondo poetico ria lui creato e stato altrettanto completo. Fabbricando i suoi velivoli. Boecklin sognava forse di potersi trasferire anche di fatto nel Lai modo, dal luogo ove apponeva la firma nell'opera compiuta, si arguisce quanto Boecklin amasse abitare, vivere nei suoi quadri. Nella «Barca di Caronte» la firma è appunto siila prua (irtÀÌPÌmV«r^»lotiV T "siffnlffcarficieli imbarcazione, a * .T,nmc.ar< che quella barca era al serviziodel pittore, per portarlo a diportlo 6iil fiume dell'Averno. Nel-{!'<! Tsola dei morti» la firma e posta sotto uno dei loculi scavati nella roccia, a dire che là il pittore voleva abitare, tra i compagni silenziosi. Alberto Savìnio

Luoghi citati: Berlino, Camposanto, Egitto, Firenze, Monaco, Toscana