I sette giorni della "Torino,,

I sette giorni della "Torino,,GLI ITALIANI SUL FRONTE RUSSO I sette giorni della "Torin,," 4* Dov'è il generale De Carolis?,, "Il generale è avanti,,. E cadde che si trovava avanti>E quando fu colpito in petto, disse: "Non importa, la vittoria ormai non ci sfugge più,,—————^—————— (Dal nostro inviato) Zona di operazioni del Fronte Orientale, 15 dicembre. La lineo Z., vale a dire la serie di obiettivi previsti dal Comando del Corpo di Spedizione Italiano per la presente fase operativa, è stata raggiunta. Occorsero sette giorni di duri combattimenti, durante i quali i fanti della «Torino», oltre alla irabbiosa e caparbia resistenza\nemira dovettero superare le in-\credibili difficoltà presentate dal terreno e dal clima. E' davvero paradossale questo inverno russo: il primo giorno di azione, il termometro segnava, verso mezzodì, molti gradi sotto zero. Il tempo si mantenne rigido per quattro giorni, e con rigido che l'acciaio dei fucili faceva bruciare la pelle delle dita, e faceva inceppare le armi automatiche. Al quinto giorno incominciò a tirare un vento scirocco, e le nevi si scioglievano ed il terreno già duro come il macigno, divenne friabile molle e viscido. Il sesto giorno era tornato il fango, il terribile fango dove gli uomini affondavano fino alle caviglie e le ruote degli automezzi giravano a vuoto come sopra il sapone. L'ultimo giorno di operazioni una nebbia, compatta e consistente come materia planò su tutta la zona. L'atmosfera divenne opaca senza ombra nè raqgi, e gli uomini avanzavano come cicchi a tastoni. Il terreno, man mano che si avanzava, si faceva sempre più irregolare, intricato e caotico: continue ondulazioni rotte da strapiombi, tagliate da terrapieni fcrrovi'iri, con boschetti e oggioni era nìen ti industriali. Due squadroni annientati / fanti della « Torino » avanza ronò con lenta ma implacabile continuità: alla caparbia nemica risposero con altrettanta caparbia; al suo mordente, con mordente maggiore. Ostinati, volitivi, tenaci, conquistarono il terreno metro a metro, sloggiarono il nemico casa per caso; e ove né l'artiglieria ne mortai nè armi di accompagnamento erano riusciti n distruggere i nidi di mitragliatrici, i fanti li sfondarono con le bombe a mano e spesso con dei corpo a corpo furiosi. L'ultimo giorno, quando il nemico capì che nulla più poteva opporre all'avanzato dei nostri, lanciò al contrattacco la sua cavalleria. Respinta una prima volta, questa tornò alla carica sostenuta dalla fanteria e dai tiri dei mortai e dei cannoni. Venne aurora respinta. Fu questa la prima volta che, sul fronte del nostro Corpo di .Spedizione, la cavalleria sovietica s'impegnava a fondo, in massa, insistendo nell'attacco. vano per raggiungere l'obiettivo segnato, il loro comandante, il gènerale De Carolis, cadde in cóm Duesquadroni vennero annicn-] Atati. Non un solo uomo riuscì n\ gtornare alla base. Il terreno anti-lìstante alle nostre linee si coper-\Sse di uomini e di bestie ferite e \gmaciullate. Nel rastrellamento i dsuccessivo vennero raccolte deci- \ ™..?,.d,ec.'^Su cavaIh sellati e d>i1mmllgtcuomini feriti. Quando ormai la- méta era prossima, quando già i fanti sta- battimento Il generale Ugo De Carolis provenivo dalla Cavalleria; era noto iti Italia e all'estero per essere stato uno dei nostri migliori cavalieri: aveva trionfato in innumerevoli concorsi ippici. Nominato vice-comandante della Divisione « Torino » e coniane/aure di Fanteria divisionale, aveva portato tra i fanti quel suo singolare slancio che noti guarda gli ostacoli. Era sempre fra le truppe, e in combattimento in testa alle truppe. Durante il combattimento per Pctrikowoka io ebbi occasione di cercare di lui. Mi risposero: «Il generale è avanti ». Lo trami infatti oltre le prime linee, fra un plotone di esploratori, intento a studiare il terreno e l'avversario. Qui, venerdì, io cercai ancora di lui. Mi risposero con l'identica frase: «Il aenerale è avanti»; e lo trm<ai. difatti, oltre una batterio divisionale nortata avanti alle fanterie; si doveva battere un gruppo di case da cui veniva un fuoco infernale. Il generale portava un berretto di tela alla russa coti gli alettoni abbassati sulle orecchie. Di lui ricordo il sorriso fine un poco ironico, i mccoli occhi vivi e morbidi e soprattutto il fermo gesto miando indicavo le posizioni nemiche e la strada ai suoi fanti. Cad'le. che si trovava « ovan Iti ». Sotto J. Eoli si. era portato in un osservatorio di fanteria per studiare un costone dm^e si sarebbe risolta la manovra. Una scarica di mitragliatrice lo colpì al netto, vicino al cuore. Ebbe lucida conoscenza della su» fine; prima di spirare disse: « Non importa: la vittoria ormai non ci sfanne più ». E la vittorio non sfuggì più ai •suoi fonti. La fiumana cosacca Al margine nord-est del bacino industriale e minerario del Doncz, la divisione « Torino » aveva condotto la sua marcia verso la linea Z, su due colonne: con una colonna bassa, quella comandata, personalmente dal generale De Ca-\rolis, e una colonna alta al coman-\dn del colonnello B. Questa com-\posta di battaglioni della «Ton'-|no» rinforzati da elementi della]«Pasubio», segui per un certoltratto il terrapieno della ferrovia, zcumdgssfsns ] Appostato alla sua destra entro t s\ grosse case, i! nemico la f'.agellìava con continui tiri di mitraglia, \Si dovette lavorare una intera \giornata per sloggiare i sovietici i dalle case. \ n ,,j0rno successivo, e cioè vei1ierdì\ la colonna B. deviò leggermente Sìilla destra per iniziare la manovra di congiungimento con la colonna De Caroli*, e chiudere la tenaglia. Era pervenuta sul largo piano quando si profilò l attacco improvviso della cavalleria cosacca. o i o , a, -\state contate alcune centinaia di -\V>igionien e. decine di armi auto-\maticKe. -| Nei giorni scorsi hi. propaganda a] anglo-sovietica gridò ai quattro olventi che te truppe dell'Asse sono , logorate e che l'Inverno russo ne Le «bottiglie Molotof» Gli squadroni, quasi in formazione di parata, .si fecero avanti con grande impeto, lanciati per un leggero declivio, come una fiumana improvvisamente scaturita. Ma oi/ni attacco era sotto il tiro dei nostri cannoncini, dei mitragliatori e dei fucili. E così fu la strage. I primi caduti non arrestarono gli altri. Di fronte, ai fianchi, anche da tergo della nostra colonna sorsero altri squadroni di cosacchi. I nostri frattanto, si erano chiusi in quart ato con l'artiglieria al centro e le mitrai, urici agli angoli. Le ondate dei cosacchi vennero ad esaurirsi tutte a pochi metri dal quadrato, così vicine, che si vedevano i ceffi inferociti degli uomini. Un cavaliere la c/li cavalcatura era stata uccisa, si accostò di cor sa alle nostre linee lanciando una granata a mano e una « bottiglia Molotof»; raggiunto da una fucilata, rotolò al suolo. Subito altri cosacchi rimasti senza cavalli si fecero sotto, per emulare il gesto del caduto. La carica fu poco di poi ripe-j tuta con furioso accompagnamento di artiglieria e dì mortai, mentre reparti di fanteria cercavano] d'incunearsi fra squadrone e ,s-<jh<idrone. La sorte fu identica. Do-\ vanti olle nostre linee non rimasero che cavalieri rovesciati dalle cavalcature, e cavalli dalle gain-] be troncate e cavalli imbizzarriti che correvano all'inipazzatu d'attorno fino a stramazzare esattimi al suolo. Lo colonna De Carolis non ebbe da sostenere l'urto della cavalleria, ma dovette vincere l'accanita resistenza del nemico che sfruttava finn all'inverosimile ogni appiglio offerto do! terreno. Primo di sera, le due colonne si congiunsero sulle rive di un laghetto le cui acqw riflettevano il cielo plumbeo e la plumbea terra. Venne tosto iniziato il rastrellamento della zona. A sera erano già 8£zpattcduitlsa3ai j t strema e ne. soffocherà ogni s?«M-|.8£iente avversano e alla wW(-zione di un nostro fronte d'attacco fpiù lineare e meglio ':^ndc''tc'alle esigenze dell'attività prese»-te, si è difatti raggiunto l'annien- tanientodi cospicue forze nemiche. cto offensivo. La nostra avanzata Udimostro invece il contrario: oltre] ulla conquista degli agglomerati indnsfrio/i ohe sono vere città, ol- tre all'eliminazione del pericoloso Si può infine affermare: 1) che, l'iniziativa resta sempre nelle >io-istre mani: 2) che ogni sorpresa 0| awersivo da parte del nemico non potrà coglierci alla sprovvista; 3) che l'inverno russo non incide affatto sul mordente del soldato-italiano nè provoca un rallenta-ì mento del ritmo o una diminusio- ne della sua energia. i Paolo Zappa Ctctatdspar li controllo e l'aggiornamento dello carte topografiche militari è svolto presso i comandi tedeschi con instancabile esattezza sulla base di tutti i rilievi che vengono raccolti di giorno in giorno» ^Foto Deutscher Yerlag » Prop. Kompi Kintscher)

Persone citate: De Ca, De Caroli, De Carolis, Foto Deutscher, Paolo Zappa, Ugo De Carolis

Luoghi citati: Italia, Ton, Torino